UN PITTORE PER AMICO

La Bollate di Paolo Fabbro

Ultimi ritocchi al carro di carnevale del rione Co de Sott – 1980

Non c’è abitazione in Bollate che non abbia appeso ad una parete una sua opera. Le vetrate della cappella di san Francesco, nella chiesa parrocchiale di san Martino, sono state dipinte da lui, suoi sono i murales realizzati nei refettori della scuola materna di via Sartirana e delle elementari di via Montessori. C’è la sua firma sul grande quadro al centro della biblioteca comunale che raffigura il com’era del cortile prima della ristrutturazione. Ha realizzato dipinti, bozzetti, acqueforti, calendari di svariati formati per i carabinieri, gli asili, le chiese, le cooperative, le associazioni di volontariato, le società sportive, addirittura per i carri del carnevale. Paolo Fabbro è il pittore bollatese per antonomasia. Arrivato bambino negli anni Quaranta, insieme alla famiglia originaria del Veneto, è cresciuto in una delle corti che si affacciano sulla chiesa di san Martino e fin da subito ha respirato quella particolare atmosfera di paese contadino fatta di cortili dal sapore agreste, con momenti di vita e lavoro precisi, scandita da ricorrenze religiose e avvenimenti civili, animata da personaggi di umanità varia. Episodi di quotidianità che hanno fatto breccia nel suo immaginario e che poi ha saputo ben rappresentare nelle molteplici forme artistiche, come testimonia l’articolata e sterminata produzione dedicata ai diversi aspetti del territorio  locale.

Disegno con gessetto, eseguito dall’adolescente Paolo Fabbro, sulla parete dell’ingresso della Corte di via Magenta dove abitava. Foto scattata inizi anni Ottanta, prima  dei lavori di ristrutturazione

Il  diciassettenne Paolo Fabbro tra i partecipanti della terza edizione del Prionio Bollate, 1960

Letteralmente affascinato dalla natura, tanto da eleggere Castellazzo come suo luogo del cuore, per 35 anni ha avuto lo studio in Corte Grande , “ ero li da mattina a sera ,soprattutto ho imparato a stare solo con me stesso e questo stato d’animo solitario è servito ad affinare la mia sensibilità sia umana che artistica”. Ma se l’oasi verde castellazzese è stata fonte di ispirazione per una infinità di composizioni, con gli abitanti del posto ammette di non aver instaurato grandi rapporti di  confidenza, “non sono mai entrato nel loro cuore”.

 Il ricordo è un altro elemento ricorrente della sua sensibilità artistica, gli spensierati momenti trascorsi da adolescente, gli stati d’animo vissuti da ragazzo, “sono una fonte di stimolo creativo, perché quelle emozioni vissute mi sono rimaste dentro e le esprimo attraverso la pittura”. Proprio per questo suo guardare al passato non gli dispiace affatto la definizione di nostalgico perché ritiene sia in sintonia con i suoi concetti formativi. Memoria che è tornata a riemergere nel periodo di emergenza pandemica. Recluso nello studio domestico a Cesano Maderno, ha ideato e pennellato una serie di olii e tempere su scorci milanesi, dai Navigli al Duomo, passando per Il Ticinese e i nuovi grattacieli, con un denominatore comune: il tram, “il mezzo che usavo quando ero giovane e frequentavo l’Accademia di Brera e che mi permetteva di ammirare una Milano in movimento in tutti i suoi colori, le sue luci, i suoi rumori. Sentimenti che si manifestano nel mio lavoro e che mi fanno rivivere l’atmosfera della città degli anni Sessanta, quella del boom economico e della trasformazione urbanistica e sociale nella quale sono cresciuto”.

Uno sguardo attento e affascinato su ciò che lo circonda per rileggerlo e rielaborarlo poi nella sua personale visione artistica. Retaggio influenzato dagli inizi professionali. Una volta conseguito il diploma, al lavoro presso l’ufficio pubblicità de la Rinascente con compagni di scrivania che saranno famosi come Mariangela Melato e Giorgio Armani. Successivamente la maturazione grafica e descrittiva, perfezionata collaborando con  studi di architettura e nel ruolo di illustratore, fino alla libera professione accompagnata dalle tante mostre personali tra rinomate gallerie milanesi in piazza san Babila e sui Navigli, il prestigioso museo della Scienza e della Tecnica, villa Borromeo a Cesano Maderno, le molteplici esposizioni locali a Bollate, Novate, Garbagnate, le zone del varesotto, su tutte una esposizione nientemeno che a Milanello,  sede di culto per uno che ha un cuore dalle tonalità rossonere.

Mostra personale nell’importante sede della Galleria del Barcon. Milano – Navigli  – Giugno 1996

Per non parlare della Liguria, della Sardegna e dell’amata Corsica, buen ritiro estivo, dove il mare e i suoi colori favoriscono l’estro creativo. Proprio la vivacità delle tinte delle correnti dei Macchiaioli e degli Impressionisti sono state la scintilla che lo hanno spinto ad appassionarsi al mondo della pittura e a farla diventare la professione della vita.

Questo afflato artistico si è poi contaminato con l’attaccamento a un territorio nel quale è vissuto e che ha ben tramandato con il suo lavoro, mettendolo spesso a disposizione per diverse cause benefiche cittadine. A testimoniare in modo concreto il senso di appartenenza ad una comunità.

Paolo Nizzola

L’insegnamento è stato una delle caratteristiche di Paolo Fabbro

L’idea di coinvolgere Paolo Fabbro nacque nel 1979, al termine della sfilata del Carnevale Bollatese, che il fotografo Giulio Mesini, incoraggiato dal Sindaco Elio Aquino,  aveva rilanciato dopo un’interruzione ventennale  dalle memorabili edizioni degli anni 50 e 60.

I disegni originali e il progetto di Paolo Fabbro per il carro di Carnevale del Rione Co de Sott che vincerà il primo premio nell’edizione del 1980

Proposi a Paolo, per l’edizione successiva, di unirsi allo gruppo del Rione Co’ de Sott, formato da persone esperte che già negli ultimi anni Cinquanta avevano creato dei carri allegorici e che erano pronte a rituffarsi in una nuova esperienza, mossi soprattutto da una volontà di animare, sui fasti delle mitiche edizioni del passato, la vita sociale cittadina, divertendosi  in prima persona e soprattutto far divertire i propri giovani figli e nipoti.

Fu cosi che attorno a Fabbro si riunirono persone residenti nelle varie corti del Co’ de Sott. La “squadra” era composta da Oddone Alzati, Ettore Minora, Giorgio Strada, Luigi e Giuseppe Minora, Pierluigi e Adelio Boniardi, Luigi Dusi, Luigi e Ambrogio Rossi.

La preparazione del carro del Co de Sott per l’edizione 1982 alla quale assistono anche le scolaresche  

Ultimi ritocchi

Fasi iniziali di preparazione. Coadiuvano con Fabbro Oddone Alzati, Giorgio Strada e Giuseppe Minora

La preparazione del carro del Co de Sott per l’edizione 1982 alla quale assistono anche le scolaresche  

Paolo presentò i disegni per un carro ispirato al dominio petrolifero esercitato dagli arabi sul mondo occidentale. La “squadra” si mise quindi al lavoro trascorrendo nell’officina dei fratelli Cesare e Fiorentino Anteo le serate dei mesi invernali, in un clima di goliardica allegria,  per creare il carro che nell’edizione 1980  ottenne il primo posto.

La collaborazione con Fabbro prosegui per le successive edizionI consentendo  al Co’ de Sott di vincere le edizioni del 1982 e del 1984.

Giordano Minora

Video ed interviste a Paolo Fabbro

Alcune opere e lavori dell’artista Paolo Fabbro

Castellazzo

Vecchia Bollate

Copertine di volumi dedicati a Bollate

Paolo Fabbro ha curato le copertine di diversi pubblicazioni di storia locali fra le quali

Fabbro for Jazz

Paolo Fabbro ha collaborato con Bollate Jazz Meeting ritraendo diversi importanti musicisti ospiti della rassegna Conoscere il Jazz

Paolo Fabbro nel suo studio di Bollate

Tutte le foto sono di Giordano Minora – Video interviste realizzate da Paolo Nizzola

Paolo Fabbro, il sogno libero della bellezza

La mia passione per la pittura risale a quando ero bambina. Questo per dire che l’ho sempre vissuto, questo sentimento, come qualcosa di materiale, di tangibile, un piacere estetico legato inscindibilmente a un’abilità manuale e a un’insopprimibile volontà di imparare. Paolo Fabbro per me, da quando ne ho visto e conosciuto l’opera, è sempre stato un punto di riferimento, un’idea artistica a cui ispirarsi, uno stimolo al miglioramento delle proprie aspirazioni. Chi dipinge sa, pur nella vaghezza delle prime intenzioni, che sulla tela vuole mettere qualcosa che ama o che amerebbe possedere e conservare nella memoria. Un paesaggio, un luogo, una veduta particolare. I quadri di Paolo Fabbro mi hanno sempre trasmesso la sensazione di luoghi e orizzonti che avrei potuto amare in modo struggente. Per questo, quando mi sono recata nel suo studio-laboratorio per un ciclo di lezioni sulla pittura a olio, mi sono immersa in un mondo incantato, nella scia di un’ispirazione che riusciva ad arricchire il pensiero e l’azione. Un moto artistico, o almeno la tensione, il tentativo di riprodurre il senso di una bellezza che amiamo contemplare a lungo. Ecco allora, la luce del maestro. Il silenzio e lo sguardo attento di Paolo Fabbro verso la tela dell’allievo, nell’attimo dell’insegnamento diventa precisione di giudizio e di forma. Il colore, la luce da cui prende vita ogni cosa, non è una tavola plastica univoca. Piuttosto, è un caleidoscopio di possibilità, uno spazio di libertà dove la ricerca della nostra verità può anche non coincidere con il reale. La paglia resa impura dall’opacità della polvere, può risorgere nel sole, con un giallo oro che digrada nel verde della prima foglia di granturco. Una bambina scalza può danzare nella sua vestina rosa, al centro di un’aia che brilla dopo la pioggia come un proscenio di preziose iridescenze. La realtà, per Paolo Fabbro e per il suo allievo, diventa la rappresentazione di un desiderio. Anche il colore diventa l’anelito alla trasfigurazione, al cambiamento, al sogno. Una tavolozza infinita a cui attingere, un mélange che non sopporta confini e limitazioni. Una ricerca infaticabile, gioiosa, dove la serenità dei campi e delle marcite, la quiete delle acque e dell’erba sono mossi dal vento di una liberazione estetica. La guida di Paolo Fabbro è quella di un maestro che gioca ancora con l’inquieta voglia di fare del bambino. Il suo è un insegnamento di libertà dionisiaca, l’invito a perdersi nell’universo infinito del colore. Per ritrovarsi e ritrovare nella pittura il desiderio accarezzato, sognato, e finalmente realizzato, della bellezza. 

Mariangela Feliciello – allieva 

Paolo Nizzola, una vita a maneggiare notizie tra giornali , radio e tv,  tanto da farne un libro autobiografico “ Ho fatto solo il giornalista”.

Milanista da sempre, (ritiene che la sua più bella intervista l’abbia realizzata con Gianni Rivera), appassionato di ciclismo, (è coautore del libro “una storia su due ruote”), amante della musica jazz (è presidente dell’Associazione Bollate Jazz Meeting) .Gaudente a tavola, soprattutto  in buona compagnia.
Insomma, gran curioso di storie, di umani e di situazioni.

Paolo Nizzola

Giornalista

Ha sempre coltivato diverse passioni. La musica nei suoi aspetti più vari ,la fotografia, la storia locale e lo  sport   sono sempre stati al centro dei suoi interessi. .Una costante curiosità per tutto ciò che lo circonda lo ha portato a conoscere molti jazzisti italiani e americani o a scoprire aspetti dimenticati di quanto avvenuto in passato nella sua città. Ha collaborato alla realizzazione delle pubblicazioni  Bollate 100 anni di immagini (1978) , Una storia su due ruote (1989) Il Santuario della Fametta (2010) La Fabbrica dimenticata (2010) Il soggiorno a Bollate di Ada Negri (2014) . Ha curato anche diverse mostre fotografiche fra le quali La prima guerra mondiale nella memoria dei Bollatese (2015) La Fabbrica dimenticata (2010) I 40 anni di Radio ABC (1977). E’ tra i fondatori dell’Associazione Bollate Jazz Meeting (1994) di cui è segretario.

Giordano Minora