VITALIANO GALIMBERTI

L’impressionista fotografo

Tre intensi autoritratti di Vitaliano Galimberti

Se è vero che ”sono le scelte che facciamo che dimostrano quel che siamo veramente”, allora quelle compiute da Vitaliano Galimberti corrispondo in toto alla definizione della scrittrice inglese Joanne Kathleen Rowling.

Originario di Castellazzo (4 Dicembre 1927), borgo nel quale ha respirato fin da bambino le atmosfere dei boschi delle Groane, gli scorci agresti dei cortili, delle aie, dei granai, i riti della vita nei campi, i gesti domestici, ma anche gli angoli pittoreschi dei laghetti, quello dei fiori su tutti. Immagini che gli sono rimaste talmente dentro da influenzarne l’ attività espressività raffigurata, con pennello e tavolozza, in oli, acquerelli, tempere, disegni e non solo, anche attraverso scatti fotografici, rigorosamente in bianco e nero. L’arte visiva che diventa passione di vita, frutto di osservazione, ma soprattutto di “un sentimento interiore di amore verso l’ambiente contadino delle sue radici”.

Il pittore nel suo studio di Castellazzo – Anni sessanta

Pittore per diletto, dopo gli studi al liceo Beato Angelico, il perfezionamento all’ accademia di Brera e successivamente negli atelier dell’architetto Battaini e del maestro Augusto Colombo, diventa grafico pubblicitario alla LESA, azienda leader nel settore magnetofoni, registratori, giradischi e piccoli elettrodomestici. In azienda incontra Piera Muzzi, che diventerà sua compagna di vita e per nove anni lo “estirperà” dal Castellazzo per la milanese porta Vittoria. Una volta in pensione a 54 anni, il richiamo della foresta è forte, si torna a Bollate e Vitaliano si dedica esclusivamente alla amata pittura. A rendere ancor più stimolante questa dedizione, uno sguardo ad una vetrina di una libreria milanese, in primo piano c’è un volume che si rifà agli impressionisti e da quella estemporanea visione ha la conferma che il suo stile è proprio in sintonia con quella scuola: ne diverrà il suo modello, richiamandosi in particolare a Paul Cezanne.

“Uomo schivo di carattere, poco comunicativo, ma autentico. Si chiudeva in studio, l’amata musica classica in sottofondo, e cominciava a dipingere per ore, metteva su tela le sue sensazioni, le sue emozioni”, racconta la moglie Piera. Artista a tutto tondo, Galimberti era poco incline ai riflettori della ribalta e della pubblicità,” addirittura ha rifiutato una recensione sul catalogo Bolaffi, perché non voleva pagare per farsi conoscere nel mondo dell’arte, voleva essere notato unicamente per la sua opera. Anzi, era molto geloso dei suoi lavori, raramente vendeva qualche quadro perché, non solo non dipingeva su commissione per fine di lucro, ma soffriva nel doversi privare dei suoi lavori”.

Nel corso degli anni, la sua ragione di vita si è sviluppata in una sterminata produzione di tele, bozzetti, disegni, l’abitazione bollatese è una vera e proprio galleria d’arte, con quadri appesi su ogni  spazio disponibile delle pareti, anche dietro le porte, mentre nello studio sono accatastati dipinti di vario genere e formato e sugli scaffali, insieme alla collezione di dischi, sono stipate ben 145 cartelline nere, contenenti ciascuna un centinaio di schizzi e bozzetti su carta, frutto dell’ispirazione dell’ultimo periodo, che, con pazienza certosina, il cugino Paolo Madama, con il supporto prezioso di Piera, ha catalogato e selezionato dopo la morte dell’artista, avvenuta nella Pasqua del 2014. Tra tante raccolte spiccano due titoli emblematici: “Castellazzo nel cuore, tra fornaci e famette” e una serie di disegni denominata “i volti della sofferenza”, selezionati per una mostra mai avvenuta.

Nonostante la sua ritrosia, l’opera di Vitaliano Galimberti ha avuto modo di essere conosciuta, valorizzata ed apprezzata in antologiche e riconoscimenti. Nel 1957 si è imposto nel premio pittura di Bollate, nella sezione artisti bollatesi, con un suo autoritratto; nel 1959 ha ottenuto, nella stessa rassegna, il secondo posto assoluto con “nevicata a Castellazzo”. Oltre a questi encomi cittadini, ha vinto premi in concorsi alla Famiglia Artistica Milanese, dove poi allestirà anche una personale, e alla Biennale di Milano, accompagnati da esposizioni all’Angelicum, al museo della Scienza e della Tecnica, a palazzo Serbelloni e alle gallerie Velasquez e Borromeo. Addirittura può annoverare due prestigiose personali all’estero, nel 1961 alla mostra d’Arte Sacra di san Paolo in Brasile e, nel 1974, alla galleria Mouffle di Parigi, proprio nella culla dell’impressionismo, in una sorta di doveroso tributo alla sua opera. Naturalmente il legame con le radici locali è sempre stato vivo, due personali, nel 1990 e nel 2002, in biblioteca a Bollate, e ben sette partecipazioni consecutive, dal 2000 al 2007, con antologiche di soggetti diversi, al “Maggio Castellazzese”, su invito dell’amico padre Egidio Zoja. Sempre a Castellazzo, nel 1996, una mostra collettiva a villa Arconati, in tandem con le opere di Paolo Fabbro, e con alcuni scatti fotografici in abbinata con Giulio Mesini, in questo secondo caso con un pizzico di retrogusto amaro.

La locandina della mostra di Parigi del 1974

Un giudizio di Galimberti sulle proprie opere,  tratto dal volume (pittori allo specchio)

L’elenco delle mostre alle quali ha partecipato Galimberti

L’attività fotografica è il lato poco noto di Vitaliano Galimberti: con la macchina fotografica ci sapeva davvero fare, forte dei consigli del fotoreporter milanese Mario De Biasi, con cui aveva stretto una fraterna amicizia. Scatti decisamente fuori dal comune, in particolare per alcuni angoli poco noti di Castellazzo, frutto di quell’insito senso di osservazione, immortalato poi in immagini che aprono un capitolo inedito di questo poliedrico e riservato pittore bollatese, che merita di essere conosciuto e valorizzato per la autenticità della sua arte. Un’arte che emana passione, poesia, fascino, sensazioni e, soprattutto, amore per un territorio nel quale è nato e vissuto.

PAOLO NIZZOLA

QUEL MAGGIO CASTELLAZZESE

In casa mia, da prima che io esistessi, ci sono stati diversi quadri di Vitaliano Galimberti, in particolare “la casa gialla”, è una immagine che ricordo fin dalla prima infanzia. È un quadro che ha sicuramente più anni di me, (la cornice lo dimostra) e sul retro ricorda che sia stato realizzato a Pietra Ligure.

Le zie Umberta ed Elisa mi avevano parlato di questo artista, da loro sempre ammirato, e con Sergio Garattoni (grande conoscitore della vita del volontariato della nostra città e di Castellazzo) eravamo stati ad incontrare la signora Teresa, madre di Vitaliano, quando viveva ancora nella corte Nuova della frazione di Bollate.

Ma di lui non sapevo molto. Fu un ‘Maggio Castellazzese’ che ci fece conoscere;  cortiletto della chiesa di San Guglielmo, c’era una sua mostra. Mi presentai alla signora Piera, sua moglie, come nipote delle zie e lei fu subito felice di presentarmi il maestro. Poi guardai tutti i quadri e fui  attratta da un olio che ritrae, dall’interno, la finestra della sua casa di Castellazzo, con il cielo blu stellato, una tendina a destra e davanti un cestino di frutta, una caraffa e qualche fiore; sullo sfondo il cortile dei fienili. 

Oltre alla firma, una data ’79. Quando la sala fu vuota, mi riavvicinai al maestro e chiesi di acquistarlo e, con mio stupore, Vitaliano disse con voce alterata: “No, quello no!”. La signora Piera venne in mio soccorso, “Vitaliano, ascolta, magari la signora Chiara ci può venire a trovare a casa, tra qualche giorno, così ne parliamo con calma!” Così fu. Andai dopo qualche giorno e, in un ambiente più familiare, il maestro mi raccontò di non aver apprezzato molto il lavoro che avevo  svolto con il cugino Paolo Fabbro , Marisa Restelli e Antonella Castelli, e intitolato “Castellazzo… l’altro ieri”, perché nel libro non avevamo messo in risalto anche la sua presenza artistica, le sue opere. Nella sua casa/museo, mi mostrò, tra quadri e disegni, anche l’ enorme archivio di fotografie in bianco e nero. Essendo io parte dell’associazione “Gli Amici di Castellazzo”, ricordo di aver individuato tanti scatti molto interessanti  ed inediti della vita contadina del borgo. Mi ripromisi di pensare di realizzare un nuovo libro, ma, purtroppo, sono passati quasi 20 anni… chissà! Intanto mi trovo a scrivere questo particolare ricordo su “Bollate oggi”.

L’incontro comunque diede i suoi frutti: non solo ebbi il quadro che volevo, ma il maestro mi donò altri 2 acquerelli che oggi mi guardano dal nostro soggiorno, una marina e un monte Rosa, entrambi pieni di colori e vita!

Alla fine di gennaio del 2019, con l’associazione di cui sono presidente, organizzammo una serata in biblioteca con il cugino di Vitaliano Galimberti, Paolo Madama che, con entusiasmo e competenza, ci fece ammirare una rassegna delle opere del maestro. L’idea originata era quella di realizzare una mostra in villa Arconati per ricordare la sua opera, ma alcuni problemi (non ultimo la prematura scomparsa di Paolo ,che ha dedicato molto tempo ad archiviare l’immensa produzione del maestro) non ci han permesso di esporre quadri e fotografie di questo grande artista. 

 Un abbraccio a Piera ed Anna, vedove di Vitaliano e Paolo.

CHIARA GENOVESE – Presidente della associazione “Gli Amici di Castellazzo”

LE VACANZE A CALAMBRONE

Ricordare Vitaliano non è facile perché, nonostante fosse un uomo schivo e riservato, era un vulcano di idee. Amico di famiglia con i miei genitori, spesso si incontravano durante le varie iniziative che la parrocchia san Martino organizzava.Quando poi è arrivato come parroco don Giovanni Mariano, ogni anno era consuetudine incontrarci nelle vacanze estive parrocchiali al mare, in quel di  Calambrone in Toscana. Sempre accanto alla sua adorata Piera, anche in spiaggia “faceva volare la fantasia “: già si immaginava, al ritorno a Bollate, a mettere su tela, con i suoi molteplici tocchi di acquarello, quello che i suoi occhi avevano osservato durante le giornate marine .Aveva un forte senso di osservazione, sensazioni e immagini che immagazzinava nella sua mente e poi esternava nelle sue opere.

Un pittore tanto legato a Castellazzo , il borgo dove era  nato: dai suoi  diversi scorci, cortili, boschi, laghetti, gesti di vita quotidiana, prendeva ispirazione per i suoi lavori ,non solo pittorici ma anche fotografici. Vitaliano Galimberti ci ha lasciato una notevole eredità artistica,  tramandando a noi, attraverso una produzione fatta di  quadri, disegni, bozzetti e scatti fotografici, un ricordo indelebile della sua vivacità culturale.

CRISTIANA PANZA

Testa di fanciullo – disegno su carta (1947)

Ritratto a carboncino della moglie (1974)

Autoritratto giovanile su carta

I QUADRI CHE ME LO RICORDANO

Ho davanti ai miei occhi ogni giorno un quadro favoloso che rappresenta per me “un luogo del cuore”: la prepositurale di san Martino in Bollate, chiesa (e gente) che ho amato per 11 anni e che non posso dimenticare. Con quel tratto pittorico, con quei giochi di colore, riesce ad emozionare.

Ho conosciuto Vitaliano nel 2000 arrivando a Bollate. Da allora è stato un amico. E in ogni occasione significativa, eccolo arrivare con il suo dipinto. Così – ricevendoli per amicizia- sono forse diventato il privato che ha fino a 12 opere di Vitaliano. Veniva con i parrocchiani in vacanza, ecco il dipinto con Firenze, con i boschi della tenuta di San Rossore.

E poi l’isola di san Giulio d’Orta quando abbiamo celebrato nel 2008 il Centenario del Campanile (al monastero dell’isola i bollatesi avevano portato un calice, per ringraziare san Giulio patrono dei muratori e col quale ho celebrato il centenario). E lui ha dipinto l’isola.

E poi le opere più strettamente personali: la Madonna bizantina, l’Angelo del Bernini, San Martino e il povero, La Crocifissione. E poi altri luoghi man mano che li visitavamo. E non poteva mancare il Santuario della Fametta…

Ogni luogo mi ricorda la presenza amica di Vitaliano Galimberti, un uomo di eccezionale sensibilità e cultura, che ha lasciato migliaia di opere dipinte con la testa e col cuore.

Voi bollatesi di oggi o riuscite a esporre le sue opere perchè i più giovani possano conoscerlo… o chiedete al museo Diocesano di Milano di riservargli un salone. Lui, pittore ambrosiano, lo meriterebbe.

GIOVANNI MARIANO – prevosto di Bollate fra il 2000 e il 2011 

La scoperta del Galimberti fotografo

Scattando le foto allo  studio di Vitaliano Galimberti per la pagina che state leggendo, ho notato, nel piano inferiore di uno  scaffale , un pila di buste di carta fotografica. Aprendone una ho potuto constatare  che erano tutte piene di stampe.  Subito mi sono reso conto della qualità delle immagini, frutto di una chiara maestria tecnica e compositiva con cui erano state scattate dall’autore che ho scoperto era lo stesso pittore. Parlandone con la moglie Piera, ho potuto apprendere che la fotografia era la seconda passione artistica praticata dal marito, che aveva rapporti d frequentazione ed amicizia con Mario De Biasi, uno dei massimi e storici esponenti italiani di questa arte. I punti di ripresa, le inquadrature, l’utilizzo di alcuni filtri e di varie ottiche testimoniano una solida preparazione tecnica nell’uso della macchina fotografica.

Villa Arconati – 13 aprile 1976

Il portatore d’ acqua

Mattino sull’aia

Ritratto della nonna

La frequentazione quotidiana del borgo, dove aveva sede il suo studio,  ha permesso a Galimberti di cogliere,  direttamente sul campo, suggestivi momenti della vita castellazzese e delle mutazioni stagionali dell’ambiente che lo circonda.

Le sue immagini meritano sicuramente una valorizzazione attraverso la  prossima pubblicazione di una galleria fotografica di cui ora vi anticipiamo una piccola selezione.

GIORDANO MINORA

Foglie

Paesaggio invernale

IL MIO VITALIANO

Tutte le cose belle del creato erano dentro di te. Dentro di te c’era un affollamento di pensieri, di sentimenti, di aspirazioni, di speranze tutte volte verso un epicentro: il bello:

Quale bellezza salverà il mondo?

Per te la bellezza era un fiore che nasce, una cincia, un pettirosso che cinguettavano sul davanzale della tua cucina, quando becchettavano il cibo che preparavi per loro; era il monte Rosa, il Sass Fé, la Joung Frau che vedevi dalla finestra.

Era il cielo stellato, di cui conoscevi tutte le costellazioni, erano le albe e i tramonti infuocati e luminosissimi che vedevi dalla tua casa osservatorio. Si, ti piaceva osservare: amavi le grandi e piccole cose del creato, una meraviglia ai tuoi occhi.

Non eri solo.

Sentivi la presenza di Qualcuno che aveva fatto tutto ciò che amavi. E allora scaturiva in te, irrefrenabile, il bisogno di esternare, sulla tela, tutto ciò che aveva arricchito il tuo cuore, la tua anima.

PIERA

La maggior parte delle riproduzioni delle opere di Galimberti sono tratte dal catalogo “Vitaliano Galimberti – Pittore”, edito dal Comune di Bollate nel 2007 in occasione di una mostra personale

Una vita a maneggiare notizie tra giornali, radio e tv,  tanto da farne un libro autobiografico, Ho fatto solo il giornalistaMilanista da sempre, (ritiene che la sua più bella intervista l’abbia realizzata con Gianni Rivera), appassionato di ciclismo, (è coautore del libro Una storia su due ruote), amante della musica jazz (è presidente dell’Associazione Bollate Jazz Meeting). Gaudente a tavola, soprattutto in buona compagnia.  Insomma, gran curioso di storie, di umani e di situazioni.
Paolo Nizzola

Ha sempre coltivato diverse passioni. La musica nei suoi aspetti più vari, la fotografia, la storia locale e lo  sport sono sempre stati al centro dei suoi interessi. Una costante curiosità per tutto ciò che lo circonda lo ha portato a conoscere molti jazzisti italiani e americani o a scoprire aspetti dimenticati di quanto avvenuto in passato nella sua città. Ha collaborato alla realizzazione delle pubblicazioni Bollate 100 anni di immagini (1978), Una storia su due ruote (1989), Il Santuario della Fametta (2010), La Fabbrica dimenticata (2010), Il soggiorno a Bollate di Ada Negri (2014). Ha curato anche diverse mostre fotografiche, fra le quali La prima guerra mondiale nella memoria dei Bollatese (2015), La Fabbrica dimenticata (2010), I 40 anni di Radio ABC (1977). È tra i fondatori dell’Associazione Bollate Jazz Meeting (1994) di cui è segretario.
Giordano Minora