I PERITT DI MADONNA IN CAMPAGNA

un fascino dal sapore antico

“La chiesetta, con la caratteristica balconata sul davanti, dove campeggia la dicitura AVE MARIA, sorge in aperta campagna. Da un lato scorrono le acque del torrente Garbogera, dall’altro campi coltivati di frumento, granoturco, segale, a seconda della stagione, inframmezzati da piante e grappoli di cespugli confinanti con la costa della Testa Nuova. Le ultime case sono quelle della Vignetta, i cortili e le stalle della Garbiera e, sullo sfondo, la cascina delle Monache. In mezzo solo Lei: la Madonna, a proteggere il lavoro agricolo e i doni della terra. Vi si accede da un piccolo sentiero sterrato, fiancheggiato da alberi, che rendono ancor più intimo il senso di raccoglimento spirituale”. (don Luigi Verga) 

Il 3 e 4 luglio, torna quella che a tutti gli effetti può essere considerata la più antica sagra di Bollate: la “Festa dei Peritt”, in formato smart a causa della pandemia, ma con lo spirito originario, quello di ringraziare la beata Vergine della Visitazione per i benefici della terra, in primis i frutti di stagione, i tradizionali peritt (piccole pere) che danno il nome alla celebrazione perché, come sosteneva lo storico don Luigi Verga, “la produzione agricola di Madonna in Campagna, si caratterizzava per questa particolare varietà che maturava a fine giugno e inizio luglio, mentre le altre specie maturavano dopo”. Da qui la denominazione popolare dell’appuntamento che si celebra nel piccolo santuario mariano. Fondata intorno al 1572, ultimata nel 1601 e ampliata nel 1895, “la antichissima chiesuola è dedicata alla visitazione di Maria a santa Elisabetta, come dal dipinto raffigurato sull’altare, ma è familiarmente conosciuta come Madonna in Campagna per la sua ubicazione in aperta campagna”.

Festa dei Peritt in una immagine di metà Novecento

Copertina di un opuscolo con brevi cenni sulla Chiesa di Madonna in Campagna, pubblicato nel 1895. (Archivio Cooperativa San Martino)

In principio, la festa cadeva il 2 luglio, in concomitanza con la ricorrenza della beata Vergine della Visitazione; nel 1799 venne trasferita alla prima domenica d’agosto. Qualche decennio più tardi, “con il prevosto Pellegrini, fu fissata, per comodo della popolazione, alla seconda domenica di luglio”. Scadenza che rimase in vigore anche dopo l’ampliamento, “con tanto di casa dei custodi, del 1895, cui parteciparono attivamente e gratuitamente i cittadini. Nella circostanza, il parroco don Antonio Donadeo, volle dedicarla alla Madonna Immacolata di Lourdes e ne insediò la statua, con una cerimonia ufficiale presieduta dal beato cardinal Andrea Ferrari”.

L’evento festoso della seconda di luglio rimase fino agli anni Novanta, quando fu nuovamente posizionato alla prima domenica dello stesso mese.

Festa dei Peritt anno 1965

I colori della festa anni Settanta – foto gentilmente concessa da “Amici festa dei Peritt”

La chiesa negli anni Sessanta con la strada ancora sterrata – Archivio Giordano Minora

Resta il fatto che, nonostante il passare di anni, generazioni, contesti urbani, mutamenti architettonici, la devozione intorno a questo piccolo santuario mariano è rimasta intatta e prosegue ai giorni nostri, ben testimoniata da questo recentissimo scritto: “era in mezzo ai campi e aveva un fascino che è riuscita a mantenere anche oggi…in mezzo ai palazzi”.

La Madonna in Campagna emana infatti un fascino particolare perché racchiude in sé sentimenti spirituali, storici, di memoria e tradizione locale. Sede, a partire dal 1943, delle prime giornate dell’ammalato, promosse dall’Unitalsi, “dove cavalli e carretti che trasportavano gli ammalati, andavano lentamente sulla strada sterrata in terra battuta, al di là della ferrovia, verso il santuario”; è stata il misericordioso ricovero delle vittime del bombardamento della Vignetta del 30 gennaio del 1945, ”i morti vennero pietosamente raccolti nel santuarietto di Madonna in Campagna e avvenne la loro identificazione fra strazianti scene di dolore e disperazione”; ha vissuto un episodio di profanazione sacrilega, nel febbraio del 1959, con la spoliazione degli ornamenti della statua, cui seguì una solenne cerimonia, “per riparare il gesto blasfemo”, durante la festa patronale della Madonna del Rosario, nell’ottobre dello stesso anno.

È soprattutto considerata come la protettrice del lavoro dei campi, ”la festa voleva essere il momento del ringraziamento per la stagione del raccolto e, allo stesso tempo, una pausa di svago dalle fatiche quotidiane, con usanze di allegra convivialità che si tramandavano da famiglia a famiglia”.

Da sempre è vissuta come luogo di raccoglimento e preghiera, “ai piedi di Nostra Signora di Lourdes, trovano conforto nelle tribolazioni, aiuto nei pericoli, grazie temporali e spirituali”.

COME ERAVAMO

Le campane a distesa che dai primi giorni di luglio annunciavano l’arrivo della “festa dei peritt”, sono state la compagnia del mio esame di maturità, negli anni Quaranta. La festa di Madonna in Campagna era l’evento dell’estate bollatese: il paese rendeva omaggio al suo santuario mariano. La giornata era punteggiata da celebrazioni liturgiche: la messa cantata del mattino, il rosario del pomeriggio, la benedizione serale, con il bacio della reliquia, in un pellegrinaggio continuo di persone che vi si recavano in visita. Oltre all’aspetto religioso, c’era spazio per il piacere, sul sagrato le colorate bancarelle, una lunga schiera che arrivava fino al passaggio a livello e che,  insieme alle prime piccole pere di stagione, i peritt appunto, vendevano leccornie varie, caramelle, stringhe, zucchero filato, e la celeberrima  “tiracca”, tirata e lavorata al momento.

Come ogni sagra che si rispettava non mancavano le giostre, i ventagli, le girandole e, talvolta, sulla piazza del Comune, il concerto serale della banda cittadina Santa Cecilia. Una festa sentita da tutta la popolazione, tra religiosità e divertimento, in una sfavillante atmosfera che testimoniava un forte senso di attaccamento alla propria comunità e alle sue usanze. L’indomani, poi, riprendeva il lavoro di sempre, rafforzato però da una certezza: a proteggerlo c’era la Madonna in Campagna. 

EMILIA TENCONI

“La via Madonna in Campagna non era trafficata come ora, passava ogni tanto qualche bicicletta, per lo più trattori che andavano nei campi; noi bambini andavamo a scuola a piedi” – Archivio Giordano Minora

La festa iniziava sempre dal giovedì. Verso il tramonto, Marco Galli, fratello della sacrestana Rosetta, andava sul campanile e batteva le campane con numerosi rintocchi, componendo dei suoni ritmici per richiamare i bollatesi all’imminente appuntamento, un gioioso concertino serale che durava fino alla vigilia. Con il naso all’insù, mi divertivo a sentirlo e, quasi incantata, mi mettevo a saltellare in giardino dalla contentezza.  Cinquantacinque anni anni fa, la via Madonna in Campagna non era trafficata come ora, passava ogni tanto qualche bicicletta, per lo più trattori che andavano nei campi; noi bambini andavamo a scuola a piedi.

Con la chiusura della Ceruti e del passaggio a livello, la zona era divenuta di difficile accesso – Anni Ottanta – Foto Giordano Minora

Corteo di macchine per le nozze dei coniugi Lattuada – 1953 (Per gentile concessione della  Famiglia Lattuada)

Il sapere che c’era un po’ di trambusto per preparare la festa e notare un po’ di persone che, con la loro attività, riempivano di rumori la silenziosa e tranquilla zona, mi rendeva euforica. Arrivava la domenica mattina e, con il vestitino della festa, andavo con mamma e papà alla messa solenne, celebrata dal prevosto don Giuseppe Sala: ogni anno, ci ricordava il significato del nome peritt, piccoli frutti che maturavano proprio nelle prime due settimane di luglio.

I bambini dell’Asilo Maria alla testa di un corteo funebre partito dalla Chiesa di Madonna in Campagna . Sulla destra,  le robinie che costeggiavano il torrente Garbogera – Primi anni Cinquanta – Archivio Origgi/Mesini

Uscita dalla funzione, tra i filari di tiglio posti sul sagrato del santuario e le robinie che costeggiavano il torrente Garbogera, c’erano le bancarelle che portavano allegria a noi bambini. Proponevano proprio di tutto, dalla tiracca ai palloncini, dai croccanti alle marionette. Venivo, però, sempre attirata dagli ombrellini colorati di carta che, come d’abitudine, mio padre mi regalava. Una volta preso tra le mani mi divertivo a farlo girare e rigirare sopra la testa!!! A quei tempi  bastava poco per essere contenta e spensierata.

CRISTIANA PANZA

Sacristi a Madonna in Campagna: una tradizione centenaria

La storia della “Madonna in Campagna e i suoi sagrestani” parte dal lontano 1900, quando vennero ultimati i lavori della costruzione della casa a fianco alla chiesa, una casa rurale destinata al custode. La necessità di una figura di questo tipo divenne impellente dopo gli svariati furti avvenuti all’interno del santuario. In origine, infatti, la chiesa era circondata solo da campi e dal torrente Garbogera. Il primo ad abitare nell’edificio, in stile cascina colonica, fu Valentino Galli, sposato con Rosa Rosci, ragazza proveniente dall’orfanotrofio: dalla loro unione nacquero sei figli: Enrico, Paolo, Alfonso, Carlo, Anna, Eva.

Una famiglia, quella dei Galli, principalmente vocata all’agricoltura e all’allevamento di bestiame, che coniugava l’attività lavorativa con la cura della chiesa. Con il trascorrere degli anni, i figli si dedicano ad altri lavori, fanno famiglia e lasciano la “Madonna in campagna”. Tutti, tranne Enrico che, pur lavorando alla Smalteria Italiana a Milano, rimase a vivere in loco, svolgendo contemporaneamente il ruolo di sacrestano e custode, oltre ad essere uno dei pionieri della U.S. Bollatese Calcio. Nel 1920, sposò Ester Colombo, anch’essa bollatese e, dalla loro unione, nacquero sei figli: Aldo, Rosa, Dino, Marco, Luigi, Giovanna (detta Gianna). Una volta adulti, i figli si crearono un futuro fuori dalla casa paterna.

La signora Rosetta Galli,  detta “la Rusetta”, con il marito Carlo Visco Gilardi. La Rosa e il Carlo vissero nella casa alla Madonna in Campagna, portando avanti così la tradizione di famiglia.  Rosa, comunemente conosciuta come “la Ruseta sagrestana”, svolgerà questo compito fino agli anni Novanta. – Foto gentilmente concessa da Cristiana Panza

Gianna sposò Enrico Doniselli, si dedicheranno all’azienda agricola di famiglia del marito nei pressi della vicina Garbiera; Luigi si trasferirà a Bergamo, dedicandosi al commercio e vendita di prodotti di salumeria, gli altri fratelli intraprenderanno le loro strade familiari e professionali;   l’unica che rimase con papà Enrico fu la figlia Rosa (detta la Ruseta).

Sposata con un signore milanese, Carlo Visco Gilardi, ebbe tre figli : Elisa, Guido e Ester.

La Rosa e il Carlo vissero nella casa alla Madonna in Campagna, portando avanti così la tradizione di famiglia; soprattutto Rosa, comunemente conosciuta come la Ruseta sagrestana. Svolgerà questo compito fino agli anni Novanta poi, con l’avanzare dell’età, appassionerà alla particolare mansione il genero Claudio, marito di Elisa, la primogenita. I coniugi Zainaghi decidono di stabilirsi nella casa di Madonna in Campagna, collaborando nell’opera di custodi della chiesa. Rosetta muore nel 1999 e Claudio ne assume l’eredità di sagrestano volontario, incarico che mantiene tutt’ora.

Antenati famiglia Galli: una generazione di sacristi a Madonna in Campagna –  Foto gentilmente concesse dalla famiglia Visco Gilardi

Il mitico sacrista Enrico Galli impegnato alle bocce –  Foto gentilmente concesse dalla famiglia Visco Gilardi

Il campanile della chiesa vista dal cortile del sacrista – Foto gentilmente concesse dalla famiglia Visco Gilardi

Sono trascorsi ormai più di cento anni, ma la passione per questo ruolo, tramandato di generazione in generazione non è mai venuta meno perché, per la nostra famiglia, non è mai stato inteso come un lavoro, ma come un servizio particolare ad una causa comunitaria.

Il bello di essere il sacrista è anche quello di essere un volto familiare per i fedeli, le persone ci percepiscono come un riferimento, sanno a chi chiedere in caso di bisogno.

Due parole, infine, sulle campane: ora a suonarle c’è un macchinario automatico e computerizzato, ma fino a 15 anni fa venivano suonate dal sacrista in ogni occasione. Spesso era una operazione faticosa e pesante, compensata però dalla consapevolezza che quei rintocchi sonori, lanciavano nell’aria un messaggio che richiamava, nel bene o nel male, a precisi momenti liturgici per la comunità.

ELISA VISCO GILARDI

LA FESTA OGGI

Nel luglio 2009 ero andata in Madonna in Campagna per la messa solenne della festa ed ero rimasta un po’ delusa perché, al di là delle funzioni religiose (la celebrazione eucaristica, la benedizione e la processione serale), l’aspetto più generale di festa, che aveva sempre affiancato l’evento, come dai ricordi dei miei nonni, dei miei genitori e della sottoscritta bambina, cresciuti nel rione, stava venendo meno e perdendo il suo motivo di richiamo pubblico.

Cosi, ragionandone in chiesa con il parroco di allora, don Giovanni Mariano, abbiamo studiato una forma di rilancio sulla scia della tradizione storica, per affiancare ai vari momenti liturgici anche quelli di folklore popolare. Abbiamo costituito un apposito gruppo di volontari, chiamato come segno identitario “Amici della Festa dei Peritt”, e avviato una fase di riproposta dell’avvenimento.

Volontari – Festa dei Peritt edizioni  2020

Durante l’anno, periodicamente, una presenza fuori dalle messe domenicali, con un banchetto per la vendita di torte e dolci, per sensibilizzare e richiamare il significato e l’importanza dell’appuntamento di luglio. Poi, al momento della festa, abbiamo apportato le prime novità, aggiungendo qualche bancarella e, grazie al ricavato delle vendite annuali, promuovendo alcuni momenti di animazione in piazza, in modo di avere nel programma anche una connotazione esterna. 

Le volontarie sempre all’opera!

Foto di gruppo dei volontari della festa con il parroco don Maurizio Pessina e il vescovo don Luca Raimondi- Edizione 2020

I peritt  cui è dedicata la festa

L’arcobaleno splende sulla Madonna in Campagna

Foto gentilmente concesse dagli “Amici festa dei Peritt.”

Nel frattempo, Il gruppo si allarga, arrivano pure piccoli ma generosi contributi economici e, dal 2017, la festa si struttura in un triduo: il venerdì, un momento di carattere religioso in chiesa, con riflessioni, letture e canti, per sottolineare il senso della manifestazione; il sabato, spazio invece all’aspetto esterno, alle bancarelle affianchiamo stand gastronomici – con salamelle, patatine e birra protagoniste -, giochi per bambini e, in serata, un concerto musicale.

I Solitari si esibiscono nella Festa edizione 2017

A tenere a battesimo questo nuovo format è stato, con grande successo per un paio d’anni, il rinomato gruppo bollatese dei Solitari. La domenica, predominanti le funzioni religiose, che si concludono con la processione con la statua della Madonna per le vie del quartiere, anche se non vengono tralasciate attrazioni esterne, a cominciare dall’immancabile banco vendita dei peritt. Le piccole pere intorno alle quali ci tenevamo a ricostruire un senso di comunità, riscoprire il gusto e la passione per un’ antica festa e, soprattutto, rinnovare il legame affettivo e di fede con il nostro storico santuario.

MILENA BALLABIO – Amici della Festa dei Peritt

Volontari – Festa dei Peritt edizioni  2020. 

Il sindaco Vassallo con i volontari  della Festa dei Peritt – 2019

Tutto è cominciato cinque anni fa

Era il periodo della Quaresima, partecipavo all’oratorio alla vendita del pesce del venerdì, quando mi si è avvicinata una signora chiedendomi se abitavo in zona Madonna in Campagna. Ho risposto di sì.

A questo punto, mi ha invitato ad entrare a far parte del gruppo dei volontari della Festa dei Peritt.

Personalmente non conoscevo l’associazione, così le domandai quali fossero gli obiettivi della stessa; me li accennò a grandi linee. Accettai immediatamente, ponendo però una condizione: devolvere tutti i fondi raccolti, nelle varie iniziative benefiche, alla manutenzione e al sostegno del santuario di Madonna in Campagna. Grazie alla frequentazione del gruppo, ho potuto accrescere le mie conoscenze, estendere le amicizie e contribuire a portare a compimento i primi obiettivi che ci siamo proposti.

Posso perciò affermare che questo coinvolgimento associativo rappresenta per me un’esperienza umana molto positiva. Allo stesso tempo, sto constatando una crescente attenzione della comunità cittadina alle iniziative che stiamo intraprendendo, segno che stiamo agendo nella giusta direzione. Questo non solo mi rende felice, ma mi stimola ad un maggior impegno per ampliare le adesioni e promuovere ulteriori nuovi progetti futuri.

ROBERTO NEGRATO – volontario “Amici della Festa dei Peritt”

il fascino della neve che imbianca la Madonna in Campagna – foto di Giuseppe Cecchetti

Le citazioni tra virgolette nel testo introduttivo sono tratte da:
1- Insieme del 7 luglio 2002
2- “Ti abbiamo visto ammalato”- volume a cura di Pietro Pulici – 1983
3- “La neve rossa”- volume edito da Giancarlo  Tosi – 1995
4. Bollate Cattolica – ottobre 1959
5- “Memorie di Bollate”- appunti di Ada Borroni Croce – 1940
Ha sempre coltivato diverse passioni. La musica nei suoi aspetti più vari, la fotografia, la storia locale e lo  sport sono sempre stati al centro dei suoi interessi. Una costante curiosità per tutto ciò che lo circonda lo ha portato a conoscere molti jazzisti italiani e americani o a scoprire aspetti dimenticati di quanto avvenuto in passato nella sua città. Ha collaborato alla realizzazione delle pubblicazioni Bollate 100 anni di immagini (1978), Una storia su due ruote (1989), Il Santuario della Fametta (2010), La Fabbrica dimenticata (2010), Il soggiorno a Bollate di Ada Negri (2014). Ha curato anche diverse mostre fotografiche, fra le quali La prima guerra mondiale nella memoria dei Bollatese (2015), La Fabbrica dimenticata (2010), I 40 anni di Radio ABC (1977). È tra i fondatori dell’Associazione Bollate Jazz Meeting (1994) di cui è segretario.
Giordano Minora