ARSENICO E VECCHI MERLETTI

Splendori e miserie del mercatino dell’antiquariato

Cartolina promozionale

Domenica d’aprile del 1980, esterni piazza Carlo Marx, alla chetichella vengono sistemate 25 bancarelle con oggetti d’antiquariato, mobili, quadri, stampe, mischiate a mercanzia usata di vario genere, vecchie lampade, radio transistor, grammofoni, libri, orologi, cianfrusaglie d’epoca. Una visione accolta con scetticismo e perplessità dai bollatesi, accompagnata da commenti sarcastici del tipo, “Chi sono e cosa vogliono questi rottamai”, “Ma che immagine danno della città”, “Se voren fa chi quater strascè chi, cupià la fera de Senigaglia”. Tempo due anni e la litania sarebbe cambiata, la sfiducia e le battute al vetriolo trasformate in motivo d’orgoglio perché, dicevi Bollate e immediata scattava la replica “ah, dove fanno il mercatino dell’antiquariato“. La manifestazione era diventata il fiore all’occhiello della città, il suo autentico marketing urbano: richiamava espositori e visitatori da ogni parte d’Italia e dall’estero. A conferma dei fasti raggiunti, basta leggere l’incipit di un articolo del settimanale Settegiorni, datato novembre 1985, celebrativo dei cinque anni di attività. “C’è la famiglia che lo raggiunge come tappa fondamentale delle domeniche fuori porta; chi arriva in camper la sera prima per essere in pole position a rovistare tra la ambita mercanzia, addirittura lo snob che, per essere in tema con l’ambiente, lo visita a cavallo“. Testimonianza plastica della forte attrattiva e del fascino che esercitava; non per niente, un anno dopo (1986), il settimanale Luce aveva buon gioco a titolare “il mercatino ha fatto boom”.

Selezioni di articoli sul mercatino di Bollate – anni Ottanta

In quel periodo, la Cooperativa Antiquari e Rigattieri, che gestiva la manifestazione, aveva raggiunto il numero di oltre 100 espositori (in talune circostanze con punte da centocinquanta), provenienti da varie regioni italiane. Inoltre, curiosando tra le affollatissime bancarelle, si poteva incrociare lo sguardo di presidenti del Consiglio, Bettino Craxi, un autentico habitué, o Giovanni Spadolini, entrambi alla ricerca di cimeli garibaldini, ministri come Virginio Rognoni, la cantante Ornella Vanoni, il registra Salvatore Nicita, il direttore d’orchestra Claudio Sinopoli, lo stilista Gianni Versace. 

Capitava anche che il cantautore Franco Battiato si vedesse soffiare un autentico affare dal presidente del Milan Giussy Farina, su imbeccata del medico sociale della società rossonera, Ginko Monti, altro habitué del mercatino.

La visita di Virginio Rognoni, allora ministro dell’interno, accolto da Antonio Ravera e da Paolo Nizzola – 1985 (Foto StudioNord)

A sinistra, Bettino Craxi, da Presidente del Consiglio era un assiduo frequentatore del mercatino di Bollate alla ricerca di cimeli garibaldini – Metà anni Ottanta.  Ultima foto a destra, il Presidente del Senato, ed ex presidente del Consiglio, Giovanni Spadolini tra le bancarelle del mercatino – 1987 (dal sito Immaginiememoria.it)

Nell’aria si udiva un mix di parlate italiche dalle differenti pronunce, ma pure esclamazioni in slang straniero proferite da singoli turisti o da delegazioni ufficiali, come quella degli antiquari svedesi, in occasione della Pasqua del 1986. Un successo travolgente, da richiedere un nuovo e più capiente spazio espositivo che ha portato, negli anni Novanta, al trasferimento sulla più ampia e attrezzata area del mercato in piazza della Resistenza, oltre ad una regolamentazione del numero degli espositori e alla certificazione delle merci in vendita. Poi, negli anni Duemila, con la nascita di analoghe esperienze in molti centri della regione, le mutate imposizioni normative, la sempre maggiore presenza di abusivi, si è avviato il declino che, progressivamente, ha svuotato il mercatino di attrazioni merceologiche e di visitatori. I tentativi di rilancio rimasti sulla carta (l’ultimo, in ordine di tempo, la bocciatura dell’ipotesi di trasferimento a Castellazzo) e considerato che erano rimasti 17 ambulanti (dei quali solo 6-7 garantivano una frequenza settimanale) per 90 posti disponibili, l’amministrazione comunale, “suo malgrado”, ha preso la dolorosa decisione di porre fine a questa esperienza, passata dagli splendori degli anni d’oro alle miserie dei minimi termini cui era ridotta.

Paolo Nizzola

Il mercatino dopo il trasferimento nella  sede in piazza della Resistenza – Anni Novanta (dal sito Immaginiememoria.it)

Il mercatino dell’antiquariato

Una storia bollatese

Vigilia di lockdown, passando per via Verdi, poco prima del Tigros, noto un gruppo di giovani -certamente non italiani- seduti sul cordolo del marciapiede, con davanti uno straccio colorato e distribuite sopra povere cose che cercano di vendere ai pochi e indifferenti passanti. E mi sovviene alla mente il Mercatino dell’antiquariato, un’attività ormai in fase di avanzata agonia.

Perciò, mi sono chiesto, perché è finito così? Allora ho cercato di ricostruire questa storia bollatese, passata dai fasti alla polvere. Per saperne di più mi sono affidato alla memoria e al supporto dell’amico Antonio Ravera, uno dei fondatori della manifestazione.

Correva il 1980, un gruppo di ambulanti, dei quali alcuni bollatesi, costituiscono la APARR (Associazione Piccoli Antiquari Rigattieri e Restauratori), allo scopo di promuovere un mercatino dell’antiquariato, come già accade in diverse città d’arte italiane. I costituenti corrispondono ai nomi di Antonio Ravera presidente, Giancarlo Boniardi, Cristini, Tanzini e altri. Notaio dell’atto di costituzione, Gianpaolo Guidobono Cavalchini. La prima location immaginata è Milano, facendo riferimento ad analoghe esperienze di Parigi e Londra.

Primi difficili incontri con i funzionari degli uffici comunali preposti, poi incontro definitivo con Angelo Capone, assessore al commercio di Milano, che comunicò che la domenica non si poteva allestire la rassegna perché il regolamento comunale non lo consentiva Si passò quindi ad ipotizzare location diverse e l’interesse si spostò su Bollate. Con i referenti di allora, il sindaco Elio Aquino e l’assessore al commercio Guglielmo Mella, che accolsero con entusiasmo la proposta di dotare la città di questa attrattiva domenicale. Venne scelta l’area nei pressi della ex Casa del Fascio, dove già stazionava il mercato settimanale del martedì.

Vignetta a corredo di un articolo sul Mercatino di Bollate. A destra, Antonio Ravera, uno dei fondatori del mercatino di Bollate

Forse fu anche grazie alla fama acquisita – basti pensare che dal Beaubourg di Parigi a Portobello Road di Londra si parlava dell’iniziativa bollatese – che Bollate assunse al ruolo di città nel 1986, con la cerimonia tenutasi al cinema Splendor, alla presenza del presidente del Consiglio Bettino Craxi. Insieme al prestigio dell’immagine cittadina, altrettanto importante fu l’impatto economico generato dalla iniziativa.

I ristoranti andavano per tempo prenotati, il Silvano, il San Carlo, il bar Filippo, la Versilia erano strapieni di ospiti con fuori le file degli incauti che non si erano prenotati.

Si favoleggia che la vicina rivendita di giornali, l’edicola del Sassi, vendesse la domenica 600 quotidiani.

Ma non c’era solo questo; la “vasca” del mercatino era diventata luogo di incontri che potevano avere ricadute sul territorio, visto il passaggio di esponenti politici, istituzionali e finanziari: un obbligato salotto domenicale dal sapore d’antico, ma dal forte significato anche futuro.

L’afflusso di sempre maggiori visitatori e le richieste di nuovi espositori richiedevano spazio più ampi. Nel corso della validazione del progetto di recupero del Cantun Sciatin, che vedeva un confronto positivo tra l’amministrazione comunale e la proprietà, fu deciso che ai due estremi fossero collocati i poli pubblici, il palazzo Secco Borella ceduto ristrutturato ad uso biblioteca, e dall’altro lato il palazzo municipale.

Il Sindaco Elio Aquino in visita al mercatino – 1985

Una bancarella in piazza Carlo Marx – primi anni Ottanta

Nel mezzo, l’intervento privato. Questi, immaginando che prima o poi il mercatino avrebbe potuto trasferirsi nell’area centrale, si portarono avanti costruendo il Palazzo degli Antiquari, ma il trasferimento non avvenne, con il risultato che la neonata struttura fu costretta a cambiare  destinazione d’uso, mentre l’agognato rinascimento del centro cittadino rimase sulla carta. Fu una scelta sbagliata?

Il mercatino trovò, invece, la sua nuova sede, insieme al mercato settimanale di 270 posti, nell’ultimato comparto centrale di piazza della Resistenza., sul finire degli anni Novanta. Area dove è rimasto fino alla chiusura definitiva, ratificata il 31 dicembre 2020. Della serie: cronaca di una morte annunciata.

Antonio Pastore

Una passione chiamata mercatino

Il Mercatino dell’Usato e dell’Antiquariato di Bollate è stato una parte importante della mia vita, il cui ricordo scatena tante emozioni, felici e tristi, come stessi scrivendo di una persona che mi è stata cara e non c’è più.

Il Mercatino è nato in un luogo bello, storico anche per Bollate, era il palcoscenico più adatto per una iniziativa di questo genere, vicino alla stazione, in una zona circondata da case d’epoca. Ogni domenica arrivavano centinaia di venditori, dai cercatori piemontesi che svuotavano soffitte, agli antiquari milanesi. Era frequentato da politici, stilisti, artisti, giornalisti, appassionati e curiosi. Era bello passeggiare tra le bancarelle colorate che mettevano in mostra oggetti sconosciuti ed altri che ricordavano la nostra infanzia. Io e mio marito eravamo due giovani bollatesi che passeggiavano tra queste bancarelle, curiosando come tante altre persone che arrivavano da ogni parte d’Italia. Guardando, rovistando, chiedendo, abbiamo iniziato anche a fare delle amicizie tra commercianti e collezionisti; era diventata una bella abitudine la passeggiata domenicale.

Più cose interessanti conoscevamo e più nasceva in noi la curiosità di imparare, di documentarci, di studiare, di visitare mostre; più aumentavano le nostre conoscenze e più riuscivamo a trovare oggetti interessanti. Capitava che gli stessi commercianti ci chiedessero delle consulenze. Era diventata una caccia al tesoro vera e propria, ed era divertente. Ricordo un ragazzo, si chiamava Giuseppe, poi diventato un caro amico, arrivato al Mercatino con decine di casse piene di oggetti tutti impolverati, vendeva ogni oggetto a 5 o 10 mila lire. Per la nostra curiosità era davvero troppo allettante, abbiamo iniziato a curiosare ed a comprare, abbiamo trovato giocattoli antichi, libri ed oggetti. Questo ragazzo aveva anche un intuito incredibile per il bello.

Bancarella dell’antiquariato a Bollate. Foto di Legnano News

Un’immagine di una bancarelle di accessori usati. Foto di MilanoToday

Successivamente, il Mercatino venne spostato dalla sede originale; il Comune aveva predisposto un’area meno romantica, sicuramente non era un bel palcoscenico, non era protetta dal vento, ma le zone per i banchi erano ben suddivise, offriva la possibilità di accedere anche con i mezzi all’area destinata, era fornita di energia elettrica e permetteva l’accesso a più commercianti. Parte della magia però è sparita.

La possibilità di accesso di un maggior numero di ambulanti, ha offerto spazio all’arrivo di merce riprodotta, in stile, e questa è stato il secondo colpo inferto, forse mortale, al Mercatino. Non ho mai capito perché le diverse Amministrazione Comunali non siano mai riuscite, o non abbiano mai voluto, impedire che merce nuova si mischiasse all’usato ed all’antiquariato, ma così è stato. Il Mercatino continuava comunque ad essere ricco e famoso; a Bollate arrivava dell’usato, già selezionato dagli stessi commercianti, proveniente solo da sgomberi di cantine e solai, o oggetti di valore, niente fuffa. Questo attirava anche commercianti da altre regioni, che portavano il loro meglio.

Un giorno è arrivato dal Piemonte un tizio che faceva sgomberi, aveva il camion pieno di oggetti in vetro, rari e bellissimi, in pochissimo tempo ha venduto tutto, gli acquirenti non gli han dato neppure il tempo di scaricare la merce. Al Mercatino abbiamo visto stupende ceramiche italiane e vetri del ‘900, prodotti da manifatture come Lavenia, Richard Ginori, Lenci, Cacciapuoti, Zaccagnini, firmate Gio Ponti ed altre anche straniere, vetri di Murano, Seguso, Venini ed iridescenti Barovier. Ad un certo punto, abbiamo capito che, se volevamo continuare nelle nostre ricerche e nei nostri acquisti, dovevamo iniziare a vendere le cose che nel tempo avevamo accumulato. Abbiamo acquistato una licenza, mi sono iscritta al REC ed al Registro delle Ditte, ho aperto una partita IVA, fatto richiesta all’Ufficio Commercio del Comune di Bollate e, da cliente, sono diventata commerciante, prima a spunta, poi con posto fisso.

Tiziana Pozzi, per diversi anni espositrice di pregiati oggetti di antiquariato (per gentile concessione di Tiziana Pozzi)

Tiziana Pozzi con un raro esemplare di lampada (per gentile concessione di Tiziana Pozzi)

Sono stati anni entusiasmanti, arrivavano a rovistare, tra la nostra mercanzia, persone di tutti tipi e dai gusti svariati. Non per niente, del Mercatino di Bollate si parlava sulle riviste di antiquariato e turistiche; il quotidiano Il Giorno, ogni settimana, pubblica articoli e fotografie legati alle particolarità presenti alla rassegna. Ricordo un musicista newyorkese, ogni volta che si trovava a Milano, passava da noi ad acquistare lampade Eclisse di diverso colore (disegnate da Vico Magistretti e prodotte da Artemide, premiate con il Compasso D’Oro) da portare a New York.

Era sempre un piacere incontrare persone competenti che ci gratificavano con le loro attenzioni. Devo riconoscere che quello di Bollate era un Mercatino dove le norme erano applicate, al punto che, commercianti con negozio d’antiquariato a Milano, erano stati allontanati perché sprovvisti di licenze di commercio ambulante: tutto da noi era regolare. Nel frattempo aumentavano, nel territorio lombardo ed in molti oratori, mercatini definiti di scambisti; avrebbero dovuto scambiare oggetti di collezionismo senza pagamenti in denaro, una sorta di baratto, anche se non era proprio così.

Poi, alcuni ambulanti da Bollate hanno iniziato a spostarsi su altri mercati dove le regole erano un po’ più elastiche e, con loro, si sono allontanati anche i clienti ai quali interessava poco il rispetto della legalità. Chi se ne andava, spesso, iniziava a denigrare il Mercatino sostenendo fosse troppo caro, ma la regolarità si paga e a Bollate non si rischiava quasi mai di passeggiare ore senza trovare qualcosa d’interessante. L’ultima volta che ho fatto un giro al Mercatino ho trovato un vaso Richard Ginori – san Cristoforo per soli 10 euro. Se avevi un po’ di competenza, potevi trovare pezzi interessanti e a buon prezzo.

La crisi economica avanzava e le amministrazioni comunali non hanno fatto, a mio parere, nulla o non sono state in grado, di far sì che il Mercatino continuasse a vivere. È mancata la selezione, erano stati trovati due esperti che avrebbero dovuto controllare l’autenticità della merce esposta ma, dopo un paio di visite, sono spariti. Non sono state fatte adeguate campagne promozionali e pubblicitarie. Alla fine, gran parte degli stessi commercianti hanno abbandonato il campo, tra loro anch’io.

Era diventato un mercato triste che non dava gratificazioni di alcun tipo. Non teorizzo che anche Bollate dovesse diventare un mercato “irregolare”, pieno di abusivi come avviene da altre parti, ma penso che se esistono delle regole, queste devono essere applicate e fatte rispettare in tutti i Comuni, altrimenti si decreta la morte per concorrenza sleale. In ogni caso, avrei preferito una parte dedicata a straccivendoli e mercatini delle pulci, piuttosto che a venditori di pezzi rifatti.

Con il Mercatino è sparita un’altra delle iniziative che rendevano Bollate città meno dormitorio e che incentivavano persone da fuori a venire in città. Anche un pò di cultura se n’è andata. Nonostante le difficoltà dovute agli spazi ristretti, alla mancanza di parcheggi e di energia elettrica, penso che la proposta di trasferire il Mercatino a Villa Arconati avrebbe potuto essere un’opportunità, una promozione, sia per la Villa che per il Mercatino stesso. Avrebbe potuto diventare il palcoscenico giusto. Ma questa decisione non poteva essere lasciata ai pochi reduci rimasti e non c’è stato nessuno che si facesse carico di organizzare questo progetto di trasferimento.

Scomparsa pure questa significativa esperienza, mi chiedo: perché qualcuno dovrebbe venire a Bollate la domenica, se non per far visita ai parenti?

p.s. Voglio ricordare una persona, con la quale non ho condiviso molte scelte, ma che nel Mercatino ha messo passione, vita e cuore, si chiamava Pinuccia Bellini.   

Tiziana Pozzi

Paolo Nizzola, una vita a maneggiare notizie tra giornali , radio e tv,  tanto da farne un libro autobiografico “ Ho fatto solo il giornalista”.

Milanista da sempre, (ritiene che la sua più bella intervista l’abbia realizzata con Gianni Rivera), appassionato di ciclismo, (è coautore del libro “una storia su due ruote”), amante della musica jazz (è presidente dell’Associazione Bollate Jazz Meeting) .Gaudente a tavola, soprattutto  in buona compagnia.
Insomma, gran curioso di storie, di umani e di situazioni.

Paolo Nizzola

Ingegnere per caso, giornalista mancato, scrittore che non ha ancora deciso cosa scrivere. Una vita di scorribande, a far sempre cose nuove, una diversa dall’altra. Insegnante, assaltatore/postino, ricercatore CNR, ingegnere in società multinazionali, imprenditore, politico di terza classe, socialista da sempre e per sempre. Amore per il teatro, negli ultimi anni enfatizzato dalla fortunata frequentazione con Luca Ronconi ai tempi del Piccolo Teatro di Milano. Appassionato di musica classica sostiene che: ‘dopo Mozart è stato inutile scrivere musica’. Calcisticamente agnostico, ferrarista da sempre. Vanesio, si ritiene un eccellente chef. Amante di vini rossi e bollicine per accompagnare cibi. Sempre alla ricerca di persone nuove con le quali parlare, confrontarsi, discutere, litigare, bere e gustare cose golose.

Antonio Carlo Giuseppe Pastore

Ingegnere

Ha sempre coltivato diverse passioni. La musica nei suoi aspetti più vari ,la fotografia, la storia locale e lo  sport   sono sempre stati al centro dei suoi interessi. .Una costante curiosità per tutto ciò che lo circonda lo ha portato a conoscere molti jazzisti italiani e americani o a scoprire aspetti dimenticati di quanto avvenuto in passato nella sua città. Ha collaborato alla realizzazione delle pubblicazioni  Bollate 100 anni di immagini (1978) , Una storia su due ruote (1989) Il Santuario della Fametta (2010) La Fabbrica dimenticata (2010) Il soggiorno a Bollate di Ada Negri (2014) . Ha curato anche diverse mostre fotografiche fra le quali La prima guerra mondiale nella memoria dei Bollatese (2015) La Fabbrica dimenticata (2010) I 40 anni di Radio ABC (1977). E’ tra i fondatori dell’Associazione Bollate Jazz Meeting (1994) di cui è segretario.

Giordano Minora