La palla al cesto fa proseliti, comincia ad essere conosciuta e apprezzata e si evolve nella più comune pallacanestro. Si allarga il movimento di pari passo con l’accresciuto interesse intorno a questa disciplina ed anche l’Ardor ne è contagiata. Flavio Corbetta da giocatore allenatore diventa presidente, affiancato dal suo vice Remo Fugagnoli e dal segretario factotum Franco Mornati, un perfetto e abile score segnapunti e addetto al cronometro, a quei tempi rigorosamente manuale e quindi anche gestibile alla bisogna. Nuova situazione societaria, accompagnata da una rinnovata formazione, Filippo Lucchini, i cugini Ettore e Dante Minora, Sandro Borroni, Alberto Cimbro, i lunghi Giordano Signò e Roberto Boniardi, Giuseppe Dusi, Sergio Rossetti, Martino Annoni, Carmelo Tortora, Antonio Lareno, detto Baden (storpiando il nome di Bill Bradley,all’epoca l’americano di coppa del Simmenthal che vincerà la prima Coppa dei Campioni), Alberto Omini, Giovanni Battezzati, Isidoro Marini e il multiatleta Carlo Carli, si darà anche al calcio, ma che rappresenta tuttora l’uomo di cesura tra il passato e il presente non solo della pallacanestro ma della intera vicenda dell’Ardor. Si assiste altresì ad un cambio generazionale, figlio dei suoi tempi perché la compagine, oltre ad essere unita dalla comune passione per questa disciplina, (praticarla in quegli anni significava darsi un tono di modernità americana), avendo nelle sue fila diversi studenti universitari si ritrovava pure nei fermenti socio politici e di costume che avanzavano, sta cominciando a spirare il vento del 68, per cui la pallacanestro è solo un momento di condivisione dentro una comunità giovanile che si interessa ed è coinvolta in tutto quanto sta accadendo in Italia e nel mondo. Tuttavia, come ogni squadra che si rispetti, anche questa ha un suo aneddoto indimenticabile, una memorabile fitta nebbia che l’ha salvata da una pesantissima sconfitta. Fine novembre, tardo pomeriggio di domenica, la gara che oppone l’Ardor ai pendolari della Seven Lucy si disputa sul campo in catrame dell’oratorio femminile in quanto quello del maschile è occupato dai cantieri per i lavori di restauro del campanile; visibilità ridotta nonostante i lampioni siano stati rinforzati sotto canestro dai fari abbaglianti di un pulmino e di una vettura, il punteggio sul tabellone manuale segna un 55 a 5 per gli avversari, siamo quasi allo scadere del primo tempo, dovesse concludersi la partita sarebbe a quel punto convalidata. Considerato che la nebbia sta scendendo velocemente di intensità, il cronoman Franco Mornati arresta, senza farsi notare, il movimento delle lancette per ritardare lo scoccare del minuto finale e siccome la visibilità è drasticamente peggiorata e gli arbitri distinguono a malapena le sagome dei giocatori in azione, non accorgendosi del marchingegno orchestrato dal tavolo di direzione, stabiliscono che non ci sono le condizioni per andare avanti e sospendono la partita a data da destinarsi, evitando così una figuraccia ai padroni di casa. Un episodio che sa ancora di anni eroici dove il tiro da tre punti non è neppure contemplato, si giocano due tempi da 20 minuti ciascuno, il countdown e i tabelloni sono manuali, gli incontri si disputano all’aperto con qualsiasi condizione meteo. Ma questa fase romantica è ormai agli sgoccioli, a delimitarla, con l’ultimo squillo di nota in casa Ardor, è un evento che ha del sensazionale, la cessione nel 1973 del talentuoso Ferruccio Rossetti all’Innocenti di Milano, l’ex Simmenthal, con due miti come Cesare Rubini e Sandro Gamba in trasferta a Bollate per siglare il contratto: uno scambio fatto di palloni e muta di maglie. Irrompono gli anni Settanta, esplode il “basket boom story”, quello narrato in ogni dettaglio dal “Tau”, Arnaldo Taurisano, guru del primo scudetto di Cantù che ha interrotto l’egemonia di Milano, Varese e Bologna. Soppiantata la pallacanestro, il basket è in piena espansione, supportato dalle immagini tv che trasmettono spezzoni delle spettacolari partite Nba, quindi non ci si deve più accontentare di attendere le esibizioni annuali degli Harlem Globetrotters per scoprire qualcosa del basket a stelle e strisce.