LA FINESTRA SUL CORTILE

Un piccolo mondo antico

Via Magenta –fine anni quaranta. Sul lato destro, le donne della Curt di Ubold, fuori dal portico di ingresso, attendono il passaggio di una funzione religiosa.

“E il bambino nel cortile sta giocando: tira sassi nel cielo e nel mare. Ogni volta che colpisce una stella chiude gli occhi e comincia a sognare, chiude gli occhi e comincia a volare”

Francesco De Gregori

C’era una volta il cortile, spazio dove si manifestava un mondo, fiorivano svaghi, amicizie, confidenze, sogni, fantasie, alleanze, solidarietà reciproche, disaccordi e pettegolezzi. Teatro di una commedia umana e di una realtà sociale dove, insieme ad forte spirito di appartenenza, si cresceva alla vita.

C’ERA UNA VOLTA LA CURT DI UBOLD

La Curt di Ubold era molto ampia e articolata, si trovava in via Magenta, rispettivamente ai civici 3 e 5. Era stata costruita da don Luigi Uboldi (sacerdote dal cui lascito testamentario nascerà il progetto dell’ospedale) ed era concepita secondo i criteri del tempo, quando le famiglie affittuarie erano per la maggior parte dedite ai lavori agricoli.

Al numero 5 si trovavano in sequenza tre cortili comunicanti fra loro. Il principale era il più numeroso, con 15 famiglie tutte contadine. Ce n’erano poi altre tre, le cui abitazioni davano direttamente sulla strada, che si dedicavano ad attività più commerciali come fruttivendolo, parrucchiere, gestori del celebre “bar Stella”. All’interno della corte una famiglia esercitava invece la mansione di straccivendolo.

Primi anni Cinquanta – Vista dal campanile della Curt di Ubold. Alla metà degli anni Sessanta venne demolita per far fronte alla pressante richiesta di nuove abitazioni

Una piantina della corte curata da Giancarlo Annoni con l’indicazione dei nominativi   delle famiglie e delle loro abitazioni. Sono riportati inoltre i vari negozi che si affacciavano sulla via Magenta e alcune aree della corte.

I componenti delle varie famiglie abitanti nella corte. Ricerca di Giancarlo Annoni

Ad ognuno di questi nuclei familiari era assegnato un appartamento composto generalmente da tre stanze senza riscaldamento, senza acqua potabile (veniva prelevata da una pompa, “la trumba”, al centro del cortile) e con servizi igienici esterni. Inoltre erano attribuite pure una stalla, con sopra il fienile, un pollaio per allevare galline o altro ed un pezzo di terreno, appeno fuori il cortile, da destinare ad orto.

In mezzo alla corte c’era un lavatoio suddiviso in vasche, dove ognuno poteva attingere acqua dalla pompa e, contemporaneamente, fare il bucato. 

Il campo di bocce della Stella collocato verso l’uscita della corte verso i campi – Anni Trenta

Luigi Marazzi, detto “Luison Marass”, in posa da cow boy, con il piccolo Sandro Parravicini, davanti al lavatoio che si trovava al centro della corte. Sullo sfondo l’ingresso e le finestre dell’Osteria La Stella – Anni Cinquanta

Luigi Rossi detto, “general” noto, per il suo curato abbigliamento. In una stalla della corte aveva avviato l’attività di straccivendolo – Primi anni cinquanta

Sulla via Magenta si affacciavano diversi negozi: il fruttivendolo (la Pumpona), Il ciabattino, il panificio (Sordelli), il ferramenta (Re Guido), il tabaccaio (el“Cecchin”Ferrario), il parrucchiere (Strada), il cartolaio Bossi e due osterie (la Stella e lo Scuinett).Nel secondo cortile, meno ampio, erano residenti tre famiglie di contadini, (usufruivano degli stessi appannaggi di quelle residenti nel principale), mentre altre sei famiglie svolgevano funzioni diverse.

I coniugi Re Guido e Filippini Teresa dietro il banco del loro negozio di ferramenta che ancor oggi si trova nella medesima posizione – 1958

Il negozio di tabaccaio della Cecchina gestito dai coniugi Ferrario – Fine anni Quaranta

Una manifestazione transita in via Magenta. Sullo sfondo l’angolo della corte dove vi era il negozio di fruttivendolo della “Pumpona”. Sulla parete dell’edificio di via Uboldi i cartelli stradali che indicano la direzione Baranzate – Milano – Metà anni Cinquanta

Carlo Annoni (secondo da sinistra con la scopa), padre di Giancarlo Annoni, in una divertente foto di vita contadina risalente agli anni Venti

Il cortile al civico 3 era considerato quello dei nobili, al centro non aveva il rituale lavatoio ma un’aiuola con siepe e varietà di fiori. Sul fondo c’erano quattro ville a schiera, con servizi specifici e con giardino sul retro. Una di queste era la residenza di don Uboldi, le restanti erano abitate da famiglie benestanti.

Cartolina degli anni settanta con la nuova prospettiva assunta dalla via Magenta con i palazzi sorti sull’area della Curt degli Ubold

MI RITORNI IN MENTE

Eravamo in tanti, bambini e bambine, e nel grande cortile vi trascorrevamo tutta la giornata. Lo spazio della vasta aia era il nostro parco giochi, si praticavano i classici giochi da cortile, la “rella”, il salto con la corda, la pallavolo, le partite di pallone, la brisiga, le biglie. Tra noi ragazzi era molto diffuso anche lo scambio di figurine, che aveva come luogo deputato il portico di ingresso e nel quale di tanto in tanto arrivano anche i coetanei di altre corti alla ricerca di pezzi rari o mancanti alle loro raccolte.

Nei mesi estivi, quelli delle vacanze che si trascorrevano rigorosamente a “caresto”, l’avvenimento clou era il raccolto del “furmentun”:nella corte arrivava la grande macchina agricola, dipinta quasi sempre di rosso, con le sue enormi cinghie di trasmissione e accompagnata dall’assordante rumore del motore che faceva da colonna sonora all’operazione. Si instaurava così un clima di festa collettiva che coinvolgeva tutti i residenti, i bambini erano chiamati a collaborare nell’attività di separare (“sloassà” in dialetto) le foglie dalle pannocchie. Una volta sgranati, i chicchi di grano venivano disposti sull’aia ad essiccare, per la nostra felicità perché potevamo ingegnarci a realizzare, con pezzi di legno, delle pistole sparagrano e lanciarci in appassionate “sparatorie” con i coetanei delle corti vicine.

Angelo Marazzi e Umberto Motta,  con i vestiti “della festa”, posano con il cavallo del padre di Angelo – Primi anni Cinquanta

Giancarlo Annoni  nel giorno della sua cresima. Sullo sfondo il vecchio ospedale che sorgeva appena fuori la corte e il campo coltivato a frumento con l’immancabile pianta di Moron – Metà anni Quaranta

I ragazzi della corte: da sinistra Umberto Motta, Sandro Pasqualini, Umberto Colombo – Fine anni Cinquanta

Giancarlo Annoni davanti alla porta di casa – Primi anni Cinquanta

Nei mesi invernali le nevicate, allora abbondanti e frequenti, erano motivo di allegria con autentiche battaglie di palle di neve che si scatenavano tra i vari gruppi. Con quella più ghiacciata venivano approntate delle “scarlighere”, sia pianeggianti sia in discesa, che diventavano delle piste per spettacolari scivolate. Tuttavia, l’evento clou della stagione fredda era il rito dell’uccisione del maiale, operazione che durava un’intera giornata, una vera e propria festa, non solo per seguire la varie fasi della macellazione ma perché si usava poi distribuire a tutti i residenti parte degli insaccati prodotti.

Le case erano riscaldate da stufe a legna e carbone, usati sempre con parsimonia data la loro scarsità e soprattutto il loro costo. Succedeva quindi che alla sera, dopo la cena, le famiglie si trasferissero in stalla per sfruttare il caldo umido generato da mucche e cavalli. Era l’occasione per ascoltare storie e aneddoti (“i pensanich”), spesso romanzati, raccontati dagli adulti prima di andare a coricarsi tra le fredde lenzuola del letto. La televisione era di là da venire!!!

La vita della corte era all’insegna di un clima di reciproca solidarietà tra le famiglie: capitava sovente che venisse offerto ai bambini presenti in casa del cibo, sempre molto gradito, anche perché sui tavoli delle cucine il menù giornaliero non era molto vario né abbondante, la minestra o la classica polenta e latte. La carne faceva la sua apparizione solamente nelle grandi occasioni delle festività religiose.

Una grande tavolata estiva allestita nell’area accanto al campo di bocce della Stella per festeggiare i coniugi Banfi – Fine anni Quaranta

E poi c’era la Stella, una attrazione a sé, il nostro oggetto del desiderio. A noi ragazzini l’accesso al circolo ricreativo non era consentito. Il locale però aveva una porta e un paio di finestre con grate che si affacciavano sulla corte, quindi ci consentivano di poter sbirciare nelle serate particolari, soprattutto quelle dei momenti danzanti che si svolgevano nei giorni di fine settimana, con la musica eseguita dal vivo da un’orchestrina.

L’orchestrina che allietava le serate danzanti alla Trattoria La Stella,  diretta da Renzo Borroni (alla fisarmonica). Sulla gran cassa il nome del gruppo: Jazz Stella – Fine anni quaranta

Un corteo nuziale transita in via Magenta all’altezza del negozio di parrucchiere Strada. Osservando la prospettiva sulla destra si può riscontrare come l’attuale negozio di parrucchiere si trovi nella medesima posizione del vecchio negozio – Fine anni Quaranta

Giovani della corte con i “vestiti della festa”.  Da sinistra si riconoscono i primi due: Stefano Rossi “Steven Pumpun” e Ambrogio Brioschi “piatee” – Anni trenta

Giancarlo Annoni, orgogliosamente in sella al suo primo ciclomotore, in posa nel sentiero appena fuori la corte verso i campi, l’attuale via Giordano Bruno – Anni cinquanta

Donne della corte: da sinistra Filisina Meroni, Lina Annoni, Lina Albani del “masee”, Rina Colombo, Ore del “masee”, Rina del “Merun”, Ginetta del “masee” – Anni Quaranta

In queste circostanze la nostra curiosità veniva pienamente appagata. Ancora oggi è rimasto indelebile il ricordo del fascino che esercitava su di me un’avvenente giovane ragazza che si chiamava Teresina Rubagotti: era al centro dell’attenzione dei clienti per le sue riconosciute qualità di ballerina. Come ricorda anche Sandra Pasqualini, “Della rubagotti si parlava e straparlava ma a bassa voce: noi bambini non dovevamo sentire”. L’euforia generale raggiungeva il suo culmine quando, sulle note di uno sfrenato fox trot, saliva sui tavoli per eseguire al meglio il suo agitato numero.

A questo punto, noi ragazzini in piedi sullo sgabello portato da casa e aggrappati alla griglie esterne della finestra per cercare di vedere il meglio possibile l’attrazione della serata, invidiavamo i fortunati presenti nel locale e cominciavamo a fantasticare.

GIORDANO ANNONI 

Le immagini fotografiche sono state gentilmente concesse da: Giancarlo Annoni, Ennio Banfi, Giordano Minora, Archivio Cooperativa San Martino

Classe 1935, è nato e cresciuto nella Curt di Ubold. Ultimo di sei fratelli ,è rimasto orfano di padre a pochi mesi dalla nascita. All’età di quindici anni viene assunto all’Alfa Romeo come apprendista. Frequentando la scuola serale d’avviamento professionale, consegue il diploma di perito industriale che gli permette di assumere l’incarico di Progettista di Carrozzeria. La maggior parte della sua esperienza lavorativa la trascorre in Brasile, dove rimane con la famiglia per oltre un ventennio, incaricato dall’azienda di avviare l’attività di produzione di autovetture in quel paese. Nel 2017 è stato insignito dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella della stella al merito del lavoro per la sua dedizione professionale. Da sempre attaccato alle sue origini bollatesi e al luogo dove è cresciuto, si prodiga per recuperare ricordi e testimonianze delle persone che hanno condiviso con lui l’esperienza della vita di corte. Con questo intento, per molti  anni ha promosso  incontri conviviali per far  si che se ne tramandasse la memoria.

Giancarlo Annoni

Ha sempre coltivato diverse passioni. La musica nei suoi aspetti più vari, la fotografia, la storia locale e lo  sport sono sempre stati al centro dei suoi interessi. Una costante curiosità per tutto ciò che lo circonda lo ha portato a conoscere molti jazzisti italiani e americani o a scoprire aspetti dimenticati di quanto avvenuto in passato nella sua città. Ha collaborato alla realizzazione delle pubblicazioni Bollate 100 anni di immagini (1978), Una storia su due ruote (1989), Il Santuario della Fametta (2010), La Fabbrica dimenticata (2010), Il soggiorno a Bollate di Ada Negri (2014). Ha curato anche diverse mostre fotografiche, fra le quali La prima guerra mondiale nella memoria dei Bollatese (2015), La Fabbrica dimenticata (2010), I 40 anni di Radio ABC (1977). È tra i fondatori dell’Associazione Bollate Jazz Meeting (1994) di cui è segretario.
Giordano Minora