I DUE TEMPI DEI SOLITARI

Un fenomeno oltre la musica

“Io mi ricordo quattro ragazzi con la chitarra e un pianoforte sulla spalla…”

E’un racconto di musica, punteggiato da amicizia, passione, crescita professionale, ritrovarsi nel nome del passato, in un entusiasmante rimando di emozioni.  Suddiviso in due tempi: un inizio all’insegna dello spirito di spontaneità adolescenziale, in sintonia con le atmosfere e le mode dell’epoca, ossia gli anni del beat e dei complessi che cambiarono letteralmente i connotati a una generazione di ragazzi, quella battezzata ye- ye.  Segue  un lunghissimo intervallo, circa quarant’anni ,dove mutano stili di vita, generi e gusti musicali, situazioni personali. Poi, inaspettato, il secondo tempo: una bella spolverata agli strumenti, l’armonia che riparte e riesplode sul palco.  Lo spartito suonato dai Solitari è più di un percorso artistico, un fenomeno di paese che va oltre la musica, racchiuso in due passaggi epocali: gli anni dell’effervescenza giovanile e quelli dell’appassionato ritorno nel ricordo delle origini.

“C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones”

Correvano gli anni Sessanta, il fenomeno del beat stava esplodendo dalla swinging London in tutto il suo fragore, musicale e di costume, e non ha mancato di influenzare pure gli adolescenti bollatesi. Alcuni di loro, alle festicciole in casa della domenica pomeriggio, decidono di sostituire il giradischi con la musica proposta dal vivo da un complessino, come da usanza in voga. Domenico “Mimmo” Brocchetta alla batteria, Carlo Costa e Natale “Lino” Casiraghi alla chitarra, Giancarlo Meroni al basso, età media 17-18 anni, si lanciano nella avventura sonora.

Come ogni gruppo che si rispetti, i Solitari si sono dotati di un furgone, con tanto di scritta sulle fiancate, per affrontare le trasferte.

La formazione dei Solitari  in concerto. Da sinistra: Gianni Buldo, tastiere – Ugo Panzeri, voce – Mimmo Brocchetta, batteria – Lino Casiraghi chitarra – Danilo Carminati, basso.  – 1969

A dare loro i rudimenti su ritmo, solfeggio e armonia, il papà di Lino, violinista. Il nome della band scaturisce da un animato confronto a casa Rossetti, accompagnato da un’amara constatazione, “alle feste c’era sempre carenza di donne”.  Ergo, nascono “i Solitari”.  La sala prove si trova nello storico cortile di via Piave, familiarmente conosciuto come la “Curt di pee bianch”, in un locale a fianco del deposito di moto del “mago della spinetta” Carlo Luini. La partenza è subito con il botto: il primo brano imparato è una hit che va per la maggiore: “Please Please me” dei Beatles, provato ed interpretato a ripetizione, “tra gli applausi degli amici, che si appostavano alle grate esterne per ascoltarci”. Il feeling con le sette note e la voglia di cimentarsi aumentano e il debutto live avviene “una domenica mattina, a casa di Lino Annoni, in via Galilei”, precisa, con dovizia di particolari, Mimmo, autentica memoria storica del gruppo, tanto da rammentare ancora la canzone del debutto, “la Casa del Sole”. Qualche domenica dopo, si replica nella abitazione dell’amico Tommaso Merlino, “in questa circostanza siamo partiti con  La ragazza del Clan”.  Le feste assumono un sapore diverso con la musica suonata dal vivo, gli amici, in particolare le ragazze, si appassionano e l’entusiasmo cresce.  Il quartetto sente che è arrivata l’ora di affrontare l’esame del grande pubblico.

L’opportunità si materializza il 1 maggio del 1966, la ricorrenza del lavoro. Le Acli festeggiano alla chiesa di san Giuseppe e Carolina Carminati, l’anima aclista della manifestazione, accetta la proposta dei Solitari di potersi esibire, dopo il già programmato concerto di un gruppo di ragazzi novatesi, nel cortile della cooperativa in via san Martino. “Concesso il via libera, abbiamo avviato il battage pubblicitario, aggiungendo a pennarello il nostro nome sui manifesti già stampati e affissi”. Alla sera, il cortile è strapieno di fans e curiosi venuti appositamente per vedere all’opera i ragazzi cresciuti nel quartiere. Conclusa la performance dei “novatesi con le bretelle”, tocca ai Solitari che attaccano con “Santana”, celebre brano degli Shadow, seguito da altre hit dell’epoca, fino alla apoteosi finale con Twist and Shout , “unico brano cantato perchè avevamo un solo microfono”, spiega Mimmo, ripensando a quella lontana ma esaltante serata .  Pubblico conquistato, inclusi gli scettici maturi, e i Solitari diventano gli idoli musicali del paese. Il nome inizia a girare, arrivano anche i primi ingaggi esterni, “Un Carnevale, in un locale in val d’Intelvi, nel 1966,- ricorda Carlo Costa-davanti ad un pubblico piuttosto maturo che si aspettava un repertorio tutto di liscio, per cui siamo stati costretti a rivoluzionare la scaletta, proponendo un tango e un valzer, gli unici che conoscevamo, alternandoli almeno per una trentina di volte. Una esibizione che, seppur ripetitiva, è stata apprezzata, tant’è che siamo stati nuovamente ingaggiati per un ‘altra serata”.  Le esibizioni cittadine si susseguono: il veglione di Carnevale del 1967 al bar “Pepp” di Pescosta, di fronte alla Boston; alla balera estiva del Nuova Luce, “il Piper di Bollate o più familiarmente il Pudiga Gabana Night, perché posizionata di fronte al torrente che attraversava il paese, dove abbiamo effettuato una applauditissima performance”.

Cartolina promozionale del gruppo, con i fondatori: Domenico Brocchetta, Carlo Costa, Lino Casiraghi e Giancarlo Meroni – 1966

Analogo successo, in una serata al cinema Oratorio; i Solitari si esibiscono, in una sala strapiena, insieme ad altri gruppi, in un evento che aveva come protagonista Lolita, pseudonimo di Graziella Franchini, la bella e giovane  emergente cantante bollatese, che stava scalando i gradini della notorietà  con il brano , quasi premonitore, “ la mia vita non ha domani”.  A presentare la serata, con gag e giochi vari, la garbagnatese Norma Zanichelli e Alberto Ronchi, amico di infanzia del complesso, e che presto sarebbe diventato loro primo manager.  Considerata la calorosa platea, i Solitari si lanciarono in un poderoso “For your love” degli Yardbirds, che scatenò ovazioni e spettatori in piedi sulle sedie. Conquistata la popolarità, arrivano nuovi ingaggi ( una presenza fissa, la domenica pomeriggio, in un dancing a Gallarate) e i primi guadagni : si potenzia la strumentazione e si acquista, usato, un furgone seicento per le trasferte. Una delle prime, nell’estate del 1968, alla Botte di Ponte di Legno, sala da ballo ubicata nelle vicinanze del campeggio allestito dall’oratorio maschile, guidato da don Angelo Gervasoni: i Solitari furono accolti e rifocillati dai loro concittadini come delle star. Per dire la notorietà!!!! Nel frattempo, si registrano i primi cambi di formazione, a Giancarlo Meroni, al basso, subentra Saro Ottanà, Carlo Costa ha già lasciato per motivi legati al calcio e alla fidanzata, mentre dopo l’entusiasmante serata al cinema Oratorio, viene aggiunta all’organico una tastiera, con l’innesto del novatese Giovanni Buldo, uno dei primi a possedere un invidiabile Farfisa, suono che aveva impressionato, consentendo ai Mady boys di imporsi nel concorso. Con Paolo Ronchi, come organizzatore, si avvia una nuova fase di sviluppo, viene confezionata la divisa ufficiale: camicia rossa e pantaloni beige , addirittura un concerto nel carcere milanese di san Vittore ,  il giorno di sant’Ambrogio del 1969, ripreso con articoli sui giornali che danno un ulteriore colpo di immagine al quartetto  composto da  Brocchetta, Buldo, Ottanà e Casiraghi. Come buona parte dei complessi dell’epoca, i Solitari si trasformano in una formazione a porte girevoli con alcuni avvicendamenti, Manlio Muscarella alla chitarra e il milanese Danilo Carminati al basso (prezioso archivista di locandine e manifesti delle varie esibizioni), sostituiscono Casiraghi e Ottanà alle prese con la leva. Il periodo 68-69 segna la svolta, entra come vocalist Ugo Panzeri e la denominazione sociale diventa I Solitari, canta Ugo.

Uno dei primi manifesti promozionali del gruppo, con una fotografia scattata a Castellazzo – 1967

Grazie alle sue entrature nell’ambiente, conoscono Lorenzo Sabatucci, tenore che cederà il suo ruolo a un giovane Luciano Pavarotti per lanciarsi nella carriera di promoter. Con questo introdotto impresario, ottengono una serie di innumerevoli serate in Svizzera, da Sciaffusa a Ginevra, passando per Nyon, Berna, Basilea. Presentati come “il rinomato complesso del Piper di Milano”, la loro fama si accresce a dismisura tra gli italiani in terra rossocrociata, tanto da essere invitati alla trasmissione “Un ‘ora per voi”, che la Televisione Svizzera dedicava agli immigrati del nostro Paese. “Le serate svizzere erano lunghe e articolate – spiega Giovanni Buldo- partivamo al pomeriggio da Bollate, arrivavamo sul posto e alle 20 precise si iniziava. Si finiva alle 4 di mattina. Erano due set, con pausa cena, per diverse esibizioni. Abbiamo avuto l’onore di accompagnare o suonare con cantanti come Orietta Berti, Patty Pravo, Achille Tagliani, Fausto Leali; in un’interminabile notte al teatro di Uster,  nel corso di un rinomato evento locale abbinato ad una ricca lotteria, con noi c’erano Luciano Tajoli e Lolita.

Locandina della finalissima di un festival dei dilettanti, tenutosi il 3 maggio 1969, nella città svizzera di Baden, in cui parteciparono come ospiti d’onore i campioni di ciclismo Eddy Merckx e Gianni Motta

Locandina di un concerto, svoltosi il 30 novembre 1968, al teatro Stadthof di Uster, nei pressi di Zurigo. Con i Solitari, si esibiscono Luciano Tajoli, Lolita e Mario Di Gilio

In un’altra occasione, abbiamo fatto da colonna sonora ad una serata in onore di Eddy Merckx e Gianni Motta. Eravamo molto apprezzati sia dal pubblico che dai promotori, anche perché eravamo tra i primi ad avere un impianto di amplificazione Semprini, all’epoca un lusso in fatto di tecnologica”. Momenti indimenticabili che riemergono in un mix di ricordi. “Erano trasferte impegnative – aggiunge Mimmo- in piena notte rientravamo in Italia; all’alba una breve pausa per la colazione al confine, di solito al paese natale di Guglielmo Tell, e poi di nuovo in viaggio, con i tempi cronometrati: spesso, avevamo esibizioni la domenica pomeriggio al Polverone di Saronno “. 

Concerto di  Carnevale al palazzetto di Alessandria, presentato da Pippo Baudo – 1969

“Una bella ed esaltante esperienza, quella che abbiamo vissuto in Svizzera, c’erano le fans che ci aspettavano ogni volta per gli autografi- aggiunge malizioso  Danilo Carminati- conservo tuttora le cartoline che ci mandavano.” Tour de force che veniva premiato da buoni cachet, da 30-35 mila lire, fino a 87.000, e da altri memorabili impegni,  un Carnevale al palazzetto di Alessandria, presentato da Pippo Baudo e , tra gli ospiti, un giovane Giorgio Gaber; feste private in riva al lago Maggiore, a Pallanza,  nella villa del titolare della Ignis, Giovanni Borghi ,  “eravamo coccolati  e riveriti dal commendatore  e guardati invece con scherno dal maggiordomo che non capiva la deferenza del padrone di casa  nei nostri confronti”, puntualizza Buldo.  

Abbiategrasso – marzo 1969 – foto di gruppo con Giorgio Gaber, con cui I Solitari hanno condiviso il palco.

Poi l’incontro con Carlo Marini, i Solitari diventano la band che accompagna la moglie, la cantante Niki, in molte occasioni come le serate milanesi al hotel Duomo, al Circolo della stampa, al teatro Angelicum in favore di Mondo X, associazione benefica di padre Eligio, una trasferta di lusso in costa Smeralda, c’è una foto che immortala il pulmino che viene caricato , tramite una gru, sul traghetto.  “Con Niki abbiamo anche registrato il nostro unico disco, per l’etichetta Tiffany di galleria del Corso. Conservo immutato il ricordo della faccia soddisfatta di mia mamma- racconta Brocchetta- che, orgogliosa, mi annuncia che alla radio hanno passato un nostro brano”. Altre serate in giro per l’Italia, in compagnia di Mino Reitano, Gianni Morandi (“aveva Donatello come chitarrista”), Fausto Leali, Rosanna Fratello, (“un vero e proprio voltafaccia il suo , provava con noi in una cantina di via Leoncavallo al Masenoeu di Bollate, venne chiamata  a sostituire Anna Identici, al festival di Sanremo del 1969,  e da quel momento fece finta di non conoscerci”).Ultima tappa, nel 1970, Porretta Terme, una mese di esibizioni in una nuova sala da ballo, con una formazione che comprendeva , oltre a Brocchetta, Ottanà e Muscatella, la new entry  Stefano Parrini alle tastiere.  Una puntata a Fiuggi e cala il sipario. Ognuno intraprende il suo percorso personale e professionale.

Dopo aver suonato sullo stesso palco, i Solitari in posa con Gianni Morandi. Primavera 1969

“Si accendono le luci qui sul palco. Ma quanti amici intorno, che viene voglia di cantare.  Forse cambiati i tempi, certo, un po’ diversi, ma con la voglia ancora di cambiare”

Succede che, nell’estate 2001, la Associazione Bollate jazz Meeting, organizzi in Cantun Sciatin, un pomeriggio all’insegna dei Beatles, con diversi gruppi che si alternano sul palco, proponendo le cover dei Fab Four. Con il proposito di richiamare il pubblico locale, ai promotori viene un’idea strampalata per creare una mozione dei sentimenti e vedere l’effetto che fa: “proviamo a rimettere insieme I Solitari”. Carlo Costa gira la proposta a Mimmo, questi, a sua volta, contatta Saro Ottana e Giovanni Buldo :  i tre , nel tempo libero dagli impegni professionali (un rinomato chirurgo ortopedico , un  innovativo imprenditore e un quotato commercialista), non hanno mai smesso di strimpellare, quindi si può provare. A loro si uniscono la trascinante chitarra solista di Roberto Masoni, come frontman, e la voce di Jimmy Matteucci , vocalist  già incrociato negli anni giovanili. La squadra si rimette insieme.

Il manifesto del Beatles Day del 24 giugno 2001, promosso dall’Associazione Bollate Jazz Meeting

L’annuncio del grande ritorno dello storico gruppo, in occasione del Beatles Day sulla stampa locale – Archivio Giordano Minora

Il front line del gruppo, nel concerto in piazza dell’estate 2008. Da sinistra, Gianni Buldo, tastiere  – Carlo Costa,  chitarra ritmica –  Jimmy Matteucci, cantante – Mimko Brocchetta, batteria – Roberto Masoni, chitarra e voci – Foto Giordano Minora

“Apro gli occhi e ti penso ed ho in mente te”

La sera del 24 giugno 2001, l’esibizione dei Solitari è prevista tra le 21,30 e le 22, il momento clou, perché la curiosità e l’attesa per questo sorprendente ritorno hanno riacceso l’entusiasmo dei vecchi fans e di nuovi amici. Il backstage li vede piuttosto tesi e nervosi, la piazza è piena, richiamata dal loro ritorno in scena: una bella sfida e una grande responsabilità.  Scendono le ombre della sera, si accendono le luci del palco,  un boato assordante accompagna  la presentazione, e non appena escono  le note di “Ho in mente te”, il Cantun Sciatin  si infiamma,  esplode in  una vibrante  immagine  di delirio collettivo,  urla, applausi, mani che si agitano, flash che scattano. Siccome di tempo per provare ne hanno avuto poco, i Solitari hanno in scaletta 4 canzoni, oltre al pezzo di apertura, “Ragazzo di strada”, “C’era un ragazzo che come me”, “Io Vagabondo”. La piazza, completamente esaltata, non ci sta e chiede a gran voce il bis, che l’applausometro assegna al brano dei Nomadi. Esaltazione che torna a manifestarsi   con la jam session finale di tutti i gruppi insieme, in una spumeggiante esibizione corale di “Hey Jude”.

L’imponente folla di spettatori attende il ritorno sulla scena de I Solitari, dopo 30 anni di assenza – Giugno2001

24 giugno 2001, Beatles Day . Si accendono le luci sul palco e non appena partono le note di “Ho in mente te”, il Cantun Sciatin si infiamma, esplode in una vibrante immagine di delirio collettivo: urla, applausi, mani che si agitano, flash che scattano

Fasi del concerto in piazza, promosso dall’Associazione Bollate Jazz Meeting  il 24 giugno 2001 – Foto Giordano Minora

“Eh, già. Sembrava la fine del mondo, ma sono ancora qua. ..Il tempo di inventarsi un’altra diavoleria…cosa succederà?”

Da quella sera i Solitari sono tornati sulla scena musicale, con molteplici esibizioni ,tra piazze, locali, teatri, feste, convention, facendo registrare ovunque il sold out. Sull’onda della riconquistata popolarità, aumenta, talvolta a dismisura, anche l’ego dei protagonisti.

Un rientro sulla scena caratterizzato da un repertorio fatto di classici degli anni Sessanta, inframmezzati da brani di cantautori, su tutti Lucio Battisti, e pezzi prog- rock più attuali. Durante una performance a sfondo solidale allo Splendor, ospiti i Camaleonti, nasce l’idea di una serie di esibizioni, accompagnate da cantanti che hanno fatto la storia dei favolosi anni Sessanta. Il debutto della nuova formula, nel 2015, con la serata “Eccoli di nuovo”, alla presenza di Gianni Pettenati, Mario Tessuto e i Profeti: dopo aver eseguito alcuni loro motivi, hanno lasciato il palco ai Solitari. Esperimento che piace e funziona, l’anno successivo, tocca a Dino e Gian Pieretti compiere il ruolo di apri concerto,  quindi sarà la volta di  Riki  Gianco. Nel 2019, prima dello stop per la pandemia, sarà un’ apprezzatissima e brillante Wilma Goich. Con gli stessi artisti meravigliati del seguito trascinante e coinvolgente della band locale. Nel frattempo, nel 2013, cambio nel line- up: Giovanni Buldo ha lasciato le tastiere nelle sapienti mani di Stefano Molinaro.

Manifesto per  il concerto del 28 febbraio, con ospiti Gianni Pettenati, I Profeti e Mario Tessuto – Archivio Giordano Minora – Il Teatro Splendor ha ospitato annualmente  numerosi concerti. Ecco il finale di quello del 2006 tra l’entusiamo del pubblico.  Foto Giordano Minora

Domenico Brocchetta, detto Mimmo, punto fisso delle varie formazioni dei Solitari e memoria storica del gruppo

Nell’ultima uscita pubblica, nel luglio 2019, al concerto in Madonna in Campagna per la festa dei Peritt,  il gruppo presentava qualche novità nell’ ensemble,  Giovanni Pappagallo e Roberto Uslenghi alle chitarre, Roberto Marangoni alle tastiere, in sostituzione del tandem Masoni e Molinaro. I due commenteranno così la loro esperienza:  “ Abbiamo vissuto serate eccezionali , vedere il  pubblico in teatro  che cantava insieme a noi, ci ha regalato grandi ed indimenticabili emozioni”. In questa frase è riassunto il senso di quello che rappresenta per Bollate il fenomeno dei Solitari:  le  loro esibizioni , per molti, sono diventate il pretesto per uscire di casa,  rinverdire  antichi ricordi , trasformarsi  in un  momento di ritrovo con persone che non si vedevano da tempo. Il voler esserci, significa presenziare ad un avvenimento che fa comunità, crea socialità. Ecco perché, quello dei Solitari è un fenomeno che va al di là della musica.

PAOLO NIZZOLA

Un ringraziamento speciale a Danilo Carminati, Saro Ottana, Giovanni Buldo e Mimmo Brocchetta, per la gentile concessione delle foto e delle locandine dei Solitari.

Cartolina promozionale del 1967

Una vita a maneggiare notizie tra giornali, radio e tv,  tanto da farne un libro autobiografico, Ho fatto solo il giornalistaMilanista da sempre, (ritiene che la sua più bella intervista l’abbia realizzata con Gianni Rivera), appassionato di ciclismo, (è coautore del libro Una storia su due ruote), amante della musica jazz (è presidente dell’Associazione Bollate Jazz Meeting). Gaudente a tavola, soprattutto in buona compagnia.  Insomma, gran curioso di storie, di umani e di situazioni.
Paolo Nizzola

Ha sempre coltivato diverse passioni. La musica nei suoi aspetti più vari, la fotografia, la storia locale e lo  sport sono sempre stati al centro dei suoi interessi. Una costante curiosità per tutto ciò che lo circonda lo ha portato a conoscere molti jazzisti italiani e americani o a scoprire aspetti dimenticati di quanto avvenuto in passato nella sua città. Ha collaborato alla realizzazione delle pubblicazioni Bollate 100 anni di immagini (1978), Una storia su due ruote (1989), Il Santuario della Fametta (2010), La Fabbrica dimenticata (2010), Il soggiorno a Bollate di Ada Negri (2014). Ha curato anche diverse mostre fotografiche, fra le quali La prima guerra mondiale nella memoria dei Bollatese (2015), La Fabbrica dimenticata (2010), I 40 anni di Radio ABC (1977). È tra i fondatori dell’Associazione Bollate Jazz Meeting (1994) di cui è segretario.
Giordano Minora