Le ragazze che fanno impresa

Il lato rosa del lavoro

C’è chi ha fatto della passione d’infanzia la sua attività; chi ha unito l’utile con il dilettevole nel nome della famiglia e del piacere personale; chi, per la nostalgia canaglia, ha abbandonato il mondo a stelle e strisce per ripartire dalle radici di casa; chi, per dare continuità ad una professione, avviata dai nonni, aggiornandola alle mode e ai gusti della modernità. Piccole storie di ragazze che fanno impresa. Esempi concreti di come, attraverso scelte dettate da determinazione e professionalità, il lavoro al femminile, spesso additato come un handicap per la difficolta di coniugare tempi e orari, stia dimostrando una vitalità sorprendente; lo testimonia pure una recente indagine, realizzata durante la crisi pandemica, dalla quale risulta che le iniziative in rosa hanno resistito per l’86% contro l’83% di quelle maschili. 

Un segnale di coraggio e di voglia di intrapresa, una conferma del monito del premio Nobel Rita Levi Montalcini, “le donne sono la colonna vertebrale della società”.

La città di carta (John Green)

Alle 5,45 si alza la saracinesca; bisogna che i giornali siano già ben distribuiti nella rastrelliera sul davanti.

La passione per la lettura, unita all’attaccamento alla famiglia. Partendo da questo assunto, le sorelle Cristina e Ketty hanno deciso di prendere il testimone, da papà Rocco e mamma Maria, nella gestione di quello che è conosciuto come il tocco british in Madonna in Campagna, ossia il Mazzilli’s shop, realtà commerciale attiva dal 5 agosto 1985.

Da inizio 2021 sono loro alla guida dell’edicola divenuta, nel corso degli anni, un autentico luogo del cuore per il quartiere. A favorire il passaggio generazionale in rosa ha contribuito la pandemia con le sue difficoltà e, paradossalmente, i suoi vantaggi. Da un lato, le precauzioni sanitarie hanno comportato un surplus di attenzioni e mansioni, dall’altro, “non abbiamo mai lavorato tanto come nei periodi di lockdown”. Così le Mazzilli sisters hanno pensato bene che era arrivato il momento di alleviare la fatica dei genitori e di assumersi la responsabilità della gestione diretta, soprattutto nel farsi carico dei non facili orari giornalieri: i quotidiani arrivano ogni mattina alle 4,30, sette giorni su sette, che piova o ci sia il sole, e poiché alle 5,45 si alza la saracinesca bisogna che siano già ben distribuiti nella rastrelliera sul davanti. Mamma è papà, allora, possono arrivare, con calma, in tarda mattinata, oppure alla ripresa pomeridiana delle 15, mentre delle levatacce se ne fa carico la più giovane Cristina, poco più che trentenne, mentre Ketty, un marito e due figlie da seguire, si occupa prevalentemente della chiusura serale ed è maggiormente operativa nel pomeriggio e nei festivi.

L’edicola è divenuta, nel corso degli anni, un autentico luogo del cuore per il quartiere

“Un lavoro nel quale mi sono buttata con entusiasmo”, dice Cristina, che ha deciso di declinare la sua laurea in giurisprudenza con la passionaccia per la lettura, tanto da aggiungere alla rivendita di giornali e riviste, l’aspetto librario: la possibilità di prenotazione delle novità editoriali. “Non avrei mai pensato che mi conquistasse così tanto questa attività quando, in passato, qualche volta sostituivo i genitori. Ora mi sento coinvolta e stimolata da molteplici nuovi progetti. Anche perché, se di quotidiani nazionali se ne vendono meno, i giornali locali e le riviste- in particolare quelle specializzate, dall’aviazione all’uncinetto, passando per quelle legate alla casa- tengono bene le posizioni, per non parlare dei cruciverba che fan segnare un boom di vendita, consolidatosi nei periodi di zona rossa. Da qui la decisione di implementarne e rafforzarne l’offerta“. Intenzione suffragata con l’attivazione del servizio di consegna a domicilio, accompagnata dall’ampliamento della gamma di articoli per bambini che, grazie alla vicinanza della scuola elementare e alle tante nuove famiglie arrivate in zona, hanno visto incrementare le richieste di giochini, figurine, libretti; su tutti gli immarcescibili Pokemon e la new entry Me contro Te, gli youtuber che hanno conquistato i più piccoli . Ma, nei gusti di lettura, resistono pure i fumetti evergreen come Tex e i rotocalchi storici come Tv Sorrisi e Canzoni. In fatto di nuove proposte, sta invece riscuotendo un inatteso successo lo spazio dedicato ai modellini delle auto, prodotto che ha scatenato un’autentica mania, con clienti che fanno a gara per accaparrarseli. “Inoltre, c’è anche l’aspetto sociale del nostro lavoro”, fa eco la sorella Ketty.

Un inatteso successo sta riscuotendo lo spazio dedicato ai modellini delle auto, prodotto che ha scatenato un’autentica mania, con clienti che fanno a gara per accaparrarseli.

La vicinanza della scuola elementare e le tante nuove famiglie arrivate in zona, hanno fatto incrementare le richieste di giochini, figurine, libretti, con un ampliamento della gamma di articoli per bambini

“Considerata la presenza più che trentennale nel rione, fungiamo ormai da confessionale per tante persone diventate amiche e confidenti; si fermano per scambiare con noi quattro chiacchiere, il saluto e la battuta quotidiana, oppure lo sfogo per qualcosa che non va; spesso facciamo da punto di contatto per chi deve compiere delle commissioni o far recapitare comunicazioni o oggetti”. E siccome le due ragazze sono anche un bel vedere, non manca la schiera degli ammiratori che, con la scusa di una richiesta di un libro o una ricarica telefonica, si intrattengono piacevolmente, preferendo la visione diretta alla pagine social di Facebook ed Instagram, o alla chat di WhatsApp. Insomma, il classico punto di riferimento che, da distributore di cultura per ogni tipo di età e di orientamento, si è trasformato in luogo che fa comunità. Se poi ad accoglierti c’è un cordiale, giovanile, sorriso femminile, l’incontro diventa ancor più piacevole.

Bagdad Café (Percy Adlon)

Le Raia sisters non demordono, tra un caffè, un primo piatto, un centrifugato, un cocktail, proseguono con maggior convinzione nella loro avventura.

Due sorelle, tanto amore e un bar. Noemi 31 anni, Celine 10 di meno, originarie di Garbagnate. La maggiore, ultimati gli studi universitari in cultura del territorio, si trasferisce negli States, in New Jersey, all’Essex County College, per specializzarsi in business management, quindi si stabilisce sulle rive dell’Hudson, frequentando i corsi alla Moncler State University. Senonché, dopo 5 anni e mezzo, scatta la nostalgia canaglia, non solo dell’Italia ma, soprattutto, del richiamo degli affetti, in particolare della sorellina che ha lasciato adolescente e che ora è cresciuta, aiutando i genitori, Rita e Maurizio, dietro il bancone di un bar in quel di Lambrate, pur avendo nel cassetto il sogno sfavillante delle passerelle della moda. A dicembre 2019, il ritorno a casa e, finalmente, Noemi riabbraccia la sorella.

Da quell’affettuoso rendez-vous, entrambe capiscono che devono recuperare il periodo di lontananza e trascorrere un pò di tempo insieme. Sulle orme della tradizione di famiglia, a febbraio 2020, decidono di lanciarsi nell’avventura di rilevare un bar che, già dalla ragione sociale, vogliono racchiuda il loro sentiment: incontrarsi in amicizia. In via Donadeo inaugurano “ll meet up café”, mettendo in chiaro, a partire dalla insegna in vetrina, il desiderio che sta alla base dell’impresa:  “All you need is love coffee”, di beatlesiana memoria ma, dove, in un gioco grafico, il love è barrato a favore del coffee seguente, mentre alla o subentra un cuore, creando un messaggio subliminale che, tradotto, recita “un caffè con amore”. In sintesi, questo locale è un luogo per socializzare e non sentirsi soli.

“All you need is love coffee”, di beatlesiana memoria, dove, in un gioco grafico, il love è barrato a favore del coffee seguente, mentre alla o subentra un cuore, creando un messaggio subliminale che, tradotto, recita “un caffè con amore”.

Le belle intenzioni si schiantano contro la pandemia: è subito lockdown, “ci ha costretto a reinventarci per non andare fuorigioco”. Dopo una ripartenza ad handicap, le Raia sisters non demordono, tra un caffè, un primo piatto, un centrifugato, un cocktail (”che però deve avere sempre i colori abbinati”, sottolinea la stilista in pectore, Celine) e, perché no, una specialità vegana, proseguono con maggior convinzione nella loro avventura, con i genitori che ormai hanno fatto un passo indietro e fungono da registi, “spesso inascoltati, perché vogliamo fare di testa nostra”.

Due sorelle, tanto amore e un bar.

Ora, superata anche l’ennesima chiusura da zona rossa, il post emergenza è un frullato di nuovi progetti: dall’offerta del wi-fi per poter leggere e studiare, mettendo a disposizione i  tavolini del locale, alla opportunità di poter scambiare opinioni con coetanei o conversare con qualcuno un po’ più avanti negli anni, proprio come sottinteso nello spirito del meet. Per il futuro, auspicando in un completo ritorno alla normalità, l’idea, per la domenica mattina, di un brunch, rigorosamente servito e chiacchierato in inglese, “un modo insolito per poter praticare, rinverdire e imparare la lingua british”. Se poi è fatto sorseggiando una tazza di coffee o di tè e gustando un sandwich con bacon e uova, può decisamente avere tutto un altro sapore.

Qua la zampa (Lassie Hallstrom)

Marta ha promosso incontri divulgativi di pet therapy e dog therapy, dedicati ai bimbi dai 3 ai 12 anni, per insegnare loro il modo di approcciarsi al rapporto con il cane.

Alla soglia dei trent’anni, ha coronato il sogno di una vita: lavorare con gli amici a quattro zampe. Marta Picciaiola, 31 anni, neomamma di Viola, nel novembre del 2018 ha raggiunto l’obiettivo che si era prefissata fin da bambina; in via Ambrogio da Bollate ha aperto un asilo per cani. “Già da piccola ero affascinata dal mondo degli animali, tanto da immaginarlo come un modo di vivere”. Frequentati i corsi di allevamento e benessere animale e conseguito il diploma di educatrice cinofila, Marta si impiega in un negozio specializzato del settore e, dalle richieste sempre più pressanti dei clienti, intuisce che si avverte in zona il bisogno di un ricovero temporaneo per cani, uno spazio che serva non solo per parcheggiarli ma anche a farli socializzare. Stimolata dal marketing subliminale, con il sostegno del compagno Davide, apre l’agognato “dog’s mind” e il qua la zampa diventa una bella realtà. Il debutto è con “Marta”, il cane di famiglia, un incrocio tra un alano e un dobermann, salvato da un luogo di maltrattamenti, per vedere se la contaminazione cinofila è possibile. “C’è sempre una prima fase di inserimento da superare, di solito sono le prime due ore, per capire se l’animale riesce a convivere con gli altri. Una volta superata la prova, scatta l’accoglienza”.

Alla soglia dei trent’anni Marta ha coronato il sogno di una vita: lavorare con gli amici a quattro zampe.

Così, il primo ospite a familiarizzare con “Marta”, è stato “Giò”, un setter inglese. Da quella intesa canina, l’iniziativa ha preso quota fino ad arrivare ad un massimo di 16 presenze giornaliere. “Attualmente ne abbiamo in custodia 12-13 ogni giorno, di razze ed età diverse”. Nelle gabbie colorate, comunicabili l’una con l’altra, tra un abbaiare e un balzo, si possono incontrare Cesare e Blu, due cucciolotti di golden retriever di tre mesi, il boxer Zhora ,il labrador Lancillotto, fino ai più giocherelloni Ulisse e Django. “Molti restano da noi per l’intero arco della giornata, siamo aperti dalle 7,30 alle 20,15, altri temporaneamente, c’è chi ci lascia il cane un paio d’ore, perché deve compiere delle commissioni, chi solo alcuni pomeriggi la settimana perché vuole abituarlo a stare con gli altri, chi, arrivando da comuni vicini come Lainate, Arese, Saronno, lo parcheggia finché non esaurisce gli impegni bollatesi”. C‘è pure un fedelissimo cliente pendolare, proveniente da Caronno, che ogni mattina alle 7,40 deposita Oscar, poi riprende il treno e va a Milano a lavorare e alla sera, intorno alle 19, compie l’operazione contraria.

Proprio come un asilo che si rispetti, ci sono le fotografie appese alle pareti e i nomi sopra gli appendini per il guinzaglio e gli spazi per il cibo, portato da casa. Non mancano i vari momenti dedicati al riposo e allo svago; a turno, Davide li porta nelle aree apposite dei parchi per la passeggiata e, in alcune circostanze, effettua la videochiamata per mettere in contatto visivo fido con il padrone. “Naturalmente, se qualche animale avverte dei problemi di salute, allertiamo Stefania, la veterinaria“.

Proprio come un asilo che si rispetti, ci sono le fotografie appese alle pareti con i nomi degli ospiti.

Nelle gabbie colorate, comunicabili l’una con l’altra, tra un abbaiare e un balzo, si possono incontrare ospiti di taglie e razze diverse

Una attività dalle molteplici sfaccettature quella di Marta; quando non erano in vigore le restrizioni pandemiche, in collaborazione con le associazioni di categoria, ha promosso incontri divulgativi di pet therapy e addirittura dog therapy, dedicati ai bimbi dai 3 ai 12 anni, per insegnare il modo di approcciarsi al rapporto con il cane, con l’obiettivo di  evitare spiacevoli disguidi e incomprensioni.

“Un lavoro impegnativo, chiassoso, ma appagante. Se penso che nel giro di 3 anni sono passati da noi quasi 130 esemplari, che abbiamo accudito, sorvegliato, e messo nelle condizioni di andare d’accordo tra loro, posso ritenermi soddisfatta”. Per il domani, l’idea è quella di ampliare gli spazi, rendendoli più capienti, magari affiancandoli con un’area esterna; il tutto con il proposito di garantire un sempre miglior benessere all’animale perché, come recita il cartello sulla porta d’ingresso, “All guests must be approved by the dog”.

I colori dell’anima (Mick Davis)

Greta non hai mai dimenticato gli insegnamenti del nonno, quando da bambina le insegnava a maneggiare gli attrezzi per mettere in quadro pezzi di legno e vetro.

Una storia che si tramanda di generazione in generazione: nonno Vincenzo che avvia, negli anni Cinquanta, l’attività artigiana di vetraio e corniciaio, talmente apprezzato che è conosciuto in paese come “el Minora vedrié”; mamma Enrica che lo coadiuva nello negozio laboratorio di piazza Solferino, fino ad assumerne le redini. Poi, sul finire del 2018, la figlia Greta, che non hai mai dimenticato gli insegnamenti del nonno, quando da bambina le dava una calamita per raccogliere da terra i chiodi caduti in laboratorio, oppure, già ragazzina, le insegnava a maneggiare gli attrezzi per mettere in quadro pezzi di legno e vetro, sull’onda della memoria decide che l’attività non può interrompersi con il pensionamento della mamma. A rafforzare la sua convinzione, contribuisce il corso di studi culminato in una laurea in storia del cinema e del teatro, acquisita nientemeno che con Aldo Grasso, perché “tutto quanto fa arte” l’ha sempre affascinata.

Una storia che si tramanda di generazione in generazione: nonno Vincenzo che avvia, negli anni Cinquanta, l’attività artigiana di vetraio e corniciaio, talmente apprezzato che è conosciuto in paese come “el Minora vedrié”

Con questi presupposti, entrare nell’attività di famiglia diventa quasi una scelta naturale. Greta lascia la cattedra e l’insegnamento e mette la sua creatività al servizio della professione di corniciaia artigianale, lanciando subito messaggi innovativi, a partire dalle vetrine, sempre più ricche di colori e di opere di artisti di vario stile. “Sviluppando i rapporti del nonno con galleristi storici, tra i quali il pittore locale Paolo Fabbro, ho creato, all’interno del negozio, delle piccole esposizioni di quadri e disegni di generi e dimensioni diverse. Successivamente, navigando sul web, sono entrata in contatto con alcuni giovani artisti, in modo da ricreare sulle pareti un mix di concezioni artistiche che vanno da firme di autori quotati, quali Marco Mirante, Ugo Nespolo e Giuliano Grittini, a giovani illustratori come Giulia Del Mastro: rientrata a Siena da Berlino, causa emergenza sanitaria, ha realizzato dei disegni per  l’infanzia che, durante il periodo di zona rossa, ho raccolto e racchiuso in piccoli pacchetti, ponendoli all’esterno del negozio per dare la possibilità ai bambini di poterli prendere e ammirare”. L’appeal della vetrina, come motivo d’attrazione, è fondamentale per Greta, infatti di settimana in settimana mutano oggetti e quadri in esposizione, tanto da farla divenire un autentico motivo di culto, “in molti passano solo per vedere quello che metto fuori“.

L’appeal della vetrina, come motivo d’attrazione

Buongusto e amore per il lavoro riscontrano favore e apprezzamento, “ai clienti tradizionali che vengono per incorniciare disegni e opere, se ne sono aggiunti altri che arrivano da fuori Bollate perché sanno che possono confrontarsi con chi esegue il lavoro direttamente e quindi trovare consigli e idee. Oltretutto, sia a Rho, sia a Novate (dove lo storico corniciaio e amico Tino Giudici ha recentemente chiuso i battenti), non esistono più attività come la nostra e quindi siamo diventati un punto di riferimento per la zona. Ed essere riconosciuta per la qualità della mia professione è qualcosa di gratificante ma, allo stesso tempo, mi responsabilizza per puntare sempre al meglio”.

A porre maggiore attenzione nella cura dei dettagli e delle mode, adesso si è aggiunta la tendenza diffusa tra i giovanissimi: per fare un regalo scelgono un pensiero artistico. “Un trend, inatteso, che sta prendendo piede per ricorrenze come compleanni, matrimoni, comunioni. In tal senso, un gadget che sta riscuotendo consenso nel gusto giovanile, sono le affiches su carta con frasi d’amore”.

Essere riconosciuti per la qualità della professione è qualcosa di gratificante ma, allo stesso tempo, responsabilizza per puntare sempre al meglio.

Sulle pareti all’interno del negozio un mix di concezioni artistiche che vanno da firme di autori quotati alle piccole esposizioni di quadri e disegni di generi e dimensioni diverse.

Alla continua ricerca di novità e tonalità di colore, Greta sta affiancando quella degli oggetti d’arredo, al punto che in vetrina sono comparse in bella mostra, tra tele e illustrazioni variopinte, anche lampade di diverse epoche, “una delle altre mie grande predilezioni“. A testimoniare che, quando credi nelle cose che fai, la grande bellezza non hai bisogno di cercarla, la senti dentro.

Paolo Nizzola

Foto © Giordano Minora

Una vita a maneggiare notizie tra giornali, radio e tv,  tanto da farne un libro autobiografico, Ho fatto solo il giornalistaMilanista da sempre, (ritiene che la sua più bella intervista l’abbia realizzata con Gianni Rivera), appassionato di ciclismo, (è coautore del libro Una storia su due ruote), amante della musica jazz (è presidente dell’Associazione Bollate Jazz Meeting). Gaudente a tavola, soprattutto in buona compagnia.  Insomma, gran curioso di storie, di umani e di situazioni.
Paolo Nizzola

Ha sempre coltivato diverse passioni. La musica nei suoi aspetti più vari, la fotografia, la storia locale e lo  sport sono sempre stati al centro dei suoi interessi. Una costante curiosità per tutto ciò che lo circonda lo ha portato a conoscere molti jazzisti italiani e americani o a scoprire aspetti dimenticati di quanto avvenuto in passato nella sua città. Ha collaborato alla realizzazione delle pubblicazioni Bollate 100 anni di immagini (1978), Una storia su due ruote (1989), Il Santuario della Fametta (2010), La Fabbrica dimenticata (2010), Il soggiorno a Bollate di Ada Negri (2014). Ha curato anche diverse mostre fotografiche, fra le quali La prima guerra mondiale nella memoria dei Bollatese (2015), La Fabbrica dimenticata (2010), I 40 anni di Radio ABC (1977). È tra i fondatori dell’Associazione Bollate Jazz Meeting (1994) di cui è segretario.
Giordano Minora