Nei mesi invernali le nevicate, allora abbondanti e frequenti, erano motivo di allegria con autentiche battaglie di palle di neve che si scatenavano tra i vari gruppi. Con quella più ghiacciata venivano approntate delle “scarlighere”, sia pianeggianti sia in discesa, che diventavano delle piste per spettacolari scivolate. Tuttavia, l’evento clou della stagione fredda era il rito dell’uccisione del maiale, operazione che durava un’intera giornata, una vera e propria festa, non solo per seguire la varie fasi della macellazione ma perché si usava poi distribuire a tutti i residenti parte degli insaccati prodotti.
Le case erano riscaldate da stufe a legna e carbone, usati sempre con parsimonia data la loro scarsità e soprattutto il loro costo. Succedeva quindi che alla sera, dopo la cena, le famiglie si trasferissero in stalla per sfruttare il caldo umido generato da mucche e cavalli. Era l’occasione per ascoltare storie e aneddoti (“i pensanich”), spesso romanzati, raccontati dagli adulti prima di andare a coricarsi tra le fredde lenzuola del letto. La televisione era di là da venire!!!
La vita della corte era all’insegna di un clima di reciproca solidarietà tra le famiglie: capitava sovente che venisse offerto ai bambini presenti in casa del cibo, sempre molto gradito, anche perché sui tavoli delle cucine il menù giornaliero non era molto vario né abbondante, la minestra o la classica polenta e latte. La carne faceva la sua apparizione solamente nelle grandi occasioni delle festività religiose.