Ambrogio, Cristoforo, Ada: la nostra chanson de geste

E’ una rievocazione disseminata di targhe commemorative. Una chanson de geste declinata in chiave locale riguardante un condottiero, un frate e una poetessa. Ad accomunarli sono nell’ordine: gesti eroici, azioni caritative e composizioni letterarie, tanto da essere tramandati nel tempo in modo indelebile attraverso l’intitolazione di due vie e una biblioteca. Ambrogio e Cristoforo da Bollate nella memoria collettiva di oggi sono nomi che rimandano più alla toponomastica che alle loro lontane “audaci imprese”. Proprio per non essere estranei davanti a certi ricordi, cerchiamo di comprendere il perché del loro essere passati alla storia cittadina. Il nome di Ada Negri , cui è dedicata la biblioteca civica , non richiama l’epica leggendaria ma più le  “cortesie”  della contemporaneità : nella nostra comunità la scrittrice ha vissuto da sfollata ,nel 1943 , durante la seconda  guerra mondiale. L’amorevole conforto del cortile di via Magenta ha contribuito ad alleviare le sue inquietudini nei confronti dei bombardamenti del conflitto bellico, permettendole di instaurare sincere amicizie e trovare ispirazione per vergare versi.

Quando le suggestioni di un nome sconosciuto o di una lapide collocata su un muro suscitano, seppur per un attimo, la curiosità per svelare un cantar di gesta.

AMBROGIO E CRISTOFORO

Eroi bollatesi

La via Ambrogio da Bollate corre parallela ai binari della ferrovia e sfocia nella centrale via Matteotti. La via Cristoforo da Bollate è più nascosta, si interseca tra due strade dal nome che sa di comunanza di sentimenti,  Concordia e Fratellanza.   Entrambe in origine confinanti con scuole: la prima fungeva da cortile di ritrovo e di ingresso delle storiche elementari intitolate alla medaglia d’oro alla memoria di Alberto Riva Villa Santa – combattente della prima guerra mondiale – e sul finire degli anni  Ottanta riconvertite  in uffici comunali; la seconda nei pressi delle medie  Leonardo da Vinci. Al di  là  di questi aspetti logistici, chi erano questi due personaggi cui la città ha deciso, in tempi remoti,  di dedicare  due arterie centrali. Addirittura Ambrogio è raffigurato nella medaglia sigillo delle benemerenze cittadine .

Ambrogio apparteneva alla media borghesia, classe sociale in ascesa durante il periodo dei Comuni . Era membro di una delle associazioni giurate che avevano come scopo quello di esercitare i diritti e i privilegi che avevano conseguito. Balzò alle cronache guidando la pieve di Bollate contro il Barbarossa – che voleva ripristinare il potere imperiale contro i Comuni – nell’assedio a Milano.  Una lotta che durò per due anni .  Nel 1161, nel corso di  un attacco notturno in una breccia apertasi a porta Vercellina  , “il valoroso bollatese cadde nel vano tentativo di salvare la città e la vita dei suoi soldati” . La morte sul campo di battaglia gli valse la nomea di eroe locale. 

Cristoforo nacque certamente a Bollate nella seconda metà del 1600, entrò nell’ordine dei frati cappuccini professando nel convento di Cassano d’Adda.  Divenne protagonista della storia cittadina a seguito delle devastazioni conseguenti alla guerra, nel 1702 , tra francesi e austriaci – sostenuti da olandesi e inglesi – per la successione al trono di Spagna . Intorno al 1705,  a causa dei saccheggi continui,  molti bollatesi in fuga trovarono rifugio nel convento dove sapevano di trovare un compaesano che li avrebbe accolti. I documenti storici affermano  che diede loro conforto e assistenza sia  come infermiere sia procacciando cibo per rifocillarli. Grazie a questa sua opera solidale in tanti sopravvissero alla carestia e poterono tornare in paese per avviare la ricostruzione.  Venne così celebrato per la ”carità evangelica fatta senza alcuna misura di ritorno”. Resta il mistero della sua esatta identità: entrando in convento prese il nome di fra Cristoforo da Bollate “celando ai posteri da quale famiglia  del luogo originasse”.

Dagli appunti di Paola Croce

Il soggiorno a Bollate di Ada Negri

Ada Negri

Ada Negri giunse a Bollate ai primi di aprile del 1943, ospite della figlia Bianca che, trasferitasi da Milano per evitare i pericoli dei bombardamenti, abitava nella casa della famiglia Frigerio situata in via Magenta 7 (ora 51).

L’incubo della guerra aveva creato nella poetessa un progressivo stato di inquietudine e di malessere che la indusse ad accettare l’invito della figlia.

 Il suo stato d’animo è ben sintetizzato in questo scritto indirizzato all’amico avocato Baroni qualche giorno prima di lasciare Pavia: “sono fra bauli e valigie e montagne di corrispondenza e nessuno mi aiuta. Partirò per Bollate il 1° aprile. Questi continui spostamenti, questo senso di provvisorio mi rendono quasi malata. Dio voglia che almeno a Bollate possa restare un pezzo”.

IL CORTILE DI CASA BOSSI – Foto © G. Minora

.. così che dal portone di strada una vede  d’infilata il lungo viale tra siepi di martella che va va va sino al cancello sprangato sulla campagna…

La serenità del nuovo ambiente le permise di trovare una momentanea pace interiore così come traspare nella prosa Orto, pubblicata nel maggio 1943 ed inserita nella raccolta postuma Oltre. Una passeggiata nei campi che si estendevano oltre il cancello posteriore  della casa  le ispirò  una nuova prosa dal titolo Grano.

Durante la permanenza bollatese  compose molte delle liriche inserite nella sua ultima opera Fons Amoris.

L’imperversare della guerra fece però rinascere in lei i sentimenti di angoscia.

Nell’agosto 1943, in una lettera ad un conoscente ,scrisse: “Caro e buon amico, Milano è stata quasi distrutta dagli ultimi bombardamenti,  udibilissimi qui a Bollate che è solo a pochi chilometri, e non vi posso dire il mio strazio”.

Desiderosa di vivere in un luogo più solitario e più quieto lasciò Bollate, il 18 aprile 1944, per trasferirsi a villa Paganini (dove il celebre violinista aveva passato gli ultimi anni) nei pressi di Parma.

Le numerose incursioni aeree su Parma, distante appena 6 chilometri, fecero sfollare molta gente in quella grande casa che ben presto divenne un ambiente pieno di trambusto così ,dopo  soli 3 mesi ,la scrittrice decise di tornare tra i familiari nella casa di Bollate.

L’inquieta poetessa lasciò definitivamente la nostra città ai primi di ottobre.

Morirà l’11 gennaio 1945  nella sua casa milanese di via Cosimo del Fante.

Il Comune di Milano ne dispose la sepoltura nel Famedio del cimitero Monumentale accanto alle tombe di illustri personaggi cittadini.

Il 18 ottobre 1959, presenti la figlia Bianca ed una rappresentanza del Comune di Lodi, venne scoperta , sulla facciata della casa di via Magenta, una lapide commemorativa ispirata dal professor Claudio Cesare Secchi, con la seguente epigrafe:

Ada Negri

ospite di questa casa in tragiche ore di guerra

auspicò nei suoi canti accorati

riconciliata l’umanità in fede e amore

 

Il 3 aprile 1976 la sua tomba è stata  traslata nell’antica  chiesa di san Francesco a Lodi .

18 OTTOBRE 1959 LA FIGLIA BIANCA SCOPRE LA LAPIDE SULLA FACCIATA DI VIA MAGENTA

LA LAPIDE SULLA FACCIATA DI VIA MAGENTA

L’amica bollatese

La signora Giuseppina Vimercati  Origgi, conosciuta come “la maestra Vimercati”, abitava con la famiglia nell’edificio di via Magenta nello stesso periodo in cui vi soggiornò Ada Negri.

Avendo esercitando in gioventù la professione di maestra elementare a Motta Visconti , la poetessa entrò subito in sintonia con la collega  proprio per la comune esperienza di insegnamento.

GIUSEPPINA VIMERCATI MOSTRA LA FINESTRA DELLA STANZA DELLA POETESSA

MAESTRA GIUSEPPINA VIMERCATI ORIGGI, NEL CORTILE DELLA CASA IN CUI ABITO’ NELLO STESSO PERIODO DI ADA NEGRI

Foto © Giordano Minora

Angustiata dagli eventi bellici e portata per sua natura all’isolamento e alla meditazione, usciva raramente dalla casa: dedicava  gran parte del tempo alla scrittura e alla corrispondenza che le  giungeva da ogni parte del mondo .Quando Pina ritornava da scuola  trovava sempre la poetessa seduta su una poltrona di vimini  nel porticato,  quasi la stesse aspettando  per farle domande su come era andata la giornata in aula e su qualche particolare della vita che si svolgeva all’esterno. La maestra bollatese si rivolgeva a lei con grande reverenza chiamandola “Eccellenza” per via del suo stato di Accademica d’Italia.

SEDUTA A QUESTO TAVOLO LA POETESSA INTRAVEDEVA IL CAMPANILE DELLA CHIESA – Foto © Giordano Minora

“…e sedevo su una panchina in fondo all’orto accanto a un muro  che forse era stato la parete d’una cappelletta, e rimanevo ore ed ore nel riposto che m’avevano importo”

Le conversazioni quotidiane fecero nascere una vera amicizia, lo testimonia il tono confidenziale delle lettere che Ada Negri scrisse alla maestra bollatese dopo aver lasciato Bollate.

Molto significativa e premonitrice è l’ultima missiva indirizzata alla Vimercati, datata 19 dicembre 1944,  resta una delle ultime scritte dalla poetessa:

“…io passo di raffreddore in raffreddore, e sono quasi afona. Mi troverei tanto bene qui in famiglia, se non avessi un cumulo di gravi preoccupazioni e se il mondo non fosse quello che ora è. Ma non parliamo di miserie. E’ già molto patirle: nostre e d’altri. Quest’anno non ho nemmeno il coraggio di augurare il buon Natale ad alcuno. La ringrazio di conservarmi la sua amicizia. L’abbraccio di cuore. La sua Ada Negri”.

LETTERA SCRITTA DALL’APPARTAMENTO DI VIA COSIMO DEL FANTE A MILANO

CARTOLINA INDIRIZZATA ALLA SIGNORA ORIGGI DA GAIONE – MAGGIO 1944

CARTOLINA INDIRIZZATA ALLA SIGNORA ORIGGI DA PAVIA SETTEMBRE 1944

BUSTA CONTENENTE L’ULTIMA LETTERA INDIRIZZATA ALLA SIGNORA ORIGGI DATA 19 DICEMBRE 1944

Si ringrazia per la gentile concessione la famiglia Origgi

Clicca e Scarica l'opuscolo integrale IL SOGGIORNO A BOLLATE di ADA NEGRI

Un opuscolo dedicato al soggiorno a Bollate contenente due opere di Ada Negri: Grano, Orto.

Disegno di Paolo Fabbro

Una rassegna stampa con alcune storiche pubblicazioni

Incontri dedicati ad Ada Negri

La  crocifera, una poesia scritta a Bollate

Nell’autunno del 1943 la poetessa , dalla finestra della sua camera, assistette al passaggio in via Magenta di una processione religiosa. Davanti c’era  una donna che reggeva  una grande croce, preceduta da un  gruppo di bambine e seguita da due file di donne.

La scena  fu fonte di ispirazione della poesia La Crocifera ( pubblicata postuma nella  raccolta Fons Amoris  nel gennaio 1946) ed è   ben rappresentata in  questa foto degli anni Quaranta scattata proprio in via Magenta.

 

BUSTO DI ADA NEGRI DELLO SCULTORE BOLLATESE GIANFRANCO LAMON -COLLOCATO NELLA SALA MATRIMONI DELLA BIBLIOTECA DI BOLLATE – Foto © Giordano Minora

Ha sempre coltivato diverse passioni. La musica nei suoi aspetti più vari ,la fotografia, la storia locale e lo  sport   sono sempre stati al centro dei suoi interessi. .Una costante curiosità per tutto ciò che lo circonda lo ha portato a conoscere molti jazzisti italiani e americani o a scoprire aspetti dimenticati di quanto avvenuto in passato nella sua città. Ha collaborato alla realizzazione delle pubblicazioni  Bollate 100 anni di immagini (1978) , Una storia su due ruote (1989) Il Santuario della Fametta (2010) La Fabbrica dimenticata (2010) Il soggiorno a Bollate di Ada Negri (2014) . Ha curato anche diverse mostre fotografiche fra le quali La prima guerra mondiale nella memoria dei Bollatese (2015) La Fabbrica dimenticata (2010) I 40 anni di Radio ABC (1977). E’ tra i fondatori dell’Associazione Bollate Jazz Meeting (1994) di cui è segretario.

Giordano Minora