TUTTI GLI UOMINI DEL MONTE

la scuola bollatese dei lanciatori

Enrico ‘Kiko’ Leonesio. E’ stato un autentico globetrotter del mound; mancino naturale, aveva sedici anni quando fu selezionato per la Nazionale ‘Baby Ruth’ agli Europei di Wiesbaden in Germania, diventando il primo bollatese a vincere un titolo europeo.

Chiamala voglia di emulazione, chiamala predisposizione naturale, chiamala perspicacia  che ti si attacca dentro come un marchio di fabbrica; sta di fatto che se a Bollate si puo’ essere tutti concordi sulla data di apparizione del baseball, quello che che è di non facile comprensione è il fenomeno lanciatori, una vera e propria scuola, una fonte inesauribile di talenti, protagonisti di prim’ordine a livello nazionale ed internazionale e che nessuno nell’ambiente sa spiegare come sia nata.

Tra gli anni Sessanta e fino ai giorni nostri, si sono concentrati e affermati un numero considerevole di pitchers che hanno contribuito, con le loro imprese, a identificare nel Bollate Baseball Club una fucina alla quale scout e allenatori italiani hanno attinto per rinforzare le proprie squadre. Come dare allora una genesi a questo inspiegabile movimento, tramandato di generazione in generazione? Sarà stato il frutto dell’allenamento costante, in pausa pranzo dal lavoro alla Ceruti, nel cortile della Cascina delle Monache e con Guido Soldi a ricevere, che ha portato  Giuseppe “Teddy” Silva  a diventare uno dei più forti lanciatori italiani. “Nell’angolo della corte che avevamo identificato come spazio ideale, Guido metteva il guanto e io dovevo piazzarvi la pallina. Giorni e giorni, con una dedizione maniacale, finché non si raggiungeva la perfezione”. Oppure, come ricordava il compianto Gianni Clerici, altro pitcher da record uscito dalla fucina generata in cortile, derivava dalla particolare atmosfera agonistica che si respirava in Cascina: “ era il nostro college, imparavi il batti e corri tra il fienile e le stalle,  non era certo come quelli americani, dove adesso mandano i ragazzi ad imparare. Per affinare la capacità di lancio, con l’amico Corrado Fumagalli, ci dilettavano pure a tirare i sassi dal campetto dell’oratorio per colpire le campane sul campanile, circa 100 metri di distanza in altezza, vinceva chi le faceva suonare per primo. Poi ce la davamo a gambe per sfuggire all’ira del Luisin sacrista, ma l’obiettivo era stato centrato”.

Dettagli di tecniche caserecce che possono dare un senso a questa storia e che  hanno contribuito ad alimentare la leggenda degli uomini del monte bollatesi.

Giuseppe ‘Teddy’ Silva, classe 1943 . (Per chi avesse perso l’articvolo dedicato al campione, può cliccare su questo link) Lanciatore destro, cresciuto nella BBC e già in Nazionale pur giocando in serie B. Nel 1968 il salto, “non solo sportivo ma anche di avanzamento sociale”, nelle fila dell ’Europhon Milano , dove vince due scudetti (’68 e ’70) e due Coppe dei Campioni. (’69 e  ’70).  Nel 1971,  torna a calcare il diamante di casa e con i suoi lanci “sliders” ( tecnica perfezionata a Cuba)  pilota la Norditalia al terzo  posto in classifica. Veste per 26 volte la casacca della Nazionale partecipando a due campionati del mondo e a tre europei. Nel 1972, con 181 strike out, ha vinto la palla d’argento come miglior lanciatore della stagione.  Primato di eliminati al piatto  di cui si fregia  l’ altro esponente del “college della Cassina di Monich”, Gianni Clerici :in una partita ben 19,  nientemeno che contro i campioni d’Italia della Fortitudo di Bologna in casa loro nel 1969. Mancino naturale, quella di Gianni è stata una carriera declinata, nel bene e nel male ,nel nome di Giancarlo Mangini .

Giuseppe ‘Teddy’ Silva Veste per 26 volte la casacca della Nazionale partecipando a due campionati del mondo e a tre europei. Nel 1972, con 181 strike out, ha vinto la palla d’argento come miglior lanciatore della stagione. Foto © Giordano Minora

Dopo averlo lanciato con la sua Libertas Inter ( l’altra squadra di Milano) nella massima serie e avergli fatto raggiungere la casacca della nazionale, nel 1970 gli nega il transfert per la cessione alla  stessa Fortitudo, quando la sua firma era già sul contratto, affiancato dal certificato medico per le cure alla spalla, logorata dalle prestazioni continue cui lo sottoponeva, al celebre Istituto ortopedico Rizzoli.  A Gianni non resta che tornare a casa e  chiudere la carriera agonistica  con la casacca della Norditalia . Ne diviene l’allenatore conquistando, nel 1976, uno storico quinto posto. E’ mancato nel settembre del 2020. Per due lanciatori che hanno fatto avanti indietro con Milano, un giovane di belle speranze che compie  il percorso inverso , arrivando  a Bollate per  carpire i segreti del mound. Piero Allara (classe1950) , approda a Bollate nel 1968 , proprio come contropartita di Silva, debuttando dapprima in serie B e nei due anni successivi in serie A. Con la casacca bollatese  gioca  in due tempi: dal ‘68 al ’70, totalizzando 38 presenze, e dal ’78 al ’79. Discreto lanciatore, è in possesso di una buona palla veloce, un ottimo controllo, cattivo quanto basta in battuta. Nel 1980 rientra nel Milano diventandone il capitano. Gioca fino a 40 anni, appendendo il guanto al chiodo non prima di avere vinto, nel 1990, la Coppa Italia. L’esperienza bollatese però ha lasciato il segno: oltre a perfezionare il modo di lanciare,  ha trovato  tanti amici ma  soprattutto la compagna di vita, Carla Martignago, pluri scudettata campionessa del softball bollatese degli anni Settanta.  Singolare e all’insegna del lancio, ma dei sassi, l’approccio di Giacomo Bertoni, classe 1951, originario di Bagnolo, comune del bresciano. Arriva a Bollate in tenera età:“abitavo in un quartiere che non era quello del baseball, quindi non potevo giocare con gli altri e allora si  faceva la guerra, ci si prendeva a sassate. Un giorno incontrai Cherubini sul diamante e scoprii che eravamo stati nemici a suon di lanci di sassi. Entrai nel gruppo, accolto dai fratelli Soldi e da Teddy Silva che mi insegnò i segreti del ‘mestiere’. Sono persone a cui devo molto”. A 15 anni esordisce con il Bollate in serie B contribuendo, nel 1969, alla promozione in Serie A. Già in Nazionale (26 presenze in carriera) pur giocando nella serie minore, nel 1970 va in prestito al Rimini. L’anno successivo è a Parma , vi rimane  fino al 1981 conquistando tutto ciò che c’era da vincere tra Campionato e Coppe. In seguito milita nel Sant’Arcangelo, nel San Marino e nell’Adriatica di Rimini. ”A volte mi chiedo cosa mi sarebbe successo se invece di tentare l’avventura a Rimini e poi a Parma fossi rimasto a Bollate. Allora mi viene in mente un film con Jim Belushi nel quale  un giocatore sbaglia una palla, perde la partita ed un contratto favoloso. Nel mio caso non ho ancora capito se quella pallina sul campo del Bollate l’ho presa o no”. Ci sapeva fare anche con la mazza : nel 1970 condivise il primo posto, nel libro dei record, con il compagno di squadra  Castelli e lo statunitense Steve Sheed del Milano.

Giacomo Bertoni. Classe 1951, originario di Bagnolo, comune del bresciano. A 15 anni esordisce con il Bollate in serie B contribuendo, nel 1969, alla promozione in Serie A.

Il 23 aprile del 1967, insieme a Gianni  Clerici  con la casacca della Libertas Inter (sponsorizzata Gbc),a contendere la Coppa Italia all’Europhon, in un derby tutto milanese e finito 8 a 2 per questi ultimi, è in campo un altro ragazzo di Bollate, Enrico ‘Kiko’ Leonesio. Due vite sportive analoghe quelle di Gianni e Kiko,  istradati al baseball nell’altra squadra cittadina, i Robins, diretti  da quel ‘guru’ che si chiamava Antonio Raggi ,  furono notati da Giancarlo Mangini che li volle alla Libertas Inter in cambio di scatole di palline, di mazze e di altro materiale. Leonesio è stato un autentico globetrotter del mound; mancino naturale, aveva sedici anni quando fu selezionato per la Nazionale ‘Baby Ruth’ agli Europei di Wiesbaden in Germania, diventando il primo bollatese a vincere un titolo europeo. Nel 1970 torna a Bollate per vestire i colori della Norditalia. l’anno successivo scende di categoria, in serie B. Qui è protagonista di un fatto curioso : le sue prestazioni se le contendono due società: il Novara e il Lodi. Addirittura quest’ultima  gli aveva già confezionato la divisa con il nome cucito sulla schiena .A sorpresa,  ‘Kiko’ firmò per un terzo club, la GBC Torino di Ezio Cardea, suo compagno nella Libertas Milano che lo volle a tutti i costi. E per la serie, alla fine tutto torna: ha chiuso con il baseball attivo nella Rhea Wendors Caronno , formazione del suo mentore Raggi  e allenata da Gianni Clerici, facendo da balia a due lanciatori che avrebbero in seguito indossato la casacca bollatese: Franco Colombo e Marco Pivetta. Successivamente è  stato coach del Bollate fino al 1994. Nel 1970, il manager  Giberto ‘Gip’ Gessaghi decide di concedere fiducia a tre ragazzi poco più che diciottenni ma già padroni dell’area dello strike.

Il campo di via Verdi, teatro delle imprese dei nostri lanciatori – Foto © Giordano Minora

Plasmati dalla saggezza tecnica di Guido Soldi, esordiscono in serie A: Gaetano Marazzi, Paolo Cherubini, entrambi  classe 1952 e bollatesi doc, e Paolo Re, nato nel 1953 a Castelvetro, nel modenese, ma cresciuto fin da ragazzo alla Cascina delle Monache. Marazzi i primi lanci li effettua per caso  coi Robins poi passa alla BBC e con la casacca della Norditalia è il lanciatore vincente di gara 2 all’esordio in serie A contro i Campioni d’Italia della Montenegro Bologna , con la sorprendente vittoria per  5-0 . “Tano” ha le sue migliori stagioni appena compiuti i vent’anni e queste performances gli schiudono le porte della Nazionale, dove colleziona 11 presenze partecipando ai mondiali di Managua nel ’72 e agli europei di Harlem del ’73. Raccontando Paolo Re non si può non partire dalla Coppa Intercontinentale vinta dall’Italia a Parma nel 1973. Era  in campo nello storico successo  sugli Stati Uniti del 5 settembre. Entrato sul monte come rilievo, i suoi lanci hanno contribuito a mettere in difficoltà i maestri statunitensi permettendo all’Italia di ottenere uno storico 6-5 dopo un extra-inning. Debutta nel massimo campionato  in un catastrofico Bollate – Libertas Inter finito 3 a 20. Lanciatore destro, discreta mazza, era bravissimo nell’eseguire il bunt di sacrificio . Per otto volte in Nazionale con cui è stato Campione d’Europa nel 1975. Nel 1980, dopo la retrocessione del Bollate in serie B ,si accasa a Milano giocando fino al 1987 e diventandone in seguito anche il manager. L’altro Paolo del monte di cognome fa Cherubini, lanciatore destro, con un caricamento dallo stile perfetto. I primi lanci nei Robins,  passando poi al Bollate Baseball. In prima squadra già a 17 anni, nel campionato della promozione. Gioca a Bollate fino al 1977. Dopo Il servizio militare, i dolori al braccio gli fanno maturare l’idea di lasciare l’attività agonistica. Qui entrano in gioco due personaggi che lo fanno desistere dai cattivi propositi: Gianni Clerici, suo mentore e amico che inizia un lavoro psicologico convincendolo a tornare sul mound, e Gigi Cameroni che  lo vuole con sé nel Milano iniziando un lavoro di ricostruzione e facendolo tornare il ‘Cheruba’ ammirato agli inizi della carriera.

La pallina celebrativa del millesimo strike – out realizzato da Paolo Cherubini

Nel  1978 fa il suo esordio nel Milano, in A2 contro il Codogno. Appare  rinato e pronto a vivere una seconda giovinezza che lo ha portato a vestire le casacche di Parma, Novara, Fiorentina. Termina la carriera a Rimini, dopo due parentesi ancora a Milano. Cherubini è stato senza ombra di dubbio uno dei grandi pitcher del baseball italiano , ha in bacheca: 2 scudetti, 5 Coppe dei Campioni, 2 Coppe Italia, 2 Coppe delle Coppe e 1 Supercoppa Europea. Per 25 volte in Nazionale, ha partecipato a 2 Campionati del Mondo e a 3 Campionati d’Europa, vincendo quello del ’91 a 39 anni. Durante il mondiale giapponese del 1980 è contattato dai Giants di Tokyo per un ingaggio tra i professionisti. Ma Paolo non se la sentì di lasciare la famiglia, il lavoro e l’Italia.

Ha avuto un figlio, Tommaso (da Monica Corvino, campionessa di softball)  a sua volta lanciatore a Rimini e San Marino. Paolo ci ha lasciato improvvisamente, il 19 ottobre 2019 in quel di Rimini.

A sinistra, Paolo Cherubini. Lanciatore destro, con un caricamento dallo stile perfetto. I primi lanci nei Robins, passando poi al Bollate Baseball. In prima squadra già a 17 anni, nel campionato della promozione – Foto Giordano © Minora. A destra, Paolo Re. Lanciatore destro, discreta mazza. I suoi lanci hanno contribuito a mettere in difficoltà i maestri statunitensi nella sfida vinta dall’Italia.

Anno dopo anno la ‘scuola del monte’ è sempre in evoluzione, i giovani fanno progressi, e così la formazione manda in pedana Tiziano Cassin e Antonio Casarico. Cassin, fisico possente, grandi potenzialità e con un carattere esuberante che lo portava spesso a compiere delle goliardate, non sempre capite dagli avversari. Nel 1975 il debutto nella massima serie seguito dal trasferimento a Milano. Rientra a Bollate dal prestito e vi  gioca fino al 1978, due anni a Parma e termina la  carriera nel Novara. Casarico, impara l’arte del lanciare nella Courvoisier di Ospiate, poi entra nelle fila  bollatesi arrivando, insieme ai compagni di club Brusati, Nicolini e Radaelli alla Nazionale Juniores che vince il titolo continentale nel 1979. Anche lui destro, era in possesso di una palla curva che creava spesso problemi a più di un battitore avversario. Ci ha lasciato qualche anno fa. Memorabile un loro  duello sul monte di lancio e combattuto fino all’ultimo strike, nove riprese tiratissime in un derby del 1975 e finito 1-0 per il Bollate. Cassin è in pedana per  Milano e Casarico per  Bollate. La potenza di Tiziano paralizza le mazze bollatesi mentre i lanci più lenti e curvi di Antonio ipnotizzano l’attacco milanese. Una sfida equilibratissima decisa proprio dal monte. La scuola cittadina  fa proseliti e incuriosisce un giocatore di basket dell’Olimpia Milano, il gigante Mike Sylvester che, volendo tornare al suo primo amore di gioventù, il baseball,  sceglie Bollate come sede per riprendere la pratica nel lancio e perfezionarla. Così, tra l’entusiasmo popolare che riempie le tribune, nel campionato del 1978 sale sul monte rendendosi subito protagonista nella sfida vittoriosa contro i campioni d’Italia della Germal di Parma, strappando applausi a scena aperta tra strike out e fuoricampo.

In seguito inanellerà altre prestazioni di livello, peccato che la sua risulterà una bella avventura ma incompiuta in quanto disponibile a mezzo servizio, la pallacanestro lo reclamerà per la ripresa della stagione.

Tiziano Cassin. Fisico possente, grandi potenzialità e con un carattere esuberante che lo portava spesso a compiere delle goliardate non sempre capite dagli avversari.

Il 1960 è una sorta di annata doc per i lanciatori made in Bollate: Roberto Radaelli, campione d’Italia nel 1973 ,nella categoria ragazzi, fa il suo esordio nel 1975 in serie Nazionale mostrando  le  sue qualità nel triennio ‘77/’79 ,risultando il miglior lanciatore della Diavia. Ceduto alla Biemme Bologna nel 1980, vince lo scudetto nel 1984 e la Coppa dei Campioni nel 1985. Dopo dieci anni passati all’ombra delle due Torri, approda alla Mediolanum Milano e contribuisce al rilancio della società, nel frattempo acquisita da Silvio Berlusconi, conquistando 2 Coppe Italia, 2 Coppe delle Coppe e 1 Supercoppa Europea. Torna a Bologna, ha il tempo di vincere una Coppa Italia, e chiude  la carriera nel 2019, dopo l’ennesimo scudetto .Per 25 volte in  Nazionale, ha giocato tre Mondiali e tre Europei. Mauro Marazzi è un altro gioiello col marchio di fabbrica BBC. Proveniente dal settore giovanile, allenato da Alfredo Parri (il manager della scudetto giovanile del ’75).Per lui il biennio 1985/1986 è stato il momento migliore della carriera che lo ha portato  ad  approdare in nazionale. Debutta in azzurro  proprio davanti al pubblico di casa, il 15 luglio 1986, nella ripresa finale di un bellissimo incontro nel quale l’Italia ha tenuto testa ai cubani campioni del Mondo. Una sconfitta onorevole per  5-1 ,davanti a circa 3000 persone.  Dopo quell’esordio, Marazzi vestirà per altre 6 volte i colori azzurri.

Chiuso col baseball giocato, è rimasto nell’ambiente diventando, dapprima pitching coach del Bollate, e successivamente del Senago.  Ci ha lasciato , dopo una breve malattia, a pochi giorni dal Natale 2019. Dal mazzo dei lanciatori emergono altri nomi: Giorgio Bortolomai, lanciatore mancino dai diabolici lanci e dalle curve lente,è stato soprattutto  uno spauracchio per i battitori del  Milano, società  che ha pensato bene di tesserarlo nel 1989 per evitare di continuare a subire il suo talento e di poterlo invece utilizzare. Gabriele Diotti, promettente lanciatore destro, è presente nella Nazionale Juniores che a Stoccolma perde il titolo a vantaggio degli olandesi. Si affaccia alla serie A con buone premesse: decide però di optare per lo studio e scende dal monte.

Alessandro Ottoni, lanciatore destro ,gioca alcuni anni con la formazione targata  Banca Subalpina. In possesso di uno slyder importante. Se ne accorge il Grosseto che vuole portarlo in Maremma, per un guaio alla spalla l’affare sfuma, insieme alla attività sportiva.

Nei primi anni Ottanta  c’è un altro mancino che si fa largo con i suoi lanci, è Fabio Strada, l’alternativa a Mauro Marazzi. Si dividono il ruolo di lanciatori partenti ma se Marazzi è efficace, Fabio ha un rendimento altalenante che lo porta a desistere. Arriva allora il turno diLuca Minari e Riccardo Soldi, quest’ultimo figlio di quel Federico ‘Chicco’ Soldi che tanto ha dato alla nascita e alla crescita prima del baseball e poi del  softball bollatese. I due under sono accomunati dallo stesso destino: iniziano come lanciatori ma ben presto  si ritagliano una posizione diversa in campo. Minari si sistema in prima base, Ricky all’esterno destro, ambedue diventeranno discreti battitori.

Ha il Dna scritto nel destino di famiglia Davide Leonesio ,classe 1969 , da papà Kiko ha appreso l’arte di lanciare . Nel 1987 è Campione Europeo Juniores con la Nazionale Italiana ed è anche l’anno in cui assaggia la serie A.

Nel 1988 é il partente nel primo derby stagionale, lui sfrontato ragazzo, opposto al veterano Carlo Passarotto, classe 1943. 26 anni di differenza ma Davide non sfigura  nella partita vinta dal Milano 5-4 .Si rifarà nel corso della stagione, quando risulterà il vincente nel derby di ritorno (9-6) . Nel 1992 è convocato allo spring-training con la Nazionale Italiana Preolimpica ( per i giochi di Barcellona ’92).

Come spesso accade ai lanciatori, sopraggiungono i problemi al braccio che lo costringono, nel 2004, a scendere di categoria ed accasarsi a Senago con cui vince il campionato di serie B e la Coppa Italia, salvo poi rientrare a Bollate come supporto  del titolare Sheldon.

Leonesio è  l’ultimo lanciatore bollatese ad annoverare una presenza con la Nazionale Italiana in una tournée in terra statunitense, precisamente a Memphis nel Tennessee. Oggi allena l’Ares Milano, la squadra di cui ‘Faso’,bassista  di Elio e le Storie Tese, è presidente.Irrompono i fratelli Matteo e Diego Ghioni ,entrambi convocati più volte nelle nazionali giovanili  dove  compiono , grazie ai loro lanci, una bella impresa agli europei juniores del 1994 , battendo per 9-6 i padroni di casa dell’Olanda.Un’altra loro bella gemma risale al luglio del 1996, mettono la firma  nel derby  con in palio la promozione in A1. Bollate lo vince (12-9), con il giovane  Diego Ghioni in gran spolvero per tutte e nove le riprese. Matteo è meno efficace del fratello ma per un quadriennio si toglie qualche soddisfazione destreggiandosi abilmente sul monte. E’ scomparso recentemente. In questa carrellata di uomini del monte c’è anche un nome che non ti aspetti, quello di Claudio “Caio” Mattielli.  Dopo avere ricevuto i lanci di generazioni di  pitchers, decide di togliersi la maschera e mettersi dalla parte opposta, giusto per vedere l’effetto che fa perché il suo “tiro”, potente se ben controllato, diventa una palla imprendibile per più di un battitore. Con una data da segnare con il circolino rosso: il 26 settembre 2002 (Ares Milano-Coil Bollate 5-7) è schierato come pitcher  partente dal manager Sergio Radice. Federico Masini su ‘Il Giorno’ scriverà: ”da sottolineare la straordinaria prova del lanciatore del Bollate, classe 1953, Claudio Mattielli (esordio in serie A con la casacca del Bollate nel lontano 1970) che ha condotto i suoi alla 24^ vittoria stagionale. Gara completa, 10 valide subite, 2 basi ball concesse e 5 strike-out. Straordinario!” .

A sinistra, Claudio Mattielli, classe 1953, ha  fatto il suo  esordio in serie A con la casacca del Bollate nel lontano 1970. Vanta un record di longetività con una carriera di oltre 25 anni di attività continua. A destra, Gianni Clerici. Mancino naturale, vanta il Primato di eliminati al piatto  in una partita: ben 19  nientemeno che contro i Campioni d’Italia della Fortitudo di Bologna, in casa loro nel 1969.

La fine degli anni Novanta e gli inizi del 2000 sono anni di recessione, ‘la scuola’ sembra aver esaurito i suoi  talenti, il presidente Bruno Bertani è costretto a guardarsi intorno e porta da fuori due giovani molto promettenti: Roberto Bosoni e Matteo Veronelli, si alternano in pedana di lancio con il pitcher straniero. Al nome di Veronelli è legata la vittoria in Coppa Italia di A2, arrivata nel 2003 . Sembra quasi che la magia del ‘caricamento’ abbia lasciato il diamante bollatese finchè  non arriva in prima squadra uno degli ultimi talenti cresciuti nelle giovanili, Bryan Sheldon, classe ’94, figlio di David Sheldon, californiano, già giocatore di Fiorentina, Rimini, Bologna, San Marino, Novara, Grosseto e  per un anno a Bollate, appunto il 1994. Succede spesso nel baseball che padre e figlio si trovino nella formazione. Grazie a questo binomio, Bryan  giocatore e David manager, si deve la vittoria dello scudetto di Serie A Federale, conquistato dal Bollate BC nel 2015. Bryan  è efficace sia in pedana che nel box di battuta. Nel 2016  lascia il Bollate e si accasa alla Tomasin Padovan. Oggi è un punto di forza del Senago Baseball.

Bryan Sheldon, classe ’94, per un anno a Bollate, efficace sia in pedana che nel box di battuta.

Gli ultimi gioielli prodotti dalla scuola bollatese, prima della recente rinuncia del Bollate BC alla serie A, si chiamano, Giovanni Bortolamai (classe 1999) e Luca Compagnoni (classe 2001). Giovanni, lanciatore destro è in possesso di una palla veloce  da 90 miglia. Da anni è nel roster delle nazionali giovanili (Under 18 ai mondiali di Thunder Bay in Canada e in precedenza ai mondiali di categoria in Messico).  Quel furbacchione di Sal Varriale ,coach del Parmaclima, dopo il ritiro del Bollate BC dalla  massima serie, non se lo è lasciato scappare. Con i ducali, Bortolomai può  già annoverare una Coppa dei Campioni( 2021). ‘Il millennials’ Luca Compagnoni oggi difende i colori della Ecotherm Brescia.

La storia infinita degli uomini del monte sembra esaurirsi qui. Certi però che le tracce lasciate da questi campioni di paese troveranno quanto prima  qualcuno che le ripercorrerà. Una tradizione cosi gloriosa  non può appassire negli archivi e neppure vivere di ricordi.

GIANLUCA ZAMPERINI

Classe 1951, conosciuto come Luca, è appassionato da sempre di baseball italiano e statunitense. Tifoso degli Huston Astros, militante nella Divisione Ovest della Major League. Ha collaborato con i periodici Settegiorni, il Notiziario, Tuttobaseball e Softball, Baseball International, Sport USA e Radio Caroline. Tra gli anni Settanta e Novanta è stato speaker ufficiale del Bollate baseball, classificatore ufficiale FIBS, dirigente accompagnatore. I suoi must: indossa da sempre camicie hawaiane e colleziona figurine di baseball USA.
Gianluca Zamperini

Ha sempre coltivato diverse passioni. La musica nei suoi aspetti più vari, la fotografia, la storia locale e lo  sport sono sempre stati al centro dei suoi interessi. Una costante curiosità per tutto ciò che lo circonda lo ha portato a conoscere molti jazzisti italiani e americani o a scoprire aspetti dimenticati di quanto avvenuto in passato nella sua città. Ha collaborato alla realizzazione delle pubblicazioni Bollate 100 anni di immagini (1978), Una storia su due ruote (1989), Il Santuario della Fametta (2010), La Fabbrica dimenticata (2010), Il soggiorno a Bollate di Ada Negri (2014). Ha curato anche diverse mostre fotografiche, fra le quali La prima guerra mondiale nella memoria dei Bollatese (2015), La Fabbrica dimenticata (2010), I 40 anni di Radio ABC (1977). È tra i fondatori dell’Associazione Bollate Jazz Meeting (1994) di cui è segretario.
Giordano Minora