UNA CITTA’ IN ZONA ROSSA

PENSIERI E PAROLE DA LOCKDOWN

Altro che a “Carnevale ogni scherzo vale”, a Bollate non c’è stato nulla da festeggiare. Tutt’altro; le “chiacchiere” hanno assunto un retrogusto amaro. Il mercoledì grasso si è trasformato nel mercoledì delle ceneri: alle 18 si è infatti materializzata in anticipo la quaresima, dietro la maschera della zona rossa. Anziché riempirsi di carri allegorici, stelle filanti e coriandoli, le strade si sono svuotate, le saracinesche dei negozi abbassate, scuole e asili chiusi a data da destinarsi, almeno in presenza. Sostituiti da controlli dei vigili urbani, posti di blocco di Carabinieri, Fiamme Gialle, Forze dell’Ordine, con tanto di mimetica e mitra in mano, a dare l’immagine di una città blindata, presa d’assalto da troupe televisive, fotografi, radio, giornali; in un valzer di collegamenti in diretta, interviste, articoli, che hanno portato Bollate sotto i riflettori della cronaca nazionale.

Foto La Presse tratta dalla pagina FB de il Foglio

Giornate da sfumature di rosso, hanno riportato indietro le lancette del tempo alla primavera scorsa, ma con una differenza sostanziale: allora era una serrata generale, adesso c’è solo un unico fil rouge che delimita il territorio cittadino, rispetto ai comuni limitrofi.

. Una comunità che si sente isolata dal resto del mondo, in una situazione a dir poco surreale, che suscita pensieri e parole dalle reazioni contrastanti e dai sentimenti arancioni, gialli e rossi, come i colori di questo periodo incerto.

IL DIARIO DELLA ZONA ROSSA

Era solo una settimana fa e sembra un secolo. Giovedì 11 febbraio, tardo pomeriggio, ero nel mio ufficio al terzo piano del Comune e suona il cellulare. È il direttore di ATS e mi informa che in due scuole cittadine è scoppiato un focolaio Covid: 59 persone infettate dal virus.

Le brutte notizie non finiscono qui: a bassa voce, quasi per non farsi sentire, il direttore mi dice che 3 tamponi processati in maniera casuale sono risultati ascrivibili “alla variante inglese”. Tre su tre! Seguono brevi istanti di silenzio, eterni; il tempo di reagire al gelo della notizia e subito la mia mente ha cominciato a elaborare le informazioni ricevute, a immaginare sviluppi futuri e prendere in considerazione varie ipotesi con la maggior razionalità possibile. 

A quel punto chiamo il dirigente scolastico, Salvatore Biondo, per avere maggiori informazioni: mi spiega che dopo i casi rilevati alla scuola materna di fine gennaio, il contagio si è propagato velocemente tra i bambini e le educatrici coinvolgendo anche la vicina scuola primaria, frequentata da fratelli e sorelle dei bambini della scuola dell’infanzia.

Lunedì 15 febbraio, il direttore di ATS mi informa che i primi risultati dei test sono “confortanti” ma che è meglio attendere ancora un giorno. Il giorno dopo vengo a sapere che i 500 test rapidi somministrati hanno dato come risultato 53 persone positive al Covid. Dal tampone molecolare risultano 8 casi (8 su 53) confermati positivi. Per l’eventuale mutazione verso la variante inglese, invece, si deve attendere ancora qualche giorno, necessario al laboratorio per processare il sequenziamento genotipico.

Ad oggi sono passati 7 giorni e i numeri e le informazioni sono ancora questi. Nel frattempo, mercoledì 17 febbraio, il Presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha firmato un’ordinanza che ha portato Bollate in zona rossa; esattamente come nel periodo natalizio. Le regole per la città sono quelle del DPCM del 14 gennaio scorso, cui si aggiunge la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado, oltre che dei cimiteri e della piattaforma ecologica di via Pace.

Dalle ore 18 di mercoledì 17 febbraio è scattato il provvedimento restrittivo con regole stringenti per tutti. Di fronte a questo provvedimento regionale che viene a cadere in un periodo complicato che dura  da mesi, preferisco parlare di un atto di generosità. Un piccolo sacrificio fatto dai cittadini bollatesi per evitare che questo terribile virus si propaghi e costringa a lunghe chiusure altri Comuni, da Milano a tutta la Regione. 

Bollate sta reagendo bene. E se davvero possiamo contribuire a evitare che il virus corra, allora il nostro sacrificio avrà avuto un senso. Per noi la zona rossa proseguirà fino a mercoledì 24 febbraio. Poi aspettiamo i numeri dei tamponi. E si valuterà…

Francesco Vassallo – Sindaco di Bollate

VOCI DAL LOCKDOWN

E’ evidente che essendo Bollate un’appendice di Milano e che esiste un notevole pendolarismo lavorativo con il capoluogo, era quasi inevitabile che si arrivasse alla chiusura del nostro territorio per evitare il propagarsi del virus. Certo, l’ennesima serrata di quasi tutte le attività produttive rappresenta un ulteriore segnale di peggioramento per l’economia locale, già provata dai continui stop and go tra riaperture e chiusure. Il commercio cittadino è praticamente in ginocchio e in ginocchio è difficile curarsi, bisogna avere forza d’animo e cognizione di causa per ripartire. Categorie come bar e ristoranti (non mi si venga a dire che hanno contenuto le perdite con l’attività di asporto) avranno necessità di aiuto sia in ambito nazionale che in quello locale. In questo quadro occorrerà però intervenire sull’intero comparto, dai negozi di vicinato alle agenzie turistiche, passando per le botteghe di prodotti di tipicità merceologica. E gli aiuti non potranno limitarsi a sporadici ristori ma necessiteranno di precisi e fattibili piani di rilancio, a partire dalla leva fiscale. Proprio perché il sostegno ai commercio locale, solo a Bollate oltre duecento tra negozi e ambulanti significa tener vivo il tessuto sociale della città.

Federico Ernesto Curti- Presidente Confcommercio Bollate

La nuova emergenza sanitaria ha risvegliato l’operosità (mai del tutto, in realtà) sopita di Pinuccia Ballabio, mia mamma.

Sarta da sempre, non ha mai abbandonato l’uso della macchina da cucire, anche se, dopo decenni di onorato servizio dell’ultima delle sue storiche Singer manuali, ha dovuto imparare a “dialogare” con la tecnologia di una Brother di ultima generazione.

In attesa di ricevere l’agognata telefonata da parte della Regione Lombardia, per effettuare finalmente la sua dose di vaccino, Pinuccia ha deciso di impegnare il tempo di questo isolamento forzato, realizzando presine per le cucine di parenti, amici e conoscenti.

Un esempio pratico di economia rigenerativa (l’economia domestica dei suoi tempi), in quanto ogni presina nasce da stoffe riciclate, recuperate da vecchi scampoli, camicie o biancheria per la casa non più utilizzabili.

“Il cotone non si può buttare!” – mi ricorda tutte le volte – e infatti trova sempre il modo di ridare una seconda vita a questo nobile tessuto naturale.

Piccoli gesti della quotidianità in zona rossa, che contribuiscono alla sostenibilità consapevole e consentono di allenare la mente e l’intelligenza delle mani.

Mariangela

Non mi sembra un provvedimento molto logico, aperti gli alimentari, il fiorista, il tabaccaio, l’estetista , l’edicola, il parrucchiere e il cartolaio. Chiusi i negozi di abbigliamento e gli orefici. Mah

Cesare - un negoziante

Pur essendo d’accordo con le misure di contenimento, la decisione della regione Lombardia mi sembra alquanto anacronistica. Anzitutto perché è tardiva, sono passate più di due settimane dai primi casi. Inoltre Bollate, geograficamente non è un comune ma può essere paragonato ad un quartiere di Milano, essendo iperconnesso con il capoluogo, basta pensare agli studenti che frequentano fuori dal comune, per cui il virus ha già avuto il tempo di circolare, non si ferma al cartello del confine. Perciò pensare che il problema sia solo di Bollate e non coinvolga un territorio più vasto è abbastanza miope

Daniele - giornalista scientifico

Una frazione militarizzata. E’ l’immagine di Cascina del Sole nei primi giorni di lockdown. Poca gente in giro, meno macchine e rari camion in circolazione, questa la differenza che balza immediatamente all’occhio rispetto al normale. Soprattutto la novità è rappresentata dalla frequenza dei posti di blocco; davanti alla farmacia, all’incrocio con via Ospitaletto, in piazza Terracini, quasi fossimo un quartiere da tenere sotto controllo. Ferme le attività sportive che avevano da poco ripreso l’attività, tranne che per la squadra arcieri, categoria professionale, che può effettuare due allenamenti settimanali.  Ancora chiuso il bocciodromo, autentico punto di socialità della frazione. A questo proposito, rinnovo la proposta già fatta all’amministrazione comunale: potrebbe essere il luogo adatto per effettuare le vaccinazioni nella frazione; ha le carte in regola sia per gli accessi che per il distanziamento.”

Enrico - pensionato

Una situazione surreale che ci sottopone ad una grande prova fisica, psicologica ed emotiva. Diventa sempre più difficile mantenere un atteggiamento positivo derivato dalla incertezza per il futuro che accresce la consapevolezza che nulla sarà più come prima. Penso ai miei giovani figli e al loro domani e mi pervade un senso di impotenza e di paura. Un percorso di vita anomalo che mi porta a piangere, seppur di nascosto

Iside - una mamma

LA SCUOLA AI TEMPI DEL COVID

Ero ancora a scuola; terminato il mio orario, dovevo effettuare l’iscrizione al concorso di Matematica, quando sono stata allertata da amici e conoscenti, che mi hanno inviato immagini di testate giornalistiche, locali e nazionali, con allarmanti titoloni sull’imminenza di una zona rossa a Bollate.

La notizia aveva del vero. In accordo tra noi colleghe, abbiamo voluto parlare ai nostri alunni, abbiamo preferito prepararli alle decisioni degli organi istituzionali, che incombevano a breve su tutti noi per la nostra sicurezza. Abbiamo voluto trovare le parole adatte per rassicurarli sulla necessità della chiusura della scuola, infondendo loro la fiducia che si sarebbe trattato di una chiusura temporanea.

Poi le comunicazioni ufficiali, le tempestive Circolari sulla decisione di sottoporre alunni e personale scolastico allo screening mediante tampone antigenico presso il Drive Through, allestito al Parco Trenno .

Una volta delineatasi la situazione, abbiamo impiegato poco tempo per predisporre un’organizzazione ottimale di didattica a distanza per gestire dapprima solo tre giorni (nei giorni di giovedì e venerdì la scuola sarebbe rimasta chiusa per il Carnevale). Inoltre in questa prima parte dell’anno scolastico, non abbiamo mai abbandonato la didattica digitale, ormai imprescindibile, lavorando in maniera asincrona sulla piattaforma Classroom frequentemente, direi abitualmente.

Però è accaduto di nuovo, spesso accade così nella Scuola: la situazione, l’emergenza va affrontata a breve, tempestivamente, anche quando i mezzi a disposizione non sono adeguati, i tempi stringenti.

Bisogna organizzare la DaD!

Dobbiamo garantire almeno tre ore al giorno di attività didattica!

Dobbiamo prevedere pause tra un’ora e l’altra!

Non dobbiamo lasciare indietro nessuno!

Dobbiamo fornire un dispositivo a chi non ce l’ha!

Dobbiamo aggiungere altri giorni in DaD, a quanto pare… ultimi aggiornamenti in tempo reale…

Questi mesi di scuola sono stati faticosi, impegnativi. Abbiamo rispettato e fatto rispettare scrupolosamente tutte le misure per la sicurezza: l’uso delle mascherine, il distanziamento sociale, l’igiene frequente delle mani, gli ingressi separati, la turnazione per l’uso dei servizi igienici, per il servizio mensa, la consumazione del pasto in classe….

Fino ad oggi, che fossimo in zona gialla o arancione o rossa non importava , noi eravamo a scuola!

I nostri alunni hanno dimostrato serietà e responsabilità nel rispettare le nuove regole per il bene di tutta la comunità, le uniche che ci hanno consentito di riprendere una quotidianità quasi normale, di ritrovarci, di ricominciare. 

I test molecolari hanno confermato la positività di un numero esiguo di persone.

ATS Lombardia ha disposto la quarantena per quegli alunni, ma anche per i loro compagni e i loro insegnanti, e test molecolari di controllo prima del rientro, quindi la DaD continua… 

Lunedì 22 febbraio, ore 9, gruppo A. Matematica.

Ehi, ci siete tutti? Avete il materiale? Cuffiette! Qualcuno sfoggia cuffie da Top Gun.

Ciao maestra …, mi aspettate? Io non ho il libro! Scusa, posso andare a prendere i fogli? Sì, sì, vai… ma non fermarti a giocare col gatto!

Entriamo nelle case dei bambini e loro entrano nelle nostre. L’attività proposta cerca di essere più vicina a quella in presenza: condividiamo lo schermo come quando a scuola usiamo la LIM, utilizziamo i libri e i quaderni; ci mostriamo a vicenda oggetti attraverso lo schermo.

I bambini sorridono, sembrano gli stessi di sempre. Le maestre fanno quello che possono: io rido, a volte alzo la voce, a volte mi metto le mani nei capelli e poi rido di nuovo.

Ho pensato che i bambini fanno come alcuni adulti: al momento della connessione mettono da parte tutto e danno il meglio di sé. A scuola c’è il tempo della “caragnata”, del “mi sono svegliato male”, “lui mi ha detto così”… E allora la questione è fondamentale e ha precedenza anche sulla verifica di matematica. 

Lunedì 1° marzo, ore 9, classe …. Matematica.

Ditemi che siamo a scuola!  

Lucia – maestra elementare

Una settimana sotto i riflettori

Bollate è distante almeno 40 chilometri da dove mi trovo e anni luce dalla mia mente. Ma chi, come me, fa il freelance e si occupa di comunicazione sa bene che ogni momento è buono (o cattivo) per qualsiasi notizia. E giovedì 11 la notizia è arrivata: è il Sindaco di Bollate Francesco Vassallo ad avvisarmi: “dobbiamo spammare ovunque un comunicato”. 

Lui non telefona mai; per noi le informazioni, i contatti, girano su wathsapp. È un sistema efficace, veloce, funzionale. Ma quando sul display del telefono compare il nome “Francesco Vassallo” è sempre qualcosa di grosso, qualcosa che si può dire solo a voce. E così è stato anche quel giorno: “ATS mi ha avvisato che la variante inglese è arrivata a Bollate – dice il Sindaco”. Silenzio… “Ecco cosa dobbiamo fare!”.

Da quel di Cavenago, dove mi trovo, vengo immediatamente teletrasportata a Bollate. Lascio tutto quello che sto facendo e, in tempo brevissimo, inizio a fare tutt’altro (la vita del freelance, appunto). Il Sindaco mi manda le informazioni, io imposto il comunicato stampa e lo declino per tutti i nostri canali. Versione per i giornalisti, versione per il sito del Comune, pubblicazione sui social e sulla nostra App. Tutti i cittadini devono essere informati. Tutte le testate, agenzie in primis, devono sapere da noi (la fonte ufficiale) cosa sta succedendo.

La notizia è cattiva e secca: “ATS Milano ha comunicato che, dall’analisi genotipica di alcuni dei 59 tamponi positivi rilevati nella scuola materna Munari e nella scuola elementare Marco Polo di Ospiate, è emersa la presenza della variante “inglese” del Covid 19”. 

“Nessun allarmismo – dice il Sindaco”. “Tono neutro – dico io”. Malgrado le voci che cominciano a girare, Bollate non è ancora in zona rossa. E il pericolo, in questi frangenti, sono proprio le notizie non ufficiali, quelle che, favorite dai social, cominciano a girare in autonomia. Noi dobbiamo andare sopra le voci di corridoio e dare notizie rapide, aggiornate, certe. 

L’abbiamo imparato molto bene durante il primo lockdown e abbiamo capito quanto i cittadini ci ripaghino in fiducia: se lo dice il Comune è vero! dicono in molti. Il Comune è l’istituzione più vicina, il Sindaco per molti è l’unico punto di riferimento istituzionale. Il lavoro di chi comunica è una responsabilità. Sempre e ancora di più nei momenti di emergenza. Un dovere verso i cittadini, prima di tutto, ma non solo. 

Cinque giorni dopo la notizia della possibile variante inglese, infatti, arriva un’altra notizia da gestire: dopo i test, una decina di casi di variante inglese sono certi e la Regione decide di retrocedere Bollate da zona gialla a zona rossa. A questo punto il problema non è più solo quello di informare i cittadini ma anche di gestire i giornalisti. Bollate è a 15 minuti da Milano, con i suoi 37mila abitanti è la più grande delle quattro zone rosse istituite e diventa l’ombelico del mondo per i media di tutta Italia.

I telefoni diventano caldi: il cellulare del Sindaco, il mio, il numero della segreteria, il centralino del Comune suonano in continuazione. Dietro a ogni squillo c’è un giornalista che chiede un’intervista. E così comincia un’altra fase complessa di questa storia: la visibilità mediatica. Che poi, per noi, diventa un’occasione in più per informare i cittadini e dare una buona immagine di Bollate, anche nella difficoltà del momento.

Il Sindaco si presta e questo ci consente di gestire il tutto al meglio. Di Bollate si parla in tutti i telegiornali, il primo cittadino è presente su ogni canale. Anche questa volta, come ogni giorno, noi ci abbiamo messo passione, entusiasmo, cura per Bollate e i bollatesi.

MANUELA PORTALUPPI- RESPONSABILE UFFICIO STAMPA COMUNE DI BOLLATE

Ha sempre coltivato diverse passioni. La musica nei suoi aspetti più vari ,la fotografia, la storia locale e lo  sport   sono sempre stati al centro dei suoi interessi. .Una costante curiosità per tutto ciò che lo circonda lo ha portato a conoscere molti jazzisti italiani e americani o a scoprire aspetti dimenticati di quanto avvenuto in passato nella sua città. Ha collaborato alla realizzazione delle pubblicazioni  Bollate 100 anni di immagini (1978) , Una storia su due ruote (1989) Il Santuario della Fametta (2010) La Fabbrica dimenticata (2010) Il soggiorno a Bollate di Ada Negri (2014) . Ha curato anche diverse mostre fotografiche fra le quali La prima guerra mondiale nella memoria dei Bollatese (2015) La Fabbrica dimenticata (2010) I 40 anni di Radio ABC (1977). E’ tra i fondatori dell’Associazione Bollate Jazz Meeting (1994) di cui è segretario.

Giordano Minora