LA CASA DEL FASCIO

e poi divenne Casa del Popolo

“Le persone si riconoscono in un edificio pubblico quando è più vicino il legame che si interseca con esso, legame che rende di facile lettura lo spirito di un popolo. E proprio quando si riesce ad interpretare la sua anima tutti ci sentiamo parte di tutto. L’edificio diventa così un’icona nella città, un punto di riferimento.” (Elena Graziano -architetto)

La Casa del Fascio di Bollate, insieme all’ex Palazzo Comunale e alle ex scuole di piazza Martiri della Libertà (1912), è uno dei tre edifici pubblici eretti in città nella prima parte del secolo scorso.

 Progettata nel 1935 dagli architetti Magni, Opoczynsky e Pasquali, fu costruita come struttura unica in cemento armato rivestito con intonaco pietrificante a spruzzo di colore verde-azzurro chiarissimo.

Al piano terreno si trovavano i locali del dopolavoro, con annessa saletta e un piccolo teatro-cinematografo, una palestra, oltre agli ambienti destinati alle opere assistenziali e all’armeria della milizia. Al primo e al secondo piano erano situati gli uffici. Al primo piano si accedeva da una scalinata esterna, mentre al secondo piano si accedeva attraverso due scale interne.

Il progetto presentato sulla rivista Casabella dell’Editoriale Domus nel numero del febbraio 1937. Archivio G. Minora

Cartolina anni 30 – Casa del Fascio – Piazza IX Maggio – Archivio G. Minoraa

La costruzione dell’edificio fu completata in un anno. Il costo complessivo dell’opera, la cui cubatura superava i 3800 metri cubi, ammontò a 270.000 lire, arredamento compreso, con una spesa media di poco superiore alle 70 lire per metro cubo.

La rivista di architettura Casabella, presentando l’opera nel numero del febbraio 1937, prese spunto dal progetto bollatese per alcune considerazioni che esulavano dal campo strettamente economico, nelle quali si avanzavano delle critiche ad alcuni giovani architetti d’avanguardia, definiti di “molto gusto”, che in nome della coerenza e  della modernità non tenevano in debito conto l’aspetto economico dei costi delle loro opere.  Tra loro la figura di maggior spicco era quella del comasco Giuseppe Terragni, esponente principale della corrente del razionalismo.

A suffragio della sua tesi, la rivista azzarda questo giudizio conclusivo “per questo, senza proporla a modello per tutti gli edifici pubblici a venire, preferiamo la modesta Casa del Fascio di Bollate a quella pretenziosa di Como”*.

*La Casa del Fascio di Como,  progettata da Giuseppe Terragni,  è unanimemente ritenuta uno dei maggiori esempi dell’ architettura razionalista italiana.

L’opera bollatese venne finanziata mediante sottoscrizioni pubbliche e private alle quali partecipò anche l’amministrazione comunale, allora guidata dal Podestà Erminio Mariani. L’importo raccolto, 180.000 lire, fu comunicato alla Prefettura di Milano, con lettera del 28 agosto 1935, affinché si provvedesse all’integrazione dell’ammontare totale dei costi di costruzione.

Allo scalone continuo di accesso  i progettisti attribuirono l’aspetto monumentale dell’opera. Archivio Giordano Minora

IL QUARTIERE CIRCOSTANTE

L’edificio pubblico era inserito in un quartiere residenziale, vicino alla linea delle Ferrovie Nord, costituito da villette accoppiate realizzate qualche anno prima grazie ad un’iniziativa, attuata da una società Anonima Cooperativa, denominata La Casa Economica del Fascio di Bollate.

La pianta del nuovo quartiere nel materiale promozionale dell’iniziativa edilizia al tempo considerata all’avanguardia e i due modelli di villette proposti agli acquirenti. Gentilmente concesse dalla Famiglia Pastore

Cartolina anni 30 – Veduta quartiere nuovo – Archivio G. Minoraa

VICENDE STORICHE

Inaugurata il 22 maggio 1936, la Casa del Fascio ospitò la sede locale del Partito Nazionale Fascista.

Il piazzale antistante era adibito alle cosiddette adunate e alle manifestazioni di regime che spesso erano la conclusione di sfilate per le vie del paese.

Per molti antifascisti questo edificio fu un luogo di sofferenze e torture soprattutto nel periodo della Repubblica di Salò (1943-1945) durante il quale le Brigate Nere, comandate dal famigerato professor Celio, soprannominato “Occhiobello”,  si resero responsabili di atroci violenze.

Non per niente uno dei primi atti simbolici della lotta di liberazione fu la conquista dell’edificio da parte dei partigiani. Dopo la rimozione dei simboli del regime che si trovavano all’interno, dal balcone che si affacciava sulla piazza si tenne il primo comizio alla popolazione.

La consegna di pacchi benefici alle famiglie numerose in un salone interno. Archivio Origgi/Mesini

Giovani balilla schierati davanti al busto del Duce: foto di gruppo al termine di una manifestazione Archivio Origgi/Mesini

A sinistra l’oratore Ravecca parla dalla Casa del Fascio durante il raduno svoltosi domenica 3 novembre 1940; cinque anni più tardi dallo stesso balcone, il 26 aprile 1945, il primo comizio di un esponente del Comitato di Liberazione dopo la conquista dell’edificio simbolo della dittatura fascista. Archivio Origgi / Mesini 

Articolo del Corriere della Sera del 4 novembre 1940 sul raduno del Partito Nazionale Fascista alla Casa del Popolo di Bollate

IL DOPOGUERRA

Mutata la denominazione in Casa del Popolo, l’edificio fu destinato ad ospitare gli ambulatori della cosiddetta “mutua”, nei quali esercitava il  mitico dottor Edoardo Ratti, rimasto nella memoria collettiva di molti bollatesi per la rapidità delle sue diagnosi e  per il suo pragmatismo professionale.

Verso la fine degli anni Novanta venne eseguita una ristrutturazione che purtroppo comportò l’incauta distruzione dello scalone di accesso e una discutibile sua ricostruzione non rispettosa del  progetto originale. Ultimati i lavori di rigenerazione, l’edificio è rimasto nel solco della pubblica utilità.

L’EDIFICIO OGGI

Al suo interno occupa ben tre strutture di servizio destinate a persone colpite da inabilità psichica e fisica: la Comunità Socio Sanitaria per persone disabili, il Centro Diurno Disabili “Centroanchio” e la Cooperativa sociale Larcobaleno.

L’edificio come si presenta ora con una piazza intasata da auto, pensiline  delle fermate dei mezzi pubblici, scivoli e scali di accesso alla stazione. Foto © Giordano Minora

Il retro dell’edificio.  L’area prospiciente, che nelle intenzioni iniziali  dei progettisti avrebbe dovuto essere adibita  ad area verde, da qualche decennio è stata destinata a vasto parcheggio di autovetture che vi stazionano per tutta la giornata  data la vicinanza della fermata della Ferrovie Nord. Foto © Giordano Minora

La CSS è un servizio residenziale per persone con gravi disabilità prive di sostegno familiare,  in alternativa funge da supporto alla famiglia di origine. La struttura offre un alloggio (circa 10 posti) in un ambiente che ha come obiettivo quello di consentire legami significativi per la crescita e l’autonomia delle persone che sono accolte.

E’ un servizio del Comune gestito dalla Cooperativa sociale Universis di Udine

Il CDD “CENTROANCHIO”

Servizio del Comune di Bollate associato con quello di Senago, accoglie persone adulte (over 18 anni) con gravi disabilità. Promuove attività di tipo educativo, assistenziale, riabilitativo e di socializzazione allo scopo di fare acquisire autonomia e capacità relazionali all’individuo in cura.

LA COOPERATIVA SOCIALE LARCOBALENO

Nasce come associazione nel 1993 e nel 2010 si trasforma in cooperativa. La sua attività si fonda su tre principi base:

Inclusione- la disabilità può generare valore sociale;

Benessere- del singolo e della comunità;

Autonomia- costruirsi ed immaginarsi un futuro possibile lavorando nel presente.

 Professionisti e volontari che insieme promuovono attività didattiche, espressive, sportive e ludiche in costante contatto con diverse realtà del territorio per realizzare progetti specifici quali laboratori artigianali e di cucina, spettacoli teatrali, momenti di intrattenimento.

 Attualmente coinvolge 17 utenti con problemi di disabilità di vario tipo.

Da qualche anno si occupa anche del servizio “OLTRE” con sede a Cascina del Sole, 9 utenti e 6 educatori su due servizi.

www.cooplarcobalenobollate.it

Ha sempre coltivato diverse passioni. La musica nei suoi aspetti più vari ,la fotografia, la storia locale e lo  sport   sono sempre stati al centro dei suoi interessi. .Una costante curiosità per tutto ciò che lo circonda lo ha portato a conoscere molti jazzisti italiani e americani o a scoprire aspetti dimenticati di quanto avvenuto in passato nella sua città. Ha collaborato alla realizzazione delle pubblicazioni  Bollate 100 anni di immagini (1978) , Una storia su due ruote (1989) Il Santuario della Fametta (2010) La Fabbrica dimenticata (2010) Il soggiorno a Bollate di Ada Negri (2014) . Ha curato anche diverse mostre fotografiche fra le quali La prima guerra mondiale nella memoria dei Bollatese (2015) La Fabbrica dimenticata (2010) I 40 anni di Radio ABC (1977). E’ tra i fondatori dell’Associazione Bollate Jazz Meeting (1994) di cui è segretario.

Giordano Minora