Bollate, a differenza di Novate, città natale di mio padre, vantava un gran numero di appassionati, liberi professionisti, piccoli imprenditori pronti a mettersi in gioco, quali Borroni, Moroni, Garavaglia, Pasqualini, Minora, oltre ad amministratori locali particolarmente attenti allo sport, come i sindaci Enrico Colombo e Vittorio Nizzola, e un gruppo di esperti allestitori di circuiti ciclistici come Ezio Longoni, che sarà per decenni il ‘factotum’ nell’ organizzare gli impianti di arrivo e di partenza della corsa rosa e delle classicissime Milano Sanremo e Giro Lombardia, ma anche uno dei cardini del premio Garinei di ciclocross, reso possibile grazie alla collaborazione della Fargas e della Guerciotti. Venne disputato a Novate, dove, all’ombra dello stesso campanile, presero il via alcune edizioni della Milano-Torino. Gianni Brera considerava mio padre una sorta di Talete di Mileto, in quanto Talete di Mileto anticipa Smith, ma è ignorato dai ragionieri: “vive nel loro inconscio come vive l’eterna legge che regola l’esistenza del mondo”. A differenza di un altro illustre novatese, Giovannino Testori, definito da Brera ‘fiol perso perché dedito alla poesia’, di Torriani, “el Giuann”, spesso ricordava che” è riuscito a tradurre in poesia i percorsi, le sfide, le più ambite di quel piccolo mondo antico che la bicicletta sa coltivare e evocare in un piccolo circuito, come per migliaia di chilometri, in una gara a tappe come il Giro, ripetuta ogni anno, come uno straordinario esempio di storia sofferta, festeggiata, condivisa e vissuta da milioni di spettatori”.
Aggiungo amaramente che trovo, a distanza di tanti anni, quella Madonnina fatta risplendere da papà, come nei versi del suo caro amico Giovanni D’Anzi, molto triste, addolorata, per l’insensibilità di chi ha voluto erigere una sfacciatissima ‘antiguglia’ che emula quella del Duomo, ma priva di ogni riferimento simbolico e protettivo della Patrona di Milano. Il presidente del consiglio Enrico Letta si limitò a dire, all’inaugurazione della Torre Unicredit, realizzata dall’archistar argentina Cesar Pelli (banca peraltro controllata da paesi del Golfo), “cosi Milano incomincia a somigliare a Dubai”. Ormai anche Milano è merce di scambio, in svendita al maggiore offerente? A riproporre allora il suo significato autentico ci pensa il Giro: la penultima tappa arriva al santuario di Nostra Signora d’Europa, all’Alpe Motta, località posta sotto la devozione mariana, nel 1957, dall’allora cardinal Giovanbattista Montini, futuro papa Paolo VI. Soprattutto, poi, con il gran finale: la crono Senago Milano, transitando da Bollate e lambendo, altro segno simbolico, la settecentesca cappelletta dell’oratorio di san Bernardino a Cascina Traversagna, per concludersi, sotto lo sguardo amorevole della Madonnina, in piazza Duomo.
MARCO TORRIANI – Dal 1973 al 2005 nell’organizzazione del Giro d’Italia