Eravamo un gruppo di ragazzi, appassionati a tutto ciò che accadeva intorno a noi, e decidemmo di trasformare la biblioteca da semplice deposito per prestito libri e momenti di lettura in un polo culturale e sociale partecipato dalla popolazione. A condividere questo proposito c’erano, con me, studenti universitari o ragazzi neo diplomati o appassionati di arte e spettacolo. Ricordo, Antonio Pastore, Pierino Marazzani, Giancarlo Meroni, Valerio Furlani, Giorgio Mattielli, Gianmario Pasi, Paola Crimi, Felice Radice, Giorgio Brioschi, Giordano Bordegoni, Rosaria Stamerra e altri. Cominciammo promuovendo corsi di doposcuola per studenti, che tenevamo in biblioteca, incontri pubblici, che organizzavamo presso l’allora saloncino comunale di via Sartirana, nei quali illustravamo le nostre proposte, raccoglievamo le idee dei cittadini per favorire la partecipazione popolare. Erano gli anni delle lotte operaie e dei moti studenteschi e quindi lavoro e scuola erano gli argomenti più sentiti.
Per rendere più concreto e diffondere meglio i nostri contenuti, abbiamo deciso di pubblicare un giornale con un obiettivo preciso: discutere dei problemi locali in modo libero, distinguendoci in tal modo da altre pubblicazioni periodiche inquadrate in un ben definito indirizzo partitico. Il nostro Bollate Oggi voleva essere una testata indipendente, senza finanziamenti pubblici di qualsiasi natura, le spese erano coperte esclusivamente dagli abbonamenti e dalle inserzioni pubblicitarie che raccoglievamo personalmente, come illustrato nell’editoriale di debutto dal direttore Antonio Pastore. Un’idea di libertà di pensiero ben dettagliata da un articolo esplicativo di Gianmario Pasi dal titolo:” Un gruppo attivo”.
Il primo numero, tra l’altro, uscendo a ridosso delle elezioni comunali, aveva l’intenzione di riportare e poi discutere i programmi elettorali dei vari partiti, ma ciò non fu possibile perché tutti si sono rifiutati di concederci interviste, proprio a causa della nostra proclamata autonomia politica!!!.
La volontà di non schierarci e rimanere indipendenti è stata la causa principale della nostra breve e travagliata vita: non avevamo l’ appoggio né della giunta di sinistra, avendo denunciato con forza le criticità esistenti a Bollate, né dell’opposizione che non riusciva a condizionarci.
Il primo numero, distribuito gratuitamente, ha avuto un enorme successo e forse anche questo fattore ha contribuito ad accrescere sospetti e contrarietà delle forze politiche, tanto che l’amministrazione comunale ci ha immediatamente sfrattato dalla biblioteca. Così, per poter continuare la pubblicazione, rispettando gli impegni presi sia con gli inserzionisti pubblicitari sia con gli abbonati, i numeri successivi furono venduti a 100 lire ma con enorme difficoltà: solo tre edicole hanno accettato di vendere il giornale. Il motivo? L’amministrazione comunale aveva ammonito gli edicolanti, in caso di vendita del giornale non avrebbe più affidato a loro la gestione dei buoni per le mense scolastiche e la distribuzione dei libri di testo delle scuole elementari, alla faccia della conclamata libertà di espressione. Allontanata dalla biblioteca, la redazione si riuniva nel bar Pepp di via IV Novembre, davanti alla Boston (attuale “ Il mojto”), perché era piuttosto ampio ed era poco frequentato, infatti lo chiamavamo il bar delle mosche.
Sul primo numero pubblicammo, sotto il titolo “ Un obiettivo per tanti perché”, una galleria di foto, scattate da Giordano Bordegoni, che immortalavano diversi angoli negativi di Bollate. Questi scatti denuncia, che erano il nostro biglietto di presentazione, credo abbiano contribuito a determinare da subito la cacciata dalla biblioteca. Era una rubrica innovativa per l’epoca, si basava su foto racconti ed era curata da Giancarlo Meroni e da chi scrive. Suscitava parecchio interesse e coinvolgimento ed anche per questo dava fastidio agli amministratori.
Un’altra rubrica che ci impegnava e ci divertiva molto era quella della posta con il direttore dove, come succede spesso anche nei cosiddetti giornaloni, la maggior parte delle lettere erano scritte dai redattori, sotto false generalità, allo scopo di sollevare denunce che volevamo rendere pubbliche.
Già nel secondo numero, uscito dopo le elezioni comunali del 1970, rendevamo di pubblico dominio l’ostilità e l’ostruzionismo nei nostri confronti da parte della giunta comunale e quindi l’impossibilità di avere delle uscite regolari. Così, a seguito delle ristrettezze finanziarie, abbiamo pubblicato solo altri due numeri. L’ultima uscita, il numero 4 nel 1971. Una piccola navigazione molto tempestosa la nostra, che ci ha permesso però di essere presenti nella vita cittadina senza alcuna interdizione e, nonostante tutto, di lasciare traccia nel panorama sociopolitico locale di quei tempi.