Sono stati anni entusiasmanti, arrivavano a rovistare, tra la nostra mercanzia, persone di tutti tipi e dai gusti svariati. Non per niente, del Mercatino di Bollate si parlava sulle riviste di antiquariato e turistiche; il quotidiano Il Giorno, ogni settimana, pubblica articoli e fotografie legati alle particolarità presenti alla rassegna. Ricordo un musicista newyorkese, ogni volta che si trovava a Milano, passava da noi ad acquistare lampade Eclisse di diverso colore (disegnate da Vico Magistretti e prodotte da Artemide, premiate con il Compasso D’Oro) da portare a New York.
Era sempre un piacere incontrare persone competenti che ci gratificavano con le loro attenzioni. Devo riconoscere che quello di Bollate era un Mercatino dove le norme erano applicate, al punto che, commercianti con negozio d’antiquariato a Milano, erano stati allontanati perché sprovvisti di licenze di commercio ambulante: tutto da noi era regolare. Nel frattempo aumentavano, nel territorio lombardo ed in molti oratori, mercatini definiti di scambisti; avrebbero dovuto scambiare oggetti di collezionismo senza pagamenti in denaro, una sorta di baratto, anche se non era proprio così.
Poi, alcuni ambulanti da Bollate hanno iniziato a spostarsi su altri mercati dove le regole erano un po’ più elastiche e, con loro, si sono allontanati anche i clienti ai quali interessava poco il rispetto della legalità. Chi se ne andava, spesso, iniziava a denigrare il Mercatino sostenendo fosse troppo caro, ma la regolarità si paga e a Bollate non si rischiava quasi mai di passeggiare ore senza trovare qualcosa d’interessante. L’ultima volta che ho fatto un giro al Mercatino ho trovato un vaso Richard Ginori – san Cristoforo per soli 10 euro. Se avevi un po’ di competenza, potevi trovare pezzi interessanti e a buon prezzo.
La crisi economica avanzava e le amministrazioni comunali non hanno fatto, a mio parere, nulla o non sono state in grado, di far sì che il Mercatino continuasse a vivere. È mancata la selezione, erano stati trovati due esperti che avrebbero dovuto controllare l’autenticità della merce esposta ma, dopo un paio di visite, sono spariti. Non sono state fatte adeguate campagne promozionali e pubblicitarie. Alla fine, gran parte degli stessi commercianti hanno abbandonato il campo, tra loro anch’io.
Era diventato un mercato triste che non dava gratificazioni di alcun tipo. Non teorizzo che anche Bollate dovesse diventare un mercato “irregolare”, pieno di abusivi come avviene da altre parti, ma penso che se esistono delle regole, queste devono essere applicate e fatte rispettare in tutti i Comuni, altrimenti si decreta la morte per concorrenza sleale. In ogni caso, avrei preferito una parte dedicata a straccivendoli e mercatini delle pulci, piuttosto che a venditori di pezzi rifatti.
Con il Mercatino è sparita un’altra delle iniziative che rendevano Bollate città meno dormitorio e che incentivavano persone da fuori a venire in città. Anche un pò di cultura se n’è andata. Nonostante le difficoltà dovute agli spazi ristretti, alla mancanza di parcheggi e di energia elettrica, penso che la proposta di trasferire il Mercatino a Villa Arconati avrebbe potuto essere un’opportunità, una promozione, sia per la Villa che per il Mercatino stesso. Avrebbe potuto diventare il palcoscenico giusto. Ma questa decisione non poteva essere lasciata ai pochi reduci rimasti e non c’è stato nessuno che si facesse carico di organizzare questo progetto di trasferimento.
Scomparsa pure questa significativa esperienza, mi chiedo: perché qualcuno dovrebbe venire a Bollate la domenica, se non per far visita ai parenti?
p.s. Voglio ricordare una persona, con la quale non ho condiviso molte scelte, ma che nel Mercatino ha messo passione, vita e cuore, si chiamava Pinuccia Bellini.
Tiziana Pozzi