L’altezza cronologica di queste opere è rapportabile agli anni Settanta. Infatti il discorso artistico è animato da tendenze variamente internazionali, dall’arte povera, al concettuale, ai nuovi linguaggi. Possiamo avvertire qui tutta una consapevolezza a immettere nel “gioco” il lascito della solitudine, della predestinata fatalità della condizione umana, la irrinunciabile risposta di un mondo remoto alla modernità. …Nel giovane scultore c’è la precarietà, la “fragilità” del poetico e dell’esistere… Quale avrebbe potuto essere la storia evolutiva, il cammino, l’attraversamento di questi anni? Forse ogni risposta sarebbe sterile e astratta.
Stefano Crespi – critico- in occasione dell’inaugurazione della mostra antologica dedicata a Renato Montrasi dal Comune di Bollate nel decennale della scomparsa- 22 gennaio 1989
L’otto dicembre del 1978, ad appena ventotto anni, Renato prendeva il treno per l’aldilà, verso il “non luogo”, il “non tempo”, verso l’eternità. Ma perché “ri-cor-dare”, perché “far vedere “(non mostrare) le sue sculture. Forse perché noi non siamo Angeli. All’Accademia di Brera era certamente tra i pochi scultori a saper scolpire e modellare con “coscienza di causa”, perché Renato Montrasi è stato scultore, non comune per capacità e sensibilità, e questa sensibilità ci è stata lasciata e ci parla ancora attraverso il meglio della sua opera.
Samuele Gabai – pittore e incisore svizzero- testimonianza nel catalogo della mostra
Era un artista di quelli veri, sapeva inventare senza materia; colto l’attimo, si immedesimava e poi elaborava. La pittura, il disegno, la scultura li aveva nel sangue, non aveva bisogno di apprenderli o mutuarli da qualche altra parte, erano qualcosa di semplicemente spontaneo che nascevano dentro di sé. Libero della sua vita, dei suoi valori profondamente umani e della sua cultura. Non si è mai piegato ad alcun tipo di compromesso e, probabilmente per questo, talvolta poteva sembrare scostante. Sapeva esprimere tutta la sua immaginazione in un lavoro creativo che scaturiva unicamente dal cuore e dalla mente.
Maurizio Panza – assessore alla cultura – in occasione dell’inaugurazione della mostra antologica dedicata a Renato Montrasi dal Comune di Bollate nel decennale della scomparsa. 22 gennaio 1989
Renato Montrasi era una di quelle creature che “tengono in mano l’anima”, direbbe Dostojewskij. Era un artista nel senso più vero di questo termine, perché nell’arte cercava affannosamente una sua verità, quella della sua ricca personalità, dei suoi più profondi sentimenti, da trasmettere come un messaggio luminoso in tanto grigiore.
Don Annibale Orsenigo, “Dao” – prete scultore- presentando la biografia di Renato Montrasi sul catalogo della mostra antologica nel decennale della scomparsa- 22 gennaio 1989
Al signor Alberto Montrasi, padre dello scultore Renato, abbiamo promesso, al momento di accettare la donazione delle sette sculture del figlio, di portare a conoscenza di tutta la cittadinanza il suo generoso gesto, esponendo al pubblico le opere di Renato, prima della loro definitiva collocazione nella sede del Municipio, la “casa di tutti i cittadini”. Onoriamo la memoria di Renato Montrasi con questa piccola ma sentita mostra delle opere donate.
Giovanni Nizzola – sindaco di Bollate- in occasione della mostra “La Materia e la sua Forma”, allestita dal 1 al 16 maggio 2004, per presentare le sette opere donate alla città
Eravamo coetanei, tutti e due della stessa classe, sicuramente come tutti i bambini di allora, abbiamo giocato insieme. Poi negli anni, quelli ruggenti delle torte in cielo, ci perdemmo di vista. Non è la nostalgia che conta ma il semplice e più profondo ricordo che diventa memoria preziosa. Renato ha dato tanto in così poco tempo, forse tutto, ma questo non lo sapremo mai. Sicuramente ci ha lasciato tutto. Ora i cittadini bollatesi hanno una grande parte di memoria da accudire e conservare, per loro e per gli altri.
Celso Doniselli – curatore della mostra “La Materia e la sua Forma”- 1-16 maggio 2004 – Spazio Comune- piazza Carlo Alberto Dalla Chiesa – Cantun Sciatin
Dopo il servizio militare avevo ripreso a frequentare l’Accademia di Brera. Dovevo ripetere l’esame di “teoria delle ombre” e Renato, pur più giovane di me, mi fu di grande aiuto nel darmi lezioni a casa sua. Un supporto fondamentale e generoso al tempo stesso: non volle alcuna ricompensa. A esame superato, mi sentii in dovere di donargli un libro sulla vita e le opere di Pablo Picasso.
Paolo Fabbro – pittore bollatese