TACABANDA, SUONA LA TOSCANINI

 “Riva la banda, riva la banda del nost paes”.

La Banda Arturo Toscanini di Bollate al completo, con la nuova divisa durante le celebrazioni della Festa della Repubblica  – 2 giugno 2021 (Foto Giordano Minora)

Rieccola, finalmente, la banda. E’ tornata a suonare per le vie della città, una presenza essenziale che richiama ovunque, sia negli avvenimenti di festa sia in quelli più commemorativi e solenni, il senso di comunità. Un gradito ritorno all’insegna del rinnovamento: nuova denominazione, corpo musicale Arturo Toscanini, nuovi innesti e nuove divise sociali.  Nata il 4 ottobre del 2016, su iniziativa della amministrazione comunale, che ha fortemente voluto la rinascita del sodalizio, e di alcuni musicanti rimasti orfani di una guida, dopo la scomparsa dello storico direttore, il maestro Carlo, Lucio, Sanvito, che per decenni ha condotto la disciolta banda santa Cecilia. Alla neonata formazione si sono aggiunti diversi giovani, animati dalla passione per la musica, in particolare quella della tradizione popolare, permettendo così a Bollate di riavere un corpo musicale in grado di accompagnare i vari momenti della vita cittadina. Dalle cerimonie civili e istituzionali, la musica registrata è stata sostituita da quella più empatica e diretta interpretata dal vivo, a quelle religiose, alle processioni è tornato il più coinvolgente sottofondo bandistico, fino agli eventi in piazza, il concerto alla festa dei Peritt o alla sagra delle castagne, oppure lungo le vie, la rituale piva nei quartieri nell’imminenza delle festività natalizie.  Proprio perché la banda, con le sue sinfonie corali, le marcette gioiose, i pezzi d’opera, la coreografia nella disposizione, è parte integrante dell’immagine di una comunità. Autentica colonna sonora che accomuna tutti, sensazione ben descritta dal verso di una celebre canzone, “la banda suona per noi, la banda suona per voi”.

Carlo Sanvito durante un’ esecuzione – Anni Settanta

Sorta agli inizi del secolo scorso, sotto gli auspici di Giuseppe Croce (il leggendario “maester bacheta”, per la sua capacità di tenere a bada una classe con  più di 100 alunni di ambo i sessi,oltre ad essere insegnante alla scuola elementare, assessore comunale, fu anche il primo presidente), l’ attività della banda santa Cecilia, nome dato in onore della patrona della musica, è strettamente legata alla famiglia Sanvito: una  passione nata in casa , tramandata da padri a figli, che è diventata il filo conduttore di questa storia a sette note.

Seduta di prove nella sede messa a disposizione, per parecchi anni,  dalla parrocchia nei locali dove ora opera radio Città Bollate – anni Settanta

Carlo Sanvito sul podio di direttore durante un concerto allo Splendor, sullo sfondo si riconosce il clarinettista  Spolti.

SERENA RICORDANZA

Da bambina venivo attratta da molte cose, ma per la banda musicale nutrivo una curiosità quasi morbosa. Con il passare degli anni, poi, l’ostacolo principale, in quanto femmina, era quello di non poterne fare parte. Tuttavia, anziché smorzare la passione, questo impedimento è servito  ad aumentarla, pari passo con la crescente curiosità.

Così ho scoperto che papà Paolo, nato nel 1888, era entrato giovanissimo in quel nucleo di musicisti locali, allora diretti dallo zio Celeste Albani.

Con lo scoppio della grande guerra e la chiamata alle armi, questa esperienza si interruppe bruscamente.  In trincea, il papà ebbe la fortuna di incontrare il maestro Guadagnini che gli diede insegnamenti e consigli che permisero di approfondire e perfezionare la sua tecnica. Tornato dal fronte e con lo zio Celeste ormai anziano, e con pochi musicanti superstiti rimasti, Paolo decise di ricominciare da capo. L’inizio fu difficile e faticoso, ma papà sosteneva che “lo spirito di corpo” aveva una funzione di stimolo e, forte di questa convinzione, riuscì a far rinascere la passione per la banda. Alla presidenza venne nominato Andrea Tizzoni che, animato da grande entusiasmo e premura, riuscì a spronare i titubanti e ad ampliare l’organico, tanto che fu necessaria una selezione, attraverso l’esecuzione di alcuni solfeggi, per poter accedere alla formazione. Esercizi che, in mancanza di una sede, venivano eseguiti a casa mia, con tutto uno strepitio di suoni a volte davvero assordante, ma vigeva il divieto di proferir parola, il “resgiò” teneva in mano la bacchetta da direttore d’orchestra, passatagli dallo zio Celeste, con tono severo e altero ed il silenzio era d’obbligo. Ci vollero doti energiche ed ostinazione che rasentava la testardaggine per far si che il corpo musicale raggiungesse la preparazione e il rigore interpretativo desiderato. E le affermazioni non si fecero attendere. In alcune giornate festive, la banda, con la sottoscritta sempre presente come mascotte, teneva nelle piazze o nei giardini delle trattorie con pergolato, familiarmente conosciuto come bersò, ricordo il Trentani in via Garibaldi, il Cech in via Roma, il sant’Ambroeus in via Cavour, concerti sempre affollati. Furono anni di grandi soddisfazioni. Con la presidenza del conte Giannino Radice Fossati venne accresciuto il suo prestigio, tanto che donna Beatrice Crivelli la fece esibire a villa Arconati a Castellazzo per intrattenere i suoi ospiti.

Non mancarono problemi di carattere politico da affrontare durante il fascismo, i dinieghi a partecipare a manifestazioni  prettamente propagandistiche del regime venivano respinti con pesanti imposizioni di forza, creando conflitti personali all’interno del corpo, superati ,poi, dalla comune passione per la musica. Negli anni della ricostruzione del dopoguerra, il cammino della banda  proseguì in modo più sereno , grazie all’apporto dell’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Enrico Colombo, che finanziò l’acquisto degli strumenti musicali ,e di alcuni commercianti locali, in particolare Martino Cesati, detto il “bireè”, per la fornitura di carta da musica, pennini e inchiostro , materiale che serviva per trascrivere le partiture. Nel contempo si avviò anche una sorta di gemellaggio con la banda di Senago, in quanto il papà era diventato direttore anche di questo sodalizio.

Con la morte del prevosto don Carlo Elli, avveduto conoscitore dell’indole dei bollatesi,  si manifestarono le divergenze tra chi voleva  che la banda fosse di competenza municipale e chi  di ispirazione parrocchiale. Di fronte a questa frattura, papà decise di abbandonare il corpo bandistico. 

ROSA SANVITO CIMBRO – Maggio 1987.

GLI ANNI SETTANTA 

Nei primi anni Settanta, la direzione della banda santa Cecilia passò dal professor Lino Tornaghi al maestro Carlo Sanvito, detto Lucio. Alla presidenza venne nominato Mario Panza che diede un nuovo impulso al corpo ,allora caratterizzato dalla divisa di colore grigio scuro ,con la cetra dorata sul braccio.Nel frattempo l’organico cresceva con l’ingresso di tanti giovani allievi, preparati dal vicemaestro Alberto Sarassi nella sala prove , ubicata in un locale al primo piano di fianco all’ingresso laterale della chiesa parrocchiale .

Il maestro Sanvito saluto il pubblico al termine di un concerto – fine anni Ottanta

Esibizione della banda sul palco del teatro Splendor- metà anni Settanta

Con la ringiovanita formazione , si pensò di creare delle divise nuove in linea con le tendenze dell’epoca, grazie ad un stock di stoffe, ricevute in omaggio, e fatte poi tingere dalla ditta Timavo di via Cattaneo. Si scelse di confezionarle di taglio e colore come quelle della cugina banda S.Cecilia di Novate, diretta dallo stesso Carlo Sanvito in una sorta di gemellaggio musicale. Quando arrivò il presidente Giuseppe Galimberti, vennero donati ai musicanti anche i giubbotti invernali. I servizi del corpo musicale erano scadenzati da due momenti fondamentali: i concerti di primavera e autunno, entrambi presso il cinema Splendor. Altro evento annuale era il concerto in piazza del comune alla festa dei peritt (quella di Madonna in Campagna), alla prima domenica di luglio. In una di queste esibizioni, nell’anno 1964, a nove anni, ci fu il debutto di Sergio Sanvito che, seguendo la passione di famiglia, ha cominciato ad intraprendere i primi passi di un cammino che lo ha portato, nel 2002, ad assumere il ruolo di presidente. Naturalmente la banda seguiva tutti gli eventi istituzionali, con un simpatico risvolto festoso alla cerimonia della ricorrenza del 4 novembre. Una volta terminata la manifestazione ufficiale, i bandisti andavano in via Magenta, nella curt di Muruni, dal Carletto Alzati, detto Giota, suonatore di basso, a festeggiare Il suo onomastico, quello del maestro Carlo e del basso tuba “Chec”, Carlo Radice.

Il corpo bandistico, al gran completo, in concerto allo Splendor 

Venivano pure accompagnate le processioni cittadine del Corpus Domini e della Madonna del Rosario dove, concluse le funzioni, spesso si improvvisa un concertino in piazza della chiesa. Nel 1986, la banda ebbe una svolta con l’arrivo in organico di parecchi musicisti del conservatorio, tra i quali l’attuale trombettista solista Paolo Russo, che consentirono alla formazione di compiere un salto di qualità, tanto da richiamare alle tradizionali esibizioni di primavera e autunno, numerosi spettatori dai paesi limitrofi.

QUANDO LA BANDA PASSO’

Il passaggio della banda rappresenta sempre un momento di gioia collettiva, regalando buonumore e sorrisi. Ecco una carrellata  di esibizioni in parata in varie vie cittadine e in epoche diverse.

Oltre alla musica, non mancavano gli aspetti ludici come il pranzo e la gita sociale, un modo per ringraziare le famiglie dei componenti e cementare l’affiatamento. Nel 2008 si tenne l’ultimo concerto diretto dal maestro Carlo Sanvito e per la circostanza furono invitati dal figlio Sergio, nel nome di una storica amicizia, i Solisti della banda di Bracigliano (Sa). Fu una esibizione indimenticabile per l’emozione, il trasporto e l’entusiasmo suscitati Nel 2010, con la scomparsa del maestro Carlo Sanvito, finisce anche la lunga esperienza della banda santa Cecilia e cala il silenzio. Verra’ riproposta qualche anno dopo, nel 2016, con la nuova denominazione Arturo Toscanini. Per l’occasione della rinascita, come segno di continuità con il passato, mi piace ricordare, con gratitudine e riconoscenza per la passione e l’impegno profusi negli anni, tutti i presidenti che si sono susseguiti alla guida della santa Cecilia: cavalier Ercole Dusi, Mario Panza, Giovanni Panza, Giuseppe Galimberti, Carlo Minora, Alberto Sarassi, Franco Schieppati, Sergio Sanvito.

SERGIO SANVITO

LA BANDA OGGI

Il corpo musicale Arturo Toscanini – città di Bollate ha tagliato, il 4 ottobre, i cinque anni di vita (fondato nel 2016) e può già vantare una serie di riconoscimenti per la qualità professionale dei suoi componenti e per le pregevoli esecuzioni eseguite. Attestazioni ottenute non solo in ambito cittadino ,sono sempre più apprezzate le occasioni pubbliche nelle quali la banda si esibisce (l’ultima, in ordine di tempo, domenica 26 settembre, con la prova generale aperta tenuta davanti al palazzo comunale), ma anche in ambito generale: è di questi giorni l’attestato di complimenti ricevuto da ARBAGA, l’associazione che raggruppa i componenti di ASSOMUSICA, con la seguente motivazione: “caso raro di una bella esecuzione di una marcia sinfonica come Vita Pugliese da parte di una banda musicale del Nord“. Un prestigioso riconoscimento che stimola la formazione, diretta dal trombettista Pietro Cavallo, ad incentivare l’ attività di diffusione e ad ampliare il repertorio. Non per niente il sodalizio, presieduto da Andrea Basilio, punta ad allargare l’attuale organico, una quarantina di musicisti, “perché il corpo bandistico vuole essere aperto a tutti gli appassionati “.Per questo motivo, con l’obiettivo di avvicinare nuove persone, sono aperte le prove libere, tutti i lunedi sera, dalle 20,30 alle 22,30, presso lo spazio giovani, sotto il palazzo comunale.

Inoltre sono programmati open day nelle scuole.

Per contatti:bandabollate@gmail.com.

Alcune iniziative

In parata per la prima volta  le ragazze da poco entrate nell’organico della banda. Da Sinistra Silvia Luini , Silvia Borroni, Edelweiss Grassi, Paola Paleari e Simona Minora. Le precede  lo storico portabandiera Walter Sanvito. Primi anni Ottanta

Se non espressamente indicate tutte le foto sono state gentilmente concesse da Sergio Sanvito

Una vita a maneggiare notizie tra giornali, radio e tv,  tanto da farne un libro autobiografico, Ho fatto solo il giornalistaMilanista da sempre, (ritiene che la sua più bella intervista l’abbia realizzata con Gianni Rivera), appassionato di ciclismo, (è coautore del libro Una storia su due ruote), amante della musica jazz (è presidente dell’Associazione Bollate Jazz Meeting). Gaudente a tavola, soprattutto in buona compagnia.  Insomma, gran curioso di storie, di umani e di situazioni.
Paolo Nizzola

Ha sempre coltivato diverse passioni. La musica nei suoi aspetti più vari, la fotografia, la storia locale e lo  sport sono sempre stati al centro dei suoi interessi. Una costante curiosità per tutto ciò che lo circonda lo ha portato a conoscere molti jazzisti italiani e americani o a scoprire aspetti dimenticati di quanto avvenuto in passato nella sua città. Ha collaborato alla realizzazione delle pubblicazioni Bollate 100 anni di immagini (1978), Una storia su due ruote (1989), Il Santuario della Fametta (2010), La Fabbrica dimenticata (2010), Il soggiorno a Bollate di Ada Negri (2014). Ha curato anche diverse mostre fotografiche, fra le quali La prima guerra mondiale nella memoria dei Bollatese (2015), La Fabbrica dimenticata (2010), I 40 anni di Radio ABC (1977). È tra i fondatori dell’Associazione Bollate Jazz Meeting (1994) di cui è segretario.
Giordano Minora