L’umanesimo, movimento culturale volto alla riscoperta dei classici latini e greci, a Milano nasce e si sviluppa con la venuta del Petrarca nel 1353, vi rimase fino al 1361. Tra i componenti del Senato Segreto e della Cancelleria, molti erano degli umanisti “dilettanti”, ma con una buona cultura. In questi organi ducali chi era notaio o laureato, oppure in possesso di una ottima preparazione, faceva carriera. Lo stesso Cicco Simonetta, consigliere del duca, era un ottimo umanista così come il fratello Giovanni, Cancelliere della Cancelleria Segreta. Inoltre, Francesco Sforza e poi Galeazzo Maria, uomini di buona cultura, fecero venire a Milano grandi letterati dell’epoca, tra i quali il Filelfo, per sviluppare la conoscenza della cultura e della lingua latina e greca. Non conosciamo né le scuole né i corsi universitari seguiti da CdB e nemmeno una sua specifica specializzazione, se mai ne avesse avuta una, quale avvocato o matematico o medico. E’ certo che fu una persona istruita con un’ ottima conoscenza del latino e ,probabilmente, anche del francese e dell’occitano, visti i suoi frequenti soggiorni in Francia, Savoia, Piemonte. A confermarlo le numerose lettere scritte in latino al suo amico Pietro Cara, tutte firmate col nome latineggiante Christophorus Bullatus. Da notare che le lettere in volgare non evidenziano mai i suoi interessi umanistici.
La sua più importante ed unica opera che lo rivela come umanista fu la cura a proprie spese della prima edizione a stampa del quarto libro di Poggius Fiorentinus, cioè Poggio Bracciolini, “De Veritate Fortunae”. CdB fu spinto a questa iniziativa dagli amici umanisti e soprattutto dal desiderio di regalare all’amico Cara una guida per l’imminente viaggio da Torino all’India. (Questo libro è il resoconto autobiografico, molto dettagliato, di Niccolò dei Conti, mercante ed avventuriero veneziano, raccolto direttamente dal Bracciolini, relativo ai viaggi ,durati 25 anni, effettuati in Siria, India, Indonesia, Indocina ed Egitto, non in Cina. L’importanza di questi resoconti sta nella dettagliata e precisa descrizione delle coste, dei percorsi, dei paesi visitati, delle usanze dei popoli conosciuti. Il IV libro fu fondamentale per Fra Mauro per la preparazione del suo mappamondo, disegnato intorno al 1450). I quattro volumi furono diffusi solo come manoscritti, solo il quarto venne dato alle stampe per volontà del nostro CdB. Da copia a copia si accumularono errori dei diversi amanuensi. Allora CdB raccolse e corresse “con grande fatica” le copie circolanti e Il libro, intitolato “India Recognita”, fu stampato a Milano nel 1492, o forse a Cremona nel 1493, dallo stampatore Ulrich Scinzenzeler.
Christophorus Bullatus dedicò questa edizione all’amico Cara con una lunga lettera in latino, utilizzata come prefazione. Il libro non ebbe una grande diffusione, ma ancora oggi è studiato da filologi e studiosi dell’umanesimo. Da notare che attualmente sono conservati solo 2 originali, uno alla British Library e l’altro alla Harvard University Library.
(Il manoscritto del IV volume dell’opera di Bracciolini incontrò l’interesse dei mercanti e navigatori di tutta Europa. Infatti nel 1503 uscì la prima stampa in portoghese e subito di seguito quelle in spagnolo e inglese. La prima traduzione in italiano, fatta non dall’originale in latino ma dalla traduzione in portoghese, risale al 1550 ad opera dell’umanista Giovanni Battista Ramusio. Questi si scusò di non aver utilizzato l’originale in latino, perché non lo aveva rintracciato. In pratica Ramusio fu l’antesignano del più famoso “Gran traduttor e dei traduttori” Vincenzo Monti).
CbB è conosciuto ancora oggi in ambito accademico e di conseguenza assieme a lui anche il nome della nostra città. Il Merisalo, infatti, in un suo studio cita espressamente Bollate come località in provincia di Milano.
Dunque, un personaggio così eclettico e decisamente ricco di svariate qualità , forse a causa di una omonimia che lo ha fatto passare in secondo piano, è finito nel dimenticatoio della memoria cittadina. Vale anche per lui il detto latino “ Nemo propheta in Patria”. “Poer nano” avrebbe detto Dario Fo.
Concludo citando la famosa Legge di Felson: