RICORDANDO IL GIO’ 

 ‘Nasce con un pugno dato per antipatia, nasce al capezzale di una lunga malattia, nasce al bar o sotto il fuoco dell’artiglieria, ti darà coraggio quando il corpo non ce l’ha…’
Il primo maggio del 2013 ci ha lasciato Giordano Bordegoni, fotografo di razza e grande appassionato della vita sociale. Negli anni Settanta è stato uno dei fondatori del periodico Bollate Oggi, pubblcazione che abbiamo deciso di riproporre sotto forma di questo blog

Di seguito il ricordo di due amici dalle origini e una rassegna di suoi scatti.

PER UN AMICO

Quando ero più giovane amavo molto Herbert Pagani e le sue canzoni.

L’amicizia mi piacque molto. Ricordo l’inizio e la musica:

 ‘Nasce con un pugno dato per antipatia, nasce al capezzale di una lunga malattia, nasce al bar o sotto il fuoco dell’artiglieria, ti darà coraggio quando il corpo non ce l’ha…’

La mia amicizia con Giordano non ebbe nulla di così tragico, nacque lentamente e banalmente su un treno delle Nord alle 7,33. Si formava a Bollate e vuoto permetteva di sedersi e raggiungere il centro del capoluogo. Era una sorta di salotto viaggiante ove si conoscevano coetanei, specie particolarmente ricercata le ragazze. Venti minuti di chiacchiere, una sigaretta scambiata (allora si poteva fumare) e il tempo volava. Il saluto era ciao ci si vede domani, e cosi accadeva. Da piazzale Cadorna ciascuno verso scuola o lavoro, arrivare a Città Studi con il 4 era un tormento.

il suo primo posto di lavoro in corso Magenta a Milano, fotoincisore. Dove conobbe l’artista Elio Mariani, tuttora frequentatore dello studio, i due diventarono grandi amici.

Elio Mariani, 2011

Così conobbi Giordano, un coetaneo. Lui lavorava da molti anni. Ed era visto da noi come persona abbiente. Aveva la macchina una 600 Fiat. E così divenne il nostro automedonte nei nostri giri serali notturni. Bon vivant, vestiva da Gemelli, ci portò una sera al mitico Bar Basso, perché aveva voglia di mangia e bevi, una specialità del posto. Io studente dissanguai quei pochi spiccioli che avevo, perché dopo un mangi e bevi, vuoi non farti un Cardinale. Poi un giorno dovevo affrontare l’esame di Idraulica, mio partner il Giuliano (socio del nostro esamificio) , vecchio comunista già da giovane, amico di Gino Strada che poi girerà il mondo a costruire ospedali.

Arriva la data dell’esame, e il giorno prima mi telefona: “Antonio è nata Maura, domani non ci sono.” Lui era la M io la P, il prof. Noseda chiama, io mi alzo e dico M non c’è e diventato padre stanotte. Va bene vieni tu, strappai un misero 24 solo con un comportamento umile (debbo confessare che ancora ora non ho capito ‘lo stramazzo di Bazin’). L’indomani venne Giuliano, si alzo il professore e si felicitò, mai un 26 fu così immeritato. Gli dissi fetente ora paghi da bere. Andammo al Bar Matricola e lui esternando la sua felicità, mi disse: mi spiace per le vacanze avevo un programmino. Mi parlò di una vacanza a Coccorinello (CZ), posto paradisiaco ove le svedesi facevano il bagno nude. Alla sera con Gio’ parti la zingarata: saremmo andati noi i a Coccorinello. Coccorinello era una pietraia dove altri disperati montavano le tende con la bandiera rossa. Di svedesi neanche l’ombra, tanto meno di donne in genere. Smontammo tutto e ripartimmo per arrivare a un camping a S. Nicola di Ricadi, vicino a Tropea. Li consumammo le nostre vacanze in buona compagnia (mica tutto si può dire).

Calabria, Zaccanopoli 1970

Calabria, Zaccanopoli 1970

Calabria, Zaccanopoli 1970

Calabria, Zaccanopoli 1970

E fu lì che, un giorno, in pausa post prandiale, svaccati su uno scoglio (dopo fritto misto e cirò), guardandomi stranito Giordano mi disse :

Dam a tra’, ti che te se studia’ te se bun de fa un giurnal?

Io spocchioso studentello del Poli risposi ‘certo e che ci vuole’.

Ci imbarcammo quindi in un’avventura impossibile. Un amico, Carlo, che insegnava con me la sera (gratis) al circolo Valdese Jacopo Lombardini di Cinisello, firmò con mio nome tre articoli nel giornale del Gallaratese, poi dovetti iscrivermi all’elenco speciale dei giornalisti.

Poi venne fuori Bollate Oggi.

Come diavolo abbiamo fatto non so. Non abbiamo lasciato debiti. Poi finita l’avventura lui conobbe una biondina carina con gli occhiali, veniva da Brera. La loro vita è stata dopo allora felice insieme, sino alla fine. Noi, tutti normalizzati dalla vita, proseguimmo nel nostro rapporto. Un po’ più diradato, ma lui c’era sempre nelle mie scorribande. Sempre lui. Quando si trattava di comunicare lui era il migliore. Ci sentivamo quotidianamente. A volte non chiamavo per qualche giorno, poi cedevo. Risposta ‘due te  se sta, te ciamet mai’: non ti ho sentito. Va beh chiama il Paolo che ci facciamo un Campari. Se il blog che state leggendo vi piace, ricordate che è opera sua.

Ciao Gio’, avrei potuto scrivere altre cento pagine, le tengo nel cuore.

Antonio

A UN AMICO

Ci sono frasi che riassumono in poche parole il significato del sentimento che una persona prova per un’altra: chi trova un amico trova un tesoro. Io ho trovato Giordano ma non ho trovato un tesoro: semplicemente un amico fraterno, disponibile, generoso, mai sopra le righe, di una bontà a volte disarmante ma sicuramente positiva.

Anche la mia è stata un’amicizia inizialmente ferroviaria: entrambi lavoravamo in posti diversi a Milano, zona Vincenzo Monti, stessi orari e quindi Bollate -Milano e ritorno 4 volte al giorno , con pausa pranzo a casa , dalla mamma prima e una volta sposati con moglie e figli. Ricordo che alcune volte, per rompere la monotonia del treno, prendeva la macchina, passava sotto casa e via insieme al lavoro, ascoltando alla radio Alto gradimento e facendoci due sane risate. Così per più di dieci anni: un’eternità eppure sempre in pista senza lamentele, o quasi. A volte si lasciava andare e si sfogava : “che vita de m…a.”

Ma bastava una settimana bianca al passo San Pellegrino (Moena) con gli amici per ricaricarsi, pronto per un altro anno di vita lavorativa.

Ricordo che rientrando dalla vacanza in macchina, appena passata Dalmine, rimirando il paesaggio lombardo fatto di capannoni, mi guardava sconsolato e mi diceva: “che post de m…a.”

 Poi però, passata la nostalgia delle cime innevate del Trentino, si ributtava nel tran tran quotidiano come sempre. Manifestava così, con poche parole ma chiare, i suoi pensieri e le sue considerazioni sulla vita in generale.

Un anno, insieme a mia moglie Paola e ad amici, facemmo una vacanza all’isola del Giglio in agosto: tenda canadese, sole a picco 12 ore al giorno, poca acqua potabile e niente alberi . Dopo 4 giorni mi guardò e mi disse : che ” post de m….a “, e il giorno dopo in macchina verso l’amato passo San Pellegrino.

Al Passo si era creato un piccolo rifugio isolato dal mondo: baita in legno, boschi, funghi, fotografie e amici sinceri ogni tanto. Un po’ da orso, alla Mauro Corona per intenderci, ma meno scontroso e irascibile, anzi sempre accogliente con le persone giuste (quelle non invadenti).

La sua passione per la fotografia lo ha portato ad avviare un’attività professionale di successo , con parecchie mostre dei suoi lavori e relativi riconoscimenti: il suo studio è tutt’ora funzionante e gestito dai figli Filippo e Alice e dalla moglie Anna, nostra cara amica e presentatagli ai tempi della nostra gioventù e di Brera da mia moglie Paola, con evidente lieto fine.

Poi venne la malattia: dapprima come un semplice intervento di routine, dopo con qualche complicazione ed infine il ricovero per l’aggravarsi delle sue condizioni.

Andai a trovarlo diverse volte in ospedale: era sempre sereno, fatalista ma speranzoso di potersi rimettere e tornare alla famiglia ed ai suoi amati monti.

Purtroppo non fu così: lo vidi il giorno prima di lasciarci, lo salutai e corsi nel corridoio a piangere come non mi succedeva da anni, neanche alla morte dei miei genitori. Vorrà pur dire qualcosa!

Ciao Giò, la nostra vita non è stata poi così di m…..a, anzi piena di valori , di episodi e di risate che non dimenticherò mai.

GIANMARIO

Ringrazio gli amici. Gli sono riconoscente, non solo per l’affetto nei confronti di mio padre, ma per aver reso questo articolo una bella storia di amicizia.

Vorrei ricordare come pure a me  alcuni amici hanno confortato, aiutato e addirittura fatto capire meglio la teoria della relatività MMMMMM.  Si, avete capito bene la teoria della relatività di Albert Einstein. Un giorno durante una cena in montagna, Eliana, notando alcuni amici che si divertivano davanti alla brace, mi disse :” guarda che bello, non ci si vede da tanto tempo ma quando ci si riunisce è come se ci fossimo visti ieri”.

Allora pensai; se le persone si vogliono bene lo spazio e il tempo non esistono. 

Grazie papà per averci dato questa occasione per parlare di amicizia.

Filippo