LA TRINCEA DEI 153

Bollate e la grande guerra

Ci sono momenti in cui una data sul calendario, un titolo di giornale, una fotografia, smuovono ricordi sopiti che si chiamano tra loro, irrompono nel nostro tempo da protagonisti e giustamente, pretendono di essere riconosciuti e risarciti del loro valore speso per noi: primo fra tutti la vita”. Ermanno Olmi – regista –

Uno di questi momenti da non dimenticare è una ricorrenza che si evoca proprio in questi giorni: la prima guerra mondiale, un evento tragico di colossali proporzioni, “una inutile strage”, come ebbe a definirla papa Benedetto XV, con morti, sofferenze, patimenti che coinvolsero la quasi totalità delle famiglie italiane e con una generazione di giovanissimi mandata al fronte nel nome di “un amor patrio” ingannevole perché, per dirla ancora con il regista bergamasco, ”erano per lo più contadini, analfabeti, chiamati a difendere la patria che per loro era la terra, era l’orto, era la vita. Senza neanche immaginare che invece morivano per la ricchezza delle casate reali, degli imperi. Per il ferro e il carbone delle nazioni”.

Proprio per risarcirli di questo inganno, di essere stati mandati a morire senza spiegare perché, riteniamo doveroso fare memoria del loro sacrificio affinché non solo venga riconosciuto, ma serva come monito alla generazioni future.

Nella grande guerra, Bollate ebbe ben 153 suoi cittadini che non tornarono dal fronte.  Lasciarono un mondo che era rappresentato da una famiglia patriarcale e numerosa, dal lavoro nei campi, dal cortile, dal campanile e dall’osteria con gli amici. Sicuramente molti di loro non avevano mai compiuto viaggi tanto lunghi, come quello per raggiungere le zone di guerra. Qui si trovarono a condividere, con altri coetanei provenienti da lontane regioni, le durissime condizioni della trincea, oltre alle  difficoltà di comunicazione per via del dialetto, spesso unico linguaggio conosciuto.

“Avevamo diciotto anni e cominciavamo ad amare il mondo, l’esistenza: ci hanno costretti a spararle contro” – Eric Maria Remarque

I caduti bollatesi

La Bollate di allora

Anni Dieci – via Roma

 I coniugi Francesco Annoni eGiuseppina Bernasconi residenti nella Cort dei Moron di via Magenta – 1905

   Le sorelle Ernesta e Angela Minora con le nipoti Carla e Annamaria Volpi       

Via Magenta

Piazza del Municipio

La privativa Vaghi di via Roma

I dati delle liste di leva degli anni dal 1891 al 1894 permettono di rilevare gli effetti che il conflitto, unitamente all’alto tasso di mortalità da 0 a 2 anni, produsse su questa generazione di giovani bollatesi.

BOLLATESI AL FRONTE

Foto e documenti tratti dalla mostra

La prima guerra mondiale nella memoria dei Bollatesi

curata da Giordano Minora, con la collaborazione di Cesare Motta, realizzata per il Comune di Bollate nel 2015

Carlo Galimberti

A sinistra, Carlo Galimberti con la divisa di atleta del Gruppo Sportivo dei Pompieri di Milano – A destra, Carlo Galimberti con un commilitone

Il futuro campione olimpionico Carlo Galimberti   partecipò alla Prima Guerra Mondiale, arruolato nel corpo dei Bersaglieri. Si distinse per coraggio e abnegazione, prendendo parte a numerosi combattimenti in prima linea che gli valsero la nomina al grado di Sergente Maggiore e una Croce al Merito. Il periodo bellico gli permise di mettere alla prova la sua grande forza fisica e lo spirito di resistenza. Nel 1920 entrò a far parte del Vigili del Fuoco di Milano.

Grazie alle sue poderose doti atletiche, intraprese una gloriosa carriera sportiva nella disciplina del sollevamento pesi, conseguendo diversi successi olimpici (vedi la nostra storia “Il campione eroe”)

Cartolina fotografica della squadra di Bersaglieri di Galimberti (primo a destra)  inviata dallo stesso alla madre

I riflessi della guerra sulla famiglia Volpi

Il conflitto coinvolse la famiglia Volpi in tutti i suoi componenti. I 5 fratelli: Pietro, classe 1885, Martino, classe 1891, Luigi, classe 1894, i gemelli Vittorio e Umberto, classe 1899, nati dal matrimonio di  Carlo Volpi , contadino, con  Maria Minora,  pur essendo rimasti orfani del padre (morto nel 1914) vennero tutti  chiamati a prestare  il servizio militare .La richiesta di esenzione avanzata dal primogenito Pietro, quale sostegno di famiglia, non fu infatti  accolta dal Ministro della Guerra e dovettero perciò partire per il fronte. Fortunatamente tutti e 5 sopravvissero ai combattimenti.

Pietro Volpi classe 1885

Luigi Volpi classe 1894

Umberto Volpi classe 1899

Martino Volpi classe 1891

Attestato della concessione della Croce di Guerra a Pietro Volpi 

Lo stato di famiglia dei fratelli Volpi

Dalla parte degli americani

 Singolare la vicenda bellica di Enrico Castelnovo.

Nato nel 1890 a Caronno, iscritto nel Distretto militare di Varese, compie regolarmente il servizio militare in Italia.

Nel 1915 emigra per lavoro negli Stati Uniti dove, nel maggio 1915, riceve dal Regio Esercito Italiano la chiamata alle armi per la mobilitazione generale conseguente all’entrata in guerra dell’Italia. Impossibilitato a rientrare in patria, viene arruolato, il 4  settembre 1917, nell’esercito americano nel 319° Reggimento di Artiglieria.

Il 10 maggio 1918 si imbarca con il suo reparto verso le zone di guerra in territorio francese, dove giunge il 26 maggio 1918.  A seguito di una malattia è ricoverato all’ospedale militare di Lione il 16 settembre 1918. Dimesso il 26 ottobre , ritorna sul fronte di guerra. Ferito in combattimento, il 5 novembre è di nuovo ricoverato nel nosocomio.

La sua degenza ospedaliera  dura sino al termine del conflitto e il 28 gennaio 1919  fa rientro al suo reparto, rimasto di stanza in Francia. Imbarcato il 10 maggio 1920 per far rientro negli Stati Uniti, vi giunge dopo  14 giorni di viaggio.

Il 22 giugno è congedato dall’esercito americano e decide di rimpatriare in Italia.

Il viaggio di ritorno in nave dura 9 giorni e si conclude in Francia il 21 settembre 1920; da li  poi raggiungerà l’Italia e il 26 settembre concluderà  la sua odissea in via Mazzini, 8 a Bollate.

Certificato del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti rilasciato aEnrico Castelnovo nel 1920

Comunicazione dell’Amministrazione dei veterani di guerra degli  Stati Uniti relativa alla domanda di pensione inoltrata dal Castelnovo

UN RICORDO FATTO DI OPERE

PARCO DELLE RIMEMBRANZE E MONUMENTO CON CIPPO PROVENIENTE DAL MONTE GRAPPA

Il 20 settembre 1923 venne votato dal consiglio comunale un ordine del giorno che prevedeva la costruzione di un monumento ai caduti e di un circostante parco cosiddetto “delle Rimembranze” su un terreno confinante con il lato est del cimitero, donato dall’ingegner Paolo Vanotti.

Venne lanciata tra la popolazione una pubblica sottoscrizione che raccolse la somma di Lire 24.587,65 per sostenere le spese necessarie. Il grande masso che doveva costituire l’opera, proveniente dalla località Borso del Grappa, giunse allo scalo Farini di Milano a fine ottobre.

Nel pomeriggio dell’8 dicembre 1923 si tenne la cerimonia di inaugurazione dell’opera, che nel corso del secondo dopoguerra venne spostata davanti all’ingresso principale del cimitero, dove si trova tuttora.

Negli stessi anni venne eretto un cippo marmoreo a Castellazzo e posta una lapide a Cassina Nuova per ricordare i caduti di queste frazioni.

Il Parco delle Rimembranze con il cippo del monte Grappa, inaugurato nel 1923

La lapide con i nomi dei Caduti di Cassina Nuova –  Il cippo marmoreo a ricordo dei caduti di Castellazzo

LAPIDE APPOSTA SULLA PARETE DEL MUNICIPIO

Il consiglio comunale delibera, in data 8 giugno 1919, di “provvedere all’erezione di una lapide marmorea da porsi sul Palazzo Municipale e sulla quale siano ricordati tutti i caduti nell’attuale guerra appartenuti a Bollate”. La spesa preventivata fu di Lire 2.250. La lapide fu inaugurata il 20 maggio 1920 con una solenne cerimonia.

Lapide in piazza del comune

Rendiconto della sottoscrizione pubblica per sostenere le spese del Parco delle Rimembranze

In data 19 novembre 1925, don Luigi Uboldi indirizza al Sindaco una lettera in cui manifesta la sua intenzione di “fare completa donazione della mia villa ed annesso giardino e locale rustico situata in Via 24 Maggio (attuale via don Uboldi) al Comune di Bollate perché la destini ad ospedale e servizi inerenti”. Il 30 dicembre 1925 viene perfezionata la donazione e, con una manifestazione pubblica, il 21 aprile 1926  si svolse la cerimonia di firma della pergamena e posa della prima pietra. Sulla facciata dell’Ospedale verrà apposta la dicitura

“ERETTO IN MEMORIA DEI CADUTI BOLLATESI”

L’ospedale di Bollate eretto in memoria dei Caduti Bollatesi e inaugurato nel 1926

NELLE SCUOLE

Nei decenni successivi alla fine del conflitto, il Comune donava alle scolaresche un quaderno sulla cui copertina interna era stampato l’Elenco dei Gloriosi Caduti del Comune di Bollate . Un modo per  tramandare il loro sacrificio alle giovani generazioni.

Copertina del quaderno donato del Comune di Bollate agli alunni delle scuole elementari   

“LA GUERRA E’ UNA BRUTTA BESTIA CHE GIRA IL MONDO E NON FINISCE MAI”

Perché un assessorato alla pace e alla memoria.

La Pace è lo scopo che ogni essere umano dovrebbe avere. In un mondo di Pace tutti vivrebbero liberi di costruire un futuro sempre migliore per se stessi e per gli altri… Ma la Pace va costruita. Ed è molto più faticoso unire gli esseri umani per la Pace che per scopi meno nobili. Il mio obiettivo da Assessore alla Pace è contribuire a fornire strumenti per educare ad una convivenza partecipata e responsabile che passa attraverso l’inevitabile rispetto dei diritti umani, della dignità e della solidarietà sociale.Organizzare percorsi sulla legalità, proporre attività culturali e incontri interreligiosi , capitalizzare gli enormi sforzi delle esperienze locali e valorizzarne la memoria, creare situazioni per l’incontro e l’avvicinamento alla cultura è stato una parte importante  del mio impegno. Comunità che vivono in Pace contribuiscono a realizzare un mondo migliore. La Pace  è davvero un bene prezioso, ma fragile e il nostro compito, soprattutto di amministratori e politici, è proprio quello di trovare gli strumenti per rafforzarne le radici in attesa di una splendida fioritura. Sempre con un occhio attento alla crescita sociale e culturale  dell’individuo . Non è un discorso teorico, è pratico e realista: dalle guerre, dai conflitti, dall’egoismo nasce solo sofferenza. Ne sono convinta. Cito, per concludere, il preambolo dell’atto costitutivo dell’UNESCO: “Poiché le guerre hanno origine nello spirito degli uomini è nello spirito degli uomini che si debbono innalzare le difese della Pace”.

Lucia Albrizio Assessore Politiche Sociali, Politiche Culturali, Pace, Pari Opportunità, Cultura della Memoria

UNA REVISIONE CHE RENDE GIUSTIZIA

Con il nostro racconto abbiamo voluto dare un riconoscimento postumo ai tanti giovani bollatesi che persero la vita nella grande guerra. Nel nome del loro sacrificio riteniamo che sarebbe buona cosa modificare la denominazione della piazza intitolata alla controversa e discussa figura del generale Luigi Cadorna, il principale responsabile della carneficina di Caporetto. Considerato che, sul piazzale in questione, è ubicata altresì la sede di un edificio deputato all’aiuto di chi è in condizioni di inabilità e che, nelle vicinanze, ci sono due vie che si richiamano a sentimenti di Concordia e Fratellanza, siamo del parere che una nuova denominazione, oltre a rendere giustizia alle tante vittime innocenti, potrebbe richiamarsi a quello spirito di coesione sociale di cui oggi si avverte un forte bisogno. Il dibattito è aperto.  

Attuale p.zza Luigi Cadorna a Bollate

Paolo Nizzola, una vita a maneggiare notizie tra giornali , radio e tv,  tanto da farne un libro autobiografico “ Ho fatto solo il giornalista”.

Milanista da sempre, (ritiene che la sua più bella intervista l’abbia realizzata con Gianni Rivera), appassionato di ciclismo, (è coautore del libro “una storia su due ruote”), amante della musica jazz (è presidente dell’Associazione Bollate Jazz Meeting) .Gaudente a tavola, soprattutto  in buona compagnia.
Insomma, gran curioso di storie, di umani e di situazioni.

Paolo Nizzola

Ha sempre coltivato diverse passioni. La musica nei suoi aspetti più vari ,la fotografia, la storia locale e lo  sport   sono sempre stati al centro dei suoi interessi. .Una costante curiosità per tutto ciò che lo circonda lo ha portato a conoscere molti jazzisti italiani e americani o a scoprire aspetti dimenticati di quanto avvenuto in passato nella sua città. Ha collaborato alla realizzazione delle pubblicazioni  Bollate 100 anni di immagini (1978) , Una storia su due ruote (1989) Il Santuario della Fametta (2010) La Fabbrica dimenticata (2010) Il soggiorno a Bollate di Ada Negri (2014) . Ha curato anche diverse mostre fotografiche fra le quali La prima guerra mondiale nella memoria dei Bollatese (2015) La Fabbrica dimenticata (2010) I 40 anni di Radio ABC (1977). E’ tra i fondatori dell’Associazione Bollate Jazz Meeting (1994) di cui è segretario.

Giordano Minora