Dopo l’incrocio a sinistra c’è l’edificio con un prato iniziale e giardino finale, con due grandi alberi, che occupa tutto il lato fino allo slargo finale (l’attuale complesso residenziale, denominato “due cedri”, realizzato tra il 1960 e il 1962). Vi abitano due famiglie, più precisamente una dei co-proprietari di un’ azienda locale, famosa a livello internazionale, l’altra con una singola residente, la signora Alice Rossi, moglie o vedova di un industriale di Bologna, fondatore, negli anni venti, della Ebano Calzanetto, ditta produttrice di lucidi da scarpe. Vive sola, ha un figlio che raramente si vede, lo si sa presente quando l’auto di grossa cilindrata, targata Bo, è parcheggiata sotto gli alberi.
La signora Alice già nel 1954 possiede un televisore, autentica rarità per Bollate essendo uno dei pochi esemplari in circolazione in tutta Italia: le trasmissioni ufficiali della rete televisiva nazionale hanno preso il via proprio il 3 gennaio di quell’anno. Per avere un po’ di compagnia spesso, di pomeriggio, chiama dal balcone noi sfaccendati ragazzini bighellonanti in strada per invitarci a vedere i programmi diffusi. Sfruttando una di queste opportunità riesco a vedere una partita dei campionati mondiali del 1954: Svizzera-Italia, con un risultato disastroso per noi (sconfitta per 4-1) e altri programmi, tra cui un indimenticabile “Processo a Socrate”, per noi di una noia mortale.
Sul lato destro, dopo villa De Vincentiis, c’è quella più piccola abitata dalla famiglia di Rodolfo Grassi, noto come “el ferrarin”, gestore di un negozio di articoli elettrici in piazza San Francesco. Di seguito c’è un cancello che porta a una stradina lastricata in porfido e con ai lati due file di alberelli di ibisco: è l’ingresso della villa degli Zappa, titolari di un’ avviata tipografia.
Ci si imbatte poi nel primo edificio del complesso denominato case Borroni, un composto architettonico unico, ideato dal commendator Eugenio Borroni, titolare dell’omonima fabbrica di colle e gelatine sita in via Matteotti, per garantire un alloggio vicino al luogo di lavoro ai dipendenti. In totale sono quattro edifici, di cui tre ubicati in via Diaz. Queste case sono composte da due ingressi autonomi, con sei appartamenti ciascuno. Davanti a loro c’è uno slargo triangolare dove, da destra, comincia via Diaz , con una strettoia a monte che porta ad uno slargo quasi equivalente. In pratica formano una clessidra scentrata. Questo spazio, fino ai primi anni sessanta, è la sede di gran parte dei nostri giochi e dei nostri incontri. Nelle case Borroni abitano tanti ragazzi e ragazze, ben sei della mia età, oltre ad altri più anziani o più giovani.