Ho frequentato assiduamente la Biblioteca Comunale dal 1966 al 1970. A dire il vero, più che attratto dalla lettura dei libri ero attratto dalla presenza di Paola che, con la sorella Eugenia, sostituiva nell’apertura serale il padre Antonio Crimi, giornalista spesso impegnato nel turno di notte per l’uscita mattutina del quotidiano “il Giorno”. Oggi Paola è mia moglie e quindi “ galeotto fu il libro.”.
A proposito di libri come non dimenticare alcuni, per me, “classici” di allora: La ragazza di Bube. Il male oscuro , Comma 22, Il giardino dei Finzi-Contini, Il tamburo di latta, Ragazzi di vita. Lettera a una professoressa, Furore.
Esaurito il preambolo “sentimentale”, ricordo che la Biblioteca era vissuta come un centro di attività variegate (non solo luogo di lettura e prestito libri) che spaziavano dal sociale al politico, dalla cultura e talvolta all’intrattenimento, come le bellissime serate ai teatri di Milano (Il gioco dei potenti, Troilo e Cressida, Vita di Galileo, Arlecchino servitore di due padroni, Il giardino dei ciliegi). Come non dimenticare i saggi musicali per pianoforte con gli allievi della maestra Benati, sonate di Chopin, Clementi, Beethoven e altri importanti compositori del passato.
Intorno ad essa gravitava una notevole presenza giovanile, con diverse idee di pensiero che permettevano un aperto confronto su temi locali ma anche di più alto livello e contenuto, riguardanti il mondo di allora che iniziava a cambiare e a prendere coscienza delle problematiche legate alla pace (la guerra in Vietnam), alle disparità sociali (il Sessantotto) ed ai diritti civili in generale (le figure di Martin Luther King o Nelson Mandela).
Questi vivaci scambi di opinioni portavano spesso ad organizzare incontri e dibattiti
sui temi citati, a volte con la presenza di voci autorevoli della cultura del tempo.
Era dunque intesa, più che una biblioteca, proprio come un centro culturale attivissimo a cui partecipava con entusiasmo (ma sempre fino a un certo punto e mai andando oltre) anche il bibliotecario ufficiale , il prof. Antonio Crimi.
Fu anche grazie alla sua esperienza e capacità giornalistica e organizzativa che condivise ( non senza fatica) l’idea dei giovani frequentatori più “rivoluzionari” (Antonio Pastore, Luigi Quinterio, Giordano Bordegoni, Pierino Marazzani, Giuseppe Diotti e altri ) di mandare alle stampe un vero e proprio giornale a sfondo sociale e, perché no, politico come “Bollate Oggi”, pubblicazione che, per la sua sfrontatezza, ebbe però breve durata (solo 4 numeri ma che lasciarono il segno).
Oggi la biblioteca ha cambiato sede, è in un edificio storico di pregio e si è notevolmente allargata in superficie e influenza sul territorio, è parecchio frequentata, ha un logo ufficiale per la sua visibilità ma, a mio avviso, è rimasta troppo legata all’istituzione, all’Assessorato alla Cultura e quindi al politicamente corretto di oggi, le mancano quell’entusiasmo, quella spontaneità e quei salti in avanti che allora furono il motore trainante della sua nascente attività.
Gian Mario Pasi