Il sindaco è di nuovo nel mirino della protesta, è bersaglio di diverse lettere minatorie, e per uscire dall’impasse che sta prendendo una piega non certo benevola, decide di organizzare un nuovo incontro con una delegazione di genitori dei bimbi dell’asilo. La riunione degenera, urla e insulti la fanno da protagonisti, viene ribadita la minaccia di non inviare più i figli a scuola finché non sarà riaperto l’asilo. Vista la conclusione negativa dell’incontro, il sindaco, esasperato, informa il prefetto segnalando anche i nomi degli intervenuti più esagitati. Chiede altresì che la scuola venga presidiata dai carabinieri per facilitare e proteggere i bambini che volessero entrare. Alessandro Vanotti è un uomo istruito, laureato, di agiata famiglia, imparentata con molti dei più ricchi proprietari terrieri della zona. La sua stessa famiglia possiede molti ettari di campi e cascine sul territorio locale. Si denota però in lui una freddezza nei rapporti umani e un certo distacco nel trattare con questi cittadini, per lo più contadini, con i quali non riesce ad instaurare un dialogo proficuo, non entra in sintonia con loro.
Compaiono anche manifesti intimidatori nei confronti delle famiglie che intendono mandare i figli a scuola: si minaccia di incendiare stalle e pagliai. La notte del 10 novembre, un attentato causa l’incendio di cataste di legna ammassate fuori dalle cascine di due famiglie, fortunatamente senza troppi danni. A quella data, la scuola è frequentata dalla quasi totalità degli iscritti, salvo poche assenze per classe. La notizia però suscita scalpore e apprensione, la mattina del giorno dopo si presentano a scuola meno di 10 alunni su un totale di oltre 100. Numero di assenze che rimane costante per 2 settimane.
Per risolvere la pericolosa piega che stanno prendendo gli eventi, il sindaco sollecita alla Prefettura e al Provveditorato una soluzione per l’asilo, pensando così di sedare la contestazione. Le autorità replicano che non è possibile legalmente, perdurando le manchevolezze non sanate. Vanotti chiede allora al prefetto un’ indagine di polizia per individuare gli attentatori e i sobillatori, allegando tutti i manifesti e le lettere minatorie ricevute. Viene inviato un commissario ad indagare nel borgo, che non riesce però a dare una identità ai colpevoli delle minacce, oltre a non evidenziare nessuna prova della presenza di sobillatori.