La sua specialità era il lancio diritto, costante e potente, la pallina viaggiava a 150 all’ora, che diversificava con curve più o meno lente, “anche se ho sempre invidiato al grande Giulio Glorioso il cambio di passo, ossia la capacità di rallentare o meno i lanci.” A suon di lanci ha giocato decine di partite in nazionale tra Stati Uniti, Cuba, Colombia, Antille olandesi ed Europa. Intorno ai 35 anni ha deciso di fare il tutor, rilievo dei giovani lanciatori . Poi si è dedicato alle formazioni giovanili e proprio da quell’osservatorio ha constatato il graduale declino del baseball “una disciplina che rischia di non avere futuro. Da un lato perché costosa e dall’altro perché sempre meno attrattiva per i ragazzi: giocandosi in estate non hanno il tempo per trascorrere le vacanze. Vedo qualche isola di resistenza in alcuni centri come Bollate, Nettuno, Ronchi dei Legionari, dove è radicato come sport frutto di una storica passione, ma in altre città se non c’è il sostegno di sponsor la vedo dura, il caso di Rimini è emblematico , una società titolata costretta a chiudere i battenti.”
E mentre descrive questa amara situazione, la stampella scivola a terra. Un segno del destino?