BASEBALL BOOM STORY

L’altra faccia del batti e corri bollatese

Chicco Leonesio sul monte di lancio

“Il baseball è stato studiato per darti il batticuore: il gioco inizia in primavera, quando tutto torna a rinascere, e fiorisce in estate, riempiendo i pomeriggi e le sere, e poi, non appena arriva la fredda pioggia, si ferma, e ti lascia solo ad affrontare l’autunno” (Bart Giamatti)

Anni Sessanta quelli del boom economico, ma a Bollate si viveva un altro boom, quello del baseball; disciplina diventata in pochissimo tempo lo sport cittadino. In ogni angolo di prato erano tracciati diamanti improvvisati, le basi erano dei sassi di grosse dimensioni, e via a giocare con bastoni, palle da tennis di facile reperibilità o palle da baseball senza la copertura in pelle per il continuo uso. Addirittura all’oratorio estivo il torneo di baseball aveva soppiantato quello di calcio

IRROMPE IL BASEBALL A BOLLATE

IRROMPE IL BASEBALLe la BBC conquista Bollate1968 - PRIME PARTITE SUL NUOVO CAMPO DI VIA VERDIFormidabili quegli anni, i Settanta. Il Bollate Baseball Club raggiunse la serie A, portando  il piccolo comune della provincia milanese all’onore delle cronache nazionali...

Inevitabile che, con la batti e corri mania imperante, nascessero una serie di squadrette sulla scia dei celebrati Tigrotti (poi ribattezzati Bollate Baseball Club), pionieri della specialità sul finire degli anni Cinquanta, e già lanciati verso la massima serie. Così, diversi gruppi di amici si organizzavano creando compagini amatoriali per disputare tornei minori o giovanili in base alle disponibilità economiche e organizzative.

Formazioni dalle svariate denominazioni, alcune molto amicali, come gli MDORC, durate lo spazio di una stagione, altre che hanno invece compiuto significativi tratti di strada, tanto da entrare nella memoria sportiva cittadina, e nelle cui file sono cresciuti giovani talenti arrivati alla ribalta nazionale e internazionale. Qualcuna ha avuto pure il compito di fungere da passerella per i titoli di coda di giocatori a fine carriera.

Il bar della “Zia Carla” in via Turati, sede storica dei Robins

L’altro baseball bollatese rappresenta dunque un microcosmo di squadre satellite che, nel loro piccolo, hanno fatto epoca in città sia per alcuni accesi derby, sia per aver dato la possibilità a decine di ragazzi di potersi cimentare con mazza e guantone. A cominciare dai fratellastri dei Tigrotti, i “Pettirossi”, i Robins. Nessuno è riuscito a spiegarmi il perché della scelta di questo nome per la società nata, in una nebbiosa domenica pomeriggio del novembre 1961, dall’idea di un gruppo di amici al ritorno da un film visto in un cinema di Saronno. Una volta tornati alla casa base, il bar della “Zia Carla” in via Turati (oggi negozio di frutta e verdura), per ricongiungersi con quelli che erano rimasti a sfidarsi a carte, venne lanciata la proposta di formare una squadra. Anche se la maggior parte non sapeva cosa fosse il baseball, l’adesione fu immediata e ai promotori dell’iniziativa, Gianni e Pietro Alzati, Eliseo Annoni, i fratelli Leonesio, si unirono Silvano Minora, Adriano Cimbro, Ezio Favretti, Guido Toja e altri.

Galeotto però non fu il film, ma la solida amicizia della compagnia che frequentava il locale, con l’aggiunta di un pizzico di voglia di sfida stracittadina.

Già da qualche anno, infatti, ‘I Tigrotti’, ormai famosi come BBC, erano iscritti alla serie C e lo spirito di emulazione ha fatto da sprone. Come in tutte le cose che nascono dal nulla, necessitavano della materia prima, il denaro. Comincia la questua; autotassarsi di 100 lire a testa ogni domenica, che salivano a 500 lire nelle ricorrenze di Natale e Pasqua.

Ma non bastava; facendo di necessità virtù, i “Pettirossi” si impegnano nella vendita del rottame ferroso per racimolare del denaro; ai tempi non c’era la raccolta differenziata e quello era un metodo per riempire le casse societarie. Anche se comprati alla fiera di Senigallia di Milano, i soldi accumulati coprivano a malapena l’acquisto dei guanti, due o tre mazze e qualche pallina. La domenica pomeriggio, allora, in sella alle biciclette – i più fortunati in motorino – tutti al campo Pirelli in Bicocca, dove giocavano il Milano Baseball e la Libertas Inter, ad osservare e imparare le fasi di gioco dalle squadre di serie A, anche se il fine principale della missione era quello di recuperare le palline sprizzate dietro casa base, che finivano oltre la rete di recinzione, per  rimpinguare la dotazione societaria. Dotazione che diventava copiosa quando l’Europhon o la GBC giocavano a San Siro, terreno di gioco che poco si adattava al baseball; tra fuoricampo e foul ball il bottino diventava decisamente consistente.

Alla fine del 1962 la squadra era pronta, la Cooperativa La Benvenuta e il Centro Organizzativo Giovanile fornirono le divise e, nel 1963, dopo l’affiliazione alla federazione, i Robins si iscrivono al campionato di Serie C. La società era così strutturata: Luigi Brenna, presidente, Giovanni Farina, vicepresidente, consiglieri: Vincenzo Figini, Dante Leonesio, Franco Meazza e Alberto Savio; Giuseppe Busto vestiva i panni dell’allenatore. Le incursioni al Pirelli dei Robins avevano incuriosito Antonio Raggi, a quel tempo allenatore della Seven Up e una specie di ‘guru’ della disciplina. Questi ,una sera inaspettatamente, si presentò in sella alla sua Vespa 125 sul campo di allenamento e vedendo lo spessore dei giocatori decise diventarne il coach, all’insegna del motto: “A Milano i giocatori hanno più tecnica ma voi siete più rapidi e forti fisicamente”.

Tra il 1964 e il 1965 furono organizzati, sul “campo del Milani”, dal cognome del focoso custode, anche se in realtà era il Centro Sportivo Comunale, dei derby amichevoli che di amichevole non avevano nulla.

Le due compagini bollatesi militavano in categorie differenti, ma era in gioco il prestigio cittadino. Inoltre, con casacche diverse si affrontavano amici, ex compagni di scuola e parenti, l’uno contro l’altro a colpi di strike out. Le stracittadine furono sempre tiratissime e dalla contrapposizione polemica, toccando anche aspetti politici (più istituzionali, perché portavano la denominazione cittadina, quelli della BBC, più radicali, con tendenze a sinistra, i Robins), con i fratelli maggiori sempre vittoriosi, 2-1 e 4-3.

In piedi da sinistra: Leonesio E., Perut M., (nascosto) Colombo A., Minora, Brazzoli G., Annoni E., Alzati P., Leonesio D., Cordani G., Gardini; in ginocchio da sinistra: Rossi, Alzati G., Toja G., Colombo U., Ghioni, Ghezzi

Gli insegnamenti di Raggi, insieme alla maturazione tecnica di diversi giocatori, consentirono ai Robins di vincere il proprio girone di Serie C e di giocarsi le finali per l’assegnazione del titolo italiano di categoria. Finale, disputata sul diamante di Ronchi dei Legionari contro la Libertas Trieste, con quest’ultima vincente per 1-0, grazie a un grossolano errore del prima base.

A quella trasferta è legato un episodio curioso che forse incise, o magari no, sul risultato finale. A quel tempo era in uso affidarsi alla squadra di casa per trovare una sistemazione in albergo la notte prima della finale, cosa che fece la compagine del presidente Brenna, non conoscendo la città.

Furbescamente venne indicato un hotel nei pressi della stazione, frequentato, nella notte, da signorine molto disinibite. Ci fu parecchio movimento nelle camere e nessuno quella notte riuscì a prendere sonno: forse anche da questo particolare ne risentì la concentrazione in campo il giorno dopo.

Al di là dei risultati conseguiti, alla scuola dei Robins si sono formati giocatori che in seguito hanno trovato spazio nel baseball nazionale e internazionale.

Qualche nome?

Enrico (Kiko) Leonesio, Gianni Clerici (record nazionale di strike out nel 1968, ben 118), Sergio Brambilla, Paolo Cherubini (Campione d’Europa con l’Italia nel 1975 e nel 1991), i fratelli Gaetano e Sergio Marazzi. Tracce di alcuni di loro, le troviamo pure nella prima finale di Coppa Italia , disputata il 23 aprile del 1967 al ‘Kennedy’ di Milano, tra la Libertas Inter e l’Europhon e vinta da quest’ultima per 8-2. Nel line-up di quella gara si possono leggere i nomi dei compianti, Gianpietro Brazzoli e Gianni Clerici, poi Kiko Leonesio e Massimo Perut, quest’ultimo entrato nella storia del match per un gran triplo. Segno dei tempi, succede che la patria, il lavoro, la fidanzata, chiamino e, nel 1969, i Robins si sciolsero. Qualcuno continuò a calcare il diamante come Alberto e Umberto Colombo, nelle fila del Rhea Wendors di Caronno, altri si accasarono nella emergente Ospiate Baseball Club.

La squadra della frazione è stata caratterizzata dall’insolito destino: ha raggiunto l’apice a conclusione della sua parabola sportiva. Nel 1974, si impone nel campionato di Serie B, conquistando l’ambita massima serie, un successo che però rappresenta l’atto finale della bella favola, iniziata qualche anno prima sull’assolato campo di via Galimberti -oggi sede del campo di calcio e in prossimità a quello di softball.

LA FAVOLA DEL SOFTBALL A BOLLATE

SOGNA RAGAZZA, SOGNALA FAVOLA DEL SOFTBALL A BOLLATENadia Barolo alla battuta con la divisa con il mitico numero 21“La speranza è un sogno ad occhi aperti”. Quando nel lontano 1969 i fratelli Tino, Chicco, Guido e Paolo Soldi, dal cortile della cascina delle Monache...

Infatti, in quel fatidico 1974, cambiano le regole di gioco, la federazione decide di inserire una terza partita nel fine settimana, con conseguenti modifiche strutturali anche per il diamante: doveva dotarsi di un impianto di  illuminazione per giocare in notturna e avere tribune da 1500 posti, in più  bisognava promuovere un settore giovanile e, non ultimo, per non sfigurare a quei livelli, era pressoché necessario inserire nell’organico un giocatore di scuola statunitense per competere con squadre blasonate del calibro di Bologna, Nettuno, Milano, Parma e Rimini. Troppo per una società che si destreggiava a fatica nel far quadrare i bilanci e con lo sponsor Courvoisier che aveva annunciato da tempo la disdetta.

Feliciano Broggi, fondatore e anima della squadra, lasciò allora liberi i giocatori di accasarsi altrove, mettendo fine ad una pregevole avventura agonistica; nel roster ospiatese militavano fior di giocatori costretti, per ragioni di famiglia o di lavoro, a lasciare i ritmi del baseball semiprofessionale, forgiati da mille esperienze in ambito nazionale ed internazionale.

Basta scorrere i nomi della formazione: Fraschetti, Tempesta, Zugheri, Scaletti provenienti dalla milanese Libertas Inter dei fratelli Mangini; Cuttica, Citton, i fratelli Federico, Guido e Paolo Soldi che, dalla serie A con la Norditalia Assicurazioni,  raggiungevano il fratello Tino, già a Ospiate da qualche anno.

Una signora squadra che poteva altresì contare su talenti locali come Carrettoni, Massimo Radice e altri. L’Ospiate si era costituito intorno al 1965 e, nel giro di pochi anni, si è presentato alla ribalta della serie B, conquistata nel 1968 battendo in finale il Verona. Serie cadetta come periodo di assestamento e dove giocare con la casacca dell’Ospiate era motivo di orgoglio identitario rispetto alla più gettonata compagine cittadina protagonista nella massima serie, nella quale era sempre più numerosa la presenza di giocatori “foresti”.

Poi è arrivata la cavalcata vincente del 1974: non era certo favorita la Courvoisier che si presentò a Bologna, per la sfida promozione contro i padroni di casa. Vinse inaspettatamente, ma meritatamente, entrambe le partite, presentandosi sul diamante amico forte del doppio successo ottenuto in trasferta. All’insegna della polemica l’avvio di gara 3, Bologna non voleva scendere in campo, adducendo la scusa dell’erba alta nei pressi degli esterni. Una dimenticanza o una furbata, non lo si seppe mai. Certo è che i felsinei, nervosi e fallosi, non entrarono mai nella competizione che siglò l’apoteosi e, al tempo stesso, il fine corsa per la compagine vincente.

Formazione Courvoiser: in piedi da sinistra: Poretti (Dirigente), Brambilla, Fraschetti, Tempesta, Scaletti, Zugheri, Carrettoni, Soldi Paolo, Longhi, Lo Russo (Dirigente); in ginocchio da sinistra: Soldi Guido, Paolo, Radice, Zanetti, Brambilla, Tinirello, Von Fitze, Soldi Federico.

Un rompete le righe dal retrogusto amaro, per il team ospiatese. I giocatori esperti appesero il guantone al chiodo, i fratelli Soldi si lanciarono nell’avventura che diventerà la favolosa cavalcata rosa del softball (https://bollateoggi.it/una-famiglia,-uno-sport), mentre qualche babies trovò spazio in quell’utopico crogiuolo di agonismo, amicizia, creatività imprenditorial-sportiva rappresentato dalla Ambrosiana B.C e dalle successive derivazioni nominali, racchiuse nel nome Rajo.

Anno 1972- incontro di campionato Ambrosiana vs Mole’s Friend di Cernusco sul Naviglio, bunt di Boniardi e arrivo salvo in 1^base

Il campo di Castellazzo

Anni Settanta: Gianfranco Mangano in battuta sul diamante di Bollate 

IL RAJO E LE SUE CONTAMINAZIONI

La storia comincia nel 1971, con una sconfitta nella finale per il campionato italiano della squadra juniores del Bollate Baseball Club, guidata da Guido Soldi, contro il Nettuno, che in prima base schierava un certo Bruno Conti, all’epoca ancora indeciso se giocare a baseball o a calcio.

Pur vincendo il titolo, Bruno Conti, per fortuna dell’Italia, scelse il pallone e diventò mundial nel 1982, mentre alcuni di quei ragazzi bollatesi, concluso con l’amaro in bocca il ciclo delle giovanili , decisero di continuare a giocare “in proprio”, contando sulle loro indiscusse capacità e sul forte amalgama. Accettando la proposta di un ex compagno di squadra, Pierangelo Santambrogio, che l’esperienza di mettersi in proprio l’aveva già fatta, insieme a Ivano Eusebio (Faina), Gianfranco Mangano (Joe Maddon per la somiglianza con il campione dei Chicago) e Danilo Diotallevi: dalle giovanili del Bollate erano andati a “colonizzare” la vicina Garbagnate, nelle cui fila, con i fratelli Colciago, Romanò e Vittorio Milani, disputavano, con modesti risultati, il campionato di serie C2.

Periodo difficile con situazioni disagevoli, basti pensare che il diamante garbagnatese era tracciato su un vecchio e spelacchiato campo di calcio dell’Oratorio e, quando non si arrivava già in divisa da gioco, lo spogliatoio era all’interno del campanile della chiesa.

Un sensibile salto indietro per tanti ragazzi arrivati ad un passo dalla prima squadra di Bollate. Come è noto, entusiasmo, passione e amicizia sono un  potente carburante per cui, inserendo nel team gli amici Castelnovo, Vismara, Bonissoni, Boniardi, Negroni e il lanciatore Zambelan, fresco vincitore del Campionato Europeo Juniores, portano il Garben BC- sponsorizzato Plast 2000 -alla promozione in C1. Anche per questa avventura sportiva c’è un bar come riferimento; se per Bollate era il “bar Vittorio”, a Garbagnate gli allenamenti terminavano al “Conca Verde”.

Al termine della stagione 1974, Silvano Boniardi e Pietro Bonissoni, insieme all’indimenticato Gianni Mattielli, grazie all’aiuto di Silvano Ferretto e dei fratelli Murari, Giuseppe e Remo, acquisiscono i diritti sportivi del Garbagnate e fondano i Rabbits (la terminologia animale ha fatto scuola agli albori delle varie squadre bollatesi) che, sponsorizzati Murari’s Farm, calcano il diamante di Bollate.

Anno 1975- Ambrosiana Murari’s Farm: in piedi da sinistra: Boniardi, Mattielli, Murari G.(dirigente), Eusebio, Bazzani, Uberti, Bonissoni, Vismara, Negroni, Murari R.(presidente); in ginocchio da sinistra: Oggioni, Lojodice, Paesan, Zambelan, Ferrari, Gariboldi, Castelnovo

I Rabbits ci sanno fare, tanto che, nel 1975, dopo un inizio di campionato in sordina, inanellano una serie di risultati utili consecutivi, imponendosi nel girone e si giocano le finali nazionali, affrontando il Crocetta di Parma, imbattuto per tutta la stagione. Gli emiliani vanno subito a segno nei primi due incontri di qualificazione , liquidando il Banco di Roma e i bollatesi con un secco 10 a 0.

La “Fattoria dei conigli”, non si demoralizza tutt’altro, acquisisce il diritto a disputare la finalissima, superando nello spareggio il Banco, e ritrovandosi ad affrontare il Crocetta, in una partita che disputa senza il catcher Caio Mattielli, con l’esterno Silvano Boniardi messo subito k.o da un infortunio, e  con il pitcher Zambelan piuttosto usurato, alla terza partita consecutiva sul monte di lancio. Nonostante questo handicap, la gara si decide solo alla fine con la promozione della squadra di Parma.

“Ha vinto la squadra più completa”, scrive la Gazzetta di Parma, “il Team che ha saputo sfruttare meglio il parco lanciatori” Giusto per non dimenticare, ecco il line-up dei bollatesi che hanno sfiorato l’impresa: Castelnovo (6), Uberti (9), Boniardi (5), Eusebio (4), Bonissoni (7), Ferrari (2), Zambelan (1), Oggioni (8), Vismara (3).

Archiviata la sconfitta, il 1976 è l’anno della fusione con l’Ospiate Courvoisier, nascono gli Harboats, denominazione che durerà lo spazio un paio di stagioni, trasformandosi poi in Ambrosiana.

Nel novembre del 1978 la scissione, nella sede di via Garibaldi, presso lo storico “bar La Rosa”; uno sparuto gruppo di fuoriusciti dall’Ambrosiana Baseball, con alla testa i titolari del locale, la presidentessa onoraria Rosetta Monti, la sorella Anna e il mitico Adolfo Brambilla, e, grazie al coraggio del giovanissimo e, a dir poco imprudente, presidente, “Pit Rouge” Bonissoni e al  segretario/giocatore/arbitro Gianfranco Mangano, nascono i rossoneri del Rajo Deportivo Central.

Squadra a dir poco naif, composta in gran parte da un gruppo di amici, classe 1953, che hanno come unico e incomparabile collante, la grande passione per il baseball e tanta voglia di divertirsi tutti insieme.

Le basi tecniche di questi ragazzi (che hanno passato la loro infanzia a tifare BBC al “campo del Milani” per farsi regalare qualche pallina usata e qualche mazza rotta, e i loro pomeriggi dopo la scuola, con “il Guido Soldi”, che già a quel tempo faceva intravedere una grande capacità di insegnare il gioco),  erano però ragguardevoli perché, dopo aver perso una finale play-off, nel 1984, contro il Sanremo, sotto la guida tecnica e competente di Silvano Boniardi, per tutti “Sullivan” (che nel frattempo aveva superato a pieni voti il corso allenatori di Roma), l’anno dopo si riscattano, superano in maniera netta il Castellamonte e sono promossi in serie C1.

Il guanto di Chicco Leonesio made in Japan – Foto © Giordano Minora

Da quel momento, inizia un valzer di contaminazioni agonistiche con società di altri comuni, scomposizione di nomi, avvio di settori giovanili. Nel 1988 avviene la fusione del Rajo con l’Ambrosiana, Boniardi smette di giocare, diventa allenatore della nuova società e continua la sua scalata alla presidenza del CRT (carica che manterrà fino al 1993), infondendo un grande contributo alla nascita di un prolifico settore giovanile.

La squadra trova una naturale collocazione nel campionato di C2, in un alternarsi di successi e insuccessi, finché, nel 1990, il Rajo rivince il campionato di C2 e viene promosso in C1 creando una società satellite, il Rajo Assago, formazione che, nel 1995, conquista la promozione in seria B.

Nel 2000, ennesima mescolanza, questa volta con il Rho baseball dell’indimenticato Marco Pistocchi, nasce il Rajo Rho, che mette nel proprio palmares il prestigioso Trofeo Imbastaro.

Dopo 4 anni di militanza in serie C1 e un play-off perso contro il Mantova, la squadra viene ripescata e partecipa al campionato di serie B. Negli anni successivi cambia la guida tecnica, crescono le ambizioni e gli sponsor e la scalata ai vertici del baseball Italiano prosegue con la promozione in A2 nel 2002.

Rimane storica la stagione 2003, quando avviene ciò che anche il più ottimista dei fondatori del Rajo avrebbe mai immaginato. Durante la regular season, Rajo e cugini del Bollate si affrontano per il primato in classifica di A1; la vittoria arride ai rossoneri di Rho che conquistano contemporaneamente il primato in classifica e quello cittadino. La finale vinta per 3 vittorie a 2 contro i Redskins di Imola sancisce la promozione nella IBL (Italian Baseball League) del Rajo Rho, che raggiunge il massimo della propria storia sportiva.

Nel 2004, sotto la guida del tecnico cubano Rigoberto Blanco, il Rajo affronta  la stagione in A1.Un pò di sfortuna e un campionato troppo elitario e difficile, non consentono alla squadra di raggiungere la salvezza. La conseguente retrocessione incrina il clima societario e si conclude con lo scioglimento della squadra nel 2009, relegando la compagine targata Rho nei campionati minori.

Il capitolo finale di un percorso di 40 anni vissuti in saliscendi, ma sempre  guidato da una forte passione per il baseball. E poiché quella del Rajo più che un’esperienza agonistica rappresenta un’utopia, non è detto che finisca qui.

Anni Ottanta: la formazione in posa; al centro, la presidentessa onoraria Rosa Monti

Anno 1995: squadra cadetti Rajo Ambrosiana, allenatore Cianciotta

 Gianluca Zamperini

(hanno collaborato, Gianni Alzati, Guido Soldi, Gianfranco Mangano, Silvano Boniardi)

Classe 1951, conosciuto come Luca, è appassionato da sempre di baseball italiano e statunitense.Tifoso degli Huston Astros ,militano nella Divisione Ovest della Major League. Ha collaborato con i periodici Settegiorni, il Notiziario, Tuttobaseball e Softball, Baseball International, Sport USA e radio Caroline. Tra gli anni Settanta e Novanta è stato speaker ufficiale  del Bollate baseball, classificatore ufficiale FIBS, dirigente accompagnatore. I suoi must: indossa da sempre  camicie hawaiane e colleziona figurine di baseball USA.

Gianluca Zamperini

Ha sempre coltivato diverse passioni. La musica nei suoi aspetti più vari ,la fotografia, la storia locale e lo  sport   sono sempre stati al centro dei suoi interessi. .Una costante curiosità per tutto ciò che lo circonda lo ha portato a conoscere molti jazzisti italiani e americani o a scoprire aspetti dimenticati di quanto avvenuto in passato nella sua città. Ha collaborato alla realizzazione delle pubblicazioni  Bollate 100 anni di immagini (1978) , Una storia su due ruote (1989) Il Santuario della Fametta (2010) La Fabbrica dimenticata (2010) Il soggiorno a Bollate di Ada Negri (2014) . Ha curato anche diverse mostre fotografiche fra le quali La prima guerra mondiale nella memoria dei Bollatese (2015) La Fabbrica dimenticata (2010) I 40 anni di Radio ABC (1977). E’ tra i fondatori dell’Associazione Bollate Jazz Meeting (1994) di cui è segretario.

Giordano Minora