Erano gli anni dove dal Franco parrucchiere, dal Pagani panettiere, nel negozio dello storico socio Edoardo Biggi, tra la scelta di un tessuto o di una tenda, si discuteva dei protagonisti, del gioco, dell’errore del manager.
Erano gli anni nei quali si aspettava con trepidazione l’analisi tecnica dell’esperto Max Ott , il martedì sulle colonne della Gazzetta
Erano gli anni in cui ogni ragazzo aveva un guantone e una mazza per giocare, persino all’oratorio estivo il classico torneo di calcio venne soppiantato dal torneo di baseball
Erano gli anni in cui nascevano formazioni satellite come i Robins, l’Ospiate targato Courvoisier, il Rayo, che addirittura aveva il “diamante” ubicato nei prati di Castellazzo.
Erano gli anni in cui intere famiglie si cimentavano nel baseball, chi in prima squadra e chi nelle giovanili.
Erano gli anni in cui i primi giocatori statunitensi, alloggiati dal “Cec ” in via Roma, timidi e disorientati, scoprivano il calore dei bollatesi e dopo il tradizionale bicchiere di latte all’arrivo, imparavano a bere il vino e qualcuno, rientrando negli Stati Uniti, parlava pure il nostro dialetto. Lo possono testimoniare Roy Coston, Dave Phares, Dave Pillow, Rick Spica, l’oriundo Lou Cassinelli.