GIANFRANCO LAMON

scultore tra i cortili

Nello studio di via Magenta – anni 80

Uno scultore tra i cortili della città. Cosi si può definire la carriera bollatese di Gianfranco Lamon.

Originario di Noale (Venezia ), dove è nato nel 1934, ha vissuto la sua infanzia ed ha avviato la sua passione in Brianza, luogo di scultori e intagliatori del legno nelle cui botteghe era di casa durante le vacanze estive.

Diplomato alla scuola d’Arte del Castello Sforzesco a Milano, ha  frequentato i corsi dell’Accademia di Brera. All’inizio degli anni Settanta si trasferisce a Bollate dove ha praticamente  svolto la sua attività di scultore, girovagando da un cortile all’altro.

I suoi studi infatti  hanno sempre avuto un  angolo di cortile come ambiente di lavoro: dal Cantun Sciatin alle  diverse corti di Via Magenta, passando per Cascina Maria, fino alla periferia di Cascina del Sole.

In questo girovagare ha potuto approfondire storie, usi e costumi che lo hanno portato a trasmetterli nella sua arte tanto da  ideare e realizzare la medaglia commemorativa raffigurante il profilo di Ambrogio da Bollate, diventata il sigillo delle benemerenze comunali.

Medaglia coniata in bronzo e argento per il Comune di Bollate, raffigurante Ambrogio da Bollate e utilizzata come omaggio di rappresentanza per ospiti illustri della città.

Il suo legame con la città è culminato  nella  grande mostra  antologica,  tenutasi  nel 1989 nella sala esposizioni di via Garibladi. In questa occasione  ha voluto rappresentare i quindici anni di arte vissuti a Bollate attraverso terrecotte policrome, il suo tratto caratteristico,  sculture bronzee e una serie di disegni in studio frutto di ricerca ispirativa.

Terrecotte Policrome – I racconti della sera I

Terrecotte Policrome – Una storia

Terrecotte Policrome – Il poeta

Terrecotte Policrome – I racconti della sera II

L’essenza di queste opere è così descritta da Lamon: “in questa mostra ho voluto  presentare i lavori  che ho ideato ed eseguito nella mia città d’adozione, raffigurando persone e situazioni  che mi hanno trasmesso qualcosa di indimenticabile, è il caso dei giocatori di carte che spesso ho visto nel bar Scuinett di via Magenta o della  nonna che racconta le fiabe sui gradini di un cortile in via Magenta”. 

 Il bar Scuinett, luogo popolare di pause e incontri con personaggi tipici di paese – Foto © Giordano Minora

Cambiati  spesso i domicilii di lavoro e dunque le fonti di ispirazione,  è mutata anche la sua attività creativa:  si è dedicato a grandi sculture in bronzo realizzate e installate in svariati spazi pubblici cittadini. Tra esse spiccano il monumento ai Caduti situato nei pressi del cimitero cittadino e una grande statua installata di fronte alla sede del municipio di Novate.

E’ mancato nel settembre del 2017

“in questa mostra ho voluto  presentare i lavori  che ho ideato ed eseguito nella mia città d’adozione, raffigurando persone e situazioni  che mi hanno trasmesso qualcosa di indimenticabile, è il caso dei giocatori di carte che spesso ho visto nel bar Scuinett di via Magenta o della  nonna che racconta le fiabe sui gradini di un cortile in via Magenta”

Monumento ai  Caduti, via Attimo Bollate 1994

“Ispirandomi nelle corti: il mio girovagare a Bollate”

Il primo studio è stato in un’antica corte di Bollate chiamata Cantun Sciatin: oggi completamente trasformata, con palazzi e portici, bar, gioiellerie e negozi  di moda, ma allora fatta di cascine quasi cadenti, che lasciavano spazi intrecciati gli uni con gli altri, alcune con il portico sul davanti, altre intercalate da orticelli faticosamente coltivati,  altre ancora con piccole stalle dove sopravvivevano una o due mucche e parecchie galline in giro che zampettavano nella polvere della terra battuta. Ci abitava gente in quelle cascine, non tutta anziana, perché anche allora qualche figlio senza alloggio stava con i genitori in attesa di sistemarsi. Il conte Radice Fossati, ai tempi presidente della Permanente, proprietario di tutto quanto lo spazio, mi aveva concesso un ampio locale, ma poco luminoso e senza la possibilità d’inverno di poterlo riscaldare.

Il Cantun Sciatin ospitò il primo studio di Lamon a Bollate

Venivo da Milano, avevo frequentato i corsi dell’Accademia di Brera e quelli di scultura del Castello Sforzesco, sotto la guida di un grande maestro ed amico, lo scultore Franco Fossa.

Non ho prodotto nulla ma in compenso ho passato del tempo a fare conoscenza con alcune delle famiglie che ci vivevano, che mi raccontavano della propria vita e che spesso mi offrivano qualche scarno prodotto di quegli orticelli avari. Ma il luogo, anche se non inaccogliente, non era attrezzato per lavorarci ma solo per isolarsi a pensare. Già da subito però mi era stato riconosciuto dal Comune  un ruolo importante: avrei fatto parte del comitato organizzativo del Premio (allora annuale, poi trasformato in biennale) di Pittura Città di Bollate, una manifestazione che allora aveva un’importanza nazionale e che aveva come scopo futuro quello della fondazione di una Civica Galleria d’Arte Moderna

Poi ho cambiato cortile, mi sono trasferito in via Magenta (ad un numero civico e in una corte che ora  non esistono più). Lì il grande locale ha cominciato a prendere vita, ad “ammobiliarsi”, ad attrezzarsi per il lavoro e sono nate le prime sculture, quelle in paglia e gesso, quelle dell’inconsapevole e per me istintivo “realismo esistenziale” che esprimevano le problematiche  del difficilissimo momento degli anni Sessanta e dei primi anni Settanta, dell’uomo e della donna, intricati nei fili sottili ma resistentissimi delle norme , delle regole, delle convenzioni e quasi incapaci di liberarsene. Sono le figure che ho chiamato “larvate”, perché come larve faticavano ad uscire dal bozzolo che le teneva legate.

Corte di via Magenta – sopra il porticato le tre finestre dello studio dello scultore – Foto © Giordano Minora

Sono venute le prime mostre importanti: da Giovanni Billari alla galleria Ciovasso di Milano, con un emozionante incontro con Mario de Micheli, ambedue rimasti amici e sostenitori. Il mio cortile confinava proprio con quello in cui, in tempo di guerra, si era rifugiata la poetessa  Ada Negri.

La biblioteca di allora, ancora sistemata in locali di fortuna in via Garibaldi, era intitolata a lei: quale migliore occasione per eseguire il ritratto alla poetessa da donare al Comune

Busto in marmo raffigurante la poetessa Ada Negri  (Sala cerimonie Biblioteca di Bollate)

PIù tardi , sempre in Via Magenta,  mi sono trasferito in un grande locale a piano terra di un palazzo seicentesco, ormai in decadenza, l’ex Palazzo Pretorio. Il locale, la cui entrata è sparita con la ristrutturazione, dava sulla strada, aveva il difetto di essere un po’ rumoroso, per via del traffico, unito  al pregio di essere molto facilmente raggiungibile dagli amici che, “passando per caso”, si fermavano a chiacchierare alle ore più impensate e ad assaggiare vinelli che custodivo gelosamente in un sottoscala fresco come una cantina. Inoltre era  proprio di fronte ad un bar, molto popolare allora, si chiamava “Scuinett” a seguito di una storia antica: il vecchio proprietario, dovendo ripristinare il locale, divenuto ormai col tempo impresentabile, si era servito di un mozzicone di scopa, uno scuinett appunto, per rinfrescare le pareti. Di lì passavano i personaggi tipici del paese.

Le donnette della corte mi rimproverano sottovoce di essere un fannullone, perché non capivano cosa facessi. Come se il mio mondo avesse peso ,forma, sostanza. Nel frattempo  le figure si riempivano, i contorni si facevano più definiti e imponenti : in questo locale sono nati “I fumatori di carta”, dalla poesia dell’amatissimo Cesare Pavese, e “Le fontane immaginarie” , c’erano  ma non potevano dissetare.

“Le fontane immaginarie” – 1984

Qui sono stati generati  alcuni monumenti , anch’essi con dei particolari che esprimevano critica verso la società,  la non accettazione delle regole imposte perché  avevano gesti e caratteristiche nell’abbigliamento che indicavano voglia di libertà e di estraniamento dalle impostazioni, come  raffigurato ne “Il grande giocatore di Bocce” ,davanti al Comune di Novate, che con il suo gesto pare voglia liberarsi di borchie e suggelli che lo tengono legato.

“Il grande giocatore di bocce” –  Comune Novate Milanese 1981

Nel 1987 compariva sui giornali locali la proposta di un’iniziativa  avanzata dal Comune: attraverso una serie di medaglie di rappresentanza si sarebbe dovuta “raccontare” la storia di Bollate. Ci si è fermati alla prima. Raffigura Ambrogio da Bollate, condottiere di un gruppo di compaesani che nel 1611 corse in aiuto di Milano assediata dal Barbarossa. Sul retro è raffigurato un albero di gelso, simbolo di una comunità salda ed operosa che ha trovato in anni difficili sostentamento dall’allevamento dei bachi da seta. Un condottiero e una  economia  legati alla tradizione locale.

Lo spazio che avevo a disposizione si era nel frattempo allargato: parte superiore dello studio era raggiungibile attraverso una grande scalinata che si divideva, nello stile seicentesco, in due gradinate laterali con una  elaboratissima  ringhiera in ferro battuto e un affresco “celestiale” sul soffitto.

Lì mi sentivo finalmente “a casa”: le grandi finestre davano sul cortile interno dove , nelle case ormai cadenti che erano state le dimore delle famiglie di contadini che lavoravano per il Conte, vivevano persone anziane e qualche artigiano

Lassù nella grande sala , gli incontri e le cene con gli amici sono stati frequenti e pieni di allegria.

Un ritratto del 1997 di Gianfranco Lamon tra la classicità di colonne in granito – Foto © Giordano Minora

In quegli anni mi sono anche occupato di recuperare i quadri della ormai spentasi Biennale d’Arte di Bollate, alcuni veramente di pregio, andati dispersi negli ambienti più impensati e di dedicarmi all’allestimento di una mostra degli stessi.

Nel 1989 ho  curato la mostra postuma di un giovane amico scultore bollatese morto prematuramente: Renato Montrasi.

A causa della ristrutturazione del palazzo seicentesco ho dovuto subire un altro trasloco, questo molto sofferto, in un’altra corte  dove, accanto ad una famosa antica cascina , la “Cascina Maria”, erano stati costruiti dei laboratori per varie attività.  Tuttavia l’ambiente, piuttosto asettico, non mi ha concesso di riprendere il legame e le abitudini che avevo instaurato nella vecchia sede.

La Cascina Maria alla metà degli anni 90

Dopo essermi faticosamente ambientato, ho potuto quasi solo pensare a me stesso concependo due autoritratti dai quali emerge tutto il mio disagio, superato il quale è uscita anche una sensibilissima “bimba alla fontana” che ha trovato collocazione nel cortile di un  condominio di Ospiate.

“Bimba alla fontana” – Ospiate di Bollate 1992

“L’incontro” – Piazzetta di via Donadeo,  Bollate  1991

Il mio disagio è durato fortunatamente poco , perché questa volta il Comune mi ha offerto un grande spazio non utilizzato (rifiutato da altre associazioni perché troppo periferico) presso la scuola elementare  Don Milani , ai confini con Cascina del Sole , in cambio del progetto e  della realizzazione del “Monumento ai Caduti”, costato lunghi mesi di trattative con le varie associazioni di Reduci di guerra,  di Carabinieri in congedo , di ex Partigiani. Finalmente il progetto è stato realizzato e collocato nello spazio tra il cimitero e il parco Centrale.

Inaugurazione del Monumento ai Caduti di tutte le guerre Bollate 6 novembre  1994 – Foto © Giordano Minora

Venditore di acciughe

“L’incontro” piazzetta di via Donadeo,  Bollate  1991

Gianfranco Lamon  – Laveno Palazzo Perabò sede della mostra personale “Con la Terra Con il fuoco” – marzo 1988 –  Foto © Giordano Minora

Da quell’opera sono scaturite altre grandi sculture, insieme a una miriade ,è proprio il caso di dirlo, di medie e piccole sculture in bronzo e in terracotta. In quel luogo periferico ogni occasione era buona, l’ambiente si prestava a radunare amici, artisti e critici.

Le mie peregrinazioni non erano finite: la scuola doveva essere ristrutturata a causa di un accorpamento, così dal Comune ho ricevuto l’offerta di uno spazio a Cascina del Sole,  accessibile attraverso una larga gradinata, ma abbastanza accogliente seppur piccolo. In questa sede  ho potuto  pensare, creare e ultimare diversi progetti frutto  del  tempo della saggezza e della esperienza di vita.

Testo autobiografico di Gianfranco Lamon

Ove non indicato le foto sono tratte dalle seguenti pubblicazioni: I racconti della sera sculture e disegni – Galleria Il Cavalletto – Locarno  1998  Gianfranco Lamon –  “Il mio primo studio da scultore a Bollate…”  Gianfranco Lamon – Catalogo mostra personale – Comune di Bollate 1989

PER UN BUON VIVERE

Conoscevo Gianfranco Lamon da quando ero piccola.

Aveva lo studio in Via Magenta ,dove adesso ha sede “La Corte della Salute”,  allora  denominata  “Corte degli Stati Uniti” ,per via delle varie regioni di provenienza  dei residenti.

Mi piaceva andare in quel bel cortile e capitava spesso  che entrassi nel suo studio a curiosare. Le sue sculture erano grandi statue ,così mi apparivano, realizzate in paglia e gesso, figure larvate che mi mettevano un po’ paura. Non capivo fossero l’espressione dei tempi. Dopo alcuni anni la materia preferita per esprimere la sua creatività divenne  la terracotta e con essa, a parer mio, ha dato il meglio di se stesso.  Osservando le figure umane si può notare come siano colte  in atteggiamenti e posizioni che trasmettono grandi emozioni: chiudendo gli occhi si può immaginare il loro movimento. Quasi sempre, poi, vicino all’uomo, c’è un animale, può essere un cane o un gatto o una tartaruga come a sottolineare la comunione tra l’uomo e la natura.

Successivamente  la  sua creatività artistica si è soffermata ad  immaginare  “città improbabili” con casette che potrebbero fuoriuscire da un libro di favole. Le forme morbide, i colori tenui, le scalette che si arrampicano, i balconi fioriti . danno un senso di serenità e di allegria.

Osservare le opere di Lamon fa parte del buon vivere che ci invoglia ad essere migliori con noi stessi e con gli altri.

Marisa Restelli

HANNO DETTO DI LUI

“C’è un sentimento della difficoltà del vivere, del resistere in una realtà ostile. I loro gesti sono sempre sobri, contenuti. Sono gesti di un mansueto rituale quotidiano…Non vi sono civetterie di nessun genere in queste sculture: Lamon ha una sua severità che si fonde perfettamente con la coscienza della fragilità della nostra sorte dentro le asprezze della storia. Ed è proprio questo fondamentale aspetto, questa consapevolezza della situazione in cui ci troviamo , che gli consente, anche attraverso una poetica così scarna ed essenziale , di cogliere risultati di indiscutibile sincerità espressiva”.

Mario De Micheli

Catalogo mostra Ciovasso di Milano – 1971 “Nello scrivere di un artista , soprattutto la prima volta, risulta sempre rilevante, la visita allo studio: al luogo dell’immaginazione, delle nostalgie e delle scontentezze, dell’amore e della solitudine. Una visita a quella sorta di trama accidentale e senza ritorno che è la vita dell’arte nel modo di sorgere e ricadere , nel suo prendere forma.  Difficile non partire da qui: da questo paesaggio della periferia dove l’artista vive e lavora nella muta sopravvivenza di un settecentesca corte lombarda. Insospettato vuoto della storia dove l’ora ha una durata ineluttabile e sgomenta…”

Stefano Crespi

Catalogo mostra antologica Bollate 1989

UNO SCULTORE TRA IRONIA E SIMBOLO

Uomini e donne, burattinai, giocolieri, funamboli e prestigiatori: in questa corte dei miracoli, quotidiana e dimessa, Gianfranco Lamon ha disposto, finchè ha potuto, i suoi personaggi a recitare l’eterno racconto della vita, delle sue frustrazioni e contraddizioni, delle sue dolcezze e illusioni. Uno scultore come lui, con dietro le spalle un itinerario di ricerche e di trascorsi plastici così ampio ed articolato ma sempre rigorosamente motivato dalle ragioni primarie dell’immagine che è davvero raro trovare dentro le pieghe dell’arte di oggi.  Lamon ha sempre esplorato con fervida intensità di risultati e decisiva coerenza il medesimo bersaglio poetico, tra bronzo, terracotta, legno, incisioni e disegno. Lo conoscevo da sempre, dai suoi e miei esordi si può dire, e da sempre ho visto come il suo repertorio plastico, col trascorrere degli anni, si è via via irrobustito all’interno d’una fisionomia sempre più singolare e personale che lo pone, insieme a Vangi, Trubbiani, Bodini, Pisani, Attardi, la Argéles e pochi altri, al centro della più interessante scultura d’immagine italiana contemporanea.

Giorgio Seveso

Kate Kollwitz, la signora in nero della grafica tedesca d’inizio secolo, diceva sempre: «Non ho mai fatto un lavoro a freddo, ma sempre, in un certo senso, con il mio sangue».

Sembra averla presa alla lettera Gianfranco Lamon quando, raccontando le sue storie di ordinaria follia, disegna personaggi scomodi e maldestri con una matita così appuntita da incidere il foglio come un coltello. Sarà che, abituato a spremere energia dalle mani, da buon scultore, maestro della materia scavata a pollice o a colpi di spatole, stecche e scalpelli, ha finito per trasferire sulla carta la stessa potenza del modellato. Cosa, peraltro, comune a molti scultori prestati al disegno. Da Medardo Rosso a Giacometti, da Marino a Manzù, tutti capaci di affondare il segno nella pagina per estrarne figure solide dai profili taglienti.

Chiara Gatti

Catalogo mostra –  Ghiffa 2011

Paolo Nizzola, una vita a maneggiare notizie tra giornali , radio e tv,  tanto da farne un libro autobiografico “ Ho fatto solo il giornalista”.

Milanista da sempre, (ritiene che la sua più bella intervista l’abbia realizzata con Gianni Rivera), appassionato di ciclismo, (è coautore del libro “una storia su due ruote”), amante della musica jazz (è presidente dell’Associazione Bollate Jazz Meeting) .Gaudente a tavola, soprattutto  in buona compagnia.
Insomma, gran curioso di storie, di umani e di situazioni.

Paolo Nizzola

Ha sempre coltivato diverse passioni. La musica nei suoi aspetti più vari ,la fotografia, la storia locale e lo  sport   sono sempre stati al centro dei suoi interessi. .Una costante curiosità per tutto ciò che lo circonda lo ha portato a conoscere molti jazzisti italiani e americani o a scoprire aspetti dimenticati di quanto avvenuto in passato nella sua città. Ha collaborato alla realizzazione delle pubblicazioni  Bollate 100 anni di immagini (1978) , Una storia su due ruote (1989) Il Santuario della Fametta (2010) La Fabbrica dimenticata (2010) Il soggiorno a Bollate di Ada Negri (2014) . Ha curato anche diverse mostre fotografiche fra le quali La prima guerra mondiale nella memoria dei Bollatese (2015) La Fabbrica dimenticata (2010) I 40 anni di Radio ABC (1977). E’ tra i fondatori dell’Associazione Bollate Jazz Meeting (1994) di cui è segretario.

Giordano Minora