Corre defilata, In linea con il carattere schivo, la via a lui dedicata (dietro la zona commerciale ai confini con Baranzate). Il suo nome ha campeggiato per anni, doveroso tributo, sulle casacche nerostellate del Pedale Bollatese. Carlo Moretti è stato il classico enfant du pays, poca enfasi ma tanta sostanza, frutto di forza di volontà e spirito di abnegazione; lo testimoniano le sue imprese. Quella che ha lasciato il segno e lo ha fatto entrare nella storia del ciclismo nazionale, è stata la conquista, nella categoria indipendenti, del Giro d’Italia del 1933, vinto da Alfredo Binda, con Moretti sesto, primo dei 46 concorrenti non accasati in gara; allora, i non appartenenti ad una squadra, avevano un’apposita graduatoria. Un’impresa che la Gazzetta dello Sport ha cosi salutato: “Ecco un altro elemento che ha riaffermato le proprie eccellenti qualità nella grande prova di quest’anno. Irrobustito, fattosi più convinto e quindi meno proclive alle debolezze anche spirituali, arrampicatore dai mezzi notevoli, il Moretti è rimasto nella lotta per i primissimi posti della classifica fino a quasi alle ultime tappe, sin quando la sfortuna, e forse un poco la stanchezza, non intervennero a ridurre le sue possibilità negli sforzi in salita. Tuttavia Moretti ha avuto abbastanza tempo e modo di affermarsi quale eccellente figura di rincalzo, particolarmente capace in gare a tappe“.
Nella sua decennale carriera da professionista, debutto nel 1929 con la maglia verde oliva della Legnano a fianco dei fratelli Alfredo e Albino Binda, Marchisio, Olsit, Erba e Giacobbe; può vantare ben nove partecipazioni alla corsa rosa, tre al giro della Svizzera, due a quello di Germania, oltre a diverse classiche nazionali su strada e su pista. In questa specialità, nel 1929, si classifica terzo, in coppia con Tonani, pistard di Roserio, alla Seigiorni di Milano, vinta dalla coppia Binda-Girardengo. Sempre in quell’anno, è indimenticabile la sua partecipazione alla Milano-Sanremo, sia per il nono posto ottenuto sia, in particolare, per il ritorno a casa a bordo del sidecar dell’amico e supporter Pietro Minora. Sorpresi da una tormenta di pioggia e neve sul passo del Turchino, arrivarono a destinazione a notte fonda, letteralmente intirizziti dal freddo. Nel 1931, con indosso la gloriosa maglia della Bianchi–Touring, disputando il Giro di Lombardia, stabilisce il miglior tempo nella scalata del Ghisallo dal versante di Bellagio, record durato per un decennio.