A dare loro i rudimenti su ritmo, solfeggio e armonia, il papà di Lino, violinista. Il nome della band scaturisce da un animato confronto a casa Rossetti, accompagnato da un’amara constatazione, “alle feste c’era sempre carenza di donne”. Ergo, nascono “i Solitari”. La sala prove si trova nello storico cortile di via Piave, familiarmente conosciuto come la “Curt di pee bianch”, in un locale a fianco del deposito di moto del “mago della spinetta” Carlo Luini. La partenza è subito con il botto: il primo brano imparato è una hit che va per la maggiore: “Please Please me” dei Beatles, provato ed interpretato a ripetizione, “tra gli applausi degli amici, che si appostavano alle grate esterne per ascoltarci”. Il feeling con le sette note e la voglia di cimentarsi aumentano e il debutto live avviene “una domenica mattina, a casa di Lino Annoni, in via Galilei”, precisa, con dovizia di particolari, Mimmo, autentica memoria storica del gruppo, tanto da rammentare ancora la canzone del debutto, “la Casa del Sole”. Qualche domenica dopo, si replica nella abitazione dell’amico Tommaso Merlino, “in questa circostanza siamo partiti con La ragazza del Clan”. Le feste assumono un sapore diverso con la musica suonata dal vivo, gli amici, in particolare le ragazze, si appassionano e l’entusiasmo cresce. Il quartetto sente che è arrivata l’ora di affrontare l’esame del grande pubblico.
L’opportunità si materializza il 1 maggio del 1966, la ricorrenza del lavoro. Le Acli festeggiano alla chiesa di san Giuseppe e Carolina Carminati, l’anima aclista della manifestazione, accetta la proposta dei Solitari di potersi esibire, dopo il già programmato concerto di un gruppo di ragazzi novatesi, nel cortile della cooperativa in via san Martino. “Concesso il via libera, abbiamo avviato il battage pubblicitario, aggiungendo a pennarello il nostro nome sui manifesti già stampati e affissi”. Alla sera, il cortile è strapieno di fans e curiosi venuti appositamente per vedere all’opera i ragazzi cresciuti nel quartiere. Conclusa la performance dei “novatesi con le bretelle”, tocca ai Solitari che attaccano con “Santana”, celebre brano degli Shadow, seguito da altre hit dell’epoca, fino alla apoteosi finale con Twist and Shout , “unico brano cantato perchè avevamo un solo microfono”, spiega Mimmo, ripensando a quella lontana ma esaltante serata . Pubblico conquistato, inclusi gli scettici maturi, e i Solitari diventano gli idoli musicali del paese. Il nome inizia a girare, arrivano anche i primi ingaggi esterni, “Un Carnevale, in un locale in val d’Intelvi, nel 1966,- ricorda Carlo Costa-davanti ad un pubblico piuttosto maturo che si aspettava un repertorio tutto di liscio, per cui siamo stati costretti a rivoluzionare la scaletta, proponendo un tango e un valzer, gli unici che conoscevamo, alternandoli almeno per una trentina di volte. Una esibizione che, seppur ripetitiva, è stata apprezzata, tant’è che siamo stati nuovamente ingaggiati per un ‘altra serata”. Le esibizioni cittadine si susseguono: il veglione di Carnevale del 1967 al bar “Pepp” di Pescosta, di fronte alla Boston; alla balera estiva del Nuova Luce, “il Piper di Bollate o più familiarmente il Pudiga Gabana Night, perché posizionata di fronte al torrente che attraversava il paese, dove abbiamo effettuato una applauditissima performance”.