I MAGNIFICI 3 “PUDIGA BOMBERS”

Bortolomai, Mattielli, Borroni

Il teatro delle imprese dei magnifici tre  Pudiga Bombers

E’ un’ avventura sportiva nata per curiosità, osservando ed imitando, in un campetto di periferia, i pionieri di quello strano gioco. Trasformatasi in passione a prima vista, tanto da farli diventare protagonisti in ambito nazionale ed internazionale. Una passione che li ha portati a far parte di diritto di quella combriccola del batti e corri nostrano, apostrofata in modo sarcastico con il nome di “Pudiga Bombers”.Talmente entrata dentro da non volerne sapere di staccarsi. Anzi, nonostante lo scorrere del tempo ,le incombenze del quotidiano, l’avanzare dell’età, si è tramutata in un’ esperienza di vita in tutti i sensi. Perché, anche per i magnifici 3, vale la filosofia “Yogism”del mitico Yogi Berra da Cuggiono: “qualche volta si vince, qualche volta si perde, a volte piove. E la partita non è finita finché non è finita “

Gianni Bortolomai

La mamma voleva che Gianni, oltre alla scuola, frequentasse uno di quei corsi di steno-dattilo molto partecipati a metà degli anni Sessanta. Era il 1965 e il dodicenne Gianni, approdato a 9 anni con la famiglia in quel di Bollate dalla provincia di Venezia, acconsentì al desiderio materno. Destino volle che, un pomeriggio, di ritorno da una lezione decise di accorciare la strada per rincasare e passare dal Campo Sportivo Comunale, allora ubicato tra la via Diaz e la via Piave, per guardare più a lungo del solito quei ragazzi che facevano uno strano gioco fatto di mazze e guantoni e che correvano intorno ad un quadrato. Quello che fungeva da allenatore, lo notò e gli chiese se voleva provare e Gianni non se lo fece dire due volte; timidamente si piazzò alla sinistra del ricevitore e incominciò a girare in modo scomposto la mazza senza mai colpire la pallina. Vista la difficoltà, l’allenatore gli disse:‘prova a cambiare la posizione delle mani accorciando un po’ l’impugnatura’. Riusciva sì a colpire la palla ma con poca potenza, a quel punto l’allenatore sentenziò: ‘mettiti dall’altra parte che magari ti riesce meglio’. Gianni seguì il consiglio, si posizionò sul lato destro e via via iniziò a colpire palline su palline che volavano sempre più lontano. L’allenatore rimase impressionato dalla sorprendente prestazione e la sera stessa, terminato l’allenamento, lo tesserò per il Bollate Baseball Club e la domenica successiva lo convocò per giocare. L’allenatore era Guido Soldi, a quel tempo giocatore ma anche istruttore e scopritore di talenti per il Bollate BC, e così Gianni sarà arruolato nella combriccola, battezzata “Pudiga Bombers”, al pari di Corrado Fumagalli, Paolo Soldi, Mario Cuttica e altri ragazzi che nella prima metà degli anni Settanta, dopo la promozione in Serie A, hanno contribuito alle migliori stagioni agonistiche della squadra bollatese sponsorizzata Norditalia Assicurazioni.

Concentrazione massima

Gianni Bortolomai alla battuta sul campo di Bollate gremito di tifosi – Anni settanta

La domenica successiva gli fu consegnata la divisa azzurra e aggregato alla squadra giovanile. Inizialmente difendeva il sacchetto di terza base traslocando, negli anni successivi, in prima  con l’arrivo in squadra dei giocatori statunitensi. Gianni debutta nel 1969 in serie B, ma la stagione dopo è già nella serie nazionale; esordio in un disastroso Noalex Milano -Norditalia Bollate. Un pessimo avvio soprattutto per lui: tre turni di battuta e altrettante eliminazioni al piatto, procurategli dal pitcher bollatese Gianni Clerici, futuro compagno di squadra.

La carriera agonistica di Bortolomai era però cominciata nel1966 partecipando al campionato juniores, verbo più che mai significativo perché Gianni aveva giocato poco o niente, chiuso da un interno niente male che rispondeva al nome di Franco Barci, pedina stabile della nazionale italiana Under 15. La sua occasione arriva in prossimità degli europei giovanili di Wiesbaden, in Germania, del 1967: convocato per lo stage che l’allenatore statunitense Thompson tiene per selezionare i giocatori da portare alla manifestazione, Gianni non trova posto nel roster ma deve solo pazientare un anno. Le porte della nazionale juniores gli si spalancano nel 1968 quando ,con la Under 15, parte da Bollate con destinazione Augsberg (Augusta), passando prima dal ritiro presso la base NATO di Vicenza .Con la nazionale giovanile, Bortolomai disputerà gli Europei Under 18 del 1972 a Nizza , mentre, nel 1974 in Spagna, quando l’Italia Under 23 diventerà campione d’Europa, sarà lui,in qualità di capitano, ad alzare al cielo la Coppa, oltre al trofeo per essere giudicato miglior giocatore del torneo. Nelle nazionali giovanili, Gianni totalizzerà 25 presenze ,con due fuoricampo all’attivo.

Ormai è una realtà del baseball italiano, ha la consacrazione ufficiale a partire dal 1971, famoso soprattutto per il suo ‘slugger’ di rara potenza, ossia autore di battute da extra-base e fuoricampo. Le prestazioni di quell’anno gli schiudono le porte della nazionale maggiore: partecipa al mondiale cubano dell’Avana,esordio contro Panama nel torneo che vedrà l’Italia classificarsi all’ottavo posto .In totale Bortolomai ha vestito la maglia azzurra per 9 volte. Tuttavia non sei un giocatore di baseball bollatese se non respiri l’aria del derby opposto alll’Europhon Milano di Gigi Cameroni. Le stracittadine erano il campionato nel campionato. Gianni inizia ad assaggiarne il clima sabato 21 giugno 1970: sul diamante del ‘Forza e Coraggio’ di Milano si rende subito protagonista sparando una valida da doppio , un modo per ripagare la fiducia di mister Gip Gessaghi e allo stesso tempo familiarizzare con la particolare atmosfera di queste sfide. Così, nella stracittadina dell’anno successivo, è il grande mattatore della vittoria bollatese per 5 a 3, siglando un fuoricampo di due punti sul risultato di 3 a 3, Nell’occasione ,Oscar Eleni scrive sulla Gazzetta dello Sport: “un eccellente Consonni (Milano) purtroppo si è fatto scappare una sola palla, quella del fuoricampo di Bortolomai proprio dietro la rete…L’eccellente Bortolomai, ragazzo dai fondamentali ben curati’.

Bortolomai alla battuta

Festeggiato dai compagni per un fuoricampo

Pronto al ricevimento in difesa del sacchetto di prima base.

Nel derby di fine stagione del 1972 è ancora decisivo con un nuovo fuoricampo da due punti nella larga vittoria per 9 a 1, ottenuta nientemeno che al Kennedy, il celebrato campo milanese .Giocatore grintoso e agonisticamente corretto, tranne quella volta che fu ammonito con diffida per avere tirato il caschetto contro l’arbitro, fortunatamente senza colpirlo. Ne aveva però tutte le ragioni perché l’arbitro Bertoldo di Torino non vide un out clamoroso effettuato da Bortolomai in un Norditalia- Bernazzoli Parma che avrebbe chiuso il match. Invece la svista arbitrale riaprì la partita e portò al successo, nei supplementari,i parmensi scatenando la rabbia prima degli inferociti giocatori in campo e poi dei supporters locali che circondarono lo spogliatoio dei due direttori di gara. Solo qualche ora più tardi, placata l’ira, i due poterono lasciare l’impianto .Nel maggio del 1973 il mensile ‘Il Baseball e il Softball’ dedica a Gianni la copertina, la foto lo ritrae impegnato nello swing di battuta di fronte a Paganelli (Milano) sul monte di lancio e davanti al ricevitore Cavazzano e all’arbitro Valenti. Come tutti i giocatori aveva un modello yankee, il suo era quello di Carl Yastrzmeski, prima base dei Boston Red Sox,cui si ispirava: nel box di battuta ha sempre cercato di usare mazze con la sua firma. Nel 1977 lo studio e il lavoro lo allontanano dal baseball che conta. Si accasa a Senago nelle serie minori ,salvo rientrare nel grande giro nel 1984 a Milano, ricoprendo il doppio ruolo di giocatore e di assistente coach di Carlo Passarotto. L’esperienza vissuta in quell’anno lo proietta come coach a Saronno e poi nel Legnano softball. Infine, la moglie Ernesta gli lava e gli stira per l’ultima volta la casacca n° 28 e la ripone in un cassetto come una reliquia da conservare per documentare una carriera che ha visto  Gianni Bortolomai disputare 221 partite , realizzare 33 fuoricampo in serie A, 2 con la Nazionale e 3 nelle serie minori.

Una battuta di Bortolomai “da copertina” pubblicata sulla rivista mensile BASEBALL e SOFTBALL – Maggio 1973

Claudio Mattielli

Come tutti i ragazzini di Bollate nati negli anni ’50, Claudio Mattielli, per tutti ‘Caio’, si è sentito attratto dal baseball e all’età di 10 anni ha incominciato a praticarlo.  il 1963 e in quel cortile delle “case Fanfani” (via Leonardo da Vinci) si radunavano in molti per imparare le regole ma soprattutto giocare insieme. Erano in tanti in quel campetto, allora di periferia, che passavano pomeriggi assolati con mazze rotte, tenute insieme con qualche chiodo, poche palle con 108 cuciture, molte da tennis e pochi guantoni. Pur con materiali raccogliticci, questi giochi di ragazzi hanno generato autentici campioni del batti e corri nazionale, qualche nome giusto per fare memoria: Giacomo Bertoni, Paolo Cherubini, Franco Barci, Alessandro Mecchi, Massimo Perut, giocatori che hanno fatto la storia non solo a Bollate.

Esaurito il periodo ludico, Claudio entra nelle giovanili del Bollate Baseball accolto da Guido Soldi, guida esperta e grande diffusore di questo sport. Casacca n° 24, ruolo catcher, fa il suo esordio in serie A nel 1971 contro l’Amaro Montenegro realizzando la sua prima battuta valida addirittura verso Umberto Calzolari, detto ‘Il professore’, a quei tempi miglior pitcher italiano. Gioca la sua prima partita intera pilotando magistralmente i lanci di un superbo Gaetano Marazzi che portano ad una sonora vittoria per 7-1. Caio, giovane sfrontato e ricevitore di talento, viene notato dagli scout della nazionale giovanile e Chet Morgan lo convoca per la trasferta a Stamford ,nel Connecticut, dove partecipa al “1971 ‘Babe Ruth’ World Tournament of Championship”, una sorta di campionato del mondo per nazionali giovanili. Di quella squadra faceva parte anche il lanciatore e compagno di club Paolo Re, mentre il Capo delegazione era Iginio Banfi, presidente del Bollate Baseball nonché Consigliere Federale. Un’esperienza unica e fantastica di cui Caio conserva un ricordo indelebile.

Sulla promettente carriera si addensano però nuvole nere: la delusione per il mancato ingresso nel centro atleti dell’Esercito per adempiere al servizio militare; il cattivo rapporto con l’allenatore americano Thomas d’Armi e, non ultimi ,gravi problemi familiari, lo allontanano momentaneamente dalla grande ribalta del baseball di vertice. Tuttavia Caio non demorde, oltre a coltivare l’hobby della pittura e del disegno, fonda con Pietro Bonissoni, Silvano Boniardi e altri amici i Rabbits baseball club che, sponsorizzati dalla famiglia Murari, si iscrivono al campionato di serie C. 

Claudio Mattielli in versione “catcher” – 1986

Passione, duttilità, generosità, permettono ai ‘conigli’ di Murari di arrivare alla finale scudetto della serie C contro la Crocetta di Parma. Purtroppo la finalissima, allo stadio ‘Europeo’ di Parma, Caio la vede dalla tribuna perché squalificato; con la vittoria sfuma anche la promozione in B. Serie cadetta che però ritrova, con la casacca degli ‘Old Rags’ di Lodi, l’anno successivo. Quindi transita da Caronno, nel Rhea Wendors (dove incontrerà Colombo e Pivetta, con lui formeranno ‘batterie’ vincenti in serie A ). Di nuovo nel lodigiano, stavolta a Codogno, con la casacca della Elcap voluto dall’amico manager Gianni Clerici, negli anni 77 78. Qui ritrova un promettente concittadino, Mauro Marazzi che sta acquisendo esperienza sul monte di lancio, con lui formerà una coppia affiatata e vincente ottenendo molte soddisfazioni in serie A.

L’eliminazione di un giocatore avversario da parte di Mattielli a  casa base –  Campionato 1986

Nel 1980 rientra a Bollate: Il club con la retrocessione in serie B era in fase di rifondazione. Il presidente Bruno Bertani offre la guida a Gianni Clerici e questi chiama il catcher di fiducia Mattielli, che diventa contemporaneamente papà di Gaia e capitano dei bianco-rossi, insediandosi nella casa base bollatese per i successivi ventiquattro anni come il suo numero di casacca. Dal 1983 è di nuovo nella massima serie, con le maglie bollatesi, sponsorizzate prima banca Subalpina e poi AMS, rilanciando una carriera che diverrà inossidabile, contrassegnata da una serie di prestazioni monstre tra difesa e battuta, tanto da essere definito da Giancarlo Mangini, sulle colonne di Tuttobaseball: “un’istituzione, il catcher miracolo Claudio Mattielli, 48 anni di entusiasmo e rendimento, grinta e gran voglia di non mollare il piatto, il tutto in un fisico da poco più che trentenne’, mentre Sandro Cepparulo, capo redattore della Gazzetta dello Sport, in un ampio articolo dedicato alla sua carriera, datato 2002, omaggia cosi la sua longevità agonistica:

“Noi catcher siamo una razza speciale”, recita Red nel delicato e struggente Batte il tamburo lentamente di John Hancoch. ‘E se cercate uno che la pensa così da sempre e intensamente lo trovate ogni giorno dalle 19 in poi sul diamante di via Verdi a Bollate. Si chiama Claudio Mattielli, è del 18 gennaio 1953, ovvero 49 anni e 78 giorni, l’età in cui cominci davvero a fare una seria contabilità della vita, magari a dirti scuotendo la testa che hai già percorso un pezzo di discesa. A quegli anni – anche chi il baseball l’ha amato più della più bella ragazza della sua vita – ha dei suoi giorni in casacca un ricordo concreto, ma pur sempre e solo un ricordo Sorride, ‘Sono vecchio? No, non mi pongo scadenze, ci sono finché servirò a qualcosa”.          

La formazione della Nazionale Juniores partecipante ad un torneo negli Stati Uniti nel 1971- Claudio Mattielli è il terzo da sinistra in piedi.  Riconoscibile anche Paolo Re  (terzo in prima fila accosciato)

Sulla soglia dei 50 anni si reinventa lanciatore ottenendo altre soddisfazioni, su tutte la conquista della Coppa Italia di A2 con la casacca della Coil Bollate, in una emozionante finalissima contro l’Alpina Tergeste di Trieste Nel 2004, un grave infortunio alla gamba sinistra lo tiene lontano dai diamanti e durante la convalescenza matura la decisione di lasciare il Bollate baseball. Ma non esce di scena, scende di categoria e si accasa a Senago, in serie B, per disputare campionati meno impegnativi, considerati i suoi 51 anni, ma ancora alla ricerca di emozioni e gratificazioni, con due finali play-off per la promozione in A2. Poi il fisico gli dice che ora di dire basta, ma poiché al cuor non si comanda, ancora oggi Claudio Mattielli è sui diamanti per trasmettere ai giovani la sua passione.

Lo speciale guantone da catcher usato da Mattielli (Foto Giordano Minora)

Marco Borroni

Quando si declina il termine pendolare si pensa possa riferirsi soltanto a studenti e lavoratori che viaggiano sull’asse Bollate-Milano e ritorno delle Ferrovie Nord. Non è solo così, il baseball di casa nostra ha avuto il suo pendolare che, per quasi un lustro, ha percorso la suddetta tratta con mazza e guantone. E’ Marco Borroni , nato nel 1960 a Bollate, cresciuto come 3^base nelle file della compagine cittadina. Per diversi anni è andato avanti indietro cambiando, anziché convogli, colori di casacca. Conosciuto nell’ambiente come Wimpi, inizia a frequentare i templi del baseball locale istruito dal cugino Corrado Fumagalli, indimenticato esterno centro della BBC della prima ora. La sua carriera si avvia nel 1968 nelle giovanili del Bollate BC. 

Lo swing di Marco Borroni nel box di battura – Anni Ottanta

Nel 1973 è nel roster della squadra ‘Ragazzi’ che, allenata da Alfredo Parri, diventa campione d’Italia battendo Parma. Nel 1975 sfiora il titolo ‘Allievi’, sconfitto nella finalissima dalla stessa Parma. L’anno successivo Marco fa il suo esordio in serie A. Nel 1976 la FIBS aveva inserito la regola che una partita delle tre in programma nel week-end, nella fattispecie quella del sabato pomeriggio, le squadre dovessero giocare con quattro giocatori italiani under 18, compreso il lanciatore. Grazie a questa regola, Marco disputa la sua prima partita a Bologna, schierato come esterno destro, in una gara da dimenticare, è una sonora sconfitta. Nel 1977 arriva la convocazione in nazionale Juniores. Silvano Ambrosioni lo vuole con sé ai campionati mondiali in Argentina, insieme al compagno di club Roberto Radaelli. L’Italia si classifica al 3° posto nel torneo vinto da Cuba. Nel 1978 nuova convocazione azzurra per gli Europei Juniores in Olanda, dove l’Italia deve difendere il titolo conquistato l’anno precedente. Gli azzurri si confermano sul tetto d’Europa battendo in finale gli ‘Orange’, i rivali di sempre. “Juniores trionfo Bis”, titola la rivista Tuttobaseball del 6 settembre, sottolineando come “il grossetano Galli e il terza base Borroni, sono apparsi, sul piano difensivo, i migliori degli azzurri”. Sono gli anni in cui il Bollate Baseball si tinge di arancione (Diavia) e il manager David Phares lo inserisce stabilmente in terza base.

Nella stagione datata 1979, Bollate naviga nelle zone basse della classifica e con lo sponsor Diavia che ha comunicato che terminerà il rapporto di abbinamento. Un momento difficile sottolineato da Tuttosport che presenta in questo modo la stracittadina contro il Milano, “Dopo 4 anni ritorna il derby lombardo in serie Nazionale. L’avvenimento è stato salutato da un pubblico straripante (a occhio e croce più di 5.000 persone nei due incontri) ma si propone in termini abbastanza drammatici, viste le posizioni di classifica della due squadre”. Milano fa sua gara 1 (2-3), mentre la seconda partita è appannaggio del Bollate che strappa la vittoria (8-7) nell’ultimo attacco. Partita che, come titolerà la Gazzetta dello Sport , “Finisce con una scazzottata generale ”, causa il contestato punto vittoria dei bollatesi. Al termine del campionato, Bollate retrocede e Borroni lascia in direzione Milano una prima volta, per ritornarci l’anno successivo. Invece, nel triennio 1982-1984 , di nuovo in forza al Milano ,targato CEI , viene impiegato quasi sempre da battitore designato :in questo ruolo trascina la compagine in un doppio successo nei derby di luglio. Da buon pendolare del batti e corri, dal 1985 al 1991 è ancora in forza all’AMS Bollate, e, nel 1986, grazie a un portentoso fuoricampo, è determinante nel derby pomeridiano del 10 maggio. Nel 1990 gli si schiudono le porte della nazionale maggiore per una tournée negli Stati Uniti e precisamente a Memphis nel Tennessee. Nel 1992 varca nuovamente il Pudiga e torna nel roster del Milano, questa volta targato Mediolanum ,dove gioca la sua migliore stagione ottenendo prestigiosi risultati. Si aggiudica la prima Supercoppa europea , vincendo la bella nella ostile Nettuno. Poi, seppur con dolore ,vince la Coppa delle Coppe in Olanda contro i locali di Bossum. Nell’euforia per il trionfo, Borroni sferra un pugno contro la parente in cemento del dog-out fratturandosi la mano destra. Il ’92 ,frattura a parte,è il suo anno migliore perché termina il campionato con la conquista del Guanto d’Oro come migliore 1^ base.

Difensore in prima base.

Al contrario, l’annata successiva è da dimenticare. Non riesce a difendere la Supercoppa italiana contro Parma, poi perde la finale di Coppa delle Coppe contro il Neptunus Rotterdam e non va meglio in campionato perché Milano resta escluso dai play-off scudetto. L’inizio del 1994 non porta buone notizie. A pochi giorni dalla partenza del campionato, Fininvest, polisportiva di cui la formazione faceva parte, decide di chiudere i battenti e comunica ai giocatori di scegliersi una nuova squadra. Borroni è tra questi e Bollate lo accoglie come un ‘figliol prodigo’ inserendolo nel roster con il doppio ruolo di giocatore e allenatore, considerata l’esperienza accumulata nel corso degli anni. Nel 1997, in occasione del suo ritorno al Milano e alla vigilia della stracittadina nella serie cadetta ,Elia Pagnoni , sulle pagine de il Giornale, gli dedica un articolo col titolo: “Borroni pendolare tra le basi del derby” e di lato una colonna descrittiva, ”Una carriera tra Milano e Bollate per un grande del baseball”. Vent’anni trascorsi a correre tra le basi, ma anche a correre su e giù tra Milano e Bollate. Marco Borroni a 37 anni vorrebbe smettere, non di giocare, ma di cambiare continuamente casacca tra le due squadre. Il pendolare delle stracittadine chiude il capitolo derby con 43 presenze totali, 31 con la maglia di Bollate e 12 con quella di Milano. Nella stagione 1997, Borroni contribuisce alla vittoria  milanese del torneo e alla conseguente promozione in A1. L’anno successivo vuol prendersi una pausa di riflessione ma il manager Mazzotti lo chiama e Borroni si rende disponibile per la trasferta a Zagabria in Croazia nella quale Milano perde in finale la Coppa delle Coppe. Dal 1999 gioca col Lodi in A2, quindi a Codogno, poi, sempre in A2, con l’Ares di coach Nicola ‘Faso’, quello di Elio e le Storie Tese. Tra il 2010 e il 2011, prima di scrivere la parola fine, trova il tempo di trasmettere la sua esperienza di aiuto allenatore nel Caronno softball ottenendo la promozione in A1.                                                                              

Marco Borroni alla battuta

Marco Borroni con il giocatore portoricano Cuellar

Si dice che Cupido a Bollate lanciasse le sue frecce nei diamanti tra il Comunale e quello femminile di Ospiate. Ed è un dato di fatto:molti matrimoni si sono celebrati tra giocatori e giocatrici, Tremolada- Daniele Bortolomai, Cerri-Peonia, Pregnolato- Cogni, Monica Soldi-Nicolini, Daniela Soldi-Leonesio, Barolo-Moretto, giusto per citarne qualcuno. Borroni conferma abbondantemente questa ‘regola’: nel 2009 è convolato a nozze con Costanza Monteleone, ex giocatrice della Kerodex Bollate, da cui ha avuto tre figli, ma in  precedenza è stato sposato con Paola Radice, una della Blue Girl, con cui ha avuto due figli e dalla quale ha divorziato nel 1994. Insomma, quando passione e amore si coniugano diventano un unicum in tutti i sensi perché, come scrive Mario Salvini nel libro Il diamante è per sempre :“..se fai 0 su 4, se lasci corridori in base, hai ragione ad incazzarti un po’. Ma bevici su una birra, ché il giorno dopo si ricomincia e avrai l’occasione per rifarti”. E questa frase rispecchia la filosofia di vita di quella strana combriccola chiamata Pudiga Bombers.

GIANLUCA ZAMPERINI

Le immagini sono state gentilmente concesse da Claudio Mattielli, Marco Borroni, Gianni Bortolomai e Gianluca Zamperini

Classe 1951, conosciuto come Luca, è appassionato da sempre di baseball italiano e statunitense. Tifoso degli Huston Astros, militante nella Divisione Ovest della Major League. Ha collaborato con i periodici Settegiorni, il Notiziario, Tuttobaseball e Softball, Baseball International, Sport USA e Radio Caroline. Tra gli anni Settanta e Novanta è stato speaker ufficiale del Bollate baseball, classificatore ufficiale FIBS, dirigente accompagnatore. I suoi must: indossa da sempre camicie hawaiane e colleziona figurine di baseball USA.
Gianluca Zamperini