LA FABBRICA DIMENTICATA

Il nostro 8 marzo

Trasporti – sottopassaggi coperti – Capannini d’innesto – Foto © Luca Comerio

Venerdì 7 giugno 1918, alle ore 13.50, una potente esplosione scosse il territorio di Bollate e delle Groane:  uno scoppio devastante aveva distrutto lo stabilimento a Castellazzo  della società svizzera  Sutter & Thévenot, provocando decine di vittime  fra le operaie addette alla produzione, tutte di giovane età tra i 14 e i 30 anni.  Le cifre ufficiali parlarono di 35 morti e un centinaio di feriti, ma i decessi furono almeno il doppio, debitamente celati, come pure la tragedia, dalla censura dell’epoca: pochi giorni dopo i lavori alla polveriera  ripresero a pieno ritmo quasi che nulla fosse accaduto.

Una terribile pagina di storia  finita nel dimenticatoio e destinata alla scomparsa, riscoperta grazie ad un cimelio rinvenuto per caso, al rimettere insieme alcuni vaghi ricordi per una pubblicazione e, soprattutto, alla passione civile di un gruppo di cultori di storia locale. Le ricerche d’archivio, il prezioso ritrovamento di un album fotografico dell’epoca, la scoperta di Hemingway.  La fabbrica dimenticata è stata riportata alla luce con celebrazioni, mostre, un catalogo rievocativo, racconti e spettacoli teatrali. Perché, citando il poeta, “il ricordo è un modo di incontrarsi”.

“il ricordo è un modo di incontrarsi”

Refettorio degli operai – Foto © Luca Comerio

Veduta generale dello stabilimento – Foto © Luca Comerio

Posa dei manici delle bombe – Foto © Luca Comerio

Ernest Hemingway

Al posto di guida di un ambulanza Driving a Red Cross ambulance

Luca Comerio – Fotografo

IL MIO CASTELLAZZO

Il Castellazzo è da sempre nel mio cuore, vuoi per i miei ricordi da bambino, quante gite a piedi al laghetto, vuoi per quelli da amministratore comunale, sia per le questioni relative al trasferimento della scuola, sia per le più spinose vicende urbanistiche legate ai passaggi di proprietà e ai loro progetti più o meno faraonici. Dopo anni di distacco, il gradito ritorno dovuto al matrimonio di mia figlia Valentina. Nell’occasione ho avuto modo di conoscere padre Egidio Zoia e instaurare da subito un proficuo rapporto, per la verità molto più materiale che spirituale. Rapporto culminato con la sistemazione della chiesa della Fametta, coinvolto nell’avventura anche dall’amico architetto Giuseppe Cimbro, che stava seguendo i lavori di restauro. Riuscimmo a mettere in piedi un gruppo di lavoro tra professionisti, artigiani e volontari e a trovare pure i finanziamenti per ultimare l’opera. Talmente partecipi al progetto che addirittura, nel 2010, è stata edita una pubblicazione che narra le origini dell’edificio, accompagnate dal racconto delle varie fasi di restauro.

La frequentazione con Padre Egidio divenne cosi sistematica.

Un giorno mi portò sull’organo della chiesetta di san Guglielmo, mostrandomi le canne di piombo da riparare: presagio di un altro fundraising, pensai.

A fianco, quasi nascosto, notai un pannello di ragguardevoli dimensioni. Cosa è padre, chiesi stupito.

“E’ il pannello del funerale dei morti della polveriera”, rispose con nonchalance, quasi l’avesse già mostrato ad altre persone. Il cimelio, conservato li da decenni, era stato esposto in occasione dei funerali della tragica esplosione dello stabilimento che causò la morte dei oltre 75 tra donne e bambini.

Era il nostro 8 marzo

avvenne il 7 giugno di 102 anni fa. Una tragedia occultata dalla censura sulla stampa in quel fine guerra, poco dopo Caporetto, e che era stata seppellita dalla memoria comune. Sulla scorta di questo ritrovamento, i mastini della storia locale, Giordano Minora, Giordano Bordegoni, Gianmario Pasi, avviarono le ricerche che portarono dritte a Spoleto dove era conservato, presso l’archivio di stato, l’album fotografico dello stabilimento Sutter & Thévenot di Castellazzo con le immagini scattate da un grande fotografo dell’epoca, quel Luca Comerio cui Milano ha dedicato una via.

Con il ritrovamento delle fotografie si è spalancato il racconto della storia. Quel c’era una volta la fabbrica dimenticata, che ora è diventata memoria condivisa.

Antonio Pastore

Padre Egidio Zoia accanto al pannello esposto alle esequie delle vittime del 1918 e ritrovato nella sua Parrocchia. – Foto © Giordano Minora

Sotto il segno della Fametta

Tutto è cominciato quando Antonio Pastore ha coinvolto un gruppo di amici per un progetto benefico: realizzare un libro sul santuario della Fametta di Castellazzo per raccogliere fondi per il restauro dello stesso , che il dinamico padre Egidio  Zoia intendeva avviare.

Santuario Madonna della Fametta restaurato – Foto © Giordano Bordegoni

Graziano Mancinelli. 1°Derby italiano di  Concorso Ippico,  Castellazzo 21-25 giugno 1967

I Beatles cantano ALL YOU NEED IS LOVE nel collegamento dagli studi di Abbey Road.

Alla prima riunione, nell’inverno del 2010, al  team reclutato da Antonio, offrii il mio contributo assumendomi l’impegno  di occuparmi  di 3 avvenimenti  che  si erano svolti nel “raggio di un chilometro”  dal  santuario e che rientravano nella sfera delle mie passioni per la storia , la musica , il cinema e la tv. Si trattava della genesi del film “Il sole sorge ancora”, girato nelle corti di Castellazzo nel 1945; del collegamento dal maneggio dell’olimpionico Mancinelli per la prima trasmissione in Mondovisione del giugno 1967 , cui segui ,dagli studi di Abbey Road di  Londra, un’ esibizione dei miei amati Beatles in “All you need is love”; infine iniziai lo studio sul terzo accadimento in zona, prendendo spunto da un articolo di Piero Uboldi ,apparso qualche anno prima, che accennava ad una presenza di Hemingway a Castellazzo per un’ esplosione di una polveriera. Cominciai la ricerca partendo dal cippo posto all’ingresso del cimitero cittadino che ricorda le vittime del tragico evento. Presa nota dell’esatta denominazione della società e della data precisa dell’evento, presso l’emeroteca della biblioteca Sormani di Milano trovai gli articoli  della cronaca dell’epoca su il “ Corriere della sera” e su  “L’Avanti” . La consultazione dei documenti proseguì poi presso l’Archivio Comunale  di Bollate.

Sequenza di fotogrammi del film “Il Sole Sorge Ancora” regia Aldo Vergano – 1946

Fondamentale però è risultata la navigazione in rete a proposito della società svizzera Sutter & Thevenot. Tra le varie correlazioni trovai un aggancio in un fondo Basler, depositato presso l’Archivio di Stato di Spoleto e costituito dalle carte professionali dell’ingegner Paolo Basler che era stato il direttore dello stabilimento di Castellazzo.

Nell’inventario redatto da uno scrupoloso archivista, fui incuriosito dall’ indicazione “Album fotografico Stabilimento di Castellazzo costituito da 64 immagini”. Impiegando diverse settimane tra mail al direttore e deferenti telefonate alla sua segretaria, riuscii a convincerla ad inviarmi qualche immagine dell’album. Non essendo presente nella struttura una strumentazione per la riproduzione, la segreteria si arrese alla mia insistenza convincendo il marito, titolare di un negozio di fotografia, a recarsi nell’Archivio per scattare 3 o 4 immagini della copertina e di qualche stampa fotografica per farmi capire di cosa si trattasse.

La copertina dell’album con le foto di Luca Comerio

Appena ricevetti la mail con la copertina dell’album ebbi un sobbalzo nel constatare che l’autore degli scatti era Luca Comerio, autentico pioniere dell’arte fotografica in Italia. Subito chiamai la gentile “complice”, oltre che per ringraziarla, per fissare al più presto l’appuntamento presso l’Archivio di Stato. Ottenuta la dovuta autorizzazione alla ripresa fotografica del materiale, tre giorni dopo, in accoppiata con Giordano Bordegoni, eravamo già all’opera presso la sala consultazione dello stesso, accompagnati nella spedizione anche da Gianmario Pasi e dalle loro consorti.

L’IDEA DELLA MOSTRA E IL LIBRO SUL SANTUARIO DELLA FAMETTA

Le fotografie acquisite in formato originale 18 x 24, erano state ottenute dalla stampa a contatto diretto con le lastre originali. Tutte presentavano una straordinaria profondità di campo, unita anche a una nitidezza dei minimi dettagli. Operazione tecnica riuscita grazie ai tempi lunghi di esposizione e alla chiusura massima del diaframma dell’obiettivo della macchina fotografica, montata su cavalletto. L’alta qualità delle immagini, accompagnate dall’indicazione precisa dei vari reparti sotto ciascuna di esse, fece nascere l’idea di allestire una mostra con una significativa particolarità: le foto stampate in grande formato – 70×100 – consentivano una sorta di “visita virtuale” all’ambiente della fabbrica. Ad arricchire e completare l’esposizione sarebbe stato presentato pure il risultato delle ricerche su Hemingway: il suo racconto “Una storia naturale dei morti “, ispirata dalla terribile esperienza vissuta dall’allora diciannovenne scrittore americano, accorso immediatamente sul luogo della tragedia come soccorritore della Croce Rossa.

Nel giugno del 2010, nella sala del Pompeo di villa Arconati, la presentazione del libro sulla storia e il restauro del  santuario della Fametta, che per la prima volta vedeva pubblicate alcune immagini di Comerio, a compendio  della  ricostruzione della esplosione della polveriera, riportando  così alla luce il sacrificio di tante giovani vittime innocenti e rimuovendo dall’oblio questo tragico evento  della storia di Bollate.

La mostra esposta nelle Scuderie di Villa Arconati restaurate per l’occasione – Giugno 2015 – Foto © Giordano Minora

GLI ITINERARI DELLA MOSTRA 

Nel giugno del 2012, negli ampi spazi della Fabbrica Borroni, in collaborazione con l’Ufficio Cultura del Comune di Bollate, l’inaugurazione della mostra fotografica La Fabbrica dimenticata, che suscitò molto interesse da parte della stampa e della Rai.

Estratto della presentazione della mostra la Fabbrica Dimenticata

La delegazione bollatese, guidata dal Sindaco Francesco Vassallo, presente all’inagurazione alla Società Umanitaria di Milano – 8 luglio 2016 – Foto © Giordano Minora

La mostra presentata negli ampi spazi della Fabbrica Borroni – Giugno 2012 Foto © Giordano Minora

La grande immagine esposta nella mostra “Milano nella Prima Guerra Mondiale” – Palazzo Morando Milano – marzo 2018 – Foto © Giordano Minora

La mostra esposta nel chiostro dei Glicini della Società Umanitaria di Milano – luglio 2016 Foto © Giordano Minora

Il critico Roberto Mutti e Paolo Nizzola presentano la mostra alla Società Umanitaria di Milano – 8 luglio 2016 – Foto © Giordano Minora

Successivamente, proprio per il suo valore storico documentaristico, la mostra venne richiesta da Garbagnate, Solaro e Senago, comuni che rientrano nel territorio del parco delle Groane, che fu teatro di vari insediamenti per la produzione bellica.

Altri sedi di prestigio sono state le scuderie di villa Arconati in occasione del completamento del loro restauro (2015) , la biblioteca di Bollate , durante le celebrazioni del centenario della tragedia (2018), e il Chiosco dei Glicini dell’Umanitaria di Milano (2016), sede nella quale , con il  compianto Giordano Bordegoni ,ci eravamo prefissati di  arrivare fin dall’inizio di questa avventura. La gratificazione per il lavoro compiuto è arrivata proprio in questa circostanza: all’inaugurazione intervenne anche Roberto Mutti, unanimemente considerato la massima autorità nel campo della critica fotografica in Italia, che espresse i suoi complimenti per l’opera di recupero del prezioso materiale.

Un altro importante riconoscimento è venuto dalla curatrice della mostra celebrativa “Milano nella prima guerra mondiale”, proposta a Palazzo Morando nella primavera del 2018, con la quale collaborai per la scelta di alcune foto di Comerio e della polveriera da esporre..

In occasione di EXPO 2015, il comune di Bollate si è fatto promotore della stampa del catalogo della mostra.

Tutto il materiale della mostra “La Fabbrica Dimenticata” è ora nella disponibilità del Comune di Bollate.

Giordano Minora

Copertina del catalogo della mostra “La Fabbrica Dimenticata” – Grafica © Bordegoni – https://www.immaginiememoria.it/storie/quellesplosione-centanni-fa/

Intervista Padre Egidio – 2020

BOLLATE – SPOLETO E RITORNO.

Ho fatto parte della “spedizione” alla città di Spoleto organizzata dagli amici Giordano Minora e Bordegoni, unitamente alle nostre consorti, Paola e Anna. Lo scopo era quello  di visitare l’Archivio di Stato, dove è custodita la documentazione originale del servizio fotografico di Luca Comerio sulla fabbrica Sutter-Thévenot in territorio di Castellazzo. L’input era: mordi e fuggi, cioè fotografa e ritorna a casa.

Ho partecipato come “persona informata sui fatti” nel senso che conoscevo già la vicenda della Fabbrica, dell’esplosione del giugno 1918 e del coinvolgimento di Ernest Hemingway come testimone oculare della tragedia. Ne ero venuto a conoscenza nel corso degli incontri serali (e a volte notturni) per organizzare il restauro  del santuario della Madonna della Fametta.

La parte tecnica della spedizione fu egregiamente espletata dai due Giordani, entrambi grandi appassionati di fotografia e brillanti fotografi, che potevano avvalersi anche della sofisticata e potente attrezzatura portata al seguito.

A me e alle signore rimase l’aspetto culturale e logistico, nel senso che dovevamo unire all’utile il dilettevole, trovando per la sera  il ristorantino giusto per il meritato riposo e sostentamento “dei 2 guerrieri”.

Confesso che ce la cavammo egregiamente: visite culturali al Duomo, alla rocca in cima alla collina, al borgo storico e a diverse chiese e musei. E poi la cena  in locali caratteristici per location, arredamento o piatti tipici del posto, sempre graditi da tutto il gruppo.

La visita durò due giorni interi: tornammo a Bollate con tutta la documentazione Comerio nella memoria delle macchine fotografiche dei Giordani.

Le foto furono scaricate, stampate, ingrandite su pannelli rigidi ed esposte nella mostra “ La fabbrica dimenticata “, allestita la prima volta negli spazi della Fabbrica Borroni. Il successo fu grande, vista l’alta qualità del materiale fotografico recuperato, come pure l’emozione suscitata dalla vista delle condizioni lavorative di allora e dalla giovane età delle maestranze, quasi nella totalità donne.

 Da questa emozione nacque lo spettacolo teatrale “ Lungo strade ombreggiate da pioppi”, cantata lieve per le vittime della tragedia, messo in scena da “Nudo e crudo teatro” ed ispirato all’esplosione della polveriera ed al racconto di Hemingway “ Storia naturale dei morti”, scritto in veste di testimone diretto della tragedia come barelliere della Croce Rossa Internazionale. La mostra e lo spettacolo hanno poi avuto molte altre sedi di programmazione, sempre con rinnovato apprezzamento.

La spedizione è stata dunque utile: ha riportato nella storia locale un avvenimento ed una testimonianza ormai dimenticate, che ancora oggi emozionano e toccano il cuore di chiunque ne venga a conoscenza.

Gian Mario Pasi

Approfondimenti e link utili

Racconto "Cinquantadue rose di polvere"

Qui sotto potete scaricare il racconto di Davide Settembre dedicato alla vicenda di Castellazzo, vincitore del premio Alda Merini.

Scarica qui il racconto Cinquantadue rose di polvere Premio Alda Merini

Appuntamenti teatrali

Sulla pagina facebook di Nudo e Crudo teatro tutti gli aggiornamenti relativi al nuovo spettacolo dedicato alle testimonianze raccolte dopo la tragica esplosione de  la Polveriera.

Iscriviti qui al facebook.com/nudoecrudo.teatro/

Dove acquistare i volumi

I volumi della Fabbrica Dimenticata si possono trovare nel sito dell’editore Anthelios cliccando il link qui sotto:

Clicca qui per acquistare il volumi

Ingegnere per caso, giornalista mancato, scrittore che non ha ancora deciso cosa scrivere. Una vita di scorribande, a far sempre cose nuove, una diversa dall’altra. Insegnante, assaltatore/postino, ricercatore CNR, ingegnere in società multinazionali, imprenditore, politico di terza classe, socialista da sempre e per sempre. Amore per il teatro, negli ultimi anni enfatizzato dalla fortunata frequentazione con Luca Ronconi ai tempi del Piccolo Teatro di Milano. Appassionato di musica classica sostiene che: ‘dopo Mozart è stato inutile scrivere musica’. Calcisticamente agnostico, ferrarista da sempre. Vanesio, si ritiene un eccellente chef. Amante di vini rossi e bollicine per accompagnare cibi. Sempre alla ricerca di persone nuove con le quali parlare, confrontarsi, discutere, litigare, bere e gustare cose golose.

Antonio Carlo Giuseppe Pastore

Ha sempre coltivato diverse passioni. La musica nei suoi aspetti più vari ,la fotografia, la storia locale e lo  sport   sono sempre stati al centro dei suoi interessi. .Una costante curiosità per tutto ciò che lo circonda lo ha portato a conoscere molti jazzisti italiani e americani o a scoprire aspetti dimenticati di quanto avvenuto in passato nella sua città. Ha collaborato alla realizzazione delle pubblicazioni  Bollate 100 anni di immagini (1978) , Una storia su due ruote (1989) Il Santuario della Fametta (2010) La Fabbrica dimenticata (2010) Il soggiorno a Bollate di Ada Negri (2014) . Ha curato anche diverse mostre fotografiche fra le quali La prima guerra mondiale nella memoria dei Bollatese (2015) La Fabbrica dimenticata (2010) I 40 anni di Radio ABC (1977). E’ tra i fondatori dell’Associazione Bollate Jazz Meeting (1994) di cui è segretario.

Giordano Minora