IL VENTENNIO A BOLLATE

Gli anni del fascismo

Piazza San Francesco gremita di cittadini che assistono ad un comizio del Partito Fascista

“La libertà è come l’aria: ci si accorge quanto vale quando comincia a mancare” (Piero Calamandrei)

I primi squilli di fascismo a Bollate si avvertono l’11 agosto del 1922: due sconosciuti, provenienti forse da Senago, penetrano nel circolo socialista di Traversagna asportando, senza incontrare resistenza alcuna, il quadro di Lenin. Qualche giorno dopo, il 29 agosto, un gruppo di fascisti varesini diretti a Milano assalta armi in pugno il circolo di Ospiate, rubando quadri e la bandiera rossa che vi campeggiava. Il 1 settembre è la volta del circolo di Bollate. Incoraggiato da questa serie di irruzioni, il nucleo bollatese, capitanato da Raoul Leoni, entra in azione e, complice il clima elettorale per l’imminente voto amministrativo (l’amministrazione socialcomunista guidata da Achille Ambrosi era stata commissariata e il prefetto aveva nominato in qualità di commissario Paolo De Nava), il 5 novembre assalta e distrugge il circolo socialista di Senago. La campagna elettorale è piuttosto surriscaldata, con gli influenti proprietari terrieri ormai schierati con il fascismo. Il primo a fare le spese dell’atmosfera di pesante contrapposizione instauratasi è l’esponente del partito popolare Giuseppe Cappellini, reo di aver bollato come “schifosi” alcuni squadristi, il 12 dicembre, nei pressi della stazione, viene aggredito e sotto la minaccia di bastonate è costretto a sospendere il comizio programmato. La sera stessa, un gruppo di partigiani comunisti spara dei colpi di pistola contro il manipolo fascista, senza colpirne alcuno ma provocando l’intervento della forza pubblica che ne arresta nove e da vita a tutta una serie di perquisizioni. In seguito a questo episodio, il questore di Milano dispone la chiusura dei circoli cooperativi locali, definiti nel provvedimento “abituali ritrovi di settari e covo di diffusione ed infatuazione di insane teorie”. Il 17 dicembre, giorno delle elezioni, i seggi sono blindati, con minaccia di ritorsioni nei confronti di esponenti della sinistra che avevano invitato ad apporre sulla scheda, come forma di protesta, un numero superiore alle tre regolamentari preferenze previste. Successe per più di 150 schede. La destra ottiene la maggioranza e Giovanni Radice Fossati viene eletto sindaco, ottenendo la quasi unanimità dei consiglieri, anche due dei tre della minoranza voteranno per lui, il terzo si asterrà. Nel discorso di insediamento, oltre a ringraziare le camicie nere per l’aiuto dato, dichiara di tenere fede alla “pratica dei nuovi metodi di governo” stabiliti dal regime. La giunta viene insediata il 7 gennaio del 1923 e immediatamente parte l’operazione che porta alla chiusura delle sedi dei partiti e dei circoli cooperativi ritenuti ”luoghi di pericolo per l’ordine pubblico” ( provvedimento che diventerà definitivo con le elezioni politiche del 1924).

Accadeva a Bollate

Selezione di articoli del Corriere della Sera

Cominciano anche i primi attacchi violenti in un mix di odio politico e risentimento personale, a fine gennaio viene assaltato ad Ospiate, da un drappello di fascisti e pregiudicati e su espressa richiesta del proprietario dello stabile , un laboratorio artigianale per la conciatura delle pelli; analogo episodio avviene a giugno nei confronti di un esercizio pubblico a Cassina Nuova, i cui avventori vengono malmenati e perquisiti come atto di ritorsione per delle scritte contrarie al regime apparse sui muri della scuola la notte precedente. Spaccature e contrapposizioni politiche si manifestano ormai pure all’interno di sodalizi associativi: lo dimostra la protesta emersa durante il pranzo di commiato offerto al Commissario De Nava. Di fronte alla richiesta di suonare inni fascisti, alcuni orchestrali della banda santa Cecilia oppongono un netto rifiuto, provocando una spaccatura nel corpo- come sottolineato da Rosa Sanvito Cimbro nella sua “serena ricordanza” del maggio 1987- “i dinieghi a partecipare a manifestazioni prettamente propagandistiche del regime venivano respinti con pesanti imposizioni di forza, creando conflitti personali all’interno del corpo stesso, superati solo dalla comune passione per la musica”. Addirittura, nel 1924, in occasione della proclamazione dei risultati delle elezioni politiche di primavera, viene boicottata l’esecuzione dell’inno “Giovinezza”, provocando questa volta una reazione piuttosto dura da parte dei fascisti che ne saccheggiano la sede, rubano gli strumenti, riducendo la banda al silenzio per un lungo periodo. Il 16 maggio la giunta conferisce la cittadinanza onoraria di Bollate a Benito Mussolini, proseguendo lungo la strada di allineare la vita locale con le parole d’ordine del regime. Nel 1926 viene inaugurata la sezione cittadina dell’opera nazionale Balilla “per creare nuove forze sane per la Nazione”, recita la motivazione. Allo stesso tempo, usando la politica della differenziazione in una sorta di governo con bastone e carota, nel 1925 vengono aperte le sedi scolastiche di Cassina Nuova, Cascina del Sole e Ospiate, interventi già previsti da atti amministrativi precedenti.

L’addestramento alla marcia era fra le attività che venivano svolte nella Colonia Elioterapica che aveva sede presso il Campo Sportivo di via Piave (Archivio Giordano Minora)

Una formazione della U.S. Bollatese del 1936 in posa sul Campo Sportivo di via Piave inaugurato nel 1932. (Archivio Giordano Minora)

Il vincitore di una gara ciclistica portato in trionfo dai suoi ammiratori. Sullo sfondo l’insegna del locale La Stella di via Magenta  dove era posto lo striscione d’arrivo. (Archivio Giordano Minora)

Gli oratori sul palco eretto nell’attuale via Matteotti  in occasione di una manifestazione organizzata dalla sezione bollatese del PNF.

Bambini in tenuta da balilla fanno il saluto romano al passaggio dei dirigenti del Pnf di Bollate nella via ora denominata Matteotti

Corteo transita in piazza San Francesco

Sfilata pubblica (attuale via Matteotti)

Con l’inizio del 1927, a seguito della normativa di scioglimento degli organismi rappresentativi e la conseguente soppressione delle libertà di riunione, associazione e stampa, l’autorità comunale passa nelle mani del podestà che concentra su di sé le funzioni di sindaco, giunta e consiglio comunale. Giovanni Radice Fossati viene automaticamente investito,“ per meriti fascisti”,nella nuova carica. Inizia una dura stagione di repressione del dissenso: per bloccare l’attività clandestina di cospirazione anti regime, vengono emanati strumenti legislativi quali il tribunale speciale per la difesa dello Stato e il confino di polizia. Il primo bollatese a farne le spese è l’operaio socialista Angelo Rainoldi, occupato presso la Carlo Erba di Milano, nel giugno del 1927 è arrestato, assieme a due compagni di lavoro, dietro la delazione di un collega di reparto che aveva notato del materiale di propaganda nei loro armadietti. Rainoldi sarà condannato a due anni di prigionia. Il 26 ottobre finiscono in manette dieci giovani operai, tra i 16 e i 24 anni, tutti aderenti alla Federazione Giovanile Comunista locale. Si tratta di Emilio ed Oreste Alzati, Vittorio Ghezzi, Ambrogio e Adolfo Radaelli,  Dante e Cesare Figini, Luigi Nava , Alfredo Rossetti e del novatese Marco Brasca. Nella sentenza al processo del 12 settembre 1928 ,il giudice infligge 4 anni di detenzione per Brasca, 3 anni e 2 mesi per Ambrogio Radaelli, 2 anni ai fratelli Alzati e 1 anno per Ghezzi, gli altri cinque imputati saranno invece assolti. Alcuni di questi verranno nuovamente arrestati in una retata, effettuata tra la fine del 1931 e la primavera del 1932, e saranno poi liberati in ottobre a seguito dell’amnistia generale concessa dal regime per il decennale della presa del potere. Tuttavia, per Dante Figini ed Emilio Alzati arriveranno altre condanne, soprattutto quest’ultimo, sanzionato prima a 13 anni e successivamente a 20 anni per ricostituzione del partito comunista. Stessa motivazione per la ulteriore condanna, rispettivamente a 12 e 7 anni di carcere, per Vittorio Ghezzi e Cesare Figini, mentre Luigi Grassi sconterà un anno di invio al confino. Sul fronte cattolico, si amplificano le divergenze tra il parroco don Carlo Elli, chiamato all’incarico pastorale nel 1920 e con un passato nelle “leghe sindacali” bianche, e il sindaco Radice Fossati, spalleggiato dagli squadristi. A testimoniarle questo caso emblematico: per celebrare il Natale di Roma, i fascisti avevano deciso di issare il tricolore sul campanile, il parroco si oppone in maniera piuttosto energica, esprimendo altresì formale protesta alle autorità competenti. Queste ultime però, in una missiva indirizzata al prefetto, non solo stigmatizzano il comportamento del sacerdote, sottolineando come i fascisti “solo per spirito di disciplina si sono contenuti dal dare a don Elli una severa lezione” , ma ne chiedendo l’allontanamento da Bollate, provvedimento che non avverrà. Un ulteriore motivo di frizione, tra parrocchia e autorità comunali, si registra nel luglio del 1932: ad una manifestazione organizzata dall’oratorio viene ostentatamente rifiutato l’invito al segretario locale del fascio Antonio Toma, per reazione scattano una serie di minacce culminate con l’imbrattamento di scritte e manifesti sui luoghi di culto. A confermare il clima non certo idilliaco tra le due istituzioni, basti pensare che la Società Oratoriana di ginnastica, sorta nel 1928, sarà ribattezzata con il nome di Ginnastica Romana, ”denominazione data in onore di Roma Caput Mundi, proprio perché la capitale era emblema di supremazia storica, ma soprattutto – scrive uno dei soci fondatori, Ettore Redaelli – per evitare incomprensioni con l’aria che tirava all’epoca”.

Corteo proveniente dalla Casa del Fascio si dirige verso il centro della città

Comizio dal balcone della Casa del Fascio

Gerarchi fascisti, in alta uniforme, ad una adunata nel piazzale antistante alla Casa del Fascio

Giovani Balilla inquadrati ad una adunata davanti alla Casa del Fascio

Manifestazione di fronte alla lapide dei caduti, posta sulla parete del Municipio, alla presenza del podestà Erminio Mariani e del parroco don Carlo Elli.

Nel frattempo, nel 1929, la carica di podestà è passata nelle mani di Erminio Mariani, che metterà in atto un’abile capacità di mediazione tra vita istituzionale, cittadina e politica, in particolare nella vivace dialettica all’interno del Partito Nazionale Fascista Bollatese, dentro il quale si assiste ad un autentico giro di valzer di segretari tra il 1929 e il 1934. Infatti, dopo Giuseppe Traetta, si sussegue un vorticoso turn-over di porte girevoli: Osvaldo Mandelli, Pietro Omati, Antonio Toma, di nuovo Mandelli, Carlo Nuzio, Giovanni Vegetti, e ancora Toma, la cui rinomina provoca però le dimissioni di diversi membri del direttorio. Per rinsaldare la squadra viene chiamato Francesco Dalmazzo. Questi, nel suo triennio di reggenza dal 1934 al 1937 ,riesce a ricomporre contrasti e divisioni, tanto che la sua sostituzione con Marco Porro è vista con disappunto dai fascisti locali . Per dare seguito alle direttive di regime, nel 1935 il podestà Mariani da il via ai lavori della Casa del Fascio – un progetto innovativo redatto dagli architetti Magni, Pasquali e Opoczynsky che si rifacevano alla scuola del razionalismo del comasco Giuseppe Terragni- opera ultimata nel giro di un anno, per un costo totale di 270 mila lire, arredamento compreso (leggi la nostra storia dedicata).

Contemporaneamente Bollate aderisce al progetto “giovani di sana e robusta costituzione”, autentico piano di pedagogia del regime, istituendo la Colonia Elioterapica presso il campo sportivo comunale, allora in via Piave (vedi la nostra storia dedicata) , dove, come comunicherà Mariani nella relazione al prefetto, ” nell’anno inaugurale sono stati assistiti numero 102 bambini, tutti preventivamente vaccinati contro la difterite”. Nel 1937 alla carica di podestà viene nominato Giacomo Taccioli, sotto la cui reggenza è incentivato il filone propagandistico, a partire dalla campagna di incoraggiamento alla natalità  “per assicurare nuove braccia alla patria contro lo spettro delle culle vuote”. Per dare l’esempio, nel 1938, viene rimosso dalla carica di vice podestà Adriano Beretta perché celibe ( tempi duri per i single!!!) .In questa prospettiva si registra un balzo in avanti della popolazione che passa dai 9.013 abitanti del 1931 ai 10.653 del 1940, che sia il risultato di questa campagna o ci si trovi in presenza di una naturale situazione demografica in movimento è un dato da dimostrare.

Sul fronte economico, la campagna resta la principale fonte di occupazione, anche se cominciamo a registrarsi le prime erosioni a favore dell’industria milanese, di converso cresce il fenomeno del pendolarismo , si contano circa duemila unità giornaliere che fanno  la spola avanti indietro Bollate Milano. Del nuovo trend sembra risentirne soprattutto “la battaglia del grano”, uno dei fattori chiave della politica autarchica del regime. Infatti, la superficie riservata al frumento subisce , nel decennio 1929-1939 ,una contrazione di circa il 30% , calando da 504 a 330 ettari. Al contrario, nello stesso periodo, aumenta la coltivazione di riso, in particolare nelle zone di Castellazzo, Baranzate e Ospiate, che sale da 14 a 30 ettari.

Le attività commerciali ed industriali di Bollate nel 1934

Sul finire degli anni Trenta, mentre sono in aumento i segnali di attrazione di manodopera verso l’industria milanese, in ambito locale ad essere predominante è la fabbrica di munizioni Leon Beaux di Baranzate (ultima superstite delle aziende che operavano nel settore degli esplosivi, scomparse in maniera repentina con la grande crisi del 1929), con circa 300 dipendenti ,di cui molte donne; seguono la fonderia Galimberti & C , che occupa 96 lavoratori; la Beretta Giocattoli, 50 unità, e poi la prestigiosa società Ceramica di Bollate, la SAFIS, operante nel settore del legname, mentre le Officine Meccaniche Ceruti, subentrate alla straniera Bacock & Wilcox, pur essendo l’ azienda con l’estensione più diffusa, con 8 mila metri quadrati coperti e 2500 scoperti,hanno in servizio solo 35 addetti. A Castellazzo sono operanti la Dossena e la Pignone, fornaci per la produzione di laterizi.

In fatto di opere pubbliche è da ricordare una data significativa per la comunità: il 26 aprile 1925 viene insediato il comitato locale per la predisposizione del progetto della casa di cura, futuro ospedale, come da volere di don Luigi Uboldi che per realizzare l’obiettivo dona una villa con annesso terreno. Lo stesso sacerdote interverrà successivamente con una donazione di 100 mila lire per integrare il risultato della raccolta benefica che ammontava a 220 mila lire.

Il 6 febbraio del 1928, la struttura viene aperta con 20 posti letto, sotto la direzione sanitaria del dottor Vittore Rossi che si avvale della assistenza di 5 religiose. Nei primi due anni di attività, sarà poi trasformato in ente morale nel 1930, ospiterà 240 pazienti, con più di 8360 giornate di degenza.

Il podestà di Bollate illustra al Duca di Bergamo il progetto di copertura del Pudiga, Novembre 1932

Novembre 1932 – Cerimonia di inaugurazione del tratto piazza San Francesco – via Cavour – piazza Solferino, ricavato dalla copertura del Pudiga  con   Il Duca di Bergamo e il podestà Erminio Mariani (Archivio Giordano Minora)

Inoltre, vengono avviate due operazioni a Cassina Nuova, in considerazione del fatto di essere la frazione più popolata: nel 1927 iniziano i lavori dell’asilo infantile, come da richiesta di un apposito comitato di cittadini per integrare l’attività dell’asilo Maria di Bollate, su un terreno messo a disposizione dal conte Carlo Radice Fossati che, l’anno successivo, cederà un’ ulteriore area per l’ edificazione della parrocchiale. Un preventivo di spesa di 956 mila lire per un complesso che comprende ,oltre la chiesa, il campanile e la canonica. Alfine di raggiungere lo scopo ,è attivata una sottoscrizione pubblica, mentre molti residenti si rendono disponibili gratuitamente per partecipare ai lavori .

L’ultimazione dei lavori di copertura del Pudiga – 1932 (Archivio Giordano Minora)

In centro al paese, nel quartiere che corre lungo i binari della ferrovia dopo la stazione, sorgevano le villette denominate la Casa Economica del Fascio di Bollate, su iniziativa di una società Anonima Cooperativa di cui è presidente il podestà Mariani. Ormai i venti di guerra spirano sempre più forte, lo scenario sociale, culturale ed economico è destinato a peggiorare con il conflitto bellico, si apre una stagione devastante di lutti, tragedie, (su tutte quella del bombardamento del treno della Vignetta del gennaio 45, che provocherà 88 morti e un centinaio di feriti- vedi la nostra storia dedicata) violenze, faide fratricide. Nei 5 anni di guerra Bollate conterà 53 caduti e 31 dispersi, i loro nomi sono incisi sulla lapide affissa sul vecchio palazzo comunale. Proprio dal dramma della guerra crescerà sempre più forte il rifiuto nei confronti del regime. Nascerà il movimento clandestino della resistenza partigiana, con il sacrificio di tanti cittadini che si immoleranno per la causa, che sfocerà nella lotta di liberazione ,con la data simbolo del 25 aprile 1945 .

Il nuovo quartiere di villette, chiamato case del Fascio, attuali via Toti

La piazza San Francesco  dopo i lavori di copertura del Pudiga

Via Roma

Piazza Solferino e via  Cavour subito dopo i lavori di copertura del Pudiga

La piazza San Francesco vista da via Cavour

La casa del Fascio

il quartiere costituito da villette e dalle case Borroni

P.S. Mai  come quest’anno la ricorrenza della lotta di liberazione assume un significato di estrema attualità; le immagini del conflitto bellico che arrivano dall’Ucraina richiamano alla memoria situazioni ed episodi che hanno dato origine al movimento della resistenza partigiana nel nostro paese, riproponendo fatti e vicende che hanno seminato lutti e distruzioni e riaperto inquietanti riflessioni sulla tragedia della guerra.

OVE NON DIVERSAMENTE  INDICATO:   FOTO  DI LUIGI ORIGGI – Archivio fotografico Digitale “Immagini e Memoria” del Comune di Bollate.

Una vita a maneggiare notizie tra giornali, radio e tv,  tanto da farne un libro autobiografico, Ho fatto solo il giornalistaMilanista da sempre, (ritiene che la sua più bella intervista l’abbia realizzata con Gianni Rivera), appassionato di ciclismo, (è coautore del libro Una storia su due ruote), amante della musica jazz (è presidente dell’Associazione Bollate Jazz Meeting). Gaudente a tavola, soprattutto in buona compagnia.  Insomma, gran curioso di storie, di umani e di situazioni.
Paolo Nizzola

Ha sempre coltivato diverse passioni. La musica nei suoi aspetti più vari, la fotografia, la storia locale e lo  sport sono sempre stati al centro dei suoi interessi. Una costante curiosità per tutto ciò che lo circonda lo ha portato a conoscere molti jazzisti italiani e americani o a scoprire aspetti dimenticati di quanto avvenuto in passato nella sua città. Ha collaborato alla realizzazione delle pubblicazioni Bollate 100 anni di immagini (1978), Una storia su due ruote (1989), Il Santuario della Fametta (2010), La Fabbrica dimenticata (2010), Il soggiorno a Bollate di Ada Negri (2014). Ha curato anche diverse mostre fotografiche, fra le quali La prima guerra mondiale nella memoria dei Bollatese (2015), La Fabbrica dimenticata (2010), I 40 anni di Radio ABC (1977). È tra i fondatori dell’Associazione Bollate Jazz Meeting (1994) di cui è segretario.
Giordano Minora