LA RELIGIOSITA’ POPOLARE

Patrimonio di una comunità

Simboli, edicole religiose, porte trionfali, ornamenti nei cortili per le grandi feste patronali e altro ancora della devozione e della pietà popolare, sembrano retaggi di un passato non solo lontano nel tempo ma che non esiste più. Eppure tutto quel patrimonio che ha segnato l’infanzia di molti di noi può avere oggi un riflesso di grande forza e attualità.

La collocazione originaria del dipinto San Bernardo Madonna con bambina posto in via Sartirana – Via Roma (Foto Giordano Minora)  

Queste espressioni che possiamo definire di fede non solo “popolare” ma “domestica”, hanno avuto per tanto tempo il valore di tradurre visivamente l’invisibile, e di far percepire i molteplici aspetti dei misteri della nostra fede che altrimenti sarebbero rimasti inespressi e avrebbero impoverito la propria esperienza religiosa. Inoltre, tutta questa ricchezza espressiva ha offerto l’occasione della trasmissione delle fede da una generazione all’altra. Anzi, le espressioni materiali, artistiche, linguistiche o gestuali come le feste legate alla pietà popolare, persino il coinvolgimento nella loro realizzazione e infine l’accostarvisi  o il parteciparvi, sono state strumento educativo alla fede, una fede non concepita astrattamente, ma a partire da esperienze concrete. Il coinvolgimento diretto  nelle celebrazioni ha creato così  un senso di appartenenza alla comunità, che oggi abbiamo bisogno di recuperare: nessuno si salva da solo…in tutti i sensi.

Attraverso questi manufatti, frutto di una devozione sentita, vengono trasmesse una cultura e una fede non imparate in maniera formale da definizioni astratte, ma attraverso immagini e presenze reali. In questo modo le generazioni dei giovani che si sono succedute ne hanno appreso i rudimenti senza bisogno di speciali artifizi di memoria. La tradizione religiosa si è fissata indelebilmente attraverso le cose, l’esperienza vissuta, consentendo di entrare in modo graduale, piacevole, simpatico nell’atmosfera del mondo della fede. Ed è così che san Paolo poteva appunto far conto sulla fiducia in Timoteo, e dirgli:

«La fede che tu hai ricevuto dalla tua mamma e dalla tua nonna, e che ora è anche in te» (2Tim 1,5)

Ciò che oggi noi siamo sta nelle nostre radici culturali e religiose, e il nostro passato ha contribuito a creare ciò che è il nostro presente; solo il nostro futuro è nelle mani di Dio e già lui se ne fa carico. La memoria è infatti maestra di saggezza, come la storia è maestra di vita. Questo vale anche per il glorioso passato della nostra religiosità. Solo chi conosce le proprie radici, coltiva gli insegnamenti  che gli sono stati trasmessi, fa tesoro e sviluppa quel patrimonio di esperienze che ha ricevuto, può avere un futuro.

Processione in pieno periodo bellico, guidata dal parroco di Bollate don Carlo Elli, transita in via Garibaldi – 1943 (Archivio Giordano Minora)

Cartolina con immagine di una processione svolta durante il periodo bellico – Anni Quaranta (Archivio Giordano Minora)

Tutte queste espressioni d’arte popolare ,che con rinnovata sorpresa scopriamo presenti nella nostra realtà bollatese, continuano perciò a suscitare in noi sentimenti ed emozioni che richiamano il valore della bellezza arcana e provocano quella domanda famosa che Dostoevskij, nel suo romanzo L’idiota, pone sulle labbra dell’ateo Ippolit al principe Myskin :”E’ vero, principe, che voi diceste un giorno che il mondo lo salverà la bellezza?…Ma quale bellezza salverà il mondo?”. Il principe non rispose costringendo noi stessi a ricercare la risposta.

Per noi la bellezza non è quella solo seducente, accattivante ed esteriore che allontana dalla vera meta cui tende il nostro cuore inquieto: è invece la “bellezza tanto antica e tanto nuova” (Agostino), la bellezza di Dio che si esprime certamente attraverso le opere del creato, ma anche con le opere dell’arte popolare e religiosa, che di quella bellezza originaria è interprete nelle sue molteplici espressioni.

Processione con figuranti in abito romano transita nel nuovo quartiere di villette dell’attuale Via Gramsci – Fine Anni Trenta (Archivio Giordano Minora)

Quale bellezza salverà il mondo? Non basta deplorare e denunciare le brutture del nostro mondo; bisogna irradiare di grazia ciò che è vero, ciò che è buono e giusto, ciò che è sentito religiosamente e non solo in maniera funzionale al mondo. Perché solo in questo modo, nella sua semplicità sobria ed essenziale in un coinvolgimento popolare, la bellezza rapisce veramente i cuori e li rivolge a Dio.

Ben venga dunque qualsiasi forma di recupero o riproposizione di tutti questi aspetti della  devozione popolare. Sono un patrimonio che ha molto da dire anche oggi per il futuro delle fede, oltre che della cultura religiosa in generale.

don Maurizio Pessina – Parroco di Bollate

LE PORTE TRIONFALI

La religiosità popolare: una iconografia composita e fatta di molteplici gesti di culto e venerazione

La Via Roma addobbata con sandaline in occasione di una festività molto partecipata da parte degli abitanti – Anni Dieci  (Archivio Giordano Minora)

Vere e proprie opere di genialità artistica che i diversi rioni cittadini innalzavano all’ingresso del cortile per salutare il passaggio della statua della Madonna, in occasione della processione della festa patronale del Rosario alla seconda domenica di ottobre, o per quelle del Corpus Domini o di Pentecoste. Si trattava di lavori mastodontici che richiedevano un’attenta opera di intaglio, intreccio, assemblaggio con paglia, riso, edera, grano, “bruc”, erica, ornamenti floreali vari, e che richiedevano una lunga e minuziosa lavorazione nella quale erano impegnati tutti i residenti delle corti. Questi archi trionfali furono eretti fino agli anni Cinquanta, vennero poi sostituiti con più semplici addobbi di fiori, ceri e sandaline. In questa particolare arte decorativa si distinsero, tra gli altri, per i loro capolavori, Paolo Ronchi in via Magenta e Gaetano Pessina in via Cavuor

Via Cavour – metà anni Quaranta

Via Cavour ingresso corte dei Radis – sulla foto l’indicazione: 7 ottobre 1919 – Arco Trionfale a ricordo delle grandiose feste (Archivio Giordano Minora)

Via Magenta – Anni Trenta

Vicolo Ronchi – Anni Trenta (Archivio Giordano Minora)

Gli abitanti della Via Leone XIII in posa nella loro via addobbata con sandaline – Anni Dieci (Archivio Giordano Minora)

Via Vittorio Veneto – Sullo sfondo la Trattoria 38, conosciuta come quella del “Cecc Ciuc”, dal nome del gestore

Via Vittorio Veneto – Anni Quaranta

Una Cascina addobbata

Via Roma – Anni Quaranta

Un imponente porta allestita in Piazza San Francesco – metà anni Quaranta

LE EDICOLE VOTIVE

Bollate può vantare una ricca presenza di nicchie sacre disseminate agli angoli di strade, affreschi sui muri o più semplici statue situate in cortili e giardini. Opere d’arte povera tramandate nel tempo, con diverse significative testimonianze tuttora presenti e visibili sul territorio cittadino: i dipinti di san Fermo e della Madonna con san Bernardo in Cantun Sciatin (piazza del comune), san Rocco Viandante in via Leone XIII, l’edicola di sant’Anna a Cassina Nuova, l’ottocentesco dipinto della Madonna Zingarella in fondo a via De Amicis, la cappelletta con la Madonna in via Seveso che fa il paio con quella di via Madonnina a Ospiate, l’immagine di Maria Assunta in Cielo all’ingresso della Cascina delle Monache, recentemente restaurata dal pittore  Romeo Minora. Purtroppo mancano all’appello alcune santelle storiche andate disperse in lavori di demolizione: l’edicola della Madonna Addolorata in piazza Solferino, opera dell’artista locale Marcandalli, il dipinto del crocifisso di via Leone XIII, la grotta della Madonna del Carmelo, ricordo delle vittime del bombardamento della Vignetta, in via san Giulio.

L’edicola in piazza Solferino, angolo via Cavour,  scomparsa dopo i lavori di costruzione di nuovi edifici

L’edicola posta in Piazza Solferino sino all’epoca della demoizione del Cantun Sciatin degli anni Ottanta

L’edicola di san Rocco Viandante in via Leone XIII, ora  riposizionata più in alto dopo i lavori di ristrutturazione dell’edificio (foto Giordano Minora)

La cappelletta ” Mater Dolorosa” in via Seveso

La seicentesca edicola votiva de la Madonna Zingarella – via De Amicis

ll dipinto Madonna Assunta, restaurato dal pittore Romeo Minora, facciata Cascina delle Monache

 L’edicola con la statua di san Fermo posta all’ingresso del Cantun Sciatin

Crediti: ove non indicato, foto gentilmente  concesse da Gallo Gio e tratte da una collezione privata  dell’Ottobre 1945 

Una vita a maneggiare notizie tra giornali, radio e tv,  tanto da farne un libro autobiografico, Ho fatto solo il giornalistaMilanista da sempre, (ritiene che la sua più bella intervista l’abbia realizzata con Gianni Rivera), appassionato di ciclismo, (è coautore del libro Una storia su due ruote), amante della musica jazz (è presidente dell’Associazione Bollate Jazz Meeting). Gaudente a tavola, soprattutto in buona compagnia.  Insomma, gran curioso di storie, di umani e di situazioni.
Paolo Nizzola

Ha sempre coltivato diverse passioni. La musica nei suoi aspetti più vari, la fotografia, la storia locale e lo  sport sono sempre stati al centro dei suoi interessi. Una costante curiosità per tutto ciò che lo circonda lo ha portato a conoscere molti jazzisti italiani e americani o a scoprire aspetti dimenticati di quanto avvenuto in passato nella sua città. Ha collaborato alla realizzazione delle pubblicazioni Bollate 100 anni di immagini (1978), Una storia su due ruote (1989), Il Santuario della Fametta (2010), La Fabbrica dimenticata (2010), Il soggiorno a Bollate di Ada Negri (2014). Ha curato anche diverse mostre fotografiche, fra le quali La prima guerra mondiale nella memoria dei Bollatese (2015), La Fabbrica dimenticata (2010), I 40 anni di Radio ABC (1977). È tra i fondatori dell’Associazione Bollate Jazz Meeting (1994) di cui è segretario.
Giordano Minora