Ricordo che rientrando dalla vacanza in macchina, appena passata Dalmine, rimirando il paesaggio lombardo fatto di capannoni, mi guardava sconsolato e mi diceva: “che post de m…a.”
Poi però, passata la nostalgia delle cime innevate del Trentino, si ributtava nel tran tran quotidiano come sempre. Manifestava così, con poche parole ma chiare, i suoi pensieri e le sue considerazioni sulla vita in generale.
Un anno, insieme a mia moglie Paola e ad amici, facemmo una vacanza all’isola del Giglio in agosto: tenda canadese, sole a picco 12 ore al giorno, poca acqua potabile e niente alberi . Dopo 4 giorni mi guardò e mi disse : che ” post de m….a “, e il giorno dopo in macchina verso l’amato passo San Pellegrino.
Al Passo si era creato un piccolo rifugio isolato dal mondo: baita in legno, boschi, funghi, fotografie e amici sinceri ogni tanto. Un po’ da orso, alla Mauro Corona per intenderci, ma meno scontroso e irascibile, anzi sempre accogliente con le persone giuste (quelle non invadenti).
La sua passione per la fotografia lo ha portato ad avviare un’attività professionale di successo , con parecchie mostre dei suoi lavori e relativi riconoscimenti: il suo studio è tutt’ora funzionante e gestito dai figli Filippo e Alice e dalla moglie Anna, nostra cara amica e presentatagli ai tempi della nostra gioventù e di Brera da mia moglie Paola, con evidente lieto fine.
Poi venne la malattia: dapprima come un semplice intervento di routine, dopo con qualche complicazione ed infine il ricovero per l’aggravarsi delle sue condizioni.
Andai a trovarlo diverse volte in ospedale: era sempre sereno, fatalista ma speranzoso di potersi rimettere e tornare alla famiglia ed ai suoi amati monti.
Purtroppo non fu così: lo vidi il giorno prima di lasciarci, lo salutai e corsi nel corridoio a piangere come non mi succedeva da anni, neanche alla morte dei miei genitori. Vorrà pur dire qualcosa!
Ciao Giò, la nostra vita non è stata poi così di m…..a, anzi piena di valori , di episodi e di risate che non dimenticherò mai.
GIANMARIO