LE LAVANDAIE RITROVATE

La scoperta del sindaco pittore

Le lavandaie

Giovedi 18 maggio scorso, alcuni giornali nazionali quali La Stampa, La Nazione e La Prealpina, hanno riportato la notizia del ritrovamento di un prezioso quadro, datato 1885 e intitolato “le Lavandaie”. L’opera, rubata in una villa di Arona nel 1997, è stata rintracciata dai militari del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico presso un antiquario di Pistoia, ignaro della provenienza illegale del dipinto.

Ma perché c’entra con Bollate questo ritrovamento? Per l’autore. A dipingerlo è stato Alessandro Vanotti, un personaggio poliedrico che ha segnato la storia della comunità bollatese sia come proprietario terriero che come artista ma, soprattutto, come sindaco: ha guidato l’amministrazione cittadina per ben dieci anni, dal 1904 al 1914. Nato a Milano l’11 gennaio 1852, figlio dell’ingegner Augusto, che fu costruttore di importanti tronchi ferroviari nell’Italia meridionale e progettista, tra l’altro, della fattibilità dell’unione delle ferrovie italiane con quelle svizzere attraverso il transito nei valichi del San Gottardo e dello Spluga ( 1862-1865). Quel che più ci riguarda però è il fatto che Augusto Vanotti fu sindaco di Bollate giusto 10 anni prima del figlio, divenendo poi anche deputato del Regno.

L’ing. Alessandro Vanotti (Milano, 1852 – Bollate 1916) . Fu Sindaco di Bollate dal 1904 al 1914.

Augusta Vanotti, figlia del Sindaco Alessandro Vanotti

DA PADRE A FIGLIO

Siamo in una perfetta staffetta professionale e istituzionale: Alessandro segue le orme del padre e si laurea in ingegneria. Neolaureato, entra nello studio tecnico milanese di Giuseppe Colombo. Intellettualmente piuttosto curioso, amante delle belle arti, ha come sogno nel cassetto quello di diventar pittore. Per esaudire il suo desiderio archivia la laurea e si dedica alla pittura. Oltre a dipinti e disegni, nutre forti interessi nel campo politico e della pubblica amministrazione, quelli che, del resto, respira in casa con un padre impegnato in ambito civile e come richiede il censo familiare che, all’epoca, garantiva uno specifico peso economico e sociale. Così, mentre accresce la sua fama divenendo direttore de“Famiglia artistica milanese”, comincia contemporaneamente ad occuparsi di amministrazione pubblica. Nel 1882 si sposa con Carolina Ghiotti, frequenta ambienti intellettuali e politici, diventa amico del poeta e librettista Giuseppe Giacosa, di Camillo Boito, architetto progettista della Casa di Riposo Giuseppe Verdi a Milano, oltre che scrittore di novelle (tra cui la famosa “Le notti bianche”, dalla quale Luchino Visconti trasse il celebre film) nonché fratello di Arrigo, noto musicista (ha composto l’opera “Mefistofele” ed è stato l’ultimo librettista di Verdi), e di Gerolamo Rovetta, commediografo e drammaturgo. Instaura pure relazioni internazionali, in particolare un lungo rapporto di condivisione di progetti ed idee con l’italo portoghese Alfredo De Andrade, restauratore, archeologo e pittore paesista operante in Piemonte e Liguria.

Tra le sue frequentazioni c’è anche il conte Pietro Sormani Verri, senatore del regno e, ironia del destino, sindaco di Bollate il quinquennio prima di suo padre Augusto. Sormani fu anche direttore della Casa di Riposo Giuseppe Verdi di Milano dal 1909 al 1934, anno in cui morì.

Il Conte Pietro Sormani (1849-1935) fu sindaco di Bollate dal 1884 al 1889.

 IL SINDACO

Eletto primo cittadino nel 1904, Alessandro Vanotti lascia la casa di Milano di corso Belgioioso e si trasferisce a Bollate, vi rimarrà fino alla morte l’11 aprile 1916. Nel suo decennio amministrativo dovrà affrontare, da un lato, la grana dei moti di Cassina Nuova: nel 1907-1908 la querelle con il parroco della frazione, don Antonio Zocchi, a causa del provvedimento di chiusura forzata dell’asilo parrocchiale che provocherà la rivolta degli abitanti in una sorta di disfida da campanile alla Peppone e don Camillo d’antan (vedi la nostra storia dedicata). Dall’altro, nel 1910 sarà il promotore dell’edificazione della nuova scuola elementare di via Garibaldi e del palazzo Comunale in piazza Martiri della Libertà, edifici pubblici che saranno inaugurati insieme nel 1912.

Il Palazzo Municipale e le scuole, inaugurate nel 1913, durante il periodo in cui fu sindaco Alessandro Vanotti

L’ARTISTA

La rivista “L’Illustrazione Italiana”, editore Fratelli Treves, nel numero del 23 aprile  1916, dodici giorni dopo la sua scomparsa, lo ricorda dedicandogli un dettagliato ritratto personale e artistico, citando anche la permanenza bollatese, sia per il ruolo di primo cittadino sia per la celebrazione del matrimonio della figlia Augusta, così commentato nell’articolo: “Nella migliore società era ricercato e, con lui, una gentile figlia, Augusta, che entrò sposa al conte Alessandro Sormani della storica famiglia Sormani Andreani Verri, ufficiale d’ordinanza del conte Porro”. In occasione delle nozze, celebrate il 9 marzo 1907, l’amico architetto Luca Beltrami, autore della ricostruzione della torre del Filarete del Castello Sforzesco, compone il volumetto “Cofanetto nuziale di Lodovico il Moro e Beatrice d’Este”, stampato in tiratura limitata di 200 copie per ricordare il “fausto evento”.

L’attività pittorica di Alessandro Vanotti inizia negli anni 1879-1880. Fondamentale è l’incontro con il pittore e cantante napoletano Achille Formis (Napoli 1830- Milano 1906), pseudonimo di Achille Befani, conosciuto e stimato illustratore paesista nonché amico di Giuseppe Verdi. Alessandro comincia dipingendo quadri di paesaggi del lecchese anche se il primo importante premio, che lo farà conoscere al pubblico e al mercato, è un dipinto a tema di animali intitolato “il supplizio di Tantalo” e premiato al concorso Mylius nel 1885, adesso conservato alla galleria dell’Accademia di Brera.

Il Conte Eugenio Parravicini (1896). Quadreria Ospedale Ca’ Granda Milano

Il Conte Luigi Crivelli (1904). Quadreria Ospedale Ca’ Granda Milano

Ritratto di Remigia Spitalieri Ponti (1894). Palazzo Morando, Milano

Il Cortile

Pur essendo un paesaggista come stile, si specializza in quadri a carattere sociale contraddistinti da un forte sentimentalismo: il critico e storico dell’arte Agostino Mario Comanducci definisce i dipinti di Vanotti “Forti di concentrazione, intonati a profonda tristezza”. Tra le opere di questo filone si ricordano:“Fate la carità”, 1881, esposta a Milano; “Le Lavandaie”; ”Vittime innocenti”, presentata all’Esposizione di Torino del 1891; “La Lupa”, ispirata dalla novella del Verga ed esposta nella galleria di Arte Moderna di Milano; “Madre di emigranti”, considerata il suo capolavoro e vincitrice del premio Canonica nel 1892, ora esposta nella galleria dell’Accademia di Brera.

Un terzo gruppo di opere sono i ritratti di personaggi dell’alta borghesia, della nobiltà e dei propri familiari: re Umberto I° e la regina Margherita di Savoia, collocati sulla nave “Stella Polare”, quelli del conte Ercole Oldofredi, del duca Giudo Visconti di Modrone, esposto nel ridotto del Teatro della Scala, del marchese Luigi Crivelli e del nobile Eugenio Parravicini, entrambi esposti nella Quadreria dell’ospedale Maggiore, oltre al ritratto di Signora.

Ritratto di giovinetta

Ritratto di Signora

Meno copiosa è la produzione di quadri di ispirazione religiosa. Spicca però l’opera “Santa Maria del Drago”, acquistata dalla regina Margherita e donata dalla stessa alla cattedrale di Losanna.

Vanotti partecipò a numerose esposizioni in Italia, su tutte: la Triennale di Torino e la Nazionale di Roma. Sue opere sono conservate ed esposte alla Permanente di Milano e alla galleria della Accademia di Brera .

Una personalità eclettica la sua .Credo fosse opportuno ricordare questo illustre concittadino che ha servito la nostra comunità con l’attività pubblica, facendola però  anche conoscere tramite la sua passione per l’arte.

NAZZARENO MARCON

Bollatese di nascita, da 50 anni vivo a Milano ove opero nel settore dei prodotti chimici da 11 lustri. Coppi, Benvenuti, Rivera sono i miei campioni preferiti. Amo la musica lirica ed operistica, il riso in ogni sua elaborazione gastronomica.

Nazzareno Marcon

Ha sempre coltivato diverse passioni. La musica nei suoi aspetti più vari, la fotografia, la storia locale e lo  sport sono sempre stati al centro dei suoi interessi. Una costante curiosità per tutto ciò che lo circonda lo ha portato a conoscere molti jazzisti italiani e americani o a scoprire aspetti dimenticati di quanto avvenuto in passato nella sua città. Ha collaborato alla realizzazione delle pubblicazioni Bollate 100 anni di immagini (1978), Una storia su due ruote (1989), Il Santuario della Fametta (2010), La Fabbrica dimenticata (2010), Il soggiorno a Bollate di Ada Negri (2014). Ha curato anche diverse mostre fotografiche, fra le quali La prima guerra mondiale nella memoria dei Bollatese (2015), La Fabbrica dimenticata (2010), I 40 anni di Radio ABC (1977). È tra i fondatori dell’Associazione Bollate Jazz Meeting (1994) di cui è segretario.
Giordano Minora