INNOCENTE GHIONI

Il paesaggista bollatese

Veduta dai campi della chiesa San Martino di Bollate – (anni 40)

Una memoria restituita e da rivalutare quella di Innocente Ghioni, artista nel vero senso della parola, poco incline alla ribalta, più propenso all’intimità, allo spirito d’osservazione, all’ispirazione; non per niente sarà definito “l’ultimo dei grandi paesaggisti lombardi”. Innocente nasce a Bollate nel 1897 e fin da ragazzo si forma nella sua espressione umana e descrittiva in quella autentica scuola di educazione alla vita rappresentata dall’oratorio di don Vincenzo Donadeo. Partecipa con un ruolo attivo nel kolossal teatrale “la Passione di Nostro Signore Gesù Cristo”, messo in scena in più sere e con grande successo nel 1925 (vedi la nostra storia www.Jesus Christ Superstar-anticipato di mezzo secolo), sia come interprete nella parte di Asmodeo, sia collaborando alla ideazione e pittura delle scene, dote, quest’ultima, che gli veniva naturale e spontanea, tanto da farla diventare, affiancata alla scrittura, la sua ragione di vita. Affascinato dalla poetica e dalla suggestione dei paesaggi agresti che lo circondavano nella Bollate agricola di quell’epoca, ma anche dalla singolare architettura di alcuni scorci cittadini, che colpivano la sua fantasia e immaginazione, e che sapeva tramandare in immagini e colori rendendo in maniera precisa l’atmosfera del luogo immortalato dal cavalletto: un esempio per tutti, il dipinto del ponte che sovrastava lo scorrere del torrente Pudiga in centro al paese, dove viene ben raffigurato l’ambiente esistente, con dovizia di particolari frutto di una tecnica decisamente accurata. 

In questo dipinto è raffigurato il ponte che attraversava il Pudiga all’altezza dell’attuale piazza San Francesco . Sulla destra, l’ingresso in via Roma. sullo sfondo l’edificio della Cooperativa Edificatrice Bollatese (Anni Trenta)

Altra rara visuale del ponte sul Pudiga. Sulla sinistra, l’ingresso in via Roma. Sulla destra, il campanile della chiesa.

La Bollate degli anni Quaranta e Cinquanta trova nei lavori di Ghioni una testimonianza molto aderente alla realtà del periodo, pur con sfumature e tonalità che danno un tocco estetico alla situazione rappresentata. Una capacità espressiva che ha trovato l’opportuno riconoscimento con il successo, nella sezione artisti locali, dell’opera “interno corte Schieppati” nell’edizione del 1958 del Premio Bollate Pittura. Personaggio schivo e poco propenso a far parlare di sé, preferiva dare voce alle sue emozioni con pennello e tavolozza. 

Il vicolo Cavour con l’arco e il portone di ingresso alla Cort di Murun (Fine Anni Quaranta)

La via d’accesso a Cascina del Sole da Bollate (fine anni quaranta)

La via di accesso a Cascina del Sole da Bollate – acquaforte (fine anni quaranta)

La Cort di Murun (fine anni Quaranta)

Ritratto di Don Carlo Elli parroco di Bollate (fine anni cinquanta)

Grazie all’intuito dell’amico corniciaio Vincenzo Minora, il suo talento artistico è stato conosciuto e valorizzato: nel negozio bottega di piazza Solferino ha ospitato infatti diverse sue mostre personali, con parecchi quadri dell’autore che hanno trovato poi collocazione sui muri di tante abitazioni bollatesi, apprezzati per il loro valore pittorico e per l’intrinseco significato storico. Il matrimonio con Bice, prima donna correttrice di bozze assunta dal Corriere della Sera, porta Innocente Ghioni a trasferirsi a Milano. 

Vincenzo Minora sulla soglia del suo negozio di piazza Solferino in occasione della mostra di Innocente Ghioni, dal titolo “Vecchia Bollate” – Fine anni cinquanta

Ghioni all’interno del negozio di Vincenzo Minora durante una sua esposizione – fine anni 50 (Archivio Giordano Minora)

Innocente Ghioni (1897-1974) pittore bollatese (Archivio Giordano Minora)

Nella abitazione di via ponte Seveso prosegue nella sua attività tra acquerelli, disegni e qualche scritto. Muore nel 1974. Nel 1986, la galleria il Duomo di Crema ha promosso un’esposizione postuma di suoi lavori. Nel catalogo di presentazione, un significativo contributo critico mette ben in evidenza la caratura e l’eleganza del suo operato. 

Innocente Ghioni e Vincenzo Minora  durante la mostra “Vecchia Bollate” (Fine Anni Cinquanta)

L’interno del negozio di Vincenzo Minora trasformato in galleria d’arte per la mostra “Vecchia Bollate”. (Fine Anni Cinquanta)

UN DOVEROSO RICONOSCIMENTO

Rendiamo giustizia a Innocente Ghioni, nato a Bollate nel 1897 e morto a Milano nel 1974.

Rendiamo giustizia a un pittore che, in vita, non ebbe il successo che meritava. Una spiegazione c’è. Non bisogna cercarla lontano ma proprio nella sua opera, che è cortese, elegante, sommessa. Ghioni da sempre l’impressione di parlare a bassa voce, rifiuta tutti gli allettamenti e si chiude in sé stesso per prolungare all’infinito il suo “colloquio” con la natura, col paesaggio. Obbedisce soltanto alla sua ispirazione. Tutto il resto (pubblico,critica,elogi) non lo commuove. E’ morto da qualche anno e noi ci aggiriamo oggi fra le sue tele, fra i suoi disegni, fra i suoi acquarelli, con un senso di rabbia e di ammirazione: rabbia per non averlo conosciuto prima e ammirazione per quel suo modo semplice di fare pittura. Semplice nelle premesse, poetico nei risultati. Ghioni “sente” la campagna, gli alberi, i fiori e riesce a renderci la loro bellezza senza finzioni. E’ si realista, ma di un realismo che confina con una tavolozza di sogni, dato che per lui il paesaggio è una grande sorgente di emozioni.

Nell’acquerello e nei disegni prevale ogni tanto l’elemento architettonico. Il pittore resta conquistato, incantato, da certe antiche chiese, da certe torri, da certi campanili. Lo spettacolo esaltante si somma all’immaginazione ed alla tecnica. Il risultato è avvincente. Tuttavia, al di là di ogni suggestione, dobbiamo parlare anzitutto di bravura e di serietà.

IGNAZIO MORMINO – Critico d’arte – Introduzione al catalogo della mostra postuma – Crema 1986

“BASTA SAPER VEDERE LE COSE”

Innocente Ghioni è stato definito da Giorgio Falossi “l’ultimo dei grandi paesaggisti lombardi”.Ma per quanto continuatore di una tradizione,e col sostegno di una rara e controllata dignità formale, Innocente Ghioni si colloca a parte per il prepotente distacco della materia. Quest’uomo che non voleva mercato, che rifuggiva dagli onori, che rifiutò di far parte di “famiglie” e “associazioni” accademiche, che non frequentava cenacoli, che spesso saltava i pasti (e non in senso metaforico), una volta davanti al cavalletto era come colto da una forza demiurgica, liberatoria. Provvisto di un’emotività tutta interiore, quasi introverso, scaricava tutta la sua tensione davanti a un muro, a un albero, a un villaggio. Qualche volta Ghioni sceglie gli interni. E anche qui mira non tanto a dilatare gli spazi, al grandioso, ma all’intimo, al separato, con senso di crepuscolare melanconia.

Nemico anche lui dei grandi agglomerati urbani, dell’industrialismo, della robotizzazione, era solito dire che un angolo raccolto era assai più suggestivo di un ricchissimo appartamento in un grattacielo, “basta saper vedere le cose”.

Da qui la scelta preziosa dei suoi toni, tutti sostenuti da una subliminale forza evocatrice: certi grigi, per esempio, i grigi delle piazze di paese, o i melanconici rossi dei tramonti, sempre però all’insegna della sobrietà.

Certo, una pittura siffatta va presa senza forzature per quella che è, pittura fatta di introspezione, d’immedesimazione con gli stimoli esterni che finiscono per riflettere gli stati d’animo dell’operatore.

In questo senso, la pittura di Innocente Ghioni ha già un suo posto di rilievo nella storia del nostro incomparabile paesaggismo.

MARIO CATTAFESTA  – Articolo apparso su la Gazzetta di Mantova – 2 agosto 1975

INNOCENTE L’ANTIFASCISTA

Scendendo una sera dal treno delle Ferrovie Nord, Innocente Ghioni è stato fermato da una squadraccia fascista, trascinato all’interno della corte dei Tizzoni ( attuale via Matteotti), picchiato e costretto a forza a bere una sgradevole bottiglia di olio di ricino, la purga che i fascisti usavano per i loro avversari politici. La sua colpa era quella di non essere iscritto al PNF. Lui era infatti un convito cattolico praticante e dichiaratamente antifascista. La brutale aggressione avvenne all’inizio del Ventennio ma non lo intimidì e non gli fece cambiare idea e derogare dai suoi principi. Innocente era un uomo di cultura, oltre che per la pittura, diventerà la sua professione, era conosciuto come provetto attore teatrale grazie alle abili capacità di recitazione, soprattutto nei monologhi. Si è esibito per anni, con ampio gradimento, in svariate recite sul palcoscenico dell’oratorio.

Dalle memorie di un amico oratoriano

LA SCOPERTA DI INNOCENTE GHIONI

Nella prima metà degli anni Novanta ebbero luogo  nella Cort di Murun  tre edizioni della Festa della Cort, ideate da Mario Doniselli  e organizzate dalla Cooperativa Grufa che nel cortile aveva i suoi laboratori. La festa costituiva anche un’occasione per diversi pittori di esporre i propri quadri , alcuni dei quali avevano come soggetto vecchi luoghi di Bollate. Fu cosi che incontrai Vincenzo Minora, storico corniciaio con bottega in piazza Solferino e profondo esperto di pittura, che da attento osservatore stava passeggiando nella corte. Conversando con lui senti per la prima volta parlare di Innocente Ghioni , pittore bollatese di cui Vincenzo aveva promosso e curato negli anni Cinquanta diverse esposizione nel suo negozio, trasformato per l’occasione in vera e propria galleria d’arte. Avendo questi lavori suscitato interesse e curiosità, nacque la comune idea di organizzare una spartana esposizione “open air” per l’edizione successiva della festa. 

GIORDANO MINORA 

Immagini della mostra “open air”  con opere di Innocente Ghioni allestita da Vincenzo Minora e Giordano Minora in occasione della Festa in Cort di Murun  – edizione 1994 (Foto Giordano Minora)

GALLERY INNOCENTE GHIONI

Si ringraziano per la collaborazione Enrica Minora, Antonella Motta, Mauro Ghioni e Famiglia Nizzola

Una vita a maneggiare notizie tra giornali, radio e tv,  tanto da farne un libro autobiografico, Ho fatto solo il giornalistaMilanista da sempre, (ritiene che la sua più bella intervista l’abbia realizzata con Gianni Rivera), appassionato di ciclismo, (è coautore del libro Una storia su due ruote), amante della musica jazz (è presidente dell’Associazione Bollate Jazz Meeting). Gaudente a tavola, soprattutto in buona compagnia.  Insomma, gran curioso di storie, di umani e di situazioni.
Paolo Nizzola

Ha sempre coltivato diverse passioni. La musica nei suoi aspetti più vari, la fotografia, la storia locale e lo  sport sono sempre stati al centro dei suoi interessi. Una costante curiosità per tutto ciò che lo circonda lo ha portato a conoscere molti jazzisti italiani e americani o a scoprire aspetti dimenticati di quanto avvenuto in passato nella sua città. Ha collaborato alla realizzazione delle pubblicazioni Bollate 100 anni di immagini (1978), Una storia su due ruote (1989), Il Santuario della Fametta (2010), La Fabbrica dimenticata (2010), Il soggiorno a Bollate di Ada Negri (2014). Ha curato anche diverse mostre fotografiche, fra le quali La prima guerra mondiale nella memoria dei Bollatese (2015), La Fabbrica dimenticata (2010), I 40 anni di Radio ABC (1977). È tra i fondatori dell’Associazione Bollate Jazz Meeting (1994) di cui è segretario.
Giordano Minora