Questo nostro compaesano del 1400 è un mercante, di che cosa non si sa. I pochissimi documenti riportati nelle varie raccolte esistenti non lo specificano. Lo troviamo però protagonista in tre situazioni relative a problemi giudiziari ed economici, riportate in documenti ufficiali dell’epoca.
CADDE:
Siamo nell’estate del 1452, Isabetha de Rondello, seconda moglie del padre di Stefano, Dominichino da Bollate, e pertanto sua matrigna, viene trovata morta in casa. Il primo sospettato dell’omicidio, perché di questo si tratta, è Stefano, detto anche Stefanino. Egli si professa innocente con tutte le sue forze e invia una supplica al duca affinché la sua estraneità al fatto sia riconosciuta. Il duca in quel periodo si trova al “castrum di Trigianum”,nel pieno dell’attività bellica contro Venezia. Letta la supplica, informatosi sui fatti e le indagini, crede innocente Stephano, così l’undici luglio invia una lettera, scritta in latino, al Capitano di Giustizia Milanese ordinandogli di non procedere nei confronti di Stephano da Bollate, con l’aggiunta: “habiati bona advertentia”, ossia di salvare la legittima e la parte di dote della madre, la prima moglie di Dominichino, presubilmente defunta. Chiede anche di essere sempre informato su eventuali sviluppi futuri della vicenda.
RISORSE (economiche):
Tutto bene? Non sembra proprio, infatti due mesi dopo, il nostro Stefanino invia un’altra missiva al duca. Siamo nel 1452, lunedì 13 settembre, il duca Francesco I Sforza è accampato a Quinzano sull’Oglio, ove vi resterà per quasi un mese, dopo la sconfitta del fratello Alessandro ad Abbadia Cerreto: siamo nel pieno della guerra tra il ducato e Venezia. Francesco I si riserva di prendersi alcune ore di questo lunedì di riposo per rispondere alle numerose petizioni ricevute dai suoi sudditi. Tra queste vi è quella di Stefanino da Bollate che chiede gli vengano riconsegnati i beni riferiti alla dote della moglie Alegranzina, ora ingiustamente incamerati dalla Camera Ducale, come già deciso dal duca stesso due mesi prima. Nella risposta del duca, il motivo del sequestro da parte delle autorità è solo indicato per “eccessi di cui Stefanino si rese colpevole”. Siamo di fronte ad un omicidio, definirlo eccesso mi sembra molto riduttivo!
Il duca, nella sua risposta destinata alla Camera Ducale, intima che a Stephano siano restituiti i bene erroneamente sequestrati insieme a quelli del padre.
Non sappiamo come sia finita questa disputa economica… continuiamo le ricerche.
GIACQUE:
Invece la storia di Stefano ha purtroppo un seguito molto negativo. Giusto un anno dopo, il suo nome compare nel Registro dei Protestati per un mancato pagamento di una cambiale di svariati fiorini emessa da un banco milanese. A parziale giustificazione di Stefano si ricorda che nel 1453 persiste la pestilenza a Milano e in Lombardia con conseguenze disastrose nel mondo dei commerci, oltre naturalmente con quelle decisamente più tragiche per la popolazione.
Le risposte del duca sono reperibili nella raccolta edita da Lombardia Beni Culturali, registri 10 e 11: La Memoria degli Sforza.
NOTA: 1 FIORINO D’ORO = 3,537 g ORO 24 CARATI EQUIVALE A CIRCA € 245
Cesare Angelotti
bollatese d’adozione, ha origini friulane.