Coppi e  Bartali

Notti magiche a Bollate

Coppi e Bartali  in azione in uno dei tanti circuiti cittadini che, dal 1945 e per tutti gli anni Cinquanta, si svolgevano in molte città Italiane  dando cosi la possibilità agli appassionati di vedere e toccare da vicino i loro beniamini.

Che notti quelle notti. Succedeva tutto in una notte. Fatte apposta per apparecchiare l’evento in pompa magna. Persino il cielo era in sintonia: trapunto di stelle, grazie soprattutto all’abilità dell’elettricista Rodolfo Grassi, “ el Ferarin”, che illuminava a giorno il percorso. Erano le notti di Coppi e Bartali, dei campioni del Giro d’Italia. Ad applaudirli un pubblico da grandi occasioni. Notti magiche inseguendo una bicicletta. Notti indimenticabili.

Tre edizioni di circuiti cittadini, dal 1945 al 1947,  che lasciarono il segno. Recita in proposito la Gazzetta dello Sport dell’epoca, ”grandioso successo popolare ottenuto dalla corsa in notturna organizzata dalla U.S. Bollatese per iniziativa del presidente Renzo Borroni , con Pasqualini, Moroni e Garavaglia registi esemplari . Migliaia di persone accorse da tutti i paesi vicini e dalla città, richiamate dalla presenza dei campioni più noti ”. Nella circostanza le Ferrovie Nord organizzavano convogli speciali, mentre la celeberrima trasmissione radiofonica “Ciciarem un cicinin”, condotta da Liliana Feldmann , Evelina Sironi e Fausto Tommei,  propagandava e commentava l’ordine d’arrivo delle gare. Addirittura in occasione della seconda edizione del 9 luglio del 1946, svoltasi due giorni dopo la conclusione della corsa rosa vinta da Gino Bartali, “per ammansire e ordinare la folla strabocchevole, ben ventimila persone assiepate lungo le strade per seguire la kermesse “,sottolinea ancora la rosea,  il via fu dato  con mezz’ora di ritardo ,facendolo precedere da un giro d’onore di Coppi, Bartali e Cottur, maglia nera di quel Giro . Quelle notturne degli assi infiammavano di passione e di fascino le strade bollatesi, perché davano l’opportunità agli appassionati non solo di vedere e toccare da vicino i loro beniamini, ma di assistere a sfide ricche di fughe e scatti a ripetizione ,“favoriti dai moltissimi premi di traguardo offerti dalle aziende della zona”.

Fausto Coppi e Gino Bartali attorniati dai tifosi prima di un “Circuito degli Assi”, così venivano chiamate le notturne cittadine – fine anni Quaranta

Lo striscione di partenza e arrivo era situato in via Umberto I, attuale via Matteotti, nei pressi della fabbrica Borroni, per dipanarsi in un tracciato lungo le vie Sartirana, Roma, piazza  Vittoria (oggi san Francesco), Cavour, Solferino, IV Novembre,  Radice Fossati (oggi via Gramsci), per un totale  di 1kilometro e duecento metri da coprire per ben sessanta volte .

Gli ingaggi dei corridori variavano dalle 50 mila lire per i campioni, Coppi, Bartali, Magni, alle 20 mila lire per i gregari. I finanziamenti erano raccolti attraverso il contributo dei commercianti locali.

La prima edizione, disputata il 18 settembre 1945, vide la vittoria in solitaria di Mario Ricci, dopo che una foratura pose fine al trentatreesimo giro alla fuga di  Fausto Coppi-  che precedette di 1’46” Bini, Leoni,  Bizzi e Bartali.

L’anno seguente il circuito si corse il 9 Luglio e “davanti a ventimila spettatori festanti, al termine di un elettrizzante sprint “, Mario Ricci fece il bis battendo Zanazzi  e Ortelli.  A 45 secondi il gruppo regolato da Leoni con a ruota Bini, Bartali e Conte.

Il velocista Mario Ricci vincitore di due edizioni del Circuito di Bollate

1957  In occasione della gara ciclistica Cento Corse San Pellegrino, Gino Bartali fece ritorno a Bollate come testimonial. Tra l’entusiasmo degli spettatori, eccolo in via Magenta, accompagnato da Antonio Vegetti al volante della sua Lancia. Archivio Giordano Minora

La terza e ultima edizione, in programma il 17 giugno 1947, fu ancora caratterizzata dall’iniziale giro d’onore della maglia rosa Fausto Coppi e dell’eterno rivale Gino Bartali ,“ sotto gli applausi scroscianti del pubblico strabocchevole”. I due saranno anche protagonisti della gara mettendo spesso “ alla frusta il gruppo per bloccare ogni tentativo di fuga”.  Non riuscirono però a rintuzzare l’allungo, a due giri dalla fine ,di  Adolfo Leoni che scattava in compagnia  di Bertocchi , guadagnava  una manciata di secondi e andava  a vincere di strettissima misura la volata. Il terzo posto se lo aggiudicherà il “leone delle Fiandre “ Fiorenzo Magni.

15 giugno 1947 – Velodromo Vigorelli – Adolfo Leoni, vincitore dell’ultima tappa del Giro d’Italia, con Coppi in maglia rosa. Due giorni dopo saranno i protagonisti del circuito di Bollate

Tre prove memorabili che contribuirono a cementare  il rapporto dei campioni della bicicletta  con Bollate, favorito  anche  da diverse significative presenze: Renzo Borroni ,  anima del sodalizio ciclistico, era vicepresidente della Unione Velocipedistica Italiana ( la federazione di allora ) . Il novatese Vincenzo Torriani , già nella organizzazione della corsa rosa come  collaboratore di Armando Cougnet  e  successivamente , dal 1949 fino al 1989, patron del Giro, vantava  tanti amici bollatesi , Antonio VegettiAlessandro Carli , che lo supportavano nelle sue manifestazioni,  oltre a Franco Nizzola, promessa del ciclismo locale nonchè  compagno di squadra di Serse Coppi alla Crespi di Milano e  poi gregario di Bartali, e Ezio Longoni, per più di trent’anni responsabile degli arrivi di tappa alla corsa rosa.

La popolarità di Coppi era testimoniata anche dalla marca di lamette da barba a lui dedicata.

Rapporti di familiarità e amicizia che hanno portato Gino Bartali ad essere protagonista in diverse situazioni del ciclismo cittadino: negli anni Sessanta scegliendo  Bollate come sede di una prova  delle “Cento corse San Pellegrino”, gare  in linea che  si correvano in tutta Italia e servivano per selezionare i corridori che dovevano comporre la formazione da lui diretta in quella stagione . Negli anni Ottanta in iniziative sportive o conviviali promosse dal dinamico presidente di allora del Pedale Bollatese, Luigi Dusi. In una di queste circostanze, il telecronista per antonomasia delle imprese ciclistiche , il compianto Adriano De Zan, così definì i due campioni;  “se è vero che Coppi era il mito, Bartali era l’uomo della campagna toscana che dal suo carattere riusciva a tirare fuori le cose migliori.”.

Gino Bartali a colloquio con i vecchi amici bollatesi Franco Nizzola e Ezio Longoni 1986 – foto © Giordano Minora

Gino Bartali ospite d’onore di una manifestazione del Pedale Bollatese 1986 – foto © Giordano Minora

Il mio Coppi

Alfredo Bonariva rifornisce con una borraccia il suo capitano Fausto Coppi  durante il Giro del Piemonte del 1958

 In prima fila sugli scaffali bottiglie di bianco piemontese e rosso trentino , firmate rispettivamente Marina Coppi e Francesco Moser. Da questo particolare capisci che dietro le due prestigiose etichette, nell’enoteca che gestisce con uno dei 4 figli  a Baranzate,  Alfredo Bonariva  ritrova i ricordi della  sua grande passione  di vita: il ciclismo. Biciclette, tubolari, caschi e maglie, una volta in bella mostra in vetrina, sono finiti in quel grande magazzino tecnologico chiamato internet. Venduti in rete, troppo impegnativi a 85 anni di età, traguardo tagliato  il 5 dicembre scorso, mentre attraverso il nettare degli dei  si pedala meglio sul filo  della memoria.

Alfredo Bonariva nella sua enoteca di Baranzate – Foto © Giordano Minora

Nato a Milano nel dicembre del 1934 ,deve al luogo che gli ha dato i natali l’approccio alle due ruote .”Di fronte alla mia abitazione c’era la sede dell’Unione sportiva Varesina, dal nome della via, e vedendo i corridori, soprattutto Alfonsina Strada, la prima donna a disputare con gli uomini un giro d’Italia, mi sono avvicinato a questo sport”. Bonariva comincia come pistard, “prendevo la bici in spalla e a piedi raggiungevo il Vigorelli per allenarmi con gente come Maspes, Faggin, Messina ” , ottenendo ragguardevoli risultati ,  nel 1956 viene convocato come probabile olimpico nella squadra del quartetto di inseguimento su pista  che disputerà i giochi di Melbourne. Ma anche su strada se la cava . Gli mette gli occhi addosso Alfredo Binda portandolo nella compagine che dirige a Varese. 

Bonariva guida il gruppo in una gara in pista al Velodromo Vigorelli di Milano – 1953

Nelle categorie giovanili  Bonariva  si fa valere e conquista una  quarantina di successi ,tra i più prestigiosi la coppa Libero Ferrario, la Colli Briantei, il gran premio Pirelli , gara dove straccia letteralmente gli avversari, mentre al gran premio d’Europa a Strasburgo  batte allo sprint il futuro campione del mondo Rudy Altig. A soli 23 anni passa professionista con la Bianchi di Fausto Coppi: “avevo già un contratto con la Cademartori, sodalizio dilettantistico brianzolo che stava approntando uno squadrone ,nel frattempo mi è arrivata la proposta del direttore sportivo di Coppi,  Franco Agguggini  per passare al professionismo. Patron Gino Longoni capì il mio dilemma e mi diede il via libera.”  Bonariva corre una sola stagione con la Bianchi e al fianco del campionissimo , “ma è stata la vittoria più importante della mia carriera.  Fausto era un signore, ti si rivolgeva sempre con modi gentili, anche nei momenti decisivi delle corse : posso dire di avergli passato la borraccia più volte (lo testimonia un maxiposter appeso in negozio. ) . Capitava anche , nelle giornate  piuttosto afose, che chiedesse a noi gregari una Coca Cola fresca e, segno dei tempi, nei bar al nome di Coppi ti riempivano di bottigliette. Il problema era poi andare a portagliele, ci volevano talvolta 20 -30 kilometri di inseguimento prima di raggiungerlo e quando le consegnavi erano calde, ma lui non si è mai lamentato”.

A sinistra foto ufficiale con la maglia della Bianchi – 1958 a destra la squadra della Bianchi al completo capitanata da Fausto Coppi – 1958

Ma se di Fausto, è uno dei tre gregari ancora in vita, ha parole al miele, anche  in segno di gratitudine , “il mio ingaggio era di 15 mila lire a gara, ma quando correvo con lui la cifra  lievitava a 25 mila”, l’umore cambia quando si parla della Dama Bianca . “Lui mi avrebbe voluto l’anno successivo alla Tricofilina , ma il sogno non si avverò a causa della signora Giulia Occhini. Quando io e Tonino Domenicali andammo a Novi Ligure per discutere il contratto non ci fece neppure entrare, in modo sbrigativo affermò che Coppi non era in casa “. Cacciati senza se e senza ma, a conferma  dell’atteggiamento fin troppo protettivo della dama verso il campione.  Bonariva passa allora alla Ignis  a far da gregario a Ercole Baldini e al velocista spagnolo Miguel Poblet , poi sotto l’egida di Learco Guerra transita prima dalla Emi come coéquipeur dello scalatore lussemburghese Charly Gaul e l’anno successivo alla Vov  insieme all’ “aquila di Toledo”Federico Bahamontes e al giovane promettente Vittorio Adorni. In cinque anni di professionismo ha  conquistato 3 vittorie e una serie onorevole di piazzamenti  . Poi , siccome in casa sono 5 fratelli, abbandona l’attività agonistica per dedicarsi al lavoro di falegnameria. Ma la passione è difficile da dimenticare . Resta nell’ambiente  come rappresentante dei corridori nella  neonata commissione antidoping ,“ ai  nostri tempi la farmacia del diavolo era rappresentata dalle pastigliette di stenamina e da qualche puntura antidolorifica, niente a che vedere con gli attuali pericolosi intrugli”.

    30 maggio 1957 –  Strasburgo – Gran Premio Europa: Alfredo Bonariva si aggiudica la corsa battendo in volata nientemeno che il tedesco Rudy Altig che, da professionista, diventerà uno  dei grandi protagonisti del ciclismo degli anni Sessanta vincendo  il Campionato del Mondo (1966), la Milano Sanremo (1968) e molte tappe del Giro d’Italia, del Tour de France e della Vuelta.

Alfredo Bonariva e Fausto Coppi. In allenamento primaverile sulla Riviera Ligure in vista della stagione – 1958

Nel 1967 si dedica  invece alle due ruote in rosa, diventando il papà del ciclismo femminile. Con le sue atlete Tartagni, Cressari, Galli, Bissoli, Canins, Menegaldo, Luperini conquista nel tempo una impressionante serie di vittorie, portando il ciclismo femminile a primeggiare a livello mondiale, Tanto che anche ora ,mentre sistema le bottiglie dai nomi trionfanti, continua a ricevere apprezzamenti dalle sue ragazze. L’ultimo dice cosi:”che bella sorpresa , guardavo il tg3 e ti ho visto apparire. Orgogliosa del mio Ds”, firmato Maria Canins.  A dimostrazione che la buona vite da sempre grappoli copiosi..

Paolo Nizzola

Una delle vittorie più prestigiose   della carriera di Bonariva  ottenuta in quartetto con Coppi, Baldini (campione del mondo in carica) e De   Filippis – Roma Velodromo Appio 22 settembre 1958

Le immagini dell’articolo “Il mio Coppi” sono gentilmente concesse da Alfredo Bonariva.

RASSEGNA STAMPA

Archivio Giordano Minora

Paolo Nizzola, una vita a maneggiare notizie tra giornali , radio e tv,  tanto da farne un libro autobiografico “ Ho fatto solo il giornalista”.

Milanista da sempre, (ritiene che la sua più bella intervista l’abbia realizzata con Gianni Rivera), appassionato di ciclismo, (è coautore del libro “una storia su due ruote”), amante della musica jazz (è presidente dell’Associazione Bollate Jazz Meeting) .Gaudente a tavola, soprattutto  in buona compagnia.
Insomma, gran curioso di storie, di umani e di situazioni.

Paolo Nizzola

Ha sempre coltivato diverse passioni. La musica nei suoi aspetti più vari ,la fotografia, la storia locale e lo  sport   sono sempre stati al centro dei suoi interessi. .Una costante curiosità per tutto ciò che lo circonda lo ha portato a conoscere molti jazzisti italiani e americani o a scoprire aspetti dimenticati di quanto avvenuto in passato nella sua città. Ha collaborato alla realizzazione delle pubblicazioni  Bollate 100 anni di immagini (1978) , Una storia su due ruote (1989) Il Santuario della Fametta (2010) La Fabbrica dimenticata (2010) Il soggiorno a Bollate di Ada Negri (2014) . Ha curato anche diverse mostre fotografiche fra le quali La prima guerra mondiale nella memoria dei Bollatese (2015) La Fabbrica dimenticata (2010) I 40 anni di Radio ABC (1977). E’ tra i fondatori dell’Associazione Bollate Jazz Meeting (1994) di cui è segretario.

Giordano Minora