Fin da bambina ho partecipato alle ricorrenze di San Sebastiano, d’altronde l’Arturo era il presidente della locale Coldiretti e quindi tutta la famiglia era coinvolta nell’atmosfera che si respirava attorno all’appuntamento del 20 gennaio. Rammento ancora le celebrazioni con la benedizione degli animali, c’era chi portava la mucca, chi l’asino, il cavallo, oppure il puledrino. Allora i trattori erano dei “trattorini” rispetto a quelli mastodontici che si portano a benedire oggi. Stesso discorso vale per le motofalciatrici, dapprima si presenziava alla cerimonia con quelle condotte a mano, poi sono arrivate quelle con il sellino, autentico lusso, volevano dire maggiori comodità e minor dispendio di tempo anche per tagliare l’erba. Passare in rassegna di anno in anno queste novità, schierate sul piazzale della chiesa, significava osservare i segni del progresso nel mondo contadino. Sfogliando ancora nel magazzino dei ricordi, rivivo con un velo di tristezza l’edizione in cui papà, con le lacrime agli occhi, ha ricordato la Gianna Doniselli, consorte del Ricu Baragia, mancata poco tempo prima. Gianna era sempre stata un pilastro nella organizzazione della festa, papà la chiamava la mia segretaria perché era lei che lo coadiuvava in tutti gli aspetti organizzativi. In particolare era la Gianna che andava a batter cassa tra gli agricoltori per farsi dare polli, conigli, galline, salami, prodotti dell’orto, per realizzare i cesti da donare sull’altare al momento dell’offertorio. Per noi era una di famiglia.
Naturalmente, il momento più atteso era quello della accensione del pallone, dall’andamento di quelle fiamme si presagiva l’evolversi della annata agricola. Presagio che, dopo essere stato esorcizzato tra il fuoco del pallone e l’acqua santa della benedizione dei mezzi, veniva propiziato con abbondanti libagioni e innumerevoli brindisi augurali.
SANDRA PASQUALINI