VADO IN NEGOZIO

LA RISCOSSA DEI PICCOLI ESERCIZI

Il bar Vittorio di piazza San Francesco ” il bar degli sportivi” – anni 60 – Archivio © A. Gentile 

Negozio è la negazione dell’ozio, rappresenta (Seneca docet) il lavoro e le attività artigiane di servizio in città. La vita cittadina pullulava di queste botteghe, con file consistenti che facevano esclamare al commesso: “…ma donne tutte alla stessa ora…”, e ci credo, il negozio era punto di incontro ove ascoltare notizie e, perché no, a volte sparlare degli assenti.

Polleria e pescheria di Maria Rossi “Pumpona” in via Madonna Speranza angolo via Leone XIII – Archivio © A. Gentile 

Carlo Nava nel suo negozio di granaglie in piazza Martiri della Libertà – Archivio © G. Minora 

La macelleria di Massimo Nizzola in via Matteotti – 1951 – Archivio © A. Gentile 

La macelleria di Luigi Restelli in via LeoneXIII – Fine anni 50 – Archivio © A. Gentile 

in quei 20/30 mq con retro, si consumava la quotidianità di un paese.

Ogni negozio aveva il suo odore, o meglio i suoi profumi. Quello del vino pungente e inebriante, l’olio era venduto nell’esercizio di fianco, insieme ai cereali, qui la bottiglia veniva pesata vuota e poi piena. Il profumo che suscitava più ebbrezza era quello della drogheria, indescrivibile.Un mixing di caffè, detersivi, flit (noto insetticida). Per i bambini il più attraente era il negozio dei dolci. Poi c’era la quotidianità dell’ortolano, del macellaio, del prestinaio ai quali si aggiungeva, di tanto in tanto, la manualità artigiana del bagatt (ciabattino) o del magnan (stagnatore di pentole che duravano generazioni). 

Il negozio di cornici di Vincenzo Minora in piazza Solferino – Anni 50 – Archivio © G. Minora 

Un piccolo mondo antico destinato con i tempi moderni all’oblio, soffocato dall’arrivo in sfavillante pompa magna della grande distribuzione e delle sue svariate applicazioni, vendite online incluse. Insalutato ospite si è presentato il Coronavirus e ha cambiato il nostro modo di vivere: ostaggi della reclusione forzata, esausti dalle lunghe code davanti ai supermercati, abbiamo ritrovato il piacere dei piccoli negozi sottocasa con tutto il loro bagaglio di professionalità, umanità e socialità che si portano appresso.

E adesso che siamo nella fase di ripartenza generale dopo il lungo periodo di lockdown, si è aperto il dibattito su come ridisegnare la fruibilità dei luoghi pubblici. Per dirla con l’architetto Stefano Boeri,  presidente della Triennale di Milano, il commercio di vicinato assumerà un ruolo strategico: “nella città di domani i negozi dovranno occupare i marciapiedi e i marciapiedi allora si allargheranno mangiando le strade , che cosi non  saranno più il luogo di elezione delle auto perché le scelte in questa direzione sono ormai una necessità”. Sulla sorprendente riscossa dei piccoli negozi, abbiamo sentito l’opinione di chi ne rappresenta in Bollate oltre duecento , tra esercizi commerciali e venditori ambulanti .

“nella città di domani i negozi dovranno occupare i marciapiedi e i marciapiedi allora si allargheranno mangiando le strade , che cosi non  saranno più il luogo di elezione delle auto perché le scelte in questa direzione sono ormai una necessità”

Carlo Allievi detto “Buleta” con la figlia Patrizia e la moglie Renata in posa davanti al negozio di cartoleria – Foto © Stefano Rossi

In tempi in cui i “social“ non si sapeva cosa fossero, esisteva il contatto sociale. Le città e i paesi si alimentavano di questa socialità che significava vicinanza, solidarietà, conoscenza, amicizia. In tutto ciò i “frontman“ di questo fenomeno erano i negozi di vicinato. Nel caso di Bollate si poteva individuare nel centro storico cittadino la parte preponderante degli esercizi che messi in fila davano alla città (paese) un mix merceologico ante litteram e provvedevano alle esigenze primarie con merci e servizi e, sopratutto, fornivano alla clientela consigli, scambio di notizie e varie amenità (leggi gossip) necessarie alla vita sociale. Insomma, il quadrilatero che andava dalla chiesa alla stazione pullulava di commercio, servizi e umanità.

Distributore e drogheria di Felice Morelli in piazza S.Francesco – Fine anni 50 – Archivio © G. Minora 

Ferramenta Re di Guido Re di via Magenta – Con il titolare la moglie – Archivio © G. Minora

Farmacia del Dr. Enrico Boveri di piazza Martiri della Liberta – Archivio © A. Gentile 

Tarcisio Bossi, titolare dell’omonima cartoleria edicola aperta nel 1955 – Archivio © G. Minora 

Il parrucchiere Franco Strada nel suo negozio di via Turati – anni 50 – Archivio © A. Gentile 

Edoardo Biggi ritratto con la moglie Ida Tornelli davanti al loro negozio di telerie in via Roma – Archivio © A. Gentile 

Telerie di Dante Vegetti – via Matteotti – 1954 -Archivio © A. Gentile 

Calzature F.lli Galli di via Matteotti – Anni 60 – Archivio © G. Minora 

Il bar Origgi si trovava in via Sartirana – metà anni 80 – Foto © G. Minora

Rassegna di pubblicità locali.

Col tempo tutto é cambiato, tutto é diventato asettico. Prima i supermercati, poi i centri  commerciali e infine le vendite online hanno devastato le città, portandole a essere dormitori o quasi. I negozianti (pochi) che hanno resistito sono quelli ” storici”, con molta fatica perché, spesso, i conti non tornano. Tuttavia sono rimasti, non hanno mollato. Perché? Ognuno ha la sua motivazione personale, certamente non per il reddito. L’utenza (brutta parola) usa il negozio di vicinato come riserva di beni dell’ultima ora, poiché il grosso degli acquisti avviene altrove. Poi é arrivato il coronavirus e, causa impossibilità di muoversi liberamente, si è innestata un’ inversione di tendenza. Così ora ci si accorge della comodità e dell’importanza di ciò che hai sotto casa. I negozi di alimentari sono tornati ad essere indispensabili. Via Magenta, via Cavour, piazza san Francesco, via Roma, via Sartirana, via Matteotti, via IV Novembre, sono tornate ad essere luoghi strategici per rifornire la città con servizi essenziali, ma anche per rianimarla. Le file obbligate fuori da questi esercizi sostituiscono le ciarle dei social, con un bel po’ di umanità non surrogata: perché il sorriso di chi ti serve é ben diverso da quello della bella commessa dei centri commerciali che non vede la ora che il cliente se ne vada. Ora non resta che auspicare che questa lezione di recupero di un rapporto personale e pressoché quotidiano serva per la ripresa di domani C’é una cosa fondamentale che un momento terribile come questo ci ha insegnato, e cioè UNA CITTA SENZA IL COMMERCIO AL SUO INTERNO NON PUO’ VIVERE.

Del resto, le immagini delle saracinesche abbassate e delle strade di Bollate deserte fino ai giorni scorsi, sono state la testimonianza visiva.

Federico Ernesto Curti – Presidente Confcommercio – associazione territoriale di Bollate

le foto dei negozi chiusi sono di Giordano Minora

Riprendiamoci la città

Cari negozianti, adesso che sono stati strappati i cartelli chiuso per precauzioni sanitarie e sono state rialzate le saracinesche , inviate sulla nostra pagina facebook  BOLLATE OGGI  le fotografie delle vostre vetrine e i primi pensieri sui giorni della ripresa.

Vogliamo lanciare insieme un messaggio positivo per il futuro.

Gli amici di BollateOggi

Ingegnere per caso, giornalista mancato, scrittore che non ha ancora deciso cosa scrivere. Una vita di scorribande, a far sempre cose nuove, una diversa dall’altra. Insegnante, assaltatore/postino, ricercatore CNR, ingegnere in società multinazionali, imprenditore, politico di terza classe, socialista da sempre e per sempre. Amore per il teatro, negli ultimi anni enfatizzato dalla fortunata frequentazione con Luca Ronconi ai tempi del Piccolo Teatro di Milano. Appassionato di musica classica sostiene che: ‘dopo Mozart è stato inutile scrivere musica’. Calcisticamente agnostico, ferrarista da sempre. Vanesio, si ritiene un eccellente chef. Amante di vini rossi e bollicine per accompagnare cibi. Sempre alla ricerca di persone nuove con le quali parlare, confrontarsi, discutere, litigare, bere e gustare cose golose.

Antonio Carlo Giuseppe Pastore

Ingegnere

Ha sempre coltivato diverse passioni. La musica nei suoi aspetti più vari ,la fotografia, la storia locale e lo  sport   sono sempre stati al centro dei suoi interessi. .Una costante curiosità per tutto ciò che lo circonda lo ha portato a conoscere molti jazzisti italiani e americani o a scoprire aspetti dimenticati di quanto avvenuto in passato nella sua città. Ha collaborato alla realizzazione delle pubblicazioni  Bollate 100 anni di immagini (1978) , Una storia su due ruote (1989) Il Santuario della Fametta (2010) La Fabbrica dimenticata (2010) Il soggiorno a Bollate di Ada Negri (2014) . Ha curato anche diverse mostre fotografiche fra le quali La prima guerra mondiale nella memoria dei Bollatese (2015) La Fabbrica dimenticata (2010) I 40 anni di Radio ABC (1977). E’ tra i fondatori dell’Associazione Bollate Jazz Meeting (1994) di cui è segretario.

Giordano Minora