IL CARNEVALE IMPAZZA

E Bollate si mette in maschera

Una delle prime edizioni del Carnevale Bollatese, organizzata da Alessandro Carli (secondo da sinistra vestito da paggio con l’ombrello). Al centro: Giancarla Origgi nelle vesti di Marietta e al suo fianco le maschere Meneghin (Emilio Rivolta) e Cecca (Sandra Galloni)- Anno 1953 ( foto gentilmente concessa da Giancarla Origgi)

Abbi cura dei tuoi ricordi perché non puoi viverli di nuovo” (Bob Dylan)

E’ un libro dei ricordi da appunti sparsi quello del carnevale a Bollate perché, se da un lato solo periodicamente e in modo ciclico ha rappresentato un momento di partecipazione comunitaria, dall’altro è entrato in maniera indelebile nella memoria diffusa proprio per quel senso di adesione identitaria tipico degli eventi che coinvolgono un intero territorio.

Tutto comincia nell’immediato dopoguerra, quando la voglia di riscatto aveva spinto a far rivivere attività di vario tipo e così anche l’appuntamento carnevalesco, con i suoi significati di voglia di leggerezza e divertimento, insieme all’appassionato slancio preparatorio che comportava, con i vari rioni che riprendevano a mobilitarsi per mettere a punto carri allegorici e maschere per la sfilata, avrebbe contributo a rinsaldare la coesione sociale e il buon vivere comune. Del resto, già in passato in fatto di artigianalità collettiva e gratuità disinteressata, i bollatesi avevano dimostrato di saperci fare realizzando imponenti porte trionfali per le festività religiose (vedi in proposito la nostra storia). Anima del neonato movimento carnevalesco è stato Alessandro, Nino, Carli, autentico trascinatore, pirotecnico organizzatore, per anni braccio destro del patron Vincenzo Torriani -lo definiva un instancabile macinatore di kilometri – nel promuovere le competizioni ciclistiche e non solo della Gazzetta dello Sport.

Alessandro Carli  (secondo da sinistra con il vestito da pascia) in una festa di carnevale nel cortile dell’Oratorio maschile di Bollate

Primi anni Cinquanta: il corteo del carnevale, partito dal cortile dell’oratorio, imbocca via Repubblica. Sulla sinistra, davanti alla chiesa parrocchiale di san Martino, la Cascina abitata dalla famiglia del sagrestano Luigi Ferrario.

Forte della spinta ideale e dello slancio di testimonianza diretta che gli derivava dall’educazione cristiano solidale respirata in oratorio, (che lo ha addirittura portato a rifugiarsi in parrocchia, con l’amico Pietro Pulici, per sfuggire al servizio di leva e non essere inglobato nel regime fascista ), aveva intuito, assieme ai suoi amici, che i momenti di aggregazione avrebbero favorito la ripresa della vita civile e delle relazioni interpersonali e, da autentico vulcano di attivismo e generosità, pensò che il Carnevale poteva contribuire allo scopo. Sul finire degli anni Quaranta, giovanissimo, diede avvio ai cortei allegorici, con i cortili che tornavano a vivacizzarsi e con quello dell’oratorio che avrebbe fatto da riferimento per arrivi e partenze. Carri ancora “poveri”, poco elaborati, causa le ristrettezze di mezzi, e in sintonia con la vita agra di allora, a trainarli erano perlopiù cavalli, rari i mezzi motorizzati. Negli anni Cinquanta la tradizione si consolida e il Carnevale Bollatese assurge in breve tempo ai fasti di quello Ambrosiano: i carri, dopo i cortei in paese del martedì e venerdì in un allegro tripudio di manciate di coriandoli e stelle filanti, sfilavano, apprezzatissimi, in piazza Duomo a Milano il sabato grasso, addirittura ricevuti a Palazzo Marino e in Arcivescovado.

Marisa Restelli e il fratello Marco in maschera nella sfilata dell’edizione del 1954

Giovanni Colombo in posa all’interno dell’Edicola Origgi con la coppa vinta dal quartiere Cassinetta nell’Edizione 1956

Giovanni Colombo, figura carismatica  della Cassinetta, guida il carro La Nave presentato nell’edizione del 1956

Anno 1953: Alessandro Carli ed Ezio Longoni accompagnano la delegazione del Carnevale Bollatese in visita all’arcivescovo di Milano, il cardinal Giovan Battista Montini, futuro papa Paolo VI

1955 – Il cardinale di Milano Giovanni Battista Montini, futuro Papa Paolo IV, riceve la delegazione del Carnevale Bollatese di cui fanno parte Giancarla Origgi (al centro) e Alessandro Carli (primi da destra)

Anno 1960: il palco della giuria, allestito in piazza san Francesco. Al centro: il sindaco Enrico Colombo con le maschere Meneghin (Franco Rivolta) e Cecca (Sandra Galloni). Davanti a loro i piccoli Carlo ed Elisabetta Carli, figli dell’ideatore del Carnevale Bollatese, scomparso nel marzo del 1958

Obiettivo socializzazione dunque centrato perché si registrava una mobilitazione corale nei vari quartieri dove, tutti insieme appassionatamente, anziani, adulti, bambini, ognuno con una specifica mansione, si ingegnava e impegnava per ideare il carro più mastodontico, colorato, simpatico; manufatti in legno, ferro, cartone, gesso, che si richiamavano ai temi dell’attualità allora in voga, sia in ambito nazionale che locale. Un successo che cresceva di edizione in edizione, in una sfida campanilistica per imporsi come il lavoro più bello. Attorno alla attesa scadenza si sono manifestati davvero anni di euforia ed esaltazione generale per accompagnare la creazione di opere frutto di genialità e creatività artistica e manuale. La tragica scomparsa di Carli, il 13 marzo 1958, in un incidente stradale a soli 32 anni, stendeva un un velo di dolore in paese e silenziava la manifestazione: verrà sospesa l’anno successivo.

Nel suo ricordo, il Carnevale Bollatese riparte nel 1960 sotto la guida di vecchi e nuovi animatori, Mario Minora, familiarmente conosciuto come “Nicia”, Carlo Figini, Ezio Longoni, Flaviano Crespi, Pietro Battistella, Angelo Boniardi, Giovanni Colombo, Achille Malpezzi, Germano Sartori, Alberto Scorbati, supportati dalla biblioteca civica e dalla amministrazione comunale, danno vita ad un nuovo comitato organizzativo. Una ripresa in grande stile, certificata dalla cronaca de l’Informatore Bollatese,“due serate, due successi di folla, nonostante la nebbia di martedì e il ritardo nella partenza di venerdì. La folla è stata protagonista e ha decretato il successo della manifestazione, sia come imponenza sia con gli applausi.

Il manifesto dell’edizione 1960 del Carnevale Bollatese (Archivio Giordano Minora)

Una selezione dei carri dei vari rioni partecipanti all’edizione 1960 tratta da un’edizione speciale de “L’Informatore Bollatese” (Archivio Giordano Minora)

Arrivata numerosa da fuori, grazie ai treni speciali messi a disposizione dalle Ferrovie Nord e all’impeccabile servizio pullman delle autolinee di Giuseppe Cattaneo che ha riversato dalle frazioni dalle 3 alle 4 mila persone”. Ad aprire il fastoso corteo le maschere ambrosiane Meneghino (Franco Rivolta) e Cecca (Sandra Galloni), quindi tra i figuranti, dove spiccavano i manzoniani Renzo e Lucia (Giuseppe e Maurilia Sara) in abiti seicenteschi, si sono susseguiti gli otto soggetti in concorso. La giuria, presieduta da Carlo Croce, assegnerà la targa Carli per il primo classificato al carro “Dracula” del rione Oltrepò, mentre il gagliardetto celebrativo per il miglior soggetto, confezionato e offerto dalla ditta Felice Tenconi, andrà a“Re Carnevale” del Coo de sott (via Magenta) ,una menzione particolare sarà attribuita all’opera ”Campanile sera” di Baranzate , che faceva il verso alla popolare trasmissione televisiva.

Il carro  del Co de Sott dedicato  al Re Carnevale, vincitore dell’edizione del 1960

Un rilancio trionfale che ha avuto oltretutto il merito di riproporre l’originario spirito di coinvolgimento ed entusiastica partecipazione, come sottolineato da un dettagliato articolo de l’Informatore Bollatese, titolato “Ho visto nascere il Carnevale”, nel quale l’autore, che si firma solo con il nome di Ermanno, descrive con dovizia di particolari il fervore corale che animava la progettazione dei carri. “In una vecchia rimessa, tutto il materiale depositato nei solai è stato selezionato per trovare l’occorrente alla costruzione ed ora, sparso sul pavimento, di volta in volta viene esaminato per vedere come poter essere utilizzato. Filo di ferro, pacchi di vecchi giornali, barattoli colmi di vernice, pennelli, cartoni, pezzi di legno, colla, chiodi, martelli, materiali e attrezzi pronti per la lavorazione, mentre in casa i “tusan”, armate di forbici, ago e filo, si apprestano a tagliare e cucire stoffe per gli abiti. Ciascuno si improvvisa falegname, pittore, carpentiere, sarta, ricamatrice, o semplicemente garzone tuttofare, per ottenere nel miglior modo possibile il risultato finale. Il tutto avviene in un’atmosfera all’insegna del divertimento e della comprensione reciproca”. Risultato finale che veniva sottoposto al giudizio di pubblico e giurati per conquistare la supremazia locale, ma che raggiungeva la sua apoteosi quando i carri sfilavano all’ombra del Duomo di Milano: qui a prevalere era il senso dell’orgoglio cittadino perché si portava nella grande città il nome di Bollate.

Fase dell’allestimento del carro “I Cannibali” del Coo de soot. Da sinistra sul carro: Mario Minora, detto “Nicia”, con il sacco dell’amianto per rivestire il calderone, Doniselli, Ettore Minora, Giuseppe Minora, Natale Mantegazza, Luigi Minora. A terra: Anselmo Doniselli e Oddone Alzati.

Ambrogio Motta e Vincenzo Minora, nel cortile del Palazzo Seccoborella (attuale sede della Biblioteca), impegnati negli ultimi ritocchi al Carro del Rione Solferino – Metà anni Cinquanta

In questa edizione della rinascita ha fatto altresì scalpore, balzando agli onori della cronaca che non si scorda, il particolare ustionante del carro chiamato “Cannibali”, che aveva come principale protagonista Andrea Grassi, più noto come “El Champagne”. Questi, lungo tutto il tragitto della carovana diretta alla sfilata milanese, rimase immerso in un calderone, rivestito di materiale ignifugo, sotto il quale era stato acceso un fuoco per rendere più reale la scena. “El Champagne” si immedesimò talmente tanto nella parte affidatagli che, quando l’intercapedine di amianto si logorò a causa del lungo percorso, rimase stoicamente al suo posto indifferente al calore e nonostante il poco piacevole disagio delle fiamme che lo lambivano. Episodio che è entrato di diritto negli annali dell’album dei ricordi carnevaleschi.

Andrea Grassi, detto “El Champagne”, stoico protagonista del carro “i Cannibali”-  Con il suo coraggioso comportamento,incurante delle fiamme che lo lambivano, è entrato di diritto negli annali del Carnevale Bollatese – Anno 1961

Il passaggio del carro “I cannibali” del rione Co de Sott in una Piazza San Francesco gremita di pubblico – 1961

La manifestazione fu ripetuta l’anno seguente con esito soddisfacente da parte dell’opinione pubblica, ma che non mancò di suscitare qualche puntura polemica da parte degli organizzatori, sia per alcune inattese assenze, i giovani dell’oratorio, sia ”per l’ingratitudine dei bar che hanno notevoli incassi dovuti al Carnevale e non si sono sentiti in dovere di offrire una bevuta alla giuria che ha dovuto pagarsela di tasca propria “, punzecchiatura che proseguiva con una reprimenda dal tono ancor più duro: “Gli esercizi pubblici bollatesi sono pronti ad incassare dal Carnevale i maggiori utili e vantaggi possibili, ma quanto a fornire aiuti perché la manifestazione si consolidi e progredisca sono sordi. A differenza dei loro colleghi di Cesano Maderno, dove i nostri carri si sono esibiti con successo il giovedì grasso, che si sono autotassati di 15 mila lire a testa per avere la nostra presenza”. Nella circostanza, oltre che a Milano, il Carnevale Bollatese sfilò anche per le strade di Cesano Maderno. J’accuse a parte, il carro “Dante all’inferno” della Benvenuta ottenne il miglior riconoscimento della giuria, davanti a quello della Cassinetta che ebbe invece il gagliardetto appannaggio del soggetto più apprezzato. Ma qualche nube cominciava ad apparire all’orizzonte.

A sinistra, Valentino Gorini, noto storico esponente della Cassinetta, apre una sfilata  a bordo della sua Vespa. A seguire e sotto, il rione Cassinetta si è sempre distinto  per il numero di personaggi mascherati che accompagnavano  il suo carro.

Nel 1962 una fitta nevicata ha bloccato le sfilate cittadine e il corteo allegorico ha avuto luogo solo nelle vie di Milano. Un segno premonitore quella abbondante coltre bianca perché, allentato l’entusiasmo popolare, appannatesi le motivazioni tra i quartieri concorrenti, cresciuti i problemi organizzativi, logistici e di finanziamento, sul Carnevale Bollatese è calato il sipario, rimasto chiuso per diversi anni. A riaprirlo e farlo rivivere ci ha pensato, nel 1978 e per il decennio successivo, un nuovo comitato promotore, diretto e coordinato da Giulio Mesini, Gianni Bonini, Giuseppe Cherubini e sotto l’egida della amministrazione comunale. Ma questa è un’altra storia, tutta a colori, che merita un racconto a sé.

PAOLO NIZZOLA

Le immagini sono state gentilmente concesse da: Giancarla Origgi, Ettore Minora, Carlo Carli, Giordano Minora, Cesare Motta, Marisa Restelli

Una vita a maneggiare notizie tra giornali, radio e tv,  tanto da farne un libro autobiografico, Ho fatto solo il giornalistaMilanista da sempre, (ritiene che la sua più bella intervista l’abbia realizzata con Gianni Rivera), appassionato di ciclismo, (è coautore del libro Una storia su due ruote), amante della musica jazz (è presidente dell’Associazione Bollate Jazz Meeting). Gaudente a tavola, soprattutto in buona compagnia.  Insomma, gran curioso di storie, di umani e di situazioni.
Paolo Nizzola

Ha sempre coltivato diverse passioni. La musica nei suoi aspetti più vari, la fotografia, la storia locale e lo  sport sono sempre stati al centro dei suoi interessi. Una costante curiosità per tutto ciò che lo circonda lo ha portato a conoscere molti jazzisti italiani e americani o a scoprire aspetti dimenticati di quanto avvenuto in passato nella sua città. Ha collaborato alla realizzazione delle pubblicazioni Bollate 100 anni di immagini (1978), Una storia su due ruote (1989), Il Santuario della Fametta (2010), La Fabbrica dimenticata (2010), Il soggiorno a Bollate di Ada Negri (2014). Ha curato anche diverse mostre fotografiche, fra le quali La prima guerra mondiale nella memoria dei Bollatese (2015), La Fabbrica dimenticata (2010), I 40 anni di Radio ABC (1977). È tra i fondatori dell’Associazione Bollate Jazz Meeting (1994) di cui è segretario.
Giordano Minora