Per me è difficile ricordare quasi settant’anni di vera amicizia, dalle scuole elementari fino ad un anno fa quando è stato colpito dall’emorragia che lo ha costretto in ospedale fino alla morte. Lo andai a trovare, con Piera, nei primi mesi di degenza e, confesso, non credo mi abbia riconosciuto.
Da giovani abbiamo condiviso ideali, vacanze, feste danzanti anni sessanta, amici e amiche, serate al cinema con dibattito finale (tipo Corazzata Potemkin), ma anche qualche lite o incomprensione. Ricordo che la casa, dove abitava con i genitori (ospitali e disponibili con tutti) e i fratelli Gianni e Nuccia, era sempre aperta, luogo d’incontro delle serate in giardino, con ovvia bevuta finale.
Antonio è sempre stato vulcanico, con in testa sempre nuove idee (anche strampalate qualche volta) da attuare. Mai fermo, neanche durante le vacanze (mi confessava spesso che lo annoiavano con niente da fare) ed aveva il potere di coinvolgermi in prima persona ed io lo seguivo, tanto che a 40 anni e con 3 figli mi licenziai e feci il libero professionista. Viveva per lavorare, mentre io, al contrario, lavoravo per vivere. Nonostante questo, o forse per questa opposta visione della vita che sapevamo di avere, abbiamo messo in piedi innumerevoli cose, progetti o attività condivise con altri amici comuni (i due Giordani, Paolo, Filippo, Marco, Marcello, Gianpietro e altri) non sempre andati a buon fine, ma ogni volta avviati dal suo proverbiale entusiasmo.
Gli piaceva essere sotto i riflettori, del resto si definiva un vanesio (non una colpa come è pensiero comune), e quindi si proponeva di risolvere i problemi che si delineavano all’orizzonte e decidere per il meglio del bene comune in ambito politico e associativo. Allora, dopo l’assessorato cittadino, ecco la presidenza della CNA di Milano, quella della Borsa Immobiliare, una sua creazione per regolare il mercato ed anche per perequare l’edificabilità sul territorio (al tempo un’idea più che innovativa), la vice presidenza amministrativa del Piccolo Teatro di Milano e, per ultimo, il blog “Bollate Oggi”, riguardante cultura, memoria sul territorio e politica in senso lato, logica continuazione del “Bollate Oggi“ cartaceo degli anni sessanta, di cui era direttore responsabile, uscito per quattro numeri e poi obbligato a chiudere perché dava fastidio all’ establishment dell’epoca.
Ultimamente, terminati gli incarichi di prestigio, si occupava di operazioni immobiliari ed io ne rappresentavo il suo amico-consulente (“vieni anche tu che io non capisco un c…o.”), stante la mia esperienza professionale.
Eravamo sempre in giro, tra Bollate e Milano, ma devo confessare che non abbiamo avuto grandi risultati, (lui diceva: “beh, comunque ci siamo divertiti“) però era una consolazione che non gli piaceva e ne soffriva, ricordando, con un pizzico di nostalgia, i tempi in cui era riverito e ascoltato per gli incarichi ricoperti.
Una volta ci fermammo per un aperitivo in un bar e alla proprietaria che ci serviva disse: “lo sa che siamo insieme da 30 anni ?“, la signora ribatté d’acchito: “ma che bravi , ma che bella coppia siete”. Non so cosa avesse capito (o forse si), tuttavia mi affrettai a spiegare come era la vera situazione personale.
Antonio era così e non c’era modo di cambiarlo (vero Marcello ?). A me diceva: “tu che sei saggio e non impulsivo come me, dammi un tuo consiglio”. Ed io gli dicevo quello che pensavo, lui replicava: “ottimo, grazie” e faceva quello che voleva.
Non so se vi sia una vita dopo la morte, se così fosse starebbe già organizzando qualcosa, un convegno, una riunione operativa, una manifestazione di interesse all’acquisto di un immobile, qualche telefonata, anche una bicchierata o una cena tra amici (era un riconosciuto grande cuoco, proverbiali le sue cene di fine anno) pur di agitarsi e non restare fermo.
Questa volta però io non ci sarò.
GIAN MARIO PASI