L’ALFABETO DELLA VITA

Il rischio educativo

“Non so se chi ha pensato che chiudere le scuole della primaria, in zona arancione rinforzato o rossa, abbia calcolato quanto siano importanti per i bambini gli anni in cui si impara l’alfabeto della vita.

Quanto sia indispensabile e irripetibile la relazione di un allievo con il suo insegnante. Quanto sia necessario chiacchierare, litigare, misurarsi con un compagno di banco ogni giorno per crescere insieme. Ci preoccupiamo, ed è giusto, dei genitori che devono lavorare e che, con i figli a casa, faticheranno di più. Ma chi restituirà ai nostri bambini lo spazio sociale della loro infanzia?”

(Elvira Serra)

E’ ormai un anno che il mondo dei bambini vive sulla propria pelle i forti disagi legati alla emergenza pandemica, in uno stop and go che sta mettendo a dura prova la loro resistenza psicologica rischiando, allo stesso tempo, di aprire una voragine educativa difficile poi da rimarginare. Ne vedremo, tra qualche anno, gli effetti sia sul piano civico-culturale, sia su quello sociale, con l’accrescersi di situazioni di disuguaglianza.

Proprio per questo motivo, iniziative dedicate ai minori, come quella messa in atto nella scuola bollatese, possono contribuire a creare un senso di comunità e di appartenenza, alimentando relazioni umane e sentimenti di attenzione verso quanto si muove nella propria città.

PICCOLI CITTADINI CRESCONO

Ricordo bene la prima seduta del Consiglio Comunale delle Ragazze e dei Ragazzi: tutti quei ragazzini vestiti eleganti, intimiditi dalla solennità del luogo, dal palco rialzato e dagli scranni con i microfoni.

Ma è bastato poco, a tutti loro, per impadronirsi della situazione.

Una volta capito il meccanismo del microfono, hanno iniziato a mostrare di che pasta fossero fatti. Seri, attenti, scrupolosi, rispettosi. Si sono parlati, si sono ascoltati, hanno confrontato punti di vista e scoperto un terreno comune su cui lavorare.

Il primo tema trattato è stato qualcosa di fondamentale per ragazzini che vivono a scuola tutto il giorno: la mensa scolastica. E, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non hanno chiesto più pizza o patatine! Mostrando concretezza e maturità, hanno chiesto soprattutto la possibilità di essere resi partecipi e consapevoli delle scelte effettuate nel menù scolastico, con attenzione anche alle diete speciali, attraverso l’integrazione della commissione mensa con una componente di bambini.

Hanno anche fatto proposte su come abbellire e rendere più funzionali le rispettive scuole, avendo anche a disposizione un piccolo budget.

Il secondo tema di cui si sono occupati i giovani consiglieri invece, ha allargato gli orizzonti, avendo come destinatari l’intera cittadinanza. I ragazzi infatti hanno chiesto una maggiore attenzione per l’ambiente, concentrandosi poi, in particolare, sulla questione della raccolta differenziata, sia nelle scuole sia per le strade della città di Bollate. Qui, forse per la prima volta, si sono scontrati con la realtà, fatta anche di scelte economiche e ragionamenti su costi/benefici.

Ma forse il loro idealismo è rimasto intatto, come ha osservato Isabella Rossi, durante la seduta congiunta con i consiglieri adulti: “Questa esperienza mi ha fatto crescere. Prima credevo che i grandi avessero sempre ragione, qui ho scoperto che posso essere in disaccordo con loro.”

E aggiungono i consiglieri ancora in carica Vanessa Volpe e Giorgio Della Franca: “Crediamo che noi bambini possiamo dare il nostro contributo ed è bello sapere che le nostre idee possono essere ascoltate e portate avanti”.

Ilaria Quaranta

La situazione pandemica ha purtroppo bloccato  subito dopo la fase elettiva di gennaio, il nostro percorso. Tuttavia, seppur a fatica, stiamo cercando di non fermare la “voce” dei giovani consiglieri, anche in questo delicato periodo. Oggi più di prima, abbiamo bisogno di ascoltare le loro proposte perché il renderli protagonisti li aiuta a prendersi a cuore il benessere di una società sempre più turbata. Per questo è doveroso ringraziarli dell’impegno che ci stanno mettendo, nonostante le difficoltà derivate dalla situazione di emergenza.

Mirko Luppi – insegnante, coordinatore del progetto del Consiglio Comunale delle Ragazze e dei Ragazzi

Giorgio Della Franca

Vanessa Volpe

Isabella Rossi

Consiglio dei ragazzi e delle ragazze

Scarica in formato PDF l’elenco del Consiglio dei ragazzi e delle ragazze.

A 11 anni tiravo la lima

c’era una volta l’avviamento industriale

Era un classico del percorso scolastico prima della riforma della scuola media unica del 1962; alla fine della quinta elementare si doveva optare tra avviamento e scuola media. L’accesso alla media era subordinato al superamento dell’esame di ammissione.

Per tanti, la scelta obbligata era la prima opzione: garantiva una corsia preferenziale all’approdo al mondo del lavoro. ”Meglio un buon operaio che un cattivo impiegato”, la sentenza di mio padre per la scelta futura che mi riguardava, era un pò il refrain di tante famiglie dell’epoca che preferivano immaginare per i propri figli un itinerario professionale abbastanza certo, piuttosto che un proseguimento di studi per il quale non si immaginavano sbocchi precisi. Del resto, in quel periodo storico, la scuola professionale era una vera e propria chiave d’accesso all’occupazione, si imparava il mestiere. Corsi serali, come quelli delle Acli a Bollate, sfornavano provetti meccanici, specializzati nel tornio e nelle frese e impeccabili steno-dattilografe. Addirittura c’erano quelli ad Arese dell’Alfa Romeo, che fungevano da anticamera all’ingresso nello storico stabilimento. A Milano, era qualificata la scuola di avviamento al lavoro ‘Cesare Correnti’ in via Alcuino alla Bullona; la frequentai in compagnia di altri giovanissimi bollatesi, Gianni, Silvano, Maurizio, Gino, Vittorio, Giorgio, Gianni grande, Giancarlo. E qualche centinaio di ragazzi provenienti dai paesi compresi tra Cesate e Novate, che fruivano del servizio FNM scendendo a Bullona.

Scuola superiore Cesare Correnti – Milano

Di nuova edificazione, fu inaugurata dal presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, con tanto di diretta TV. Ipermoderna e apprezzabile dal punto di vista architettonico: di fronte la Fiera e adiacente il mitico velodromo Vigorelli.

Le lezioni erano articolate su 36 ore la settimana e, oltre le materie tradizionali, si contemplavano materie tecniche quali: disegno meccanico, tecnologia e officina; in questa, ci entravamo vestiti con una tuta blu intera (nel gergo operaio detto il “toni”).

Banchi da quattro, con morsa, cassetto con le lime, il martello, il bulino, il compasso a spessore, il guardapiano e, dietro la morsa, il piano di riscontro al blu di Prussia. La morsa mi arrivava poco sotto il mento, nonostante la pedana in legno. Le lime erano tre: lima da mazzo, lima bastarda, lima fine.

Il primo lavoro comportava l’operazione di sgrossare con lima da mazzo. Alla fine dei tre anni eravamo in grado di realizzare pezzi meccanici di pregio, quali: dente, squadra, incastro coda di rondine, cubo (il maledetto)Il nostro prof. era un ex capo officina disprezzato dai suoi colleghi laureati. C’era anche un’ora alla settimana di musica. Arrivava da noi il professor Allegretti, trainando la sua spinetta a pedale, spettinato e con l’aria persa. Ci insegnò il pentagramma, le chiavi musicali e il solfeggio. Lo amai molto.

Giovanni Gronchi – Presidente della Repubblica Italiana dal 1955 al 1962

Lime – foto del blog: ugoscopel.wordpress.com/2013/12/04/ode-alla-lima/

Un modello di spinetta a pedali – foto del blog: https://shop.scavino.it/

Il professor Mendola, di ginnastica, con i baffetti alla Clark Gable, formava le squadre di pallavolo delegando alla scelta i capitani; acida e severa era invece la Viel, insegnante di disegno. Quella di francese, che non cito per cognome, era il nostro immaginario erotico. E poi l’introverso prof. Legrottaglie di lettere, che fumava come un turco strane sigarette, metodicamente spezzandole a metà. Alla fine della terza, esame attitudinale esterno. Tutti gli allievi dell’avviamento idonei quali operai, quelli della vicina media Mameli idonei come impiegati.

Proseguire gli studi prevedeva l’esame di integrazione per accedere agli istituti tecnici, percentuale di successo il 7%, la ghigliottina sociale funzionava egregiamente. Il mio 68 contro la scuola di classe cominciò lì.

Eppure il Cesare Correnti è stata la miglior scuola che io abbia mai frequentato.

Perché fu una scuola di vita in ogni senso. C’era una strana stratificazione di ricchi e poveri, ma davvero poveri: ho un ricordo tenero di un compagno che per comprare i libri aspettava che arrivasse il papà imbarcato come marinaio.

In classe avevamo anche il figlio del preside e, per la prima volta, sperimentai, da parte di alcuni professori, la piaggeria dei servi.

Anni dopo al Politecnico, da studente-lavoratore, feci molta fatica nel biennio: analisi, fisica, meccanica razionale, materie nelle quali prevalevano quelli del classico.

Ma nel triennio di ingegneria meccanica, le nozioni apprese all’avviamento furono la chiave di una facile laurea. Il mio trionfo personale fu quando, al prof. Zoia all’esame di metallurgia al Poli,  illustrai l’eutettico e l’eutettoide del diagramma ferro carbonio, come ricordavo dall’avviamento.

L’Italia del riscatto sociale è nata anche da li. 

Antonio Pastore

Quanto si vedeva dalle officine mentre si girava il film simbolo del riscatto sociale di Luchino Visconti

Non sono bollatese, ma insegno a Bollate, alla scuola primaria Rosmini, da più di vent’anni.

Questo sono, una maestra. Una che ha il privilegio di veder crescere tutte queste persone e di poter contribuire a renderle più consapevoli di sé e del mondo.

Bollate è la mia casa da molti anni e anche se manca il mare, tutto sommato ci sto bene.

Ilaria Quaranta

Ingegnere per caso, giornalista mancato, scrittore che non ha ancora deciso cosa scrivere. Una vita di scorribande, a far sempre cose nuove, una diversa dall’altra. Insegnante, assaltatore/postino, ricercatore CNR, ingegnere in società multinazionali, imprenditore, politico di terza classe, socialista da sempre e per sempre. Amore per il teatro, negli ultimi anni enfatizzato dalla fortunata frequentazione con Luca Ronconi ai tempi del Piccolo Teatro di Milano. Appassionato di musica classica sostiene che: ‘dopo Mozart è stato inutile scrivere musica’. Calcisticamente agnostico, ferrarista da sempre. Vanesio, si ritiene un eccellente chef. Amante di vini rossi e bollicine per accompagnare cibi. Sempre alla ricerca di persone nuove con le quali parlare, confrontarsi, discutere, litigare, bere e gustare cose golose.

Antonio Carlo Giuseppe Pastore

Ingegnere