Il triangolo Magico

Considerazioni su un’area interessante del nord ovest milanese

Gli ommini so le bestie più importanti Disse l’aquila all’omo e tu lo sai Ma viettene per aria E poi vedrai come s’impiccoliscono le cose Le ville li palazzi li castelli Da lassù sai che so’. So’ giocarelli…

Carlo Alberto Salustri Trilussa

Apro questo scritto con il ricordo di una poesia studiata a memoria in quinta elementare, probabilmente da me mal riportata.

Sono giorni difficili questi, il futuro è ignoto, e parrebbe lezioso parlare di bellezze preesistenti, del possibile riuso, quello che oggi viene chiamata ‘rigenerazione’.

Eppure nel 1942, mentre il Paese era distrutto sia dal punto di vista fisico, economico e morale, per non parlare del fascismo imperante da vent’anni e alla fine, e da un re nano che pur con le gambe corte correva da dio; il prof. arch. Francesco Mauro scrisse un testo di urbanistica che lessi grazie al dono (prestito) di un caro amico mio, mio maestro nell’approccio alla difficile materia della urbanistica, ostica per un ingegnere.

Industrie ed ubicazioni – Hoepli 1944. Mauro sognava il futuro. Lo lessi con avidità, mi ricordò uno dei pensieri di Antonio Gramsci: il pessimismo dell‘intelligenza, l’ottimismo della volontà.

Ogni giorno è buono per ragionare sul futuro, che se anche non sarà nostro, sarà pure dei nostri figli e dei figli dei nostri figli. Ritorno al sonetto di Carlo Alberto Salustri (Trilussa). Noi siamo usi a guardare il territorio da bipedi con gli occhi, per il più alto h= 1,70. Lo sguardo si esaurisce a breve distanza: solo manufatti artificiali quali autostrade o ferrovie permettono una percezione più elevata. Eppure il sogno d’Icaro, forse invidioso degli dei, era quello di volare come gli uccelli e vedere la realtà dall’alto: da qui il ricordo di Trilussa. Sono nato a Bollate in tempi lontani, e a Dio piacendo ancora qui vivo.

Le vicende della vita spesso mi hanno portato lontano, ma questa è casa mia. Ho pertanto tentato, in questo scritto (appunti), di descrivere un territorio urbanisticamente limitato, vedendolo a ‘volo di uccello’ e descrivendone le opportunità ubicazionali possibili.

Quindi come l’aquila spicco il volo e guardo.

Da via Verdi vedo il Cologgio che si stacca, e si immerge in un territorio intatto, vedo alberi prati e poi vedo un muro. Di la da quello la splendida villa Arconati, nella quale soggiornò nel 1700 Carlo Goldoni, che scriveva ‘la villeggiatura’ del il giovin signore proponeva a un sodale di andare a caccia alle Case Nuove.

Via alle Case Nuove c’è ancora, è parte del Borgo di Castellazzo edificato (lo dice la targa) nel 1847, tutto è ormai abbandono. Ricordo che venti anni fa risiedevano 200 abitanti con ricoveri per 200 mucche.

L’osservatore alato supera Borgo e Villa e si dirige in una strada diritta verso il cimitero prospiciente la Chiesetta della Madonna della Fametta, toponimo facilmente riportabile tempi ove la fame era malattia diffusa. 

Poco prima sulla destra un cancello contrassegna l’ingresso di una ampia proprietà con molti cavalli. Il centro ippico costruito dalla M.O. olimpionica cav. Mancinelli. Ai tempi nella Eurovisione su scala mondiale fu celebrato come il più grande maneggio coperto di Europa; anche li mi pare che le cose non vadano benissimo. 

L’osservatore alato vola verso la S.S. Varesina e intercetta una grande tenuta agricola con cascina ottocentesca: la Scessa. Chiusa ed in attesa che qualcosa accada.

Poi si attraversa la Varesina e si vola verso Arese Valera, una splendida villa del 1784 compare con il suo parco di oltre dieci ettari perfettamente conservato. Poi il Borgo, ed il sedime di una cascina oggetto di intervento di recupero sciaguratamente demolita un paio di anni fa.

A fianco il nuovo Centro Commerciale il cui traffico ogni giorno in più, per il carico automobilistico, attacca i polmoni dei cittadini dei comuni limitrofi. Ma anche le aree residuali dell’ex Alfa Romeo e lo splendido Museo Storico dell’Alfa. 

Ad eccezione della Villa di Castellazzo ove la nuova proprietà sta dando corso ad importanti interventi non solo edilizi, ma anche culturali, tra l’altro iniziati oltre 30 anni fa con l’amministrazione comunale di Bollate, tutto dorme.

Fortunatamente la costituzione del Parco delle Groane oltre trenta anni fa è sta custode del compendio narrato. E soprattutto tra gli anni 90 ed oggi ha resistito con determinazione a quanto la speculazione voleva porre in atto. Colgo l’occasione per un saluto al past president Della Rovere che ha rappresentato per anni queste giuste posizioni.

E tempo di concludere lo scritto per non annoiare più di tanto i miei dieci lettori. Che poi a tutto questo ragionamento occorre dare un senso.

Dall’altezza dell’osservatore alato proviamo a tracciare una figura geometrica: un triangolo scaleno (eh, eh insegnavo geometria). Tre i vertici (ovvio è un triangolo)

il primo Castellazzo,

il Borgo e il Centro Ippico Mancinelli

la Cascina Scessa

la Villa Ricotti Marietti, i suoi giardini, il Borgo di Valera ad Arese. Ne viene fuori circoscritto un territorio unico, nell’area più ricca ed industrializzata d’Italia:

nerbato di collegamenti su ferro (FS, Trenord, MM) e su gomma (SP 46 ; sistema tangenziali e autostrade). Baricentrico rispetto agli aeroporti Interazionali di Linate e Malpensa, Adiacente ai poli ospedalieri di Garbagnate e Passirana (non casualmente citati), alla Fiera Internazionale di Rho Pero, all’area ex Expo: con il suo carico sanitario ed Universitario, e all’Ospedale Sacco polo internazionale/universitario del sapere sui contagi. La villa Arconati è in linea d’aria a 8 km da piazza DuomoE immaginando le grandi opportunità ubicazionali, si potrebbe sviluppare in un grande progetto unitario.

Ma la vita è sogno (non mia), certo che se l’uccello potesse volare più alto – con suo sguardo acuto – ben più ampie opportunità potrebbero cogliere in questo fazzoletto di terra del nord ovest Milano.

PS: grazie all’aquila che mi ha accompagnato il volo virtuale

Ingegnere per caso, giornalista mancato, scrittore che non ha ancora deciso cosa scrivere. Una vita di scorribande, a far sempre cose nuove, una diversa dall’altra. Insegnante, assaltatore/postino, ricercatore CNR, ingegnere in società multinazionali, imprenditore, politico di terza classe, socialista da sempre e per sempre. Amore per il teatro, negli ultimi anni enfatizzato dalla fortunata frequentazione con Luca Ronconi ai tempi del Piccolo Teatro di Milano. Appassionato di musica classica sostiene che: ‘dopo Mozart è stato inutile scrivere musica’. Calcisticamente agnostico, ferrarista da sempre. Vanesio, si ritiene un eccellente chef. Amante di vini rossi e bollicine per accompagnare cibi. Sempre alla ricerca di persone nuove con le quali parlare, confrontarsi, discutere, litigare, bere e gustare cose golose.

Antonio Carlo Giuseppe Pastore

Ingegnere