GRAZIE DEI FIOR

Il nostro Sanremo

Mario Panzeri è  stato autore di decine di successi passati alla storia della musica leggera, tra la fine degli anni Trenta e l’inizio degli Ottanta.

È soprattutto una storia di fiori quella che accomuna Bollate al festival di Sanremo.

Il “Grazie dei fior”, cantata da Nilla Pizzi, vincitrice della prima edizione nel lontano 1951, porta infatti la firma di un bollatese d’adozione, quel Mario Panzeri che ha vissuto per più di trent’anni a Ospiate, dedicandosi alla coltivazione delle amate orchidee, oltre che a vergare versi per canzoni di successo.

Paroliere per antonomasia, nato a Milano nel 1911, ha percorso tutta la sua avventura umana dividendosi tra lo sfavillante mondo dello spettacolo e quello silenzioso della campagna.

Affabulatore loquace e nostrano, non disdegnava di parlare in dialetto milanese, dotato di un un innato senso della musicalità, presentava fischiettando le arie dei suoi componimenti, (“vado a orecchio”, era solito ripetere) e, in particolare, di un intuito che lo portava a cogliere i gusti del tempo.

La cantante Nilla Pizzi con Mario Panzeri, dopo la cerimonia di premiazione del primo Festival di Sanremo  del 1951

Una spiritosa foto d Mario Panzeri con il cantante Claudio Villa, scattata in una edizione del festival di Sanremo di fine anni Sessanta.

E’ stato autore di decine di successi passati alla storia della musica leggera, tra la fine degli anni Trenta e l’inizio degli Ottanta. “Maramao perché sei morto”, brano scritto nel 1939, lo ha fatto conoscere al grande pubblico, insieme a “Pippo non lo sa” e il ”Tamburo della banda d’Affori”, motivi orecchiabili dalle parole scanzonate, entrati subito nel gradimento generale e che, all’epoca, non hanno mancato di procurargli qualche grattacapo con il fascismo; erano ritenuti testi allusivi nei confronti di qualche gerarca del regime. Passati i problemi e le angosce della guerra, si conferma all’attenzione generale con brani al passo con i tempi nuovi, “Cantando con le lacrime agli occhi” e il “Re del Portogallo”.

Poi arriva quell’accorato “E se son rose parlano d’amor” del trionfo sanremese, che lo fa diventare uno dei parolieri più affermati e richiesti. E, siccome i fiori sono parte integrante del suo destino umano e artistico, nell’edizione successiva si ripresenta ancora con loro sul palcoscenico della riviera ligure, questa volta con i “Papaveri” in compagnia delle “Papere”, sempre in abbinata con Nilla Pizzi, classificandosi in seconda posizione. Seguirà un’altra carrellata di grandi canzoni popolari: “Aveva un bavero color zafferano”, la “Casetta in Canadà”, “Come prima”. Tra Sanremo, Festivalbar, Disco per l’estate, non manca di cimentarsi nei pezzi per bambini; nel 1959 partecipa allo Zecchino d’Oro con la celeberrima “Lettera a Pinocchio”: diventerà un evergreen grazie alla interpretazione di Johnny Dorelli.

Una conviviale circostanza del trio compositivo Pace-Panzeri-Pilat con Gigliola Cinguetti,interprete di diverse loro canzoni di successo. Da sinistra: Daniele Pace, Mario Panzeri, Gigliola Cinquetti e Lorenzo Pilat. Anni Settanta

Negli anni Sessanta darà vita, con Daniele Pace e Lorenzo Pilat, ad un trio compositivo entrato nella storia della musica e dell’immaginario collettivo come l’inscindibile acronimo PacePanzeriPilat, siglando  successi a raffica, “Io tu e le rose”, “Fin che la barca va”,”Nessuno mi può giudicare”, la “Tramontana”, “Tu che mai preso il cuor”, “Viso d’angelo”, e molti altri.

Con l’avvento degli anni Ottanta e di generi musicali di importazione estera, decide che il suo tempo nel mondo delle sette note è finito e abbandona la scena dedicandosi alle orchidee, ai funghi, all’orto e al pollaio; passioni che lo coinvolgeranno talmente tanto da rifiutare un viaggio celebrativo negli Stati Uniti, sostituendolo con una gita, assieme alla moglie, all’amato lago d’Orta. Quando si dice il senso delle radici.

Muore il 19 maggio del 1991, tumulato nel cimitero di Bollate.

Paolo Nizzola

L’omaggio della città

Il 1 luglio del 2018, lAssociazione Bollate Jazz Meeting, in collaborazione con lassessorato alla Cultura del Comune, ha promosso levento ”Panzeri e la sua epoca”, un concerto in piazza Carlo Alberto Dalla Chiesa, con la Monday Orchestra, diretta dal maestro Luca Missiti, che ha riletto, in chiave swing, alcune delle sue principali composizioni. Ospiti della serata il clarinettista Paolo Tomelleri e il cabarettista Enrico Beruschi, amici di lunga data del paroliere. La manifestazione ha fatto da anteprima alla 30 esima edizione del festival di villa Arconati di Castellazzo. Liniziativa è stata preceduta, qualche giorno prima, da una serata dedicata ai suoi 45 giri, con il produttore Gianni Daldello e il figlio Gianni, che ne ha ricordato la figura.

Luglio 2018 – Piazza C.A. Dalla Chiesa.  Luca Missiti, direttore della Monday Orchestra, ha curato la trascrizioni e gli arrangiamenti dei brani di Panzeri, rivisitate in chiave jazzFoto Angela Bartolo / LKV Agency

Luglio 2018 – Piazza C.A. Dalla Chiesa  – il finale del concerto della Monday Orchestra, diretta dal Maestro Luca Missiti con ospite Paolo Tomelleri, con un programma di canzoni di Panzeri, rivisitare in chiave jazz. Foto Angela Bartolo / LKV Agency

Considerato che attraverso il suo lavoro ha dato prestigio anche alla nostra città e che la frazione di Ospiate può già vantare vie intitolate a personaggi locali quali, il campione olimpionico Carlo Galimberti e il giovane scultore Renato Montrasi, scomparso prematuramente, sarebbe buona cosa pensare di intitolare pure a Mario Panzeri uno spazio della frazione, magari nei pressi del torrente Guisa dove ha trascorso la sua ultratrentennale permanenza bollatese. 

Quella Serata in Piazza

Era il luglio 2018, un evento entusiasmante ed affollato, che oggi mi appare lontanissimo, considerati gli attuali tempi di sospensione che sta attraversando il mondo della musica e dello spettacolo in generale.

Grazie all’invito e alla sollecitazione degli amici Giordano e Paolo, per l’eccezionale occasione ho riarrangiato per big band alcuni dei principali brani di questo prolifico autore, scoprendo una vivacità e una freschezza di scrittura e armonie, abbinate a dei testi che, nella loro semplicità, non erano mai banali ne ripetitivi; da questi particolari ho capito il motivo dei suoi numerosi successi e della lunga carriera.

Sul palco, a condividere l’esibizione con noi della Monday Orchestra, la sapienza di Paolo Tomelleri e la voce di Mila Trani. Durante il concerto, oltre ai pezzi classici di Panzeri, abbiamo presentato anche brani dell’epoca, composti da Gorni Kramer, proprio per ricreare l’atmosfera di quell’irripetibile e fantastico periodo .

Un clima da Swing Era apprezzato e gradito dal pubblico e che, allo stesso tempo, ha consentito alla Monday di aggiungere una pagina significativa al suo percorso artistico che dura da quindici anni.

Luca Missiti – Direttore Monday Orchestra

Gianni Panzeri  e il produttore  discografico Gianni Daldello, a lungo collaboratore di suo padre Mario. Sul tavolo della conferenza un’orchidea , un omaggio al fiore prediletto del compositore. Foto Giordano Minora – A destra,  le canzoni di maggior successo scritte da Panzeri durante la sua permanenza a Bollate – (dal settimanale Il Notiziario)

Mario, l’antipersonaggio

Estratto di un’ intervista a Mario Panzeri, rilasciata a Renato Pareti, cantautore, attore e scrittore, che delinea bene la sua figura

Mario è disponibilissimo come un uomo davvero semplice, prezioso, spontaneo, un universo di umanità; è il tipico milanese schietto, aperto alle battute ed agli scherzi, come quello di guardare l’orologio che poi non porta.(“non l’ho mai avuto”, sentenzia”).

L’infanzia e la gioventù

“Sono rimasto orfano giovanissimo e mi ha allevato mio zio Enrico, fratello di mio papà. Non ero proprio quello che si definisce uno scolaro “modello”, mentre i miei due fratelli erano un “modello” di diligensa….. 

“Questo mio zio abitava a Porta Volta e faceva il marmista. Aveva un pezzo di terreno in zona Musocco, vicino al cimitero, e lì c’era di tutto: il frutteto, l’orto con tanta verdura, il laghetto con i pesci e via … ci andavamo a fare anche il picnic… Mi piaceva quel posto lì, fuori dalla città … pensa che allora Musocco veniva considerato un paese dai milanesi. 

Ecco … ho cominciato lì a far crescere i primi fiori; coltivavo dalie, papaveri, crisantemi che poi vendevo ai negozianti vicino al cimitero. Siccome mio zio non ne voleva sapere di canzonette e io ce le avevo dentro, lì belle e pronte, ho dovuto fargli vedere che guadagnavo qualcosa anch’io, se no mi dava del balordo, del “lazarun” (lazzarone) e mi diceva che ero il polo negativo della famiglia. 

È arrivato persino a raccomandarmi presso il Fumagalli, il più grande giardiniere di Milano dicendogli.-el mè neud el voeur fa il musicista … insègneg a laurà– (mio nipote vuole fare il musicista, insegnagli a lavorare). 

Io avevo una gran passione per i fiori sin da quand’ero bambino e così, impara l’arte e mettila da parte; con qualche intuizione mia, son riuscito a produrre delle dalie gigantesche e poi, pian piano, sono passato alle orchidee.”

Mario Panzeri nella sua sera di Musocco dove coltivava le amate orchidee – Anni Sessanta

Festival di Sanremo

Ho vinto la prima edizione del Festival con “Grazie dei fior”, cantada da la Pizzi (cantata dalla Pizzi) – E “Papaveri e papere”? Seconda al secondo festival … è stata un grande successo in tutto il mondo! Pensa che in Cina la cantavano ai funerali, mentre si accompagnava il morto … e poi l’ha usata il Partito Comunista nella sua campagna elettorale proprio quell’anno lì. Avevano fatto i manifesti con su un bel campo di grano coi papaveri che simboleggiavano la Democrazia Cristiana e poi c’era una forbice nell’atto di tagliarli. Quell’anno ho maturato un bel po’ di diritti d’autore … una cifra impensabile per quel periodo. L’avevo scritta con Testoni e Rastelli, che erano due” bravi”, nel vero senso della parola.-

A sinistra, nel giardino della sua casa di Ospiate – Anni Sessanta. A destra, un immagine giovanile di Panzeri all’inizio della sua carriera – Anni Trenta

Il successo

– Ti è capitato mai di rincorrere il successo o di avere dei momenti di appannamento in 50 anni di musica da da protagonista?-

– Mai! Quando mi chiedono cosa fai domani, ho sempre risposto: “quel che voeuri” (quel che voglio). Ogni giorno va vissuto al meglio per quello che senti di fare e se ho voglia di andare per funghi, ci vado! Oggi niente canzoni. Tanto vengono da sole! E se vegnen no, lasì lì (e se non vengono, lasciale lì). E’ vero che molti mi dicono che faccio quello che voglio, perché sono stato fortunato, ma io ci aggiungo che forse un pò di bravura non ha guastato. 

Le interpreti preferite

Ghe l’han su con la Berti!!! (ce l’hanno con la Berti). Ma la Berti fa le scarpe a tante cantanti. È una intonata, con una bella voce e che non ti fa “tribulare” in sala d’incisione. E poi io sono affezionato alla Berti, alla Cinquetti e alla Caterina Caselli, tre grandi professioniste. Ci deve essere spazio per tutti.- 

Il  disco a 78 giri della canzone “Il  Tamburo della Banda d’Affori”, uno dei brani più popolari di Panzeri, cantato dal popolare attore Macario – Anni Quaranta

Il Dialetto 

Ma tu parli una lingua strana: l’Italo milanese

Ci tengo molto al dialetto! Mi piace che mio figlio lo impari e lo parli con me, perché tanto, a scuola, lo fa già l’italiano. E poi ho cominciato con le canzoni in milanese: Ole la Fundeghera la conosci? Era la storia di una droghiera che faceva gli straordinari con l’amante, il quale bussava rispettosamente a la cler del so negosi (alla saracinesca del suo negozio)

Ma tu quante canzoni hai scritto?

Boh! Ho collaborato con tanti bravi autori che mi hanno aiutato, non lo so …certo mi è andata bene.

Una simpatica immagine con il celebre direttore d’orchestra Gorni Kramer e la cantante Tonina Torrielli – Fine anni Cinquanta

Negli uffici della casa discografica Cgd in Galleria del Corso a Milano , il suo “luogo di lavoro”. Con lui Giovanni D’Anzi,  un altro grande autore della canzone milanese. – Fine Anni Cinquanta

Il metodo compositivo

Ma tu come componi le canzoni? Hai uno strumento preferito?- 

– Suono il pianoforte con un dito … preferisco il fischio con il lapis!-

Come il fischio con il lapis?-

– C’è mio figlio Giovanni ch’el dà foeura de matt … (che diventa matto).  Mi chiede spesso: -papà ma a te, le matite le vendono già corte?- È che la matitina corta, il lapis, cume se dis in milanes (come si dice in milanese), mi sta nella tasca della giacca e appena mi viene un’idea la scrivo su dei pezzetti di carta che ho sempre con me. Ogni tanto ne perdo qualcuno, ma non mi preoccupo … se mi ritornano in mente vuol dire che resterà anche nella testa della gente. Il fischio è il miglior strumento che esista. Quando il garzone del panettiere fischietta una tua canzone … allora è un successo!-

– Uno come te avrà girato il mondo …-

Una volta ho scritto una canzone che s’intitolava “Alla fine della strada” per Junior Magli. Qualche tempo dopo me l’ha incisa Tom Jones ed è divenuta la canzone “straniera” più venduta di quell’anno negli Stati Uniti. Gli editori americani mi avevano invitato a Los Angeles per consegnarmi una targa; sette giorni di vacanza con mia moglie … ho detto subito di sì, però man mano che si avvicinava la data della partenza ero sempre meno convinto. Pensavo ai miei fiori, ai funghi che stavano nascendo, alla casa … insomma ho finito per disdire tutto e portare mia moglie al Lago d’Orta, il posto che ho sempre nel mio cuore, dove avevamo galline, orto e tutto il resto. Sono uno semplice io, non son fatto per le medaglie.

Renato Pareti, cantautore, attore e scrittore italiano,

A sinistrail disco di Tom Jones Love Me Tonight, versione in inglese di Alla Fine della strada. Pubblicata nel 1969, ebbe un clamoroso  successo in Inghilterra e negli USA scalando le classifiche di vendite. A destra,  un autentico cimelio storico:  uno degli amati “lapis” di ridottissime dimensioni che Panzeri teneva sempre nel taschino della giacca, pronto all’uso per trascrivere in parole l’ispirazione del momento. Insieme al fischio era il suo strumento di lavoro.  

Tutte le immagini inedite di Mario  Panzeri sono state gentilmente concesse da Gianni Panzeri

Un gran bel ricordo 

Ho avuto modo di incontrarmi due volte con Mario Panzeri.

La prima, verso la fine degli anni Sessanta, come dipendente dell’ufficio tributi del Comune , in occasione della periodica revisione, programmata dalla amministrazione, ai fini dell’accertamento della, allora in vigore, imposta di famiglia. Tra le categorie sottoposte a revisione c’era quella dei professionisti a cui apparteneva il paroliere. Una volta finita la parte fiscale, cominciammo a parlare di musica; all’epoca frequentavo un corso di armonia e composizione presso la scuola civica di Milano, tenuto dal maestro Alberto Soresina. Durante la discussione, gli chiesi se era disponibile ad ascoltare un amico che voleva partecipare alla trasmissione la “Corrida, dilettanti allo sbaraglio”.

Panzeri acconsentì con piacere e, in questa seconda circostanza, a casa sua, non solo consigliò e incoraggiò il candidato cantante, ma ebbe pure parole di incoraggiamento nei miei confronti, invitandomi a proseguire nel programma di studi musicali perché aveva intuito che avevo buone qualità, (purtroppo, e con una punta di rammarico, non ho seguito il suo sprone). Al momento del congedo, lo chiamai maestro, ma lui mi bloccò e disse testualmente: “lascia perdere, tu suoni molto meglio di me, io vado molto ad orecchio”. A dimostrazione della sua modestia professionale, nonostante i traguardi che aveva raggiunto, accompagnata da una disponibilità al dialogo con tutti. Proprio un gran bel ricordo.

Angelo Quieti

Era mio padre

I ricordi sono davvero tanti.

Ne voglio ricordare però uno legato alla scelta di trasferirsi a Bollate.

Correva l’anno, così si usa dire quando si vogliono raccontare fatti avvenuti tanto tempo prima, in questo caso correva l’anno 1960, io avevo otto anni e il “maestro” Panzeri, così lo chiamavano tutti, decideva di cambiare casa. Decisione presa perché si era innamorato di un angolo di mondo all’estrema periferia di Bollate, ad Ospiate.

A quei tempi nel torrente Guisa, per chi lo ricorda, c’erano ancora i pesci e scorreva a pochi passi dalla nostra casa, dai suoi amati cani, dal suo orto, dalle sue galline e dai suoi alberi da frutta, dal suo rifugio. È li dove io prima e i miei figli poi, abbiamo imparato dal “maestro” ad amare e rispettare la natura e a vivere tra gente semplice e per bene. Ed è sempre lì che ebbe inizio la sua seconda giovinezza (era del 1911) che gli portò grandi successi con canzoni come “Non ho l’età “ scritta per Gigliola Cinquetti o “Nessuno mi può giudicare” per Caterina Caselli.

Da quello che era divenuto il suo rifugio non si allontanò nemmeno nel 1969, per andare negli Stati Uniti a ritirare un prestigioso premio assegnatogli dell’Associazione dei discografici d’America, per il grandissimo successo riscosso in America da Tom Jones con il brano Love me Tonight, versione inglese della sua canzone Alla fine della strada.

Gli venne fatto pervenire un invito, con tanto di biglietti aerei e soggiorno in hotel di lusso per lui e mia mamma, per partecipare alla cerimonia di premiazione, in programma a Los Angeles.

La paura di volare ma, soprattutto, l’apprensione su chi avesse accudito alle galline che allevava nel giardino (ma chi ghè pensa ai me gain”) lo indussero a rinunciare alla trasferta americana.

Pur essendone molto orgoglioso del riconoscimento disse “El me indiriss de Bulaa’ ghe l’han, vuraa dii che m’el manderann“.

Vuol dire che nel suo “mondo ospiatese” ci stava davvero bene.

Quanti anni sereni ha trascorso la nostra famiglia in quell’angolo di mondo.

Un piacevole e nostalgico ricordo di Bollate.

Giovanni Panzeri

Grazie Dei Fior /2

Al festival cantando con i fiori.

Posso descrivere in questo modo la mia partecipazione a ben quattro Sanremo, dal 2016 al 2019, due con Carlo Conti e due con Claudio Baglioni, in qualità di padroni di casa.

Insieme agli amici della scuola di Pianeta Fiore, siamo stati protagonisti degli allestimenti floreali: dalla sala stampa, al red carpet per la cerimonia inaugurale, con tanto di copiosa pioggia di petali rossi, fino ai bouquet da consegnare alle cantanti e agli ospiti, spesso cercando di confezionarli in linea con le tonalità del vestito che indossavano.

Ogni giorno, una coreografia dai colori diversi, giallo, rosso, rosa, bianco; con composizioni sempre nuove e fresche in un trionfo di calle, ranuncoli, garofani, ginestre e, naturalmente, rose. Un lavoro che cominciava alle 6 del mattino e finiva abbondantemente dopo la mezzanotte, ma che ci ha regalato visibilità e parecchie  soddisfazioni sia professionali che personali; vivi a contatto con artisti nazionali ed internazionali e apprendi i segreti del dietro le quinte di una manifestazione di questo livello.

Al di là della fatica, una esperienza bellissima ed affascinante.

Diego Lipari, fiorista

Anche Duke Ellington fu conquistato  dall’allegria di Panzeri.

In un registrazione dal vivo del 1940 una versione del brano La Piccinina

Uno  primi successi  come autore di Mario Panzeri fu La Piccinina , composta nel 1939 con Eldo Di Lazzaro e cantata da Carlo Buti.

Il titolo prendeva spunto da un termine tipicamente milanese riferito a quelle ragazze in giovanissima età  che, in qualità di apprendiste,  lavoravano presso le sartorie occupandosi  anche delle consegna a domicilio degli abiti finiti  alle eleganti ricche  signore.

Il  tempo di marcetta del gioioso  ritornello   contribuì a farla  diventare una delle canzoni italiane più popolari dell’epoca.  La grande orecchiabilità del brano  ispirava istintivamente allegria e  voglia di ballare, elementi questi che Panzeri , mettendo a frutto  l’esperienza acquisita dalla frequentazione delle balere in qualità di cantante  agli inizi della sua carriera, aveva ben presente nella creazione delle sue  composizioni.

La fama della canzone attraversò l’oceano probabilmente grazie al disco a 78 giri di Buti messo in valigia da qualche viaggiatore dei transatlantici da crociera.

Fu cosi che nel 1940 il brano, con il titolo  Ferryboat Serenade  e con testo di Harold Adamson, fu portato al successo negli Stati Uniti  dalle Andrew Sisters, un trio vocale femminile popolarissimo in quegli anni soprattutto nelle “ballrooms” affollattissime dagli americani desiderosi di tornare a divertirsi dopo il duro decennio della Grande Depressione degli anni Trenta.

Le ballrooms erano anche il luogo in cui proliferarono le storiche grandi orchestre jazz dell’epoca dirette da Duke Ellington, Count Basie, Glenn Miller, Bennie Goodman, Artie Shaw, Tommy Dorsey.

Fu proprio Ellington che incluse nel repertorio della sua orchestra  la  versione del brano di Panzeri come documentato da una registrazione dal vivo, rimasta inedita per circa 40 anni, di un concerto tenuto nel novembre del 1940 alla Crystal Ballrooms di Fargo nel Dakota,  pubblicata con il titolo Complete  legendary Fargo concert.

Duke Ellington – Ferryboat Serenade

Andrew  Sisters – Ferryboat Serenade

Link di una selezione di canzoni di Mario Panzeri che hanno attraversato quattro decadi di storia della musica popolare italiana 

ANNI TRENTA

La piccinina  – Aldo Buti 

https://youtu.be/I7nFd3JtcuM

Maramao perché sei morto – Trio Lescano

https://youtu.be/529JyJ7K6UQ

ANNI QUARANTA

Ole la fundeghera – I Cantamusica

https://youtu.be/xpRY9zYzLek

Il Tamburo della Banda d’Affori  – A. Donà, N. Colombo

https://youtu.be/YGzhe4NY72c

il re del Portogallo  – Trio Lescano

https://youtu.be/gZuCDrW0TCI

ANNI CINQUANTA

Grazie dei fiori – Nilla Pizzi

https://youtu.be/IYsH9jgiLHE

Papaveri e papere – Nilla Pizzi

https://youtu.be/1a1GYZZt8Vw

Carissimo Pinocchio – Johnny Dorelli

https://youtu.be/M4pGGR-5WN0

Come prima – Tony Dallara

https://youtu.be/IGFKpfxRERY

Aveva un bavero – Quartetto Cetra

https://youtu.be/2qlD7-mgAPw

La casetta in Canada _ Nilla Pizzi

https://youtu.be/8ONvR0A18JA

ANNI SESSANTA

Non ho l’età – Gigliola Cinquetti

https://youtu.be/XwEU9-zosdc

La tramontana  – Antoine

https://youtu.be/3Q4xhznpYbY

Viso d’angelo  – I Camaleonti

https://youtu.be/ncI9NbLWxY8

Nessuno mi può giudicare – Caterina Caselli

https://www.youtube.com/watch?v=BsO37tADTTw

Tu che mi hai preso il cuor – Claudio Villa

https://youtu.be/A7y0iVZXnhU

Fin che la barca va – Orietta Berti

https://youtu.be/L-8wPP7phpo

Non c’è niente di nuovo  – I Camaleonti

https://youtu.be/tiXjr8IHngo

La tramontana  – Antoine

https://youtu.be/3Q4xhznpYbY

Viso d’angelo  – I Camaleonti

https://youtu.be/ncI9NbLWxY8

C’è chi spera – Riki Maiocchi

https://youtu.be/Aal5XCLqnmY

La pioggia – Gigliola Cinquetti

https://youtu.be/IgmptlgxR0o

Alla fine della strada –  Junior Magli

https://youtu.be/UzqLLK1nd0k

L’uomo d’oro  – Caterina Caselli

https://youtu.be/0zp2OBorcCs

Paolo Nizzola, una vita a maneggiare notizie tra giornali , radio e tv,  tanto da farne un libro autobiografico “ Ho fatto solo il giornalista”.

Milanista da sempre, (ritiene che la sua più bella intervista l’abbia realizzata con Gianni Rivera), appassionato di ciclismo, (è coautore del libro “una storia su due ruote”), amante della musica jazz (è presidente dell’Associazione Bollate Jazz Meeting) .Gaudente a tavola, soprattutto  in buona compagnia.
Insomma, gran curioso di storie, di umani e di situazioni.

Paolo Nizzola

Ha sempre coltivato diverse passioni. La musica nei suoi aspetti più vari ,la fotografia, la storia locale e lo  sport   sono sempre stati al centro dei suoi interessi. .Una costante curiosità per tutto ciò che lo circonda lo ha portato a conoscere molti jazzisti italiani e americani o a scoprire aspetti dimenticati di quanto avvenuto in passato nella sua città. Ha collaborato alla realizzazione delle pubblicazioni  Bollate 100 anni di immagini (1978) , Una storia su due ruote (1989) Il Santuario della Fametta (2010) La Fabbrica dimenticata (2010) Il soggiorno a Bollate di Ada Negri (2014) . Ha curato anche diverse mostre fotografiche fra le quali La prima guerra mondiale nella memoria dei Bollatese (2015) La Fabbrica dimenticata (2010) I 40 anni di Radio ABC (1977). E’ tra i fondatori dell’Associazione Bollate Jazz Meeting (1994) di cui è segretario.

Giordano Minora