Resta il fatto che, nonostante il passare di anni, generazioni, contesti urbani, mutamenti architettonici, la devozione intorno a questo piccolo santuario mariano è rimasta intatta e prosegue ai giorni nostri, ben testimoniata da questo recentissimo scritto: “era in mezzo ai campi e aveva un fascino che è riuscita a mantenere anche oggi…in mezzo ai palazzi”.
La Madonna in Campagna emana infatti un fascino particolare perché racchiude in sé sentimenti spirituali, storici, di memoria e tradizione locale. Sede, a partire dal 1943, delle prime giornate dell’ammalato, promosse dall’Unitalsi, “dove cavalli e carretti che trasportavano gli ammalati, andavano lentamente sulla strada sterrata in terra battuta, al di là della ferrovia, verso il santuario”; è stata il misericordioso ricovero delle vittime del bombardamento della Vignetta del 30 gennaio del 1945, ”i morti vennero pietosamente raccolti nel santuarietto di Madonna in Campagna e avvenne la loro identificazione fra strazianti scene di dolore e disperazione”; ha vissuto un episodio di profanazione sacrilega, nel febbraio del 1959, con la spoliazione degli ornamenti della statua, cui seguì una solenne cerimonia, “per riparare il gesto blasfemo”, durante la festa patronale della Madonna del Rosario, nell’ottobre dello stesso anno.
È soprattutto considerata come la protettrice del lavoro dei campi, ”la festa voleva essere il momento del ringraziamento per la stagione del raccolto e, allo stesso tempo, una pausa di svago dalle fatiche quotidiane, con usanze di allegra convivialità che si tramandavano da famiglia a famiglia”.
Da sempre è vissuta come luogo di raccoglimento e preghiera, “ai piedi di Nostra Signora di Lourdes, trovano conforto nelle tribolazioni, aiuto nei pericoli, grazie temporali e spirituali”.