Per la verità aveva ben poco di piazza, intesa in senso stretto urbanistico; era più uno slargo. In pratica era un trivio costituito dall’incontro ed inizio di tre strade: via Matteotti, via Sartirana e via Garibaldi. Ma le tre vie, in un paese come Bollate, diventavano gli assi portanti del suo tessuto urbano, della sua economia e soprattutto della sua socialità: la destinazione di ognuna, le loro connessioni e il loro incontro, erano il primo elemento che conferiva al luogo una sua personalità.
– Via Matteotti era un passaggio obbligato, alla e dalla stazione; una volta imboccata dalla piazza alla seconda traversa a sinistra. Andando diritto si raggiungevano invece le sbarre del passaggio a livello, che divideva il paese dal cosiddetto Oltrepò, inteso come aldilà della ferroviaria, verso le frazioni di Cascina del Sole e Cassina Nuova .
– Via Sartirana metteva in connessione la piazza con tutta la zona centrale del paese che gravitava attorno alla chiesa parrocchiale di San Martino , quindi al cimitero e poi a Ospiate; riceveva il traffico da via Roma dopo una stretta curva a gomito a sinistra.
– Via Garibaldi originava diritta dalla piazza per portare al passaggio a livello di Madonna in Campagna, mentre dalla sua traversa via Turati, portava a costeggiare il Pudiga e conduceva in direzione Traversagna e Castellazzo.
Comprensibile dunque, come il transito in ambedue i sensi nelle tre strade e la connessione tra le varie zone, facessero della piazza un punto “di riferimento”; era il nord magnetico della bussola bollatese. La tipologia del flusso era quindi varia a seconda degli orari: tantissime le persone, poche le automobili, molte le biciclette, tanti i carretti trainati da cavalli. Il loro passaggio evocava in noi ragazzini le storie western dei fumetti; la televisione era da poco arrivata con le serie di Rex Rider, Wild Bill Hickok e Penna Bianca guerriero cheyenne.
Il via vai dei carretti agricoli faceva della piazza una vera miniera per i pollici verdi e per chi coltivava un orticello: era frequente e normale vedere donne che, armate di paletta e secchio, raccoglievano, destinandolo a concime, gli escrementi dei cavalli.
Oltre a questi aspetti “dinamici“, la piazza si presentava con tutto un suo impianto scenografico “statico” che le conferiva una sua eleganza: è stata il palco di un teatro i cui attori sono stati i bollatesi nel corso degli anni e il cui copione variava a seconda dei momenti storici e degli eventi contingenti del paese: di allegria, paura, dolore, esaltazione, delusione, commozione, rabbia, tristezza, adesione, protesta, curiosità.
La scenografia era costituita da elementi quali gli alberi, il municipio e i negozi: erano lo sfondo e le quinte. Pur se modificati nel tempo sono gli unici rimasti immutati nella commedia umana bollatese.